passera ghizzoni todini

PANCHINARI MILIONARI: DA PASSERA A GHIZZONI, I BANCHIERI CHE SCALPITANO PER TORNARE ALLA GUIDA DI QUALCOSA, QUALUNQUE COSA - VIOLA DOPO AVER GUIDATO IL RELITTO MPS È COMMISSARIO LIQUIDATORE DI POP.VICENZA, ESPERIENZA A TERMINE, POI C'È NICASTRO, L'EX UNICREDIT CHE HA GESTITO LE GOOD BANKS NATE DALLE CENERI DI ETRURIA & CO. - E POI PIERO MONTANI, CARLO SALVATORI, DIVO GRONCHI, CUCCHIANI: LA PENSIONE NON PIACE A NESSUNO, MANCO SE È DORATA

Alessandro Graziani per ''Il Sole 24 Ore''

 

CORRADO PASSERA E STEFANO PARISI

Squadra che vince non si cambia. Ma quando la squadra va male, è l’allenatore a perdere il posto. La consuetudine che da sempre è legge nel mondo del calcio vale spesso anche per i top manager delle aziende industriali e - soprattutto, data la lunga crisi finanziaria - per quelli del settore bancario. Escludendo gli espulsi dal sistema per casi di mala gestio, la lista dei banchieri “in panchina” è lunga e da attribuire solo in parte alla crisi finanziaria: il processo di fusioni e acquisizioni degli ultimi 15 anni ha ridotto giocoforza le poltrone disponibili da amministratore delegato o da presidente.

 

CORRADO PASSERA IMBAVAGLIATO

E in qualche caso, chissà se destinato a fare scuola come nel calcio, anche in banca si è puntato sullo “straniero”. È il caso del francese Jean-Pierre Mustier, scelto da UniCredit e preferito dal board ad altri banchieri italiani. Essendo la banca più internazionale tra quelle italiane, UniCredit aveva già valutato un altro straniero: Antonio Horta Osorio, ceo del Lloyds Banking Group, considerato nel settore come il Mourinho della finanza. Il mercato globale dei banchieri è peraltro già diffuso in Europa, come dimostrano i casi dell’inglese John Cryan ai vertici di Deutsche Bank e del francese di origini ivoriane Tidjane Thiam alla guida del Credit Suisse.

 

Difficilmente in Italia la tendenza lanciata da UniCredit proseguirà, dato che il resto del sistema bancario ha attività prevalentemente concentrate sul mercato domestico.

ROBERTO NICASTRO Federico Ghizzoni

 

Ecco che quindi a inizio 2018 scaldarsi a bordo campo in vista di un rientro sono soprattutto banchieri italiani. Molte poltrone sono in bilico, o perché in scadenza di mandato nei prossimi mesi o per la spinta della Bce a un rafforzamento della governance come nel caso dei due gruppi bancari che nasceranno dall’aggregazione delle Bcc intorno a Iccrea Banca e Cassa Centrale Banca.

 

La lunga lista dei banchieri in panchina pronti al rientro è guidata da Corrado Passera - ex top manager di Olivetti, Mondadori e Poste ma soprattutto di Banca Intesa per quasi dieci anni (2002-2011). Interrotta volontariamente la sua esperienza manageriale nel 2011 per diventare ministro dello Sviluppo economico nel governo Monti, Passera - dopo una breve parentesi in politica - è poi tornato nel mondo del business.

antonino monteleone fabrizio viola le iene su david rossi

 

Nel 2016 il tentativo di scalare i vertici di Mps insieme a un gruppo di investitori esteri non è andato in porto, anche per la contrarietà del Governo Renzi. Così come successivamente non sono state accolte le sue avance per la Carige targata Malacalza. Ora l’ex banchiere sta preparando il suo rientro in campo con il lancio di una Spac che investirà nel fiorente mercato degli Npl, senza escludere l’interesse del veicolo quotato per una banca.

 

Anche UniCredit ha un ex top manager attualmente a bordo campo. L’ex amministratore delegato Federico Ghizzoni, archiviate le involontarie luci della ribalta della Commissione d’inchiesta sulle banche, esclude di voler tornare alla guida operativa di una banca. Nei mesi scorsi, si dice che abbia rifiutato l’offerta di guidare Carige ed attualmente è impegnato a tempo pieno nel ruolo di presidente di Rothschild Italia e di consigliere di amministrazione di Clessidra. La sua esperienza può tornare utile, secondo gli head hunter, per il ruolo di presidente.

Carlo Salvatori

 

Pronto a tornare in campo è anche Fabrizio Viola, non ancora 60enne ma con una lunga esperienza alla guida di banche italiane: dal vertice di Bpm a quello di Bper, per finire agli anni complessi di Mps e poi di Popolare Vicenza, di cui è attualmente commissario liquidatore. Esperienza a termine, in attesa di un rientro che - forse non nell’immediato - potrebbe rivederlo alla guida di uno dei poli bancari di media o medio-grande dimensione.

 

Tra le temporanee riserve manageriali dell’industria bancaria figura anche Roberto Nicastro, per anni deputy Ceo di UniCredit a fianco di Paolo Fiorentino (da pochi mesi chiamato a guidare il salvataggio di Carige). Nicastro ha poi gestito le quattro good banks nate dopo la liquidazione di Etruria, Banca Marche, Cariferrara e CariChieti e poi confluite nei porti sicuri di Ubi e Bper. Forte dell’esperienza cumulata nel dialogo con l’Unione europea e con la Bce, ormai elementi decisivi nei curriculum dei top manager bancari, è uno dei possibili candidati, tra le altre ipotesi, al ruolo di amministratore delegato di una delle due nascenti holding delle BCC.

GIOVANNI BAZOLI E ENRICO CUCCHIANI FOTO LAPRESSE

 

C’è poi la squadra di banchieri specializzata in situazioni “delicate” e in più occasioni negli ultimi venti anni chiamati a gestire banche sotto la stretta vigilanza della Banca d’Italia. È il caso di Piero Montani, per ora in panchina dopo una lunga carriera passata dal salvataggio della Popolare Novara alla gestione AntonVeneta del dopo Pontello, dalla Bpm del dopo Ponzellini alla Carige del post Berneschi. Un risanatore che, date le situazioni di crisi tuttora esistenti, prima o poi è destinato a essere richiamato in servizio. Analogamente, ma forse ormai più per un ruolo da presidente, Carlo Salvatori e Divo Gronchi restano due riserve della repubblica bancaria.

PIERO MONTANI

 

Salvatori, che da poco ha lasciato la presidenza di Allianz Italia ma è ancora iperattivo come presidente di Lazard Italia, ha ricoperto i vertici di AmbroVeneto e di Intesa per poi assumere la presidenza di UniCredit e, per un breve periodo la guida di Banca di Roma e di Unipol. Gronchi è stato invece direttore generale di Mps fino a prima dell’acquisizione di Banca 121 e poi, anche su spinta di Bankitalia, ha guidato Popolare Vicenza e Popolare Lodi, pilotando quest’ultima nel Banco Popolare. Negli ultimi anni ha cercato di tamponare la crisi di Cassa San Miniato, da poco confluita nel gruppo Crédit Agricole.

 

braggiotti e nino tronchetti

Tra i candidati a un incarico di alto vertice in una banca o assicurazione c’è da tempo anche Gerardo Braggiotti, ex Mediobanca, Lazard e poi numero uno di Banca Leonardo. Lui finora ha sempre rifiutato, preferendo assecondare la vocazione da banchiere d’affari. Chissà se nel 2018, dopo la cessione delle attività di private banking all’Agricole, accetterà eventuali proposte in arrivo, magari col ruolo di presidente. Temporaneamente in panchina ma spesso presente nella rosa degli head hunter per ruoli da presidente di banche o assicurazioni è anche Enrico Cucchiani, ex numero uno di Lloyd Adriatico e Allianz e poi ceo di Intesa Sanpaolo.

 

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?