PARIGI VAL BENE UNA TASSA: IL BELGIO VERSO IL “NO” ALLA CITTADINANZA A BERNARD ARNAULT – ORA SCOPRONO CHE L’UOMO PIU’ RICCO D’EUROPA (29 MILIARDI DI PATRIMONIO) VUOLE LA CITTADINANZA BELGA SOLO PER QUESTIONI FISCALI! - NATURALIZZAZIONE A RISCHIO: IL SULTANO DELLO CHAMPAGNE POTREBBE ESSERE COSTRETTO A PAGARE IL 75% A HOLLANDE - MA I BELGI SONO INGOLOSITI DAL MILIARDO CHE INCASSEREBBE IL COMUNE DI BRUXELLES…

Luigi Offeddu per il "Corriere della Sera"

«Torna a casa, Bernard!»: i giudici di Bruxelles hanno bocciato la richiesta di naturalizzazione presentata nei mesi scorsi dal miliardario francese Bernard Arnault, che vuole stabilirsi in Belgio. Perché pensano, o sembrano far capire, che abbia detto una piccola grande bugia. A 64 anni, lui è il Paperone più ricco della Francia e dell'Unione Europea, con un patrimonio stimato in 29 miliardi di euro: il decimo Paperone al mondo, secondo la classifica di Forbes.

Padrone del gigante del lusso Moët Hennessy-Louis Vuitton, sultano geniale che impera su champagne e diamanti: nominate una goduria terrena, e lui la produce e la vende. Un concittadino - e un contribuente - ideale per qualunque Paese, sembrerebbe. E poi, Arnault ha sempre fatto sapere che vuol vivere in Belgio perché il Belgio gli aggrada: non per sfuggire, come si dice dell'altro riccone francese Gérard Depardieu, alle super-tasse di François Hollande.

Ma niente, i magistrati belgi - cocciuti come Hercule Poirot e diffidenti come Georges Simenon-Maigret - non mollano. La Procura generale del regno ha motivato il suo «no» con ragioni formali: «Monsieur Arnault - ha spiegato un portavoce - ha ancora la sua residenza principale a Parigi e rimane fiscalmente domiciliato in Francia. Utilizza la sua residenza di Uccle (uno dei municipi di Bruxelles, ndr) quando viene a Bruxelles». Poche sillabe in più, e ci sarebbe forse scappato l'epiteto di «furbetto»: hai detto di abitare qui, e stai sempre lì. E un primo «no» era già stato detto in autunno da una commissione amministrativa.

Per avere la conferma di una naturalizzazione nel regno belga bisogna risiedervi per qualche anno, e dimostrarlo: poche settimane fa, Arnault si era presentato al commissariato di Uccle proprio per confermare di abitare in quel quartiere, ma non è bastato. E la confusione è aumentata per certe precisazioni diffuse dai suoi collaboratori: «Il signor Arnault non ha mai affermato di risiedere a Bruxelles, giacché egli è e resta residente francese come ha sempre dichiarato». Come se non bastasse, certi giornali hanno scritto che il magnate, residenza o non residenza, ha già trasferito fior di miliardi in Belgio, tanto da innescare una discreta indagine sulle sue società.

Comunque, non è finita: dopo un ulteriore parere dei servizi segreti ora l'ultima parola spetterà, in aprile, a una commissione parlamentare. L'orientamento, in via di principio, sembrerebbe quello del «no» definitivo: magari anche per ragioni di orgoglio nazionale verso la vicina Francia con tutta la sua «grandeur».

Ruggini secolari, a metà fra il dispetto e l'affetto: spesso la «grandeur» gallica sembra vedere nel Belgio niente più che una pentola di cozze, una pinta di birra e un vulcano di patatine fritte; soprattutto quando certe guide gastronomiche affermano che la cucina belga è meglio di quella francese.

Nella vicenda di Arnault, influisce anche il precedente di Depardieu, compratore di una palazzina grigia al confine fra i due Paesi, e dileguatosi (sembra) fra le braccia di Vladimir Putin: con tanto di passaporto russo a basso impatto fiscale, se non proprio esentasse.
Ma poi, sussurrano i soliti maligni di qui, chi è più francese di uno che ha ricevuto - e ne è giustamente fiero - la francesissima Legione d'onore, prima da «commendatore» e poi da «grand'ufficiale»? Sottinteso al curaro: grand'ufficiale Arnault, che vuoi dal piccolo Belgio?

Ma forse aveva ragione il quotidiano britannico Independent, quando ha titolato: «Arnault, il francese che ha tutto meno la cittadinanza belga». Tutto considerato, può anche darsi che alla fine la commissione parlamentare dica di sì: il suo presidente ha appena consegnato alle cronache una meditazione tutta ideale, sottolineando come un Arnault cittadino belga porterebbe al comune di Bruxelles un miliardo di euro, in diritti di successione. «Torna a casa Bernard!», dunque: ma all'incontrario.

 

 

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