PARTITI SCASSATI - L’EX TESORIERE PD MISIANI: “ABBIAMO RIDOTTO COSTI E DIPENDENTI, SPENDIAMO QUANTO I SOCIALISTI IN FRANCIA O GERMANIA” - MA SE RENZI RIFIUTA IL RIMBORSO, IL PD VA IN BANCAROTTA

1. CONTI TRASPARENTI (SE SI VUOLE GOVERNARE)
Maria Teresa Meli per ‘Il Corriere della Sera'

La non proprio edificante vicenda delle spese del Pd ha rivelato una realtà poco rassicurante: un partito che un anno fa si era candidato a guidare un Paese in gravi difficoltà economiche, non sapeva gestire nemmeno i conti di casa propria. Ma questo riguarda il passato. Ora c'è il presente.

C'è un altro esponente del Pd al governo, che è stato costretto a varare un decreto perché le Camere non si decidevano ad approvare il ddl che abolisce i rimborsi elettorali. Anche in casa pd c'era - e c'è ancora - chi è ostile all'idea di cancellare quei finanziamenti. Il che non stupisce affatto visto che nel Partito democratico in questi anni si è speso senza remore, come dando per scontato che quegli indennizzi sarebbero durati in eterno.

Certo, il decreto varato dal governo è timido, troppo graduale e a rischio di ulteriori annacquamenti futuri. Ma è pur sempre un passo avanti. Adesso tocca alla nuova dirigenza del Partito democratico andare avanti su quella strada. Matteo Renzi si è presentato sul proscenio politico, anzi, vi ha fatto irruzione, con molte promesse. A cominciare da quella dell'abbattimento dei costi della politica.

Lodevole intenzione. A patto che alle parole seguano i fatti. Ma il segretario del Pd aveva lasciato intravedere anche la possibilità di assumersi un altro impegno. Ossia quello di rinunciare ai rimborsi elettorali prima del termine previsto dal decreto. Poi, però, non se ne è saputo più niente.

È vero, il leader del Partito democratico aveva legato quella promessa a una sfida con Grillo. Era ovvio, però, che il gran capo del Movimento 5 Stelle avrebbe risposto di «no» alle profferte renziane di collaborazione sulle riforme. È chiaro che nessuno intende chiedere al segretario del Pd di chiudere la sede di via del Nazareno, né tanto meno di licenziare i dipendenti, gente che lavora duro e che in altre epoche, per quello che riguarda almeno la parte ex Ds, lo ha fatto anche senza stipendio.

Ed è senza dubbio da apprezzare l'idea di affidare a una «due diligence» il compito di analizzare le reali condizioni del partito, come lo è la decisione di mettere tutte le spese in Rete per consentire ai cittadini di verificare il modo in cui il Pd utilizza i soldi del contribuente. Però un po' più di coraggio non guasterebbe. Renzi ama le accelerazioni improvvise: perché allora non dare prova di questa sua propensione rinunciando ai rimborsi prima del termine fissato dal decreto?


2. LA DIFESA DELL'EX TESORIERE: ‘SPENDIAMO COME SPD E LABURISTI'
Lettera di Antonio Misiani a ‘Il Corriere della Sera'

Caro direttore,
sono costretto a scriverle in merito ad una serie di informazioni distorte o non veritiere contenute nell'articolo di Maria Teresa Meli dal titolo «Spot, consulenze, assunzioni extra: tutte le falle nel bilancio del Pd» pubblicato ieri dal Corriere della sera .

Il primo punto destituito di ogni fondamento è la frase un po' sadica («tanto avrebbe trovato le casse vuote») che mi viene attribuita. Sono parole che non ho mai pronunciato, anche perché non trovano alcun riscontro nei fatti. La situazione patrimoniale al 31 ottobre 2013 (certificata da Pricewaterhouse Coopers) consegnata al nuovo tesoriere del Pd evidenzia infatti una disponibilità liquida di 12.450.535 euro. Disponibilità che chiunque, contrariamente a quanto scritto nell'articolo, faticherebbe a definire «cassa vuota».
Il secondo punto riguarda la situazione del personale. Ds e Margherita a fine 2007 avevano un organico di 330 unità. Dal 2008 in avanti una parte di questo personale è stato inserito nel Pd, in osservanza - comprese le assunzioni del 2012-2013 - degli accordi presi con i due partiti fondatori e delle condizioni economiche e contrattuali vigenti con i precedenti datori di lavoro.

Al 31 ottobre 2013 il Pd aveva 207 dipendenti e collaboratori (123 in meno di quelli di Ds e Margherita), di cui 60 in aspettativa non retribuita o distacco. Il personale effettivamente a carico del Pd nazionale era pari dunque a 157 unità, un numero che si è ulteriormente ridotto a dicembre 2013 per la fine di alcuni rapporti di lavoro a termine. Le collocazioni in aspettativa e distacco effettuate nel 2013 con la mia gestione porteranno nel 2014 ad una riduzione di circa il 25% del costo del lavoro.

Il terzo punto riguarda una serie di voci di bilancio definite «impressionanti» dall'autrice dell'articolo. Sono numeri che vanno letti nel contesto del bilancio del più grande partito di questo Paese. Nel 2012 il Pd ha sostenuto costi per 45 milioni di euro (in riduzione del 25% rispetto all'anno precedente). Facendo un raffronto europeo, la Spd tedesca ha un bilancio di 142 milioni, il Partito socialista francese spende 64 milioni, il Labour party britannico 37 milioni di euro.

Le cifre «impressionanti» sono quindi in linea con quanto spendono gli altri grandi partiti europei. Quanto alle cifre «da capogiro» che il Pd avrebbe sostenuto per la propaganda, vorrei evidenziare che le spese sostenute dal Pd nazionale per le elezioni politiche 2013 (poco meno di 6 milioni di euro) sono state inferiori del 33% rispetto a quanto è stato speso per le politiche 2008 (8,9 milioni) e del 57% a quelle delle europee 2009 (13,9 milioni).

Ci sarebbe ancora molto da dire, ma non voglio rubarle altro spazio. In passato sono stato costretto a ricorrere alle vie legali per tutelare la mia persona e il mio partito (da ultimo con Beppe Grillo, che è stato condannato in primo grado per avermi diffamato). Continuerò a fare tutto ciò che è necessario per difendere il mio lavoro e il Pd.
Antonio Misiani
deputato del Pd ed ex tesoriere


3. LA RISPOSTA DI MARIA TERESA MELI
Da ‘Il Corriere della Sera'

Gentile onorevole Misiani, la frase che lei definisce «un po' sadica» è stata già da me riportata il 15 dicembre scorso, ma allora, guarda caso, non vi fu nessuna smentita. Passiamo al secondo punto, io nel mio articolo scrivo che nel bilancio del 2012 il Pd registra 7 milioni di perdite. Cosa che lei non smentisce. Perché è questa (anzi, per amor di precisione, qualcosa di più) la differenza tra le entrate e le uscite per quell'anno, il che, ovviamente, peserà anche su quello seguente.

Quanto al dato del 2013, io non ho scritto che le casse sono vuote. Come avrei potuto farlo, visto che giusto a luglio il Partito democratico, come del resto le altre forze politiche, ha ricevuto la prima tranche dei rimborsi elettorali? Comunque, siamo a fine dicembre e, a quanto mi risulta, la cifra da lei citata e riferita al 31 ottobre è notevolmente diminuita.

C'è quindi il capitolo del «personale» del Pd. Non mi pare che lei contesti il numero di 150 da me dato. In compenso parla dei numerosi distacchi che ci sono stati nel frattempo. Sarebbe forse il caso di spiegare ai lettori che cosa siano questi distacchi. In molti casi i dipendenti dei partiti vengono spostati nelle sedi dei gruppi parlamentari e nei ministeri, per lavorare lì.

Quindi percepiscono uno stipendio dalla Camera, o dal Senato, o dai dicasteri presso cui sono impiegati. Non per essere brutali, ma solo per essere franchi, stringi stringi, ciò significa che in qualche modo sono sempre i contribuenti italiani a finanziare indirettamente i partiti con le loro tasse.

Proseguiamo: noto che lei non contesta nemmeno una cifra di quelle riportate nell'articolo di ieri sui rimborsi degli alberghi, la propaganda, etc. Ci tiene solo a precisare che anche il Partito socialista francese, il Labour Party e la Spd hanno anche loro ingenti spese. Prendiamo gli ultimi due esempi. Come lei saprà senz'altro meglio di me in Germania i partiti si sostengono grazie alla somma dei finanziamenti statali e delle donazioni private che sono quasi equivalenti.

Nella rigida Gran Bretagna, poi, il finanziamento è ridotto veramente all'osso e viene quasi esclusivamente dato all'opposizione, per permetterle di fare politica. Non entrerò nel merito delle beghe interne e del discutibile gusto delle vendette postume di partito che riguardano la parte finale della sua lettera perché non sono affar mio.
Maria Teresa Meli

 

 

 

 

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