1. PERCHÉ, PROBABILMENTE, MONTI NON SARÀ PRESENTE A TORINO ALLA COMMEMORAZIONE DI GIANNI AGNELLI: ALL’EPOCA DI TANGENTOPOLI, MALGRADO UNA RICHIESTA PERSONALE DELL’AVVOCATO DI NON MOLLARE IL CDA DELLA FIAT, IL PROFESSORE TAGLIÒ LA CORDA SCEGLIENDO UN PERCORSO ACCADEMICO MENO INSIDIOSO 2. IL SOGNO DI GITTI: FARE IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA SULLE ORME DI QUEL GRANDE AMICO DELLA FAMIGLIA BAZOLI, CATTOLICO E BRESCIANO DOC, CHE È STATO MINO MARTINAZZOLI 3. C’È MOLTA MARETTA TRA LE FERROVIE DI MAURO MORETTI E I SOCI DI GRANDI STAZIONI PER IL DECLINO LENTO E INESORABILE DELLA STAZIONE TIBURTINA CHE NONOSTANTE 170 MILIONI E TRE ANNI DI LAVORO, CONTINUA AD APPARIRE UNA CATTEDRALE NEL DESERTO 4. L’ASSO DELLA FINANZA NELLA MANICA DI INGROIA E’ L’ARPE-BOY, VLADIMIRO GIACCHÉ

1- PERCHÉ, PROBABILMENTE, MONTI NON SARÀ PRESENTE ALLA COMMEMORAZIONE DI GIANNI AGNELLI - A DAVOS SENZA BANCHE E AZIENDE ITALIANE
L'appuntamento è per domani alle 18 quando il fondatore del World Economic Forum darà il benvenuto agli economisti e ai big delle più grandi multinazionali per il tradizionale incontro sulle nevi di Davos.

Da 40 anni a oggi Klaus Scwab, l'economista tedesco 75enne, fa gli onori di casa a questa kermesse che durerà fino a domenica, e dopo aver invitato gli ospiti a un concerto dei Virtuosi di Mosca lascerà che sul palco nei giorni successivi si ripeta la solita passerella che ogni anno richiama sulle Alpi svizzere il gotha della finanza mondiale.
Quest'anno il Forum si presenta almeno sulla carta in tono dimesso perché nel programma non si trovano nomi di primissimo ordine.

Naturalmente non mancheranno la solita giornalista Maria Bartiromo che ogni giorno commenta l'apertura di Wall Street per il canale televisivo Cnbc, e ci sarà anche l'anziano Soros che sembra aver riposto la voglia di speculazione.

Scorrendo l'elenco dei partner che danno un sostanzioso contributo finanziario all'iniziativa, colpisce l'assenza totale delle banche e dell'industria italiana. Forse questo è un altro segno della crisi che ha toccato il budget delle aziende, ma è molto probabile che in platea, oltre a Giorgio Squinzi di cui e' preannunciata la sua presenza, arrivino all'ultimo momento anche Paoletto Scaroni e Mario Greco, il capo delle Generali che per due anni ha guidato il Gruppo assicurativo Zurich, uno dei partner eccellenti di Davos.

L'unica presenza di rilievo è quella di Mario Monti che parlerà giovedì alle 11 nella tavola rotonda dedicata alla crisi dell'Eurozona, moderata da un giornalista del "Financial Times", il giornale che oggi gli ha sparato un missile sulla testa giudicandolo inadeguato a governare ancora l'Italia.

Accanto a lui ci saranno il primo ministro olandese e un alto esponente politico dell'Irlanda. È evidente che il Professore di Varese non vuole perdere l'aggancio con quegli ambienti internazionali che si ritrovano ogni anno nel paesino svizzero dove Thomas Mann ha ambientato "La montagna incantata". E per salvare il suo profilo europeo piuttosto scosso dopo la discesa in campo nella politica, SuperMario sembra intenzionato a disertare la cerimonia che si terrà a Torino nella stessa giornata per commemorare i 10 anni della morte di Giovanni Agnelli.

Per quel giorno è prevista una messa in Duomo dove oltre alla Sacra Famiglia degli Agnelli e a Cesarone Romiti ,che assisterà alla liturgia in piedi come fece durante i funerali dell'Avvocato, ci sarà anche il Presidente Napolitano. Al termine della messa si recheranno tutti al Comune dove nella sala Rossa verrà ricordata la figura dell'Avvocato.

Ieri durante la convention di Bergamo dove sono si sono raccolti i candidati di "Scelta Civica", Luchino di Montezemolo non ha fatto alcun cenno al ruolo che Gianni Agnelli ha avuto nella sua vita e nella storia dell'industria italiana.

Qualcuno potrebbe interpretare questa dimenticanza come un gesto di scarsa gratitudine, ma la voglia di togliere l'Italia dalle mani degli "incapaci" che ispira le velleità politiche di Monti e della borghesia "carina e competente", ha prevalso sulla memoria storica. Forse a ricordarsene avrebbe dovuto essere quel Monti che con l'Avvocato ha avuto frequentazioni intense nella Trilateral e nel Bilderberg, le due associazioni semiclandestine che per almeno tre decenni hanno disegnato la geopolitica di alcune aree calde del mondo.

Nel lungo articolo in memoria di Agnelli che il direttore del "Corriere della Sera" Flebuccio De Bortoli ha pubblicato sabato con toni di sincera ammirazione , si legge testualmente un giudizio piuttosto freddo che Monti ha dato anni fa sull'Avvocato: "avendo dato grande credito al Paese forse aveva finito per pesare troppo sulla vita italiana", così pare abbia detto il Professore, "può darsi che una personalità così carismatica abbia giovato più a non far perdere la fiducia della comunità internazionale che non a favorire l'ammodernamento dell'economia e della società".

Sembrano parole ritagliate su misura per lo stesso Monti e per la "monarchia impropria" esercitata a Palazzo Chigi senza mai entrare in conflitto con quella Fiat che conosce benissimo.

A 46 anni il Professore di Varese sedeva nel consiglio di amministrazione della Fiat e in quello di Comit e Generali, e nel 1988 (un anno prima di diventare rettore alla Bocconi, la madre di tutti i sapientoni) sedeva nel Comitato esecutivo dell'azienda torinese.
In quella stagione toccò con mano la gravissima crisi dell'automobile e poco tempo dopo sbatté la faccia contro Tangentopoli. Non ha mai raccontato il suo stato d'animo e il suo ruolo nelle vicende sui fondi neri della Fiat che hanno creato un mare di guai ai top manager dell'azienda (Romiti compreso), e non risulta che su quei capitoli dolorosi abbia mai preso posizione. L'unica cosa certa è che, malgrado una richiesta dell'Avvocato di non mollare il cda della Fiat, tagliò la corda scegliendo un percorso accademico meno insidioso.

Anche lui come Luchino di Montezemolo ha rimosso dalla memoria la parentesi "personale" e preferisce che del mitico Avvocato si ricordino soprattutto l'orologio sopra il polsino della camicia e la cravatta sopra il pullover.

2- IL SOGNO DI GITTI

C'è un banchiere di 81 anni che ieri ha abbandonato la lettura dei sacri testi per seguire da casa la convention del partito dei "capaci" e dei "carini". È Abramo-Bazoli, il mistico presidente di IntesaSanPaolo che per ragioni più familiari che politiche è costretto a partecipare in qualche modo alle piroette di Monti e del suo entourage cattolico. Nella gestazione della nuova creatura politica non ha voluto sporsi in prima persona come fece ai tempi di Prodi per la creazione dell'Ulivo, ma sarebbe sbagliato pensare a un totale disinteresse rispetto a ciò che sta avvenendo con l'avanzata della pattuglia tecnocratica benedetta dal Vaticano.

A svegliare il suo interesse, sempre discreto e indiretto, è stato ancora una volta il marito della figlia Francesca, quell'avvocato d'affari Gregorio Gitti, classe 1964, che da anni smania dalla voglia di avere un ruolo politico rilevante.

A Brescia e a Milano ,dove nel 2002 ha fondato lo studio legale Gitti-Pavesi, conoscono l'enorme ambizione che divora quest'uomo. Oltre ad accumulare una sfilza di incarichi professionali, il Gitti è riuscito a costruirsi una bella dimora a St Moritz e a comprare il castello delle Langhe che è stato la residenza di Giulio Einaudi. Adesso sembra aver trovato finalmente lo sbocco delle sue ambizioni perché è entrato come secondo nella lista di Monti per la circoscrizione Lombardia2..

Una mano decisiva sembra avergliela data non tanto il mistico suocero quanto la madre della moglie Francesca, Elena Whurer, figlia della birra e proprietaria delle sontuosa villa dove vive la famiglia. Oltre ad avere un rapporto di amicizia che l'ha portata alcune volte a fare le vacanze sullo yacht di Carletto De Benedetti, la signora Bazoli si è battuta nei giorni scorsi riuscendo a convincere il marito Abramo ad alzare il telefono da Brescia per convincere il Monti di Varese a infilare il vispo genero in pole position tra i candidati.
E c'è addirittura chi pensa che il 49enne Gitti sogna di fare il ministro della Giustizia sulle orme di quel grande amico di famiglia, cattolico e bresciano doc, che è stato Mino Martinazzoli.

3- C'È MOLTA MARETTA TRA LE FERROVIE DELLO STATO DI MAURO MORETTI E I SOCI DI GRANDI STAZIONI
C'è molta maretta tra le Ferrovie dello Stato di Mauro Moretti e i soci di Grandi Stazioni, l'azienda nata nel 1998 per riqualificare e gestire anche commercialmente le 13 più grandi stazioni italiane.

Dentro la società le Ferrovie detengono il 60% mentre il resto è distribuito tra Benetton, Caltagirone (attraverso Vianini Lavori), Pirelli e per una piccola quota i francesi di SNCF. L'oggetto del contrasto è il declino lento e inesorabile della stazione Tiburtina che nonostante 170 milioni di euro e tre anni di lavoro, continua ad apparire una piccola cattedrale nel deserto.

Sia il presidente di Grandi Stazioni, Mauro Moretti, che l'amministratore delegato Fabio Battaggia (un manager ex-Aeroporti di Firenze pagato poco meno di 900mila euro) vogliono mettere alle strette Benetton e Pirelli perché dentro il complesso non si riesce ad affittare gli spazi commerciali.

C'era un accordo per aprire a partire dal mese di ottobre almeno un paio di unità commerciali, ma il risultato ad oggi è un modesto bar ritagliato in un box provvisorio. A questo punto Moretti pare che abbia minacciato i soci di riprendersi la gestione della Stazione dalla quale partono anche i treni di Luchino di Montezemolo.
La situazione è molto tesa e i circa 300 dipendenti aspettano di conoscere il loro destino.

4- L'ASSO DELLA FINANZA NELLA MANICA DI INGROIA: IL COLLABORATORE DI ARPE, VLADIMIRO GIACCHÉ
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Matteuccio Arpe non ha sponsorizzato la lista "Rivoluzione civile" di Antonio Ingroia.
L'equivoco è nato dall'inserimento tra i candidati del suo collaboratore Vladimiro Giacché, il barbuto economista che nel 2006 è entrato a far parte della squadra di Arpe a Capitalia per poi seguirlo alla Sator dove è responsabile della funzione Affari generali e segretario del consiglio di amministrazione.

La sua notorietà è esplosa quando ha rivisitato le opere di Marx con un'interpretazione che ha suscitato gli applausi di Alessandro Profumo e della comunità degli economisti. D'ora in avanti Ingroia potrà contare sulla collaborazione di un uomo che oltre a conoscere il tedesco e a prediligere la musica di Bach, può scavare nei segreti della finanza dove il magistrato siciliano naviga come un pesce fuor d'acqua".

 

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