PIANGE IL TELEFONO PER INTESA – PER COLPA DELL’IMPASSE BRASILIANA, CHE LEGA LE MANI ALLA TELEFONICA DI ALIERTA, LA BANCA GUIDATA DA MESSINA AZZERA IL VALORE DELLA QUOTA IN TELECOM ITALIA. CHE DIVENTA CARTA STRACCIA

Carlotta Scozzari per Dagospia

La verità sulla partecipazione in Telecom, per carità, c'è tutta ed è messa nero su bianco. Il problema è che agli azionisti è sempre richiesto un esercizio sovrumano, di memoria e di calcolo. Nel comunicato del 28 marzo con cui Intesa Sanpaolo annunciava i numeri del 2013, si accennava a una svalutazione della quota in Telco, la cassaforte che controlla Telecom Italia al 22,4%, per un ammontare di 107 milioni. Una riduzione del valore che segue quella di 116 milioni del 2012 e quella di 99 del 2011.

Quel che però la nota della banca guidata dal consigliere delegato Carlo Messina non diceva è che, a forza di svalutazioni, la partecipazione in Telco, della quale Intesa dallo scorso autunno ha in mano il 7,34% (con diritti di voto pari all'11,62%), a bilancio ormai vale zero. Non conta più nulla, insomma. I 107 milioni di svalutazione menzionati nel comunicato stampa di fine marzo coincidono, infatti, esattamente con il "valore di bilancio consolidato" attribuito alla quota nel 2012, al posto del quale, nel 2013, si trova uno spazio riempito da un semplice trattino (-).

A spiegare l'azzeramento del valore della partecipazione è lo stesso bilancio consolidato di Intesa del 2013, appena depositato, che dà la colpa all'impasse brasiliana che ha legato le mani a Telefonica, prima socia di Telecom Italia. Il gruppo spagnolo guidato da Cesar Alierta, infatti, in base ai complessi accordi siglati lo scorso settembre, dall'inizio del 2014 avrebbe potuto diventare unico socio di Telco comprando i titoli della società telefonica in mano agli azionisti italiani Intesa, Generali e Mediobanca al prezzo di almeno 1,1 euro l'uno (oggi in Borsa Telecom viaggia intorno agli 88 centesimi).

Tuttavia, spiega il bilancio, "tenuto conto delle difficoltà regolamentari emerse in Brasile", dove l'Antitrust ha messo alle strette Telefonica, imponendole di risolvere il conflitto di interessi (possiede l'operatore Vivo), "e della volontà espressa da Telecom di non voler dismettere la sua partecipazione nel paese", dove controlla Tim Brasil, "si ritiene che le probabilità che Telefonica possa esercitare i diritti derivanti dall'accordo siano diminuite".

Il bilancio di Intesa ammette una verità che da tempo ormai era nell'aria: in questa fase, con l'impasse brasiliana da risolvere, è molto difficile che il gruppo di Alierta salga al controllo di Telecom e strapaghi i soci italiani dando loro 1,1 euro per ogni azione della società guidata da Marco Patuano, cosa che invece sembrava abbastanza scontata verso la fine del 2013.

Di conseguenza, prosegue il documento della banca, "nel bilancio 2013 del Gruppo Intesa Sanpaolo la valutazione della partecipazione in Telco è stata effettuata valorizzando le azioni Telecom in base alla loro quotazione di mercato puntuale al 30 dicembre 2013, pari a 0,721 euro. Tale valutazione - è l'amara conclusione - restituisce un valore dell'equity di Telco negativo e, di conseguenza, ha determinato l'azzeramento del valore della partecipazione". Eccolo qui, in poche parole ("azzeramento del valore") il bilancio dell'avventura telefonica di Intesa ai tempi della "banca di sistema" tanto cara a Corrado Passera.

 

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