
RISIKO “INTERNASCIONAL” – “POLITICO.EU”, LA TESTATA PIÙ LETTA TRA I PALAZZI BRUSSELLESI, DEDICA UN ARTICOLO ALL’ATTIVISMO DEL GOVERNO SUL RIASSETTO DELLE BANCHE: “CI SONO PREOCCUPAZIONI AMPIE SULLE INTERFERENZE DI ROMA NEL SETTORE BANCARIO” – “SIA LA COMMISSIONE UE CHE LA PROCURA DI MILANO STANNO INDAGANDO SULLA GESTIONE DA PARTE DEL GOVERNO DELLA VENDITA DELLA QUOTA MPS LO SCORSO NOVEMBRE, TRA SOSPETTI DI FAVORITISMI VERSO INVESTITORI VICINI ALL’ESECUTIVO…”
Traduzione di un estratto dell’articolo di Francesca Micheletti and Ben Munster per www.politico.eu
giancarlo giorgetti giorgia meloni foto lapresse.
I politici possono anche parlare in grande stile di abbattere le barriere nazionali che impediscono all’Europa di competere con Stati Uniti e Cina — ma ovunque si guardi, fanno del loro meglio per mantenere quelle che ritengono importanti.
Prendiamo il progetto dell’unione bancaria dell’UE, nato 15 anni fa quando la crisi del debito dell’eurozona rischiava di far crollare il sistema finanziario insieme alla moneta unica. Da anni i regolatori chiedono di consentire al mercato bancario frammentato di consolidarsi per creare istituzioni a livello continentale capaci di mobilitare le ingenti somme necessarie a rilanciare un’economia stagnante.
Ma le capitali nazionali continuano a ostacolare qualsiasi accordo che percepiscono come una minaccia agli interessi locali — tanto che ora la Commissione europea sta indagando sull’interferenza di Spagna e Italia in grandi fusioni bancarie interne.
Bruxelles è sempre più impaziente per quelli che considera tentativi ingiustificati di bloccare operazioni già approvate dalle autorità antitrust.
In Spagna, il governo del socialista Pedro Sánchez ha imposto nuove condizioni all’offerta pubblica d’acquisto ostile da 12 miliardi di euro lanciata da BBVA su Banco Sabadell, introducendo un ulteriore livello di controllo normalmente riservato a casi eccezionali. BBVA ha ingoiato il rospo e ha annunciato lunedì che porterà avanti l’operazione, anche se il governo non le consentirà di assorbire completamente Sabadell per almeno tre anni. […]
Intrighi romani
Un comportamento simile si è visto in Italia, dove è in corso una lotta politicizzata e complessa per il controllo del sistema bancario. Il governo di Giorgia Meloni ha imposto condizioni così severe all’offerta di UniCredit per la rivale Banco BPM che la banca ha dichiarato di non vedere più alcun senso nell’operazione.
Roma ha agito invocando il suo “golden power”, pensato originariamente per impedire che acquisizioni estere minacciassero la sicurezza nazionale.
La mossa non è passata inosservata a Bruxelles, dove sono state aperte due indagini separate, guidate rispettivamente dalle direzioni per i servizi finanziari e per la concorrenza. Anche in questo caso si è attivato il meccanismo dell’EU Pilot, e la Commissione «sta ora valutando la risposta delle autorità italiane».
Gli uffici della concorrenza a Bruxelles hanno approvato l’operazione con condizioni il 19 giugno, respingendo la richiesta di Roma di rimettere la decisione all’autorità antitrust nazionale.
I funzionari della concorrenza hanno anche inviato a Roma una serie di domande sul ricorso al “golden power”, ha riferito un portavoce della Commissione a POLITICO, spiegando che solo in «circostanze eccezionali» un governo può interferire con una decisione su una fusione presa a Bruxelles. Le ingerenze nazionali devono essere «appropriate, proporzionate e non discriminatorie».
Ci sono preoccupazioni più ampie sulle interferenze di Roma nel settore bancario. Fonti interne riferiscono che funzionari governativi parlano da tempo della necessità di costruire una terza forza bancaria italiana, da contrapporre ai colossi UniCredit e Intesa Sanpaolo, nella speranza che possa migliorare l’accesso al credito per le piccole imprese e famiglie che costituiscono buona parte della base elettorale della coalizione di governo.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE MILLERI
Secondo fonti romane, l’intenzione è costruire questo “terzo polo” attorno a Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS), sotto controllo pubblico effettivo dal salvataggio del 2017.
La Commissione aveva approvato quell’intervento solo a condizione che Roma riducesse al più presto la propria influenza sulla banca. Ora che le condizioni sono state soddisfatte, MPS è alla ricerca di acquisizioni — con il sostegno del governo, che ne detiene ancora l’11,7%.
All’inizio, il governo Meloni mirava a fondere MPS con BPM, che l’anno scorso ha acquisito una grossa partecipazione nella banca toscana. Quando UniCredit ha bloccato questa ipotesi, Roma ha cambiato strategia, sostenendo un’offerta a sorpresa da 12,5 miliardi di euro da parte di MPS per Mediobanca, banca d’investimento con sede a Milano.
giorgia meloni e giancarlo giorgetti - question time alla camera
L’obiettivo ha però respinto l’offerta, definendola «priva di logica industriale» e costruita in modo da creare «gravi conflitti d’interesse» a livello azionario — un’accusa implicita al carattere politico dell’operazione.
Sia la Commissione UE che la procura di Milano starebbero ora indagando sulla gestione da parte del governo della vendita della quota MPS lo scorso novembre, tra sospetti di favoritismi verso investitori vicini all’esecutivo.
[…] La frustrazione della Commissione è alimentata anche dalla convinzione che il consolidamento bancario e il completamento del mercato unico dei servizi finanziari siano urgenti per rafforzare la competitività dell’UE.
Lovaglio, Nagel, Caltagirone, Milleri
La commissaria ai servizi finanziari Maria Luís Albuquerque continua a ripetere che l’Europa ha bisogno di banche più grandi per competere con i giganti americani e cinesi. Attualmente, JPMorgan da sola vale quanto le otto maggiori banche dell’eurozona messe insieme. […]
[…]
Il prossimo sotto osservazione da parte della Commissione potrebbe essere la Germania, tutt’altro che favorevole a una fusione tra UniCredit e Commerzbank, la seconda banca privata del Paese.
LUIGI LOVAGLIO MONTE DEI PASCHI DI SIENA
Il team del CEO di UniCredit Andrea Orcel ha ricevuto in marzo il via libera della BCE per aumentare la partecipazione al 29,9%. Attualmente detiene il 9,5% direttamente e un ulteriore 18,5% indirettamente tramite derivati, ma ha avvertito che per convertire tali diritti in azioni vere e proprie servono ancora diversi altri via libera, incluso quello dell’autorità tedesca per la concorrenza.
Il nuovo governo di Berlino non sembra più aperto del precedente (guidato da Olaf Scholz) all’ipotesi di una fusione. Berlino resta il maggiore azionista di Commerzbank, con una quota del 12%, e il cancelliere Friedrich Merz ha dichiarato ai giornalisti a Roma il mese scorso che non c’è motivo di discutere l’operazione con l’Italia, poiché «non è in programma».
Questi ostacoli stanno dando a Commerzbank il tempo di organizzare una vigorosa difesa. La nuova CEO Bettina Orlopp ha annunciato a febbraio un piano radicale per migliorare la redditività e far salire il valore di mercato della banca, rendendo più difficile un’OPA da parte di UniCredit. Il piano prevede circa 3.300 tagli di posti di lavoro in Germania — proprio il tipo di misure che i sindacati di Commerzbank volevano evitare quando avevano chiesto al precedente governo di bloccare ogni fusione.
UniCredit mantiene l’opzione di un’OPA completa, ma a marzo ha riconosciuto che qualsiasi processo in tal senso durerà ben oltre la fine dell’anno.
MONTE DEI PASCHI DI SIENA
LUIGI LOVAGLIO - FOTO LAPRESSE
Commerzbank
UNICREDIT COMMERZBANK
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI