MOUSSE DI MUSSARI - L’INCHIESTA SUL MONTE DEI PASCHI FA TREMARE LA POLTRONA DI MUSSARI AL VERTICE DELL’ABI, PER IL QUALE ERA STATO ADDIRITTURA CAMBIATO LO STATUTO - SE UN MESE FA LA RICONFERMA ERA GARANTITA, OGGI I BANCHIERI EVITANO DI ESPORSI. BAZOLI: “VEDREMO” - BASTERÀ IL SUPPORTO DI PROFUMO E PASSERA O AVRANNO LA MEGLIO LE PICCOLE BANCHE COOPERATIVE CHE LO VOGLIONO SILURARE?...

1- ABI: BERNESCHI, SU PRESIDENZA CREDO CHE NON SI CHIUDA OGGI
(ANSA) - Possibile fumata nera in vista per la nomina del nuovo presidente dell'Abi. Come indicato da uno dei componenti del comitato saggi, Giovanni Berneschi (Banca Carige), "ci troviamo per discutere ma credo comunque che non si chiuda niente, siamo all'inizio". Molta cautela è stata indicata anche da Giovanni Bazoli, che si è limitato a dire "adesso vediamo, sapete che non parlo prima". Le indiscrezione davano quasi per certa una conferma già oggi di Giuseppe Mussari al vertice dell'associazione.


2- ABI, I GUAI DEL MONTE RISCHIANO DI ROVINARE LA FESTA A MUSSARI
Vittorio Malagutti per "il Fatto Quotidiano"

A dar retta ai pronostici diffusi ad arte nelle ultime settimane sarà Giuseppe Mussari a succedere a se stesso sulla poltrona di capo della lobby più impopolare d'Italia, quella dei banchieri. Il nuovo presidente dell'Abi verrà eletto formalmente all'annuale assemblea dell'Associazione bancaria italiana in calendario per metà luglio. Oggi però si riunisce il comitato dei cinque cosiddetti saggi chiamati a proporre il candidato da votare tra due mesi.

Per il presidente uscente sembrava fatta, ma nell'ultima settimana la partita si è complicata. Mica facile, questa volta, far passare sotto silenzio i sei anni della gestione Mussari al Monte dei Paschi. Non bastassero le perdite in bilancio (4,7 miliardi nel 2011), otto giorni fa è arrivata l'inchiesta della procura senese con tanto di perquisizioni nella sede dell'istituto e a casa dello stesso Mussari, presidente del Monte dal 2006 fino a meno di un mese fa.

Che fare? E' vero che il numero uno del'Abi al momento non è indagato, ma in questi tempi di crisi la lobby dei banchieri avrebbe bisogno di una ventata di novità, di un volto nuovo che non ricordasse all'opinione pubblica perdite, disastri e debiti. L'immagine non sarà tutto, ma certo conta molto per una categoria che già non è tra le più amate del Paese. E così nel mondo del credito ha cominciato a farsi strada l'idea che forse sarebbe prudente riconsiderare tutta la questione del nuovo presidente.

Il comitato dei saggi che si riunisce oggi comprende il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli e il numero uno di Unicredit Federico Ghizzoni in rappresentanza delle grandi banche, poi Giovanni Berneschi di Carige per le ex casse di risparmio, Camillo Venesio di Banca del Piemonte per gli istituti privati e Alessandro Azzi che guida il mondo del credito cooperativo. Tutti d'accordo su Mussari? Di sicuro la discussione si annuncia più complessa del previsto. Secondo indiscrezioni i dubbi sull'opportunità della riconferma sarebbero nati nel mondo di Intesa e tra le piccole banche cooperative.

Mussari, che ieri ha attaccato a testa bassa l'agenzia di rating Moody's per aver declassato 26 istituti italiani, è manager abile e navigato. Difficile che si faccia da parte proprio in prossimità del traguardo. Due anni fa i maggiori sponsor della sua candidatura furono Alessandro Profumo e Corrado Passera. Il primo, a quei tempi al comando di Unicredit, adesso ha preso il posto dello stesso Mussari al Monte dei Paschi. Passera invece è diventato addirittura ministro.

Anche nel 2006 le banche minori da principio si misero di traverso sulla candidatura del banchiere di Siena, che alla fine ebbe via libera sulla base di un accordo per l'alternanza al vertice tra istituti minori e big. Di quell'intesa adesso non si parla più. Mussari candidato unico, questa la linea. Almeno fino a ieri. Per spianare la strada verso la rielezione, l'Abi si è data addirittura un nuovo statuto.

Da principio, in base le regole interne dell'associazione, la nomina a presidente era riservata ai consiglieri d‘amministrazione in carica delle banche. L'anno scorso però la norma è stata cambiata. Il presidente resta conserva la poltrona all'Abi anche se perde il posto da consigliere nella sua banca e può anche "essere immediatamente rieletto", recita il nuovo testo di statuto. E' proprio il caso di Mussari.

 

GIUSEPPE MUSSARI Corrado Passera e Alessandro ProfumoMUSSARI BAZOLI resize BERNESCHI FEDERICO GHIZZONI

Ultimi Dagoreport

orazio schillaci gemmato meloni ministero salute

DAGOREPORT – ALLA SALUTE DI GIORGIA! IL FEDELISSIMO DELLA MELONI, IL SOTTOSEGRETARIO MARCELLO GEMMATO, È DESTINATO A ESSERE PROMOSSO A VICEMINISTRO DELLA SALUTE – MA A FRENARE LA SUA NOMINA È IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI, CHE NUTRE DUBBI SUL POSSIBILE CONFLITTO D’INTERESSI DEL SOTTOSEGRETARIO, TITOLARE DI UNA FARMACIA IN PUGLIA – BASTA VEDERE IL PROVVEDIMENTO CHE HA FATTO FELICI I FARMACISTI: ORA POSSONO VENDERE CON RICCHI MARGINI DI GUADAGNO UNA SERIE DI FARMACI CHE PRIMA ERANO NELLA CATEGORIA “ASSISTENZA DIRETTA” ED ERANO DISTRIBUITI DAGLI OSPEDALI – LA DUCETTA HA CAPITO CHE ANCHE MATTARELLA POTREBBE STORCERE IL NASO DAVANTI ALLA NOMINA DI GEMMATO, E PER ORA PRENDE TEMPO…

antonio tajani pier silvio marina berlusconi forza italia

DAGOREPORT: CHE CE FAMO CON FORZA ITALIA? È IL DUBBIO CHE ASSILLA I FRATELLI BERLUSCONI: MOLLARE AL SUO DESTINO IL PARTITO FONDATO DA "PAPI" O NE CAMBIAMO I CONNOTATI, A PARTIRE DAL "MAGGIORDOMO" DI CASA MELONI, ANTONIO TAJANI? -CON PIER SILVIO CHE SCALPITA PER SCENDERE IN POLITICA ALLE POLITICHE 2027, I DUE FRATELLI HANNO COMMISSIONATO UN SONDAGGIO SUL BRAND BERLUSCONI IN CHIAVE ELETTORALE. RISULTATO: L’8% DEI CONSENSI DI CUI È ACCREDITATO IL PARTITO, LA METÀ, CIOÈ IL 4%, È RICONDUCIBILE AL RICORDO DI SILVIO BERLUSCONI - ALTRO DATO: SE SCENDESSE IN CAMPO “UN” BERLUSCONI, I CONSENSI DI FORZA ITALIA CRESCEREBBERO FINO QUASI A RADDOPPIARSI - QUEL CHE COLPISCE È CHE IL PARTITO RACCOGLIEREBBE PIÙ VOTI CON PIER SILVIO LEADER DI QUANTI NE CONQUISTEREBBE CON MARINA - (SE SCENDE IN CAMPO, O PIER SILVIO PRENDERA' PIU' VOTI DI MELONI, STRAPPANDOLI A FDI E LEGA, E FARA' IL PREMIER OPPURE LO VEDREMO CHE PRENDERA' ORDINI DALLA DUCETTA...)

tommaso labate mario giordano

DAGOREPORT - VA AVANTI IL PROGETTO DI PIER SILVIO BERLUSCONI DI “RIEQUILIBRARE” POLITICAMENTE LE RETI MEDIASET (TROPPO SOVRANISMO FA MALE ALL'AUDIENCE): L'ULTIMO ARRIVATO E' L’ACERBO TOMMASO LABATE, IN ODORE DI SINISTRA DEM, A CUI È STATO AFFIDATA LA PRIMA SERATA DEL MERCOLEDÌ - LA SUA SCELTA HA FATTO INVIPERIRE MARIO GIORDANO, SBATTUTO ALLA DOMENICA SERA CON IL SUO “FUORI DAL CORO”. E, GUARDA CASO, GIORDANO È DIVENTATO IMPROVVISAMENTE OSTILE AL GOVERNO MELONI: “NON STA DANDO LE RISPOSTE CHE SI ASPETTAVANO GLI ITALIANI, SEMBRA UN GOVERNO MELONI-FORLANI”

beppe sala manfredi catella giancarlo tancredi stefano boeri

MILANO TREMA: L’INCHIESTA SU “PALAZZOPOLI” POTREBBE INGROSSARSI – NELLA CAPITALE A-MORALE DEL PAESE, IMPRENDITORI, POLITICI E BUSINESSMAN SONO AMMUTOLITI E TERRORIZZATI DALLE POSSIBILI INDAGINI – SE IL GIP, DOPO GLI INTERROGATORI DI OGGI, DOVESSE CONFERMARE LE MISURE CAUTELARI RICHIESTE DALLA PROCURA, L’INCHIESTA TROVEREBBE NUOVO VIGORE, E LO SCANDALO ESPLODEREBBE IN MODO ANCORA PIÙ DECISO. A QUEL PUNTO IN TANTI, DI FRONTE AL RISCHIO DI FINIRE INDAGATI E INGUAIATI, POTREBBERO INIZIARE A PARLARE…

luigi lovaglio giorgia meloni giancarlo giorgetti alberto nagel milleri caltagirone

FLASH! – ENTRO LA FINE DI LUGLIO, AL MASSIMO ENTRO L’8 SETTEMBRE, ARRIVERÀ IL VERDETTO DELLA PROCURA DI MILANO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO BPM, ANIMA SGR, LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO E CALTAGIRONE AD ACQUISTARE IL 15% DI AZIONI MPS ATTRAVERSO BANCA AKROS, MERCHANT BANK DEL BPM SU SPECIFICO MANDATO DEL MINISTERO DEL TESORO DI GIORGETTI – UN VERDETTO CONTRO L’OPERAZIONE MPS È RIMASTO L’ULTIMA SPERANZA PER MEDIOBANCA E GENERALI DI NON FINIRE NELLE FAUCI DI CALTARICCONE…