
SOLO LA PROCURA DI MILANO PUÒ FERMARE IL RIBALTONE DI MEDIOBANCA – IL NO DELL’ASSEMBLEA DI PIAZZETTA CUCCIA ALL’OPS SU BANCA GENERALI SPALANCA LE PORTE A CALTAGIRONE E MILLERI: L’OFFERTA DI MPS SU MEDIOBANCA NON HA PIÙ OSTACOLI. O QUASI: PENDE ANCORA IL VIA LIBERA DELLA BCE, E SOPRATTUTTO L’INCHIESTA SULLA VENDITA DEL 15% DEL MONTE A BPM, ANIMA, DELFIN E CALTAGIRONE (MEDIATA DA BANCA AKROS, PARTECIPATA DA BPM, SU INPUT DEL MEF, AZIONISTA DEL MONTE DEI PASCHI) – L’ALLUSIONE DI NAGEL AI “CONFLITTI DI INTERESSE”: NON SOLO CALTAGIRONE E DELFIN, MA ANCHE AI FONDI ANIMA E AMUNDI, CONTROLLATI DA BPM E CREDIT AGRICOLE (SOCIO FORTE DEL BANCO), MOLTO INTERESSATI A NON IRRITARE PALAZZO CHIGI…
MEDIOBANCA, L’ASSEMBLEA BOCCIA L’OPS SU BANCA GENERALI. VINCONO CALTAGIRONE E DEL VECCHIO (E MELONI FESTEGGIA)
Estratto dell’articolo di Vittorio Malagutti per “Domani”
Prove di ribaltone in Mediobanca. Il piano dell’amministratore delegato Alberto Nagel per ostacolare l’avanzata degli scalatori guidati da Francesco Gaetano Caltagirone e sostenuti dal governo non ha retto alla prova del voto in assemblea.
Per il manager milanese quella di ieri è una sconfitta bruciante che, di fatto, potrebbe innescare il cambio della guardia al vertice dell’istituto milanese, ormai prossimo a passare sotto il controllo del Monte dei Paschi.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE MILLERI
Le residue speranze di mantenere la presa su Piazzetta Cuccia erano affidate al progetto di ops su Banca Generali che però ha raccolto il consenso di una minoranza di soci, non oltre il 35 per cento del capitale di Mediobanca, cioè di tutti, o quasi, i grandi investitori internazionali e di molti fondi italiani.
[…] Contrario, come ampiamente previsto, il gruppo Caltagirone con il suo 9,9 per cento. Al no del costruttore romano si sono sommate le astensioni della famiglia Del Vecchio, forte del 20 per cento circa, delle casse previdenziali (Enasarco, Enpam e Forense) con il loro 5 per cento, e di altri investitori minori, tra cui Unicredit e i Benetton con il 2 per cento ciascuno. A conti fatti, quindi, il fronte dei non favorevoli è andato ben oltre la maggioranza assoluta, se si considera che all’assemblea ha partecipato il 78 per cento del capitale di Mediobanca.
Va in archivio, quindi, l’offerta su Banca Generali, ma, in prospettiva, il voto di ieri va letto come una prova generale di quanto potrà accadere nelle prossime due settimane quando, in vista della scadenza dell’8 settembre, entrerà nel vivo l’ops lanciata dal Monte dei Paschi su Mediobanca.
Con ogni probabilità, gli azionisti che ieri hanno girato le spalle a Nagel non esiteranno a consegnare le loro azioni a Mps, che quindi prenderà il controllo di Piazzetta Cuccia.
Sarebbe un ribaltone storico per gli equilibri della finanza nazionale. Anche perché da oltre 70 anni, sin dai tempi del fondatore Enrico Cuccia, la banca d’affari milanese è l’arbitro dei destini di Generali, di cui possiede una quota del 13,1 per cento che ne fa il socio più importante.
Lovaglio, Nagel, Caltagirone, Milleri
[…] Si scrive Monte dei Paschi, […] ma si legge Caltagirone e Del Vecchio, visto che i due grandi azionisti di Mediobanca, sono soci di peso anche a Siena, rispettivamente con il 9,9 e il 9,8 per cento del capitale. Su questo aspetto, ieri, a giochi fatti, è tornato a insistere Nagel parlando di «azionisti che hanno manifestato un evidente conflitto d’interessi, anteponendo quello relativo ad altre situazioni/asset italiani a quello di azionisti di Mediobanca».
L’allusione chiara è a Caltagirone e alla famiglia Del Vecchio, ma va detto che il gruppone degli astenuti […]comprende anche i fondi delle scuderie di Anima e di Amundi.
Anima, azionista anche di Mps con il 4 per cento circa, fa capo a Banco Bpm. Quest’ultimo, a sua volta socio del Monte con il 5 per cento, è un istituto di credito da tempo nelle grazie del governo (sponda leghista), che ha sfoderato l’arma del golden power per proteggerlo dalla scalata di Unicredit.
Amundi invece è la società di gestione controllata dai francesi del Crédit Agricole, soci forti del Banco Bpm con il 20 per cento del capitale e pure loro molto interessati a non irritare palazzo Chigi con l’obiettivo di partecipare da protagonisti alle prossime tappe della riorganizzazione del sistema bancario nazionale. Non è una sorpresa, quindi, che Anima e Amundi, a differenza della grande maggioranza degli investitori istituzionali, abbiano contribuito alla sconfitta di Nagel.
luigi lovaglio il gordon gekko dei riccarelli
[…] L’attenzione degli investitori ora si sposta sull’ops del Monte, che si concluderà l’8 settembre. Nei giorni scorsi la holding Delfin dei Del Vecchio, con una mossa a sorpresa, ha consegnato con grande anticipo la sua quota del 19,9 per cento di Mediobanca.
Per arrivare al 35 per cento che è la soglia minima per prendere il controllo della banca d’affari, Mps deve accumulare un altro 15 per cento.
Un traguardo che appare facile da raggiungere, visto che il solo Caltagirone, grande sponsor dell’ops, può mettere a disposizione quasi il 10 per cento.
Sul mercato si scommette che il Monte alla fine riuscirà a mettere insieme oltre il 50 per cento del capitale di Piazzetta Cuccia. Prima però sembra inevitabile una correzione al rialzo del prezzo d’offerta. […] analisti e investitori ora si aspettano che il Monte meta sul piatto almeno 400 milioni cash. Un rilancio che potrebbe garantire all’ops di Siena di fare davvero il pieno di adesioni.
E ADESSO PIAZZETTA CUCCIA È PIÙ VICINA AL CAMBIO MONTE PASCHI VEDE LA META
Estratto dell'articolo di D. Pol. A. Rin. per il “Corriere della Sera”
[…] Gli investitori si starebbero convincendo che l’istituto guidato da Luigi Lovaglio, con il board presieduto da Nicola Maione, può arrivare al 51% di Mediobanca prima della scadenza dei termini dell’offerta.
LUIGI LOVAGLIO MONTE DEI PASCHI DI SIENA
La soglia minima fissata dal ceo è del 35%, ma per tre anni Mps avrà la possibilità di comprare il 5% di Piazzetta Cuccia all’anno. Inoltre il mercato vede nell’operazione una buona occasione di fare profitti, convinto che Mps possa aggiungere un rilancio cash alla sua offerta per colmare la distanza con la capitalizzazione di Piazzetta Cuccia (ieri con la caduta in Borsa lo sconto si è accorciato all’1,9% pari a circa 330 milioni).
La spinta al progetto di aggregazione del Monte è arrivata anche da Delfin, uno dei soci forti di Siena (9%) che è al contempo il primo azionista di Mediobanca (19,9 %). La holding della famiglia Del Vecchio ha già indicato alle sue banche depositarie che consegnerà all’ops di Siena tutte le sue azioni di Piazzetta Cuccia.
Delfin diventerà così azionista di riferimento anche di Mps, tanto che la holding ha già chiesto e ottenuto dalla Bce l’autorizzazione a salire a ridosso del 20% post unione.
Delfin al suo fianco ha il gruppo Caltagirone (9,9%), Banco Bpm con Anima (9%) e il Ministero dell’Economia (11,8%).
Sono molti i passaggi che comunque Mps dovrà superare per arrivare al comando di Piazzetta Cuccia. Non ultimo quello di presentare alla Bce, entro sei mesi dalla conclusione della sua ops, approfondimenti sul piano di integrazione tra i due istituti.
Intanto è quasi certo che chi ieri si è espresso contro l’operazione Banca Generali possa consegnare le proprie azioni Mediobanca a Rocca Salimbeni. A quel punto, una volta ben chiara la quota di controllo sulla merchant bank milanese, si presenterà il tema del rinnovo del suo board.
Nel caso l’attuale top management non si dimetta, potrebbe essere inserito all’ordine del giorno dell’assemblea del 28 novembre, calendarizzata per l’approvazione del bilancio annuale, un nuovo punto su re voca e nomina del nuovo board . Convitato di pietra del risiko bancario resta Generali, dato che il fallimento dell’ops su Banca Generali manterrà in pancia a Mediobanca le azioni del Leone, un 13% che andrà a sommarsi alle partecipazioni detenute da Delfin (10,5%) e Caltagirone (6,9%). Mentre ancora vanno avanti le indagini della Procura di Milano sulla cessione del 15% di Mps da parte del Tesoro nel novembre 2024.
ALBERTO NAGEL
LA GALASSIA DI PARTECIPAZIONI DELLA HOLDING DELFIN
Giuseppe Castagna - PRIMA DELLA SCALA 2024