"FRESH-CONI" DI SIENA - MPS, ECCO LA PROVA CHE CGIL, CISL E UIL SAPEVANO DELL'OPERAZIONE ‘’SANTORINI’’ SIN DAL 2004: "TRISTEMENTE NOTI PRODOTTI FINANZIARI", "“SBORNIA” GENERALE SULLA FINANZA CREATIVA", "UNA PERDITA DI IMMAGINE ED ECONOMICA CHE SI PROTRARRÀ NEL TEMPO" - QUEL RICHIAMO AGLI "ENTI LOCALI SENESI" E ALLA FONDAZIONE CHE SI PAGÒ IL DIVIDENDO ATTINGENDO A 300 MILIONI DELLE RISERVE…

dalla bacheca Facebook di Nicola Borzi, giornalista del "Sole 24 Ore"

Ecco, in una nota sindacale congiunta, la prova che le segreterie delle Rsa di Fiba/Cisl, Fisac/Cgil e Uilca del Monte dei Paschi di Siena sapevano dell' "operazione Santorini" almeno sin dal 29 maggio 2004. Se lo sapevano i sindacati interni di Siena, possibile che nessun altro sapesse? Oltretutto la nota riporta in calce la scritta "Da diffondere tra tutti i dipendenti"...

Ecco cosa scrivevano le Rsa delle Federazioni dei bancari di Cgil, Cisl e Uil a proposito del bilancio 2003 del Monte dei Paschi:

«Giovedì 25 marzo il C.d.A. della Banca Monte dei Paschi ha approvato il bilancio consolidato di Gruppo per l'esercizio 2003.

Dopo anni di Bilanci che risentivano pesantemente di operazioni straordinarie (cartolarizzazioni, plusvalenze straordinarie, utilizzo delle flessibilità fiscali e civilistiche, ecc.), l'esercizio 2003 chiude con una struttura di bilancio che segna una discontinuità con il passato.

E' da apprezzare lo sforzo compiuto dalla Banca nel riportare a conto economico le criticità sospese. Sono state infatti svalutate: la partecipazione in BNL, il put BAM, l'operazione Santorini, e ovviamente Parmalat. Incisivo processo di accantonamento è stato adottato per fronteggiare le problematiche derivanti dai tristemente noti prodotti finanziari, così come si sono resi necessari ulteriori accantonamenti per operazioni di finanza creativa attuate nel passato e che hanno prodotto forti minusvalenze. A queste vanno aggiunte ulteriori prudenzialità adottate su talune operazioni a minor impatto economico.

A fronte quindi di un impegno finanziario di diverse centinaia di milioni di euro (€ 929 mil.) , la Banca si presenta al mercato con un bilancio trasparente e rigoroso, dal quale, auspichiamo, si possa ripartire per un rilancio forte ed incisivo delle strategie industriali del MPS. Altro elemento sul quale esprimiamo soddisfazione, deriva dalla conferma di quanto abbiamo sempre sostenuto, e cioè della forte tenuta dell'attività tradizionale della Banca, che anche per il 2003, segna un trend in crescita, sintomatico di una rete commerciale sana, in grado di produrre reddito e con un rapporto non deteriorato con la clientela di riferimento.
...
E' palese quindi, anche ai più distratti, che nel bilancio 2003 trovano conferma le critiche alle scelte sbagliate che nel corso degli ultimi anni abbiamo evidenziato, con cui oggi la Banca è costretta a fare i conti.

La "sbornia" generale sulla finanza creativa ha portato il MPS ad una perdita di immagine ed economica che non può essere quantificata facilmente e che si protrarrà nel tempo, mentre l'attività tradizionale, che da molti veniva considerata superata e anacronistica, si conferma come l'unica via attraverso la quale il MPS può garantirsi uno sviluppo reale.
La strada dei risultati facili, grazie alla speculazione finanziaria, dipintaci come salto di qualità verso la modernizzazione, si è rivelata disastrosa per l'Azienda, i dipendenti, la clientela.

Tutto ciò dovrebbe far ripensare i vari soggetti istituzionali (Azienda e Proprietà) sull'atteggiamento che hanno tenuto in tutta questa fase, rifiutando l'apertura di una riflessione di merito su queste tematiche, che, ci permettiamo di dire, da molto tempo avevamo sollecitato, attraverso la denuncia di una deriva pericolosa intrapresa dall'Azienda.

La trasparenza e chiarezza espressa nel bilancio, cozza però con la scelta, incomprensibile, di voler comunque evidenziare un utile di esercizio di dimensioni importanti (€ 442 mil.), reso possibile grazie al "prelievo" di circa 300 milioni di euro dalle riserve.

Riteniamo tale decisione, se pur legittima, estremamente inopportuna, poiché fornisce segnali contradditori al mercato, ma soprattutto perché si attinge dal patrimonio della Banca per fare utili, contribuendo così ad aggravare una situazione già critica. Sarebbe stato infatti molto più corretto se anche l'utile di esercizio riflettesse le difficoltà dell'anno appena chiuso, e si ispirasse, come il resto del bilancio, a criteri maggiore prudenza amministrativa.

Sorge quindi il dubbio che tale scelta possa risentire di ingerenze o forzature improprie. Sarebbe bene che gli Enti Locali senesi - che esprimono la maggioranza della proprietà - ponessero maggior attenzione a questi elementi, poiché una gestione della Banca che si è rivelata non all'altezza, può produrre, nel tempo, non solo minori erogazioni al territorio di riferimento, ma soprattutto pesanti conseguenze per le migliaia di lavoratori del Gruppo e per le prospettive future.

Auspichiamo che l'approvazione del Bilancio 2003 segni la fine di un'era difficile e l'apertura di una nuova fase di prospettiva per la Banca...».

Purtroppo le cose non sono andate esattamente così.

 

 

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