1. DOPO IL COLPO DI VENTO AL VELIVOLO RUMENO E IL COLPO DI VERNICE SULLA FIANCATA PER CANCELLARE IL LOGO DELL’ALITALIA, C’È CHI PENSA CHE NEL CDA DI MARTEDÌ PROSSIMO ARRIVERÀ ANCHE UN COLPO DI SPUGNA: NEL MIRINO CI SONO RAGNETTI E SCHISANO, IL DIRETTORE OPERATIVO CHE HA SBIANCHETTATO L’AEREO DELLA CARPATAIR 2. GIÀ SI CONOSCONO LE RISPOSTE CHE STASERA PROFUMO RIFILERà ALLA GRUBER: LA BANCA È SOLIDA, NON C’È NULLA DA TEMERE, I RISPARMI SONO AL SICURO E GARANTITI. MA NON PIÙ TARDI DI TRE GIORNI FA I SENESI HANNO LETTO CIÒ CHE È SUCCESSO IN OLANDA DOVE LA SNS BANK È STATA IMPROVVISAMENTE NAZIONALIZZATA E TUTTI I RISPARMI DEGLI INVESTITORI CHE POSSEDEVANO AZIONI OPPURE OBBLIGAZIONI SONO STATI AZZERATI 3. TRA I PRESUNTI CANDIDATI ALLA SOGIN SI INTRAVEDE UN GRANDE VECCHIO, CARLO JEAN 4. MALAGÒ IN-GOLF-ATO DA CHIMENTI: ANDREA AGNELLI SCENDERÀ IN CAMPO CON IL SUO PESO PER APPOGGIARE AL CONI IL BRACCIO DESTRO DI PETRUCCI, RAFFAELE PAGNOZZI

1. RAGNETTI E SCHISANO, VOLO IN PERICOLO
Dopo il colpo di vento che sabato ha fatto andare fuoripista l'Atr72 della compagnia rumena Carpatair, i vetri continuano a sbattere dentro l'Alitalia e tra i 20 patrioti italiani che non vedono l'ora di tagliare la corda dalla societa'.

Nel quartier generale di Fiumicino sembra che la tensione sia arrivata a livelli insostenibili e che entro martedì della prossima settimana dovrà succedere qualcosa di importante. Per quella data è fissato il consiglio di amministrazione dove la prima decisione da prendere riguarda il prestito ponte di 150-200 milioni che serve per comprare il carburante fino ad agosto. Nella stessa occasione si riproporrà il braccio di ferro tra gli azionisti più inquieti che condizionano lo sganciamento di quattrini a un netto cambiamento di rotta.

La maggior parte vorrebbe che il prestito ponte fosse sottoscritto da IntesaSanPaolo che detiene l'8,9% della Compagnia. In fondo si tratterebbe di una vendetta postuma nei confronti di quella banca che con il Piano Fenice, partorito dalla mente fertile di Corradino Passera e della moglie Giovannona Salza che all'epoca lavorava in AirOne, ha inguaiato gli altri patrioti.

Da parte sua l'Air France, titolare del 25% delle azioni, non sembra avere alcuna intenzione di svenarsi a favore della cordata e aspetta sulla riva del fiume che i vari Colaninno, Benetton, Marcegaglia, Mancuso cedano le loro quote ben al di sotto di quel 30% di sovrapprezzo che hanno richiesto.

In questo scenario è sparita dall'orizzonte la fantomatica offerta di acquisto da parte degli arabi di Etihad Airways che secondo "MF" avrebbero presentato un'offerta per il 49% della società. La notizia, lanciata pochi giorni fa come un formidabile scoop, si è rivelata un'autentica bufala e ieri James Hogan, il manager di origine australiana che dal settembre 2006 guida la Compagnia degli Emirati Arabi, ha smentito seccamente queste fantasie.

Così, dopo il colpo di vento al velivolo rumeno e il colpo di vernice sulla fiancata per cancellare il logo dell'Alitalia, c'è chi pensa che nel consiglio di amministrazione di martedì prossimo arriverà anche un colpo di spugna.

In questo caso si potrebbe aprire un autentico processo all'intero top management cominciando da quel Colaninno che continua a corteggiare invano i francesi di AirFrance. Ma non sarà certo lui la vittima delle turbolenze che agitano la Compagnia. Nel mirino ci sono due manager con responsabilità primarie. Il primo è Andrea Ragnetti, il George Clooney dell'Alitalia che finora ha confermato l'equazione matematica secondo la quale gli uomini di marketing non sono assolutamente dotati di attributi imprenditoriali. Esattamente un anno fa il 53enne romano è salito a bordo, ma finora non ha messo in luce particolari competenze,e oggi anche il "Corriere della Sera" arriva a dire (a distanza di una settimana dalle previsioni di quel sito disgraziato di Dagospia) che la poltrona di Ragnetti è in discussione.

Il colpo di vento ha contribuito certamente a farlo barcollare, ma la sua sorte è strettamente legata a quella di Giancarlo Schisano, il direttore operativo che nel cuore della notte ha deciso di stendere un velo bianco sull'aereo della Carpatair. All'Alitalia conoscono bene il decisionismo di questo manager che sembra avere assimilato lo stile di famiglia poiché è fratello di quel Roberto Schisano dagli occhi azzurri che Prodi lasciò per due anni al vertice della Compagnia entrando subito in rotta di collisione con i sindacati.


2. A SIENA SI TEME LA NAZIONALIZZAZIONE: ADDIO RISPARMI IN AZIONI E OBBLIGAZIONI
I contradaioli di Siena sono rimasti molto impressionati quando ieri hanno visto il pallore mortale dipinto sul viso del boccoluto Mussari durante il suo ingresso al palazzo di giustizia.

L'avvocato calabrese sembra aver perso dieci anni della sua vita e la baldanza che ostentava davanti agli altri banchieri e al popolo quando dal balcone della banca seguiva il Palio. Adesso i contradaioli, che hanno già emesso la loro sentenza, sono pronti a seguire la performance di questa sera di Alessandro Profumo negli studi de "La7".

L'ex-boyscout McKinsey è stato invitato nel programma di Lilli Gruber ed è probabile che arriverà accompagnato dalla moglie Sabina Ratti che tiene l'occhio vigile sull'orrendo zainetto del marito nel quale sono conservati i 40 milioni ricevuti quando il banchiere lasciò Unicredit.

Il menu' della trasmissione è scontato e i contradaioli non si aspettano grandi novità. Profumo traccerà una linea netta con la gestione del boccoluto Mussari e dei funzionari infedeli, difenderà la vigilanza e la Banca d'Italia e rifiuterà l'idea che MontePaschi si possa definire una banca di Stato per il prestito in arrivo dal governo Monti.

Per i contradaioli tutta questa prosa è un insieme di bischerate inutili. A loro interessa molto di più sapere qualcosa sul destino dei risparmi che 6 milioni di correntisti hanno depositato nel Monte dei Pacchi comprando anche azioni e obbligazioni. Già conoscono la risposta dell'ex-boyscout con lo zainetto gonfio di soldi e di prosopopea: la banca è solida, non c'è nulla da temere, i risparmi sono al sicuro e garantiti.

Ai contradaioli questa risposta non basta perché non più tardi di tre giorni fa hanno letto ciò che è successo in Olanda dove la SNS Bank è stata improvvisamente nazionalizzata e tutti i risparmi degli investitori che possedevano azioni oppure obbligazioni subordinate sono stati azzerati. Il ministro delle Finanze olandese, che il 21 gennaio è stato anche nominato presidente dell'Eurogruppo, ha sparato una botta tremenda nei confronti dei risparmiatori tra i quali anche numerosi italiani. Così la quarta banca olandese è passata nelle mani dello Stato senza che nessuna tra le solite agenzie di rating avesse lanciato un allarme.

Ai contradaioli di Siena questa vicenda ricorda il copione delle banche irlandesi che dopo la nazionalizzazione hanno rimborsato un misero centesimo ogni mille euro agli obbligazionisti. E senza andare troppo lontano sanno che la stessa avventura è successa con i bond argentini di Parmalat.

Soltanto il "Sole 24 Ore" in un articolo pubblicato venerdì con toni assolutamente tecnici e asettici, ha parlato delle obbligazioni in mano ai risparmiatori nelle pagine dedicate alle vicende di MontePaschi e ha scritto che questi titoli di credito sono assolutamente garantiti. Ma a distanza di poche ore e' esplosa la vicenda della banca olandese,e domenica sempre il "Sole 24 Ore" ha sparato un titolo a sei colonne: "Colpo di mano dell'olandese SNS: bond espropriati - risparmio tradito".

Gli altri giornali ignorano gli affanni dei contradaioli e del popolo bue che ha comprato azioni e obbligazioni: sono in buona compagnia perché il silenzio delle cosiddette Authorities nei confronti dei bischeri ,azionisti oppure obbligazionisti, è assordante. Il risultato e' che da Bankitalia a Consob, fino al ministero dell'Economia e del Tesoro, per non parlare dell'Abi, di Assogestioni e degli altri organismi, non esce una parola in grado di rassicurare. E il ritornello di Profumo che la banca è solida e lo sarà ancora di più una volta nazionalizzata, a questo punto non basta.

3. TRA I PRESUNTI CANDIDATI ALLA SOGIN SI INTRAVEDE UN GRANDE VECCHIO, CARLO JEAN
Finalmente si è cominciato a sapere qualcosa di più sulle manovre per occupare il vertice di Sogin, la società di Stato che deve provvedere alla bonifica dei siti nucleari e della messa in sicurezza delle scorie radioattive.

Che ci fosse turbolenza lo si era capito da tempo per i ripetuti attacchi che partivano dal settimanale "Il Punto" nei confronti dell'amministratore delegato Giuseppe Nucci. È chiaro che questo giornale ha robuste fonti di informazione dentro Sogin e gli addetti ai lavori ne hanno avuto conferma quando "Il Punto" è arrivato... al punto di pubblicare dei virgolettati della relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta che non si ritrovano nella versione approvata dalla Commissione stessa. Ovviamente si trattava di giudizi tutti negativi verso gli ultimi due anni di gestione dell'azienda guidata dal manager Nucci.

Adesso si cominciano a intravedere i primi nomi dei possibili pretendenti alla poltrona e del regista che dietro le quinte sta tirando le fila per il ribaltone. Il primo nome che circola è quello di Luigi Brusa, un ingegnere nucleare che dopo aver lavorato per l'Enel nella costruzione delle centrali di Caorso, Trino e Garigliano, è stato fino a poco tempo fa direttore tecnico della Sogin. L'altro nome che circola per la poltrona di amministratore delegato è quello di Francesco Mazzucca, un ingegnere già presidente di Ansaldo Nucleare che nell'agosto 2009 è stato nominato ,da Berlusconi e da Sciaboletta Scajola, commissario della Sogin.

Ma dietro a questi presunti candidati si intravede un grande vecchio che si aggira tra i partiti e sta manovrando per ricoprire un ruolo di primo piano nei futuri assetti della società. Si tratta di Carlo Jean, il 77enne esperto di geopolitica che dal '90 al ‘92 è stato consigliere militare di Cossiga. La sua carriera non è finita al Quirinale perché dal 2002 al 2006 è arrivato alla presidenza della Sogin e spera ancora oggi di condizionare la società.


4. MALAGÃ’ IN-GOLF-ATO DA CHIMENTI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Giovannino Malagò (per gli amici Megalò) è molto avvilito.

A rovinargli la speranza di scalare la presidenza del Coni è arrivata la notizia che il giovane presidente della Juventus, Andrea Agnelli, scenderà in campo con il suo peso per appoggiare al Coni il braccio destro di Petrucci, Raffaele Pagnozzi.

La svolta del giovane erede della Sacra Famiglia torinese nasce dal risentimento provato quando Franco Chimenti, presidente della Federazione italiana golf e amico di lunga data di Malagò, ha deciso di far giocare l'Open d'Italia di golf 2013 nel circolo Golf Torino piuttosto che sul campo del Club Royal Park I Roveri che è sempre stato il circolo della Famiglia torinese.

Nei giorni scorsi tra Andrea Agnelli e l'amico di Malagò Franco Chimenti sono volate parole grosse perché il rampollo di cui pochi conoscevano la passione per il golf ha accusato il presidente della Federazione di scarsa etica e poca trasparenza".

 

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