RENZI ACCHIAPPATUTTO: UN SUO UOMO NEL GOTHA DI INTESA

Vittorio Malagutti per L'Espresso

Un'aspirante anchorwoman nei posti di comando della più grande banca italiana. Si chiama Cristina Finocchi Mahne ed è la «conduttrice e autrice», come recita il suo curriculum personale, «di Watchdog, la prima trasmissione sui temi di governance», in onda sulla tv Class Cnbc. Lunedì 22 aprile l'assemblea di Intesa Sanpaolo eleggerà i componenti del consiglio di sorveglianza e Cristina Finocchi, partita da outsider, adesso vanta discrete possibilità di entrare nella rosa dei 19 eletti nell'organo di vigilanza presieduto da Giovanni Bazoli.

Il nome della signora "Watchdog" è forse il più sorprendente nell'elenco dei 31 candidati (10 donne) espressi da tre liste diverse, su cui si dovranno esprimere i soci della grande banca milanese. Cristina Finocchi siede nel consiglio della società romana di pubbliche relazioni Pms, forte di un buon parterre di clienti soprattutto nel giro delle aziende pubbliche. Suo padre, Michele Finocchi, è l'ex funzionario dei servizi segreti al centro dello scandalo dei fondi neri del Sisde, condannato nel 2000 a sette anni e due mesi di reclusione.

Un passato nella multinazionale delle pr Hill&Knowlton e poi come manager, una dozzina di anni fa, nella banca bresciana Bipop (istituto indagato da magistratura e Bankitalia), la conduttrice televisiva è sponsorizzata dalle tre fondazioni bancarie di Padova, Bologna e Firenze. Da principio i tre enti puntavano a conquistare al massimo quattro posti in consiglio. Adesso però su questa lista dovrebbero convergere anche i voti di molti grandi investitori internazionali, forti di oltre il 20 per cento del capitale. E allora i rappresentanti delle fondazioni potrebbero diventare cinque o forse addirittura sei. In quest'ultimo caso Cristina Finocchi, in sesta posizione (su nove) nella lista, entrerebbe nel consiglio di sorveglianza.

Tutto nasce dalla rissa in casa Assogestioni, l'associazione guidata dall'ex ministro Domenico Siniscalco che rappresenta l'industria del risparmio gestito, a cominciare dai fondi d'investimento. Lo scontro ha portato all'accantonamento di uno dei possibili candidati, l'avvocato e professore della Cattolica, Vincenzo Cariello. Il modo in cui si è arrivati alla formazione della lista ha però fatto esplodere i malumori tra le agenzie di valutazione (Iss e Glass Lewis) che rappresentano e assistono in assemblea gli investitori internazionali. «E allora, piuttosto che appoggiare Assogestioni, è meglio orientarsi sui candidati delle Fondazioni», questo l'invito delle cosiddette proxy agencies agli investitori da loro rappresentati.

È questo l'ultimo giro di giostra nelle manovre in vista dell'assemblea chiamata a rinnovare la squadra di comando di Intesa. Al consiglio di sorveglianza spetta infatti la designazione dei nove componenti del consiglio di gestione, dove oltre alla conferma di Enrico Cucchiani sulla poltrona di consigliere delegato è prevista la nomina di Gian Maria Gros Pietro come presidente al posto di Andrea Beltratti.

La Fondazione Cariplo presieduta da Giuseppe Guzzetti e la torinese Compagnia di San Paolo guidata dall'ex sindaco Sergio Chiamparino, forti insieme del 14,6 per cento del capitale di Intesa, controlleranno la maggioranza del consiglio di sorveglianza, con 11 membri che potrebbero diventare 12 su un totale di 19. Altri cinque posti, ma forse anche sei, sembrano come detto destinati alle fondazioni di Bologna, Padova e Firenze, titolari di poco meno del 10 per cento del capitale dell'istituto. Assogestioni finirebbe quindi per accontentarsi di un paio di poltrone.

Documenti alla mano, il consiglio di sorveglianza dovrebbe essere rinnovato per oltre la metà. Scontata la conferma di Giovanni Bazoli, che lo scorso anno ha tagliato il traguardo degli 81 anni, nella lista Cariplo-SanPaolo conservano il posto anche i docenti universitari Franco Dalla Sega (in quota Milano) e Pietro Garibaldi (Torino), che l'anno scorso sostituì la vicepresidente Elsa Fornero, diventata ministro. Confermato anche il presidente di Confindustria Piemonte, Gianfranco Carbonato.

A quanto pare, poi, a Intesa non possono proprio fare a meno di Jean Paul Fitoussi, l'economista francese che siede tra l'altro nel consiglio di Telecom da quasi dieci anni, sin dai tempi di Marco Tronchetti Provera. L'abile Fitoussi, intervistatissimo dai giornali, ospite fisso di talk show televisivi, è approdato al consiglio di Intesa nel 2010, su proposta dell'allora azionista Crédit Agricole. Uscito di scena l'istituto transalpino, è arrivata la candidatura delle due grandi fondazioni azioniste. Questa volta, però, a sostenere il professore francese sono le Generali, socie di Intesa con il 4,7 per cento circa, che non presenteranno candidati e faranno confluire i propri voti sui nomi proposti da Cariplo-San Paolo.

Il primo in lista per le tre fondazioni minori è invece Mario Bertolissi, vicepresidente uscente del consiglio di sorveglianza. Bertolissi, ordinario di diritto costituzionale, due mesi fa ha perso la corsa alla presidenza della Fondazione Cariparo (Padova e Rovigo), che ha confermato il numero uno Antonio Finotti, 83 anni, al vertice dal 2003.
Insomma, largo ai giovani.

Niente paura, allo sfidante Bertolissi, classe 1948, è stato comunque garantito un atterraggio morbido a Intesa. Stesso discorso, o quasi, per Jacopo Mazzei, già presidente della Fondazione Carifirenze. Dopo mesi di tira e molla, con tanto di ricorso al ministero dell'Economia, a gennaio Mazzei ha dovuto lasciare il vertice dell'ente a cui era approdato nel novembre 2011. Tempo poche settimane ed è arrivata la poltrona di riserva. L'ex timoniere della fondazione fiorentina, erede di una famiglia che ha sempre dominato la scena finanziaria locale, si prepara a entrare nel consiglio guidato da Bazoli. E pensare che a suo tempo, anni fa, proprio Mazzei fu un fiero oppositore della fusione della Cassa di Firenze con l'istituto milanese.

Il banchiere toscano conosce bene Intesa. Se non altro perché Mazzei è manager e azionista del gruppo Fratini, la famiglia di immobiliaristi e imprenditori che nel 2008 si lanciò nell'avventura Alitalia, comprando una piccola quota della compagnia con l'appoggio della banca all'epoca guidata da Corrado Passera. Tre anni dopo Intesa ha dato una mano agli amici investitori toscani ricomprandosi le loro azioni Alitalia.
Da Firenze arriva anche Francesco Bianchi. La sua è una candidatura targata Matteo Renzi. Il sindaco rottamatore ha sponsorizzato Bianchi nella recente nomina a commissario straordinario del Maggio fiorentino, l'importante ente culturale che produce tra l'altro l'omonimo festival.

L'avvocato Alberto Bianchi, fratello di Francesco, è il presidente della fondazione Big Bang, la cassaforte finanziaria dell'esponente Pd. Il candidato fiorentino è un professionista di grande esperienza. Ha lavorato alla Cariplo e poi come manager di Intesa fino al 2007. Tempo un paio di anni e Bianchi è stato designato dalla Fondazione Cassa di Alessandria nel consiglio della Popolare di Milano, all'epoca presieduta Massimo Ponzellini. È finita male. Con Ponzellini sfiduciato a novembre 2011 e poi agli arresti. Bianchi si era sfilato prima della tempesta, con le dimissioni presentate a maggio del 2011. Un paio di anni e il manager amico di Renzi torna in pista, questa volta per Firenze. Fondazione che vai, banca che trovi.

 

 

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