RIBALTON-TELECOM – MENTRE IL CONVERTENDO DELLA DISCORDIA E’ APPRODATO IN PROCURA, LA PROSSIMA ASSEMBLEA POTREBBE AFFOSSARE IL CDA E LA CONTROLLANTE TELEFONICA…

Giorgio Meletti per "Il Fatto Quotidiano"

È come se sul progetto di consegnare a Telefónica España, per pochi spiccioli, il controllo di Telecom Italia si fosse di colpo addensata una tempesta perfetta. E Marco Fossati - l'azionista di minoranza di Telecom che con il suo 5 per cento del capitale ha chiesto e ottenuto per il 20 dicembre l'assemblea degli azionisti con la revoca del consiglio d'amministrazione - a questo punto pensa di potercela fare. Con lui il fronte politico-economico che si è schierato, per fermare gli spagnoli, contro la linea di non-intervento del governo. Mettiamo in ordine i fatti.

La Consob, commissione che vigila sui mercati finanziari, è pronta a inviare all'amministratore delegato di Telecom Italia la cosiddetta "lettera di contestazione", paragonabile a un rinvio a giudizio, che apre la procedura per sanzionare la irregolarità di cui è accusato nella vicenda del prestito "convertendo" (obbligazioni che dopo tre anni si convertono in azioni) emesso il 7 novembre scorso.

La lettera, su cui pesa per legge un vincolo di riservatezza, dovrebbe partire durante il prossimo fine settimana , a mercati chiusi. Pochi giorni dopo l'emissione del convertendo, sulla base di un dettagliato esposto di Fossati, il presidente della Consob Giuseppe Vegas ha ordinato una perquisizione a tappeto degli uffici Telecom di Roma e Milano.

Ma, a quanto trapela, la Consob considera prove sufficienti gli stessi comunicati stampa con cui Telecom ha dato spiegazioni balbettanti di un'operazione che ha violato più di una regola di tutela degli azionisti di minoranza. Tutta la documentazione è stata trasmessa alle procure di Milano e Roma perché, secondo gli ispettori Consob, in essa c'è un evidente fumus di reati.

Il procuratore aggiunto di Roma, Nello Rossi, ha già da alcune settimane aperto un fascicolo sulla vicenda del passaggio del controllo di Telco (che a sua volta controlla Telecom Italia con il 22,4 per cento delle azioni) dai tre soci italiani (Mediobanca, Assicurazioni Generali e Intesa Sanpaolo) alla Telefónica España di Cesar Alierta.

L'Assemblea del 20 dicembre comincia a farsi difficile per Alierta e soci. I fondi d'investimento italiani (di fatto sottomessi alle grandi banche azioniste di Telco) controllano un 7 per cento rappresentato in assemblea da Assogestioni: quest'ultima può non votare a favore della revoca ma difficilmente può arrivare a votare contro senza tradire la sua missione di tutela dei piccoli azionisti.

Il fondo americano Black Rock (5 per cento), inspiegabilmente favorito nel collocamento del prestito convertendo dal quale Fossati denuncia di essere stato escluso, potrebbe disertare l'assemblea per non confermare i sospetti con un appoggio a Telco. Quindi l'azionista di controllo ha qualche difficoltà a salire significativamente sopra il 22-25 per cento.

I fondi stranieri posseggono invece oltre il 40 per cento del capitale Telecom, e le indiscrezioni di ieri sera (termine ultimo per la raccolta delle deleghe) indicavano che i professionisti d'assemblea avrebbero già superato la soglia del 20 per cento del capitale. Sommando a questa cifra il 5 per cento di Fossati e l'1,5 per cento dei piccoli azionisti raccolti dall'associazione Asati, si può supporre che la proposta di revoca del cda possa toccare il 30 per cento dei consensi.

La politica, a sua volta, accelera. Il senatore Pd Massimo Mucchetti è riuscito ad agganciare al decreto legge "salva Roma", che sarà convertito in legge dal Senato la prossima settimana, l'emendamento che abbassa dal 30 per cento al 15 per cento la soglia minima per far scattare l'obbligo di offerta pubblica d'acquisto per chi conquista il controllo di una società quotata.

In pratica, con questa norma, Telefónica sarebbe obbligata, per comandare in Telecom, a comprare tutte le azioni della società: anziché poche centinaia di milioni dovrebbe spendere alcuni miliardi. E ieri per la prima volta una voce anti-spagnola si è levata dai ranghi del governo: il viceministro dell'Economia, Stefano Fassina, dicendosi molto preoccupato, ha detto che "il governo deve valutare se c'è necessità di intervenire". Finora il premier Enrico Letta ha sostenuto la linea del non intervento perché "Telecom è una società privata".

 

MARCO FOSSATI FOTO ANSA franco bernabe e marco fossati TELECOM c c fa a ca dd TELECOM TELEFONICA ea c f c a cecb a a e b cesar_aliertaLUIGI ZINGALES Massimo Mucchetti

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