1- RIPARTE IL DUELLO TRA DIEGO LAQUALUNQUE E ROTELLI PER LA CONQUISTA DEL CORRIERE 2- LA BANCA D’INVESTIMENTO EQUITA SIM RASTRELLA SUL MERCATO TITOLI RCS. IL MANDANTE? C’È CHI SCOMMETTE SULLO SCARPARO CHE SCALPITA PER AUMENTARE IL SUO 5,4% 3- MA PER METTERE LE MANI SU VIA SOLFERINO INTANTO, DOPO IL CALCIONE DI BAZOLI DEVE ASPETTARE LA SCADENZA DEL PATTO, NEL 2014. SECONDO DEVE VEDERSELA CON IL BOSS DELLA SANITÀ LOMBARDA GIUSEPPE ROTELLI (PARE CHE DAL 10% SIA ARRIVATO AL 16) 4- UNA SCALATA A MANI LIBERE CHE AVREBBE IRRITATO IL PANZER MARCHIGIANO PER IL DIVERSO TRATTAMENTO A LUI RISERVATO DA ALTRI SOCI FORTI DEL GRUPPO (BAZOLI) 5- NON SOLO TOTI E BENETTON (5% CIASCUNO) PENSANO A VENDERE. ANCHE LA FIAT (10%) 6- IN PRIMAVERA, DI SICURO, ALLA SCADENZA DEL CDA, MARCHETTI E L’AD PERRICONE NON SARANNO RINNOVATI PER LA GIOIA DEI SOCI COSTRETTI ALLA RICAPITALIZZAZIONE DEL GRUPPO PER LA PROBABILISSIMA SVALUTAZIONE DELLE CONTROLLATE SPAGNOLE

Camilla Conti per http://www.economiaweb.it

Rcs resta una delle sorvegliate speciali di Piazza Affari. Ad avere acceso i riflettori sul titolo nelle ultime settimane sono soprattutto la pace armata nella governance del gruppo editoriale, i mal di pancia dell'azionista Diego Della Valle e le nubi che si addensano all'orizzonte sui risultati trimestrali attesi per l'11 novembre.

EQUITA RASTRELLA QUOTE.
L'ultima indiscrezione raccolta nelle sale operative punta il dito su Equita Sim che, dopo aver rilevato per conto terzi il 5% del capitale di Impregilo, sarebbe in manovra anche sulla Rizzoli. La banca d'investimento guidata da Francesco Perilli, riferiscono i rumors, starebbe infatti rastrellando sul mercato titoli del gruppo. Il mandante? C'è chi scommette sull'iperattivo Della Valle ma la strategia della sim potrebbe anche essere quella di acquistare ora a prezzi da saldo (Rcs vale 0,8 euro, ovvero circa il 40% in meno rispetto a sei mesi fa) per poi rivendere al miglior offerente quando e se scatterà il risiko azionario.

DELLA VALLE VUOLE CRESCERE.
Sullo sfondo, infatti, la calma ai vertici del gruppo è solo apparente. Nell'ultimo esecutivo non si è consumata la resa dei conti fra il patron della Tod's e Giuseppe Rotelli. L'imprenditore marchigiano ha deciso di defilarsi dal patto di Mediobanca e scalpita per aumentare il suo 5,4 per cento che attualmente detiene nella casa editrice.

Stando fuori da Piazzetta Cuccia, infatti, avrà le mani più libere senza l'obbligo formale di rispettare particolari rapporti di buon vici¬nato. Il patto di sindacato della Rcs ha però regole più barocche. Chi è socio non può né uscire, né aumentare le sua quota previo accordo egli altri membri, e nemmeno acquistare azioni non sindacate.
Della Valle ha già chiesto di poter derogare, ma ha ricevuto un cortese quanto fermo no. Se vorrà farlo, dovrà aspettare la scadenza del patto, nel 2014.

MANI LIBERE PER ROTELLI.
L'unico azionista ad aver acquistato i titoli provenienti dai recessi è stato Rotelli, titolare dell'11% dei diritti di voto di Rcs, comunicando l'acquisto di uno 0,14% del capitale, per un controvalore di 1,2 milioni. Ed è esattamente questa la quota dei recessi sottoscritti in opzione dagli azionisti, mentre il successivo collocamento dell'inoptato si è concluso il 4 ottobre senza alcuna adesione (il restante pacchetto è quindi stato comprato dalla società).

Ma in Borsa c'è chi sostiene che in realtà l'imprenditore ospedaliero tra controllo diretto e portage di altri avrebbe già in mano una quota vicina al 16% del capitale. Ipotesi che aumenterebbe il malumore di Della Valle, il quale per adesso non ha però fatto passi formali nel senso di disdettare la sua partecipazione al patto di sindacato, nè ha avanzato una nuova richiesta di salire nel capitale della società editoriale. Quello che è certo però è che il patron della Tod's avrebbe più volte manifestato una certa irritazione per le mosse di Rotelli e per il trattamento a lui riservato da altri soci forti del gruppo.

TOTI E BENETTON PENSANO A VENDERE.
Nel frattempo, il mercato monitora i movimenti di Benetton e Toti che, secondo altre indiscrezioni, starebbero valutando la possibilità di cedere le rispettive quote (possiedono circa il 5% a testa). Così come si attendono le mosse della Fiat, azionista con il 10,5%: se Marchionne decidesse di uscire dal Corriere per concentrarsi sul core business a quattro ruote e sulla frontiera americana, nel 2014 a comprare potrebbe arrivare Mr Tod's.

Mai come in questo momento i pattisti sono impegnati sui fronti delle rispettive aziende alle prese con la crisi (la famiglia Ligresti, socia con il 5,4%, fa i conti con il risanamento delle sue assicurazioni e Intesa Sanpaolo con il rischio debito che vaga come una mina sui mercati).

Di certo eventuali cambiamenti nell'azionariato, al momento prematuri, avrebbero un effetto anche sul rinnovo del consiglio d'amministrazione previsto in primavera. Di sicuro, alla scadenza, Piergaetano Marchetti e Antonello Perricole, rispettivamente presidente e amministratore delegato del gruppo, non saranno rinnovati.

IL REBUS SPAGNOLO.
Sul fronte, industriale, la società è inoltre impegnata nel complesso riassetto che sta riguardando le ammiraglie Rcs Quotidiani, Rcs Periodici e Rcs Pubblicità e che si dovrebbe concludere per fine anno. Ma l'appuntamento cui guarda il mercato è quello con la trimestrale: un possibile peggioramento dei conti starebbe infatti creando scontento fra alcuni dei soci.

Non a caso sul tavolo del comitato esecutivo è finita l´opportunità di svalutare o meno le attività spagnole che hanno prezzi di carico molto elevati.

Le perdite rischierebbero di minacciare la solidità patrimoniale del gruppo e qualcuno comincia a temere l'ipotesi di un aumento di capitale per abbattere il debito. Come gli analisti di Kepler che a settembre hanno tagliato il target price sul titolo da 0,87 a 0,35 euro ribadendo il rating "reduce" dopo aver abbassato le stime sui risultati del gruppo per questo e per il prossimo anno.

Secondo il broker, la società editoriale «ha evitato un aumento di capitale perché non ha adeguato la valutazione degli asset spagnoli e perché paga tassi di interesse sul debito molto inferiori (400-450 punti base) a quanto non sarebbe giustificato sulla base del suo merito di credito». Visto però il difficile contesto economico, il gruppo dovrebbe procedere a una riduzione del 70% del suo debito netto attraverso una ricapitalizzazione e una cessione di asset non strategici "a qualsiasi prezzo".

KEPLER, LA PARTECIPAZIONE VALE 300 MILIONI.
L'attuale valore iscritto in bilancio della partecipazione nella controllata spagnola Unidad Editorial è pari a 1,19 miliardi di euro, ma per gli esperti di Kepler la partecipazione varrebbe "circa 300 milioni, volendo essere generosi". La svalutazione per gli analisti potrebbe dunque comportare la necessità di una ricapitalizzazione. Analisi "assolutamente infondata", ha commentato il presidente Marchetti. Anche perché, in mezzo alla tempesta finanziaria, andare a chiedere un contributo al mercato sarebbe una strada difficilmente praticabile.

 

Della ValleGiuseppe Rotelli Antonello Perricone PIERGAETANO MARCHETTI PIERLUIGI TOTI Gilberto BenettonYAKI ELKANNI SULLO YACHT Giovanni Bazoli Sede del Corriere della Sera in via SolferinoMarco Tronchetti Provera

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