ABRAMO BAZOLI ESISTE! - CREDEVAMO FOSSE ORMAI UN’ENTITÀ DELLO SPIRITO E INVECE BAZOLI C’È E SCRIVE AL “FATTO” CHE LO ACCUSAVA DI VOLER ROTTAMARE GLI ALTRI MA NON SÉ STESSO - “QUEL DISCORSO NON AVEVA ALCUN RIFERIMENTO AL DIBATTITO POLITICO” - LA CLASSE NON È ACQUA E LA LETTERA SE LA FIRMA DA SOLO, SENZA RICORRERE AD ADDETTI STAMPA…

1 - BAZOLI CONTRO I "ROTTAMATORI"...
Lettera di Giovanni Bazoli al "Fatto quotidiano"

Con riferimento all'articolo "Bazoli, per favore non rottamate anche me", desidero precisare quanto segue:

1. l'intervento dal quale è stata estrapolata la dichiarazione riguardante la rottamazione dei vecchi è stato da me tenuto all'inaugurazione di una struttura di eccellenza per anziani e disabili. Il pensiero espresso in tale intervento non aveva alcun riferimento al dibattito politico in corso;

2. nel mio intervento non è stato per nulla affrontato il complesso problema dei tempi e dei modi dell'uscita degli anziani dal mondo del lavoro;

3. è stato da me stigmatizzato l'uso del termine "rottamazione" in quanto riferito a esseri umani (vecchi o giovani che siano). Anche nel degenerare del linguaggio mi pare di riscontrare un sintomo molto preoccupante dell'abbandono dei valori e delle tradizioni (laiche e religiose) che sono propri della nostra civiltà. Aggiungo che il rinnovamento delle classi dirigenti è un'esigenza vitale e ineludibile, ma l'esperienza è un valore sociale da preservare e da tramandare, un capitale umano prezioso anche per un confronto con i giovani.

P.S. Non entro nei giudizi espressi nell'articolo sulla mia storia personale e professionale, se non per precisare che il mio compenso quale presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo indicato nell'articolo è errato, non tiene conto della riduzione di un terzo disposto per mia autonoma decisione; analogamente a quanto si verificò per la mia liquidazione nel 2007 (come è ben noto all'estensore dell'articolo).


2 - BAZOLI, PER FAVORE NON ROTTAMATE ANCHE ME...
Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"

Tra due mesi compirà 80 anni e la notizia basta a comprendere l'intemerata di Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo, contro il concetto, "indegno", di rottamazione. Chiamato 28 anni fa dall'amico Beniamino Andreatta a occuparsi del Banco Ambrosiano lasciato in stato semi cadaverico da Roberto Calvi, Bazoli ne ha fatto la più grande banca italiana senza mollare il volante per un solo istante e può, a buon diritto, ritenersi ancora utile alla causa, se non indispensabile.

Ma il discorso sulla dimensione economica della longevità che ha pronunciato domenica scorsa a Padova, in occasione della inaugurazione della "Casa di sussidiarietà" realizzata dalla Fondazione Opera Immacolata Concezione anche grazie alle donazioni di Intesa Sanpaolo, va al di là dell'autodifesa, di per sè poco interessante: l'oste dice che il vino è buono, il politico navigato nega di essere un cane morto, e l'anziano banchiere ha tutto il diritto di rivendicare la propria perdurante lucidità.

Bazoli denuncia, come suo solito, un capitalismo (di cui pure è uno dei massimi attori) che guarda esclusivamente al profitto, e che, reggendosi "sul costante aumento dei consumi" guarda con sospetto alla tendenza dei vecchi a ridurli. Effettivamente, ammette Bazoli, la senilità è caratterizzata da "caduta dei desideri" e "inappetenza intellettuale". E quindi, la sua ricetta, indicata anche per riaccendere i consumi e con essi la ripresa economica, è che bisogna "ridare agli anziani i desideri e le passioni che hanno perso, quindi un nuovo progetto di vita".

Da questo punto di vista Bazoli è un esempio. Il suo stipendio di un milione 378 mila euro, come sanno tutti i pensionati suoi coetanei, non è tale da costringere alla caduta dei desideri. E sicuramente il giurista bresciano ha mostrato nel corso degli anni una capacità inesauribile di riaccendere le proprie passioni, tra cui, evidente, quella per l'esercizio del potere economico.

Solleva però qualche interrogativo il diritto di Bazoli a ergersi a giudice dei cosiddetti rottamatori. Per quanto possa essere giudicata di cattivo gusto, la battaglia di Matteo Renzi contro lo stato maggiore del suo partito è tutta politica: alla fine decideranno, democraticamente, gli elettori, che potrebbero anche rottamare per le vie brevi il giovane sindaco di Firenze.

Non è stata invece sottoposta al voto popolare l'iniziativa con cui la banca guidata da Bazoli ha rottamato negli ultimi dieci anni circa 20 mila dirigenti, quadri e semplici impiegati, accompagnandoli alla pensione precoce con maniere notoriamente piuttosto spicce (indegne, le definirebbe Bazoli): incombevano su Intesa Sanpaolo quelle urgenze del turbo capitalismo (taglio del costo del lavoro, ottimizzazione, razionalizzazione, "Roe", "Roi" e margine d'intermediazione) che Bazoli condanna sempre con molta severità quando riguardano le altre banche degli altri. Bazoli forse non se ne rende conto, e guardando le cose dal suo particolare punto di vista è comprensibile.

Nel 2007, quando Intesa si fuse con il Sanpaolo, scattò in suo favore la clausola che prevedeva il versamento di una liquidazione pari a dieci annualità del suo stipendio. Una lauta buonuscita, e per di più senza uscita. Chissà quante migliaia di bancari molto più giovani di Bazoli avrebbero preferito incassare la liquidazione e continuare a lavorare come prima, anziché essere consegnati di colpo alla spesa al supermercato come massima operazione di business. E adesso, dopo il danno, la beffa: il professore che gli rinfaccia la sopravvenuta "inappetenza intellettuale". Un po' ingrato.

 

GIOVANNI BAZOLIGIOVANNI BAZOLI FOTO DI ANDREA PUGIOTTO PER STYLE GIOVANNI BAZOLI GIOVANNI BAZOLI CON MOGLIE Giovanni Bazoli BAZOLIGiovanni BazoliGiovanni Bazoliint17 giovanni bazoli

Ultimi Dagoreport

tommaso labate mario giordano

DAGOREPORT - VA AVANTI IL PROGETTO DI PIER SILVIO BERLUSCONI DI “RIEQUILIBRARE” POLITICAMENTE LE RETI MEDIASET (TROPPO SOVRANISMO FA MALE ALL'AUDIENCE): L'ULTIMO ARRIVATO E' L’ACERBO TOMMASO LABATE, IN ODORE DI SINISTRA DEM, A CUI È STATO AFFIDATA LA PRIMA SERATA DEL MERCOLEDÌ - LA SUA SCELTA HA FATTO INVIPERIRE MARIO GIORDANO, SBATTUTO ALLA DOMENICA SERA CON IL SUO “FUORI DAL CORO”. E, GUARDA CASO, GIORDANO È DIVENTATO IMPROVVISAMENTE OSTILE AL GOVERNO MELONI: “NON STA DANDO LE RISPOSTE CHE SI ASPETTAVANO GLI ITALIANI, SEMBRA UN GOVERNO MELONI-FORLANI”

antonio tajani pier silvio marina berlusconi forza italia

DAGOREPORT: CHE CE FAMO CON FORZA ITALIA? È IL DUBBIO CHE ASSILLA I FRATELLI BERLUSCONI: MOLLARE AL SUO DESTINO IL PARTITO FONDATO DA "PAPI" O NE CAMBIAMO I CONNOTATI, A PARTIRE DAL "MAGGIORDOMO" DI CASA MELONI, ANTONIO TAJANI? -CON PIER SILVIO CHE SCALPITA PER SCENDERE IN POLITICA ALLE POLITICHE 2027, I DUE FRATELLI HANNO COMMISSIONATO UN SONDAGGIO SUL BRAND BERLUSCONI IN CHIAVE ELETTORALE. RISULTATO: L’8% DEI CONSENSI DI CUI È ACCREDITATO IL PARTITO, LA METÀ, CIOÈ IL 4%, È RICONDUCIBILE AL RICORDO DI SILVIO BERLUSCONI - ALTRO DATO: SE SCENDESSE IN CAMPO “UN” BERLUSCONI, I CONSENSI DI FORZA ITALIA CRESCEREBBERO FINO QUASI A RADDOPPIARSI - QUEL CHE COLPISCE È CHE IL PARTITO RACCOGLIEREBBE PIÙ VOTI CON PIER SILVIO LEADER DI QUANTI NE CONQUISTEREBBE CON MARINA - (SE SCENDE IN CAMPO, O PIER SILVIO PRENDERA' PIU' VOTI DI MELONI, STRAPPANDOLI A FDI E LEGA, E FARA' IL PREMIER OPPURE LO VEDREMO CHE PRENDERA' ORDINI DALLA DUCETTA...)

orazio schillaci gemmato meloni ministero salute

DAGOREPORT – ALLA SALUTE DI GIORGIA! IL FEDELISSIMO DELLA MELONI, IL SOTTOSEGRETARIO MARCELLO GEMMATO, È DESTINATO A ESSERE PROMOSSO A VICEMINISTRO DELLA SALUTE – MA A FRENARE LA SUA NOMINA È IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI, CHE NUTRE DUBBI SUL POSSIBILE CONFLITTO D’INTERESSI DEL SOTTOSEGRETARIO, TITOLARE DI UNA FARMACIA IN PUGLIA – BASTA VEDERE IL PROVVEDIMENTO CHE HA FATTO FELICI I FARMACISTI: ORA POSSONO VENDERE CON RICCHI MARGINI DI GUADAGNO UNA SERIE DI FARMACI CHE PRIMA ERANO NELLA CATEGORIA “ASSISTENZA DIRETTA” ED ERANO DISTRIBUITI DAGLI OSPEDALI – LA DUCETTA HA CAPITO CHE ANCHE MATTARELLA POTREBBE STORCERE IL NASO DAVANTI ALLA NOMINA DI GEMMATO, E PER ORA PRENDE TEMPO…

beppe sala manfredi catella giancarlo tancredi stefano boeri

MILANO TREMA: L’INCHIESTA SU “PALAZZOPOLI” POTREBBE INGROSSARSI – NELLA CAPITALE A-MORALE DEL PAESE, IMPRENDITORI, POLITICI E BUSINESSMAN SONO AMMUTOLITI E TERRORIZZATI DALLE POSSIBILI INDAGINI – SE IL GIP, DOPO GLI INTERROGATORI DI OGGI, DOVESSE CONFERMARE LE MISURE CAUTELARI RICHIESTE DALLA PROCURA, L’INCHIESTA TROVEREBBE NUOVO VIGORE, E LO SCANDALO ESPLODEREBBE IN MODO ANCORA PIÙ DECISO. A QUEL PUNTO IN TANTI, DI FRONTE AL RISCHIO DI FINIRE INDAGATI E INGUAIATI, POTREBBERO INIZIARE A PARLARE…

luigi lovaglio giorgia meloni giancarlo giorgetti alberto nagel milleri caltagirone

FLASH! – ENTRO LA FINE DI LUGLIO, AL MASSIMO ENTRO L’8 SETTEMBRE, ARRIVERÀ IL VERDETTO DELLA PROCURA DI MILANO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO BPM, ANIMA SGR, LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO E CALTAGIRONE AD ACQUISTARE IL 15% DI AZIONI MPS ATTRAVERSO BANCA AKROS, MERCHANT BANK DEL BPM SU SPECIFICO MANDATO DEL MINISTERO DEL TESORO DI GIORGETTI – UN VERDETTO CONTRO L’OPERAZIONE MPS È RIMASTO L’ULTIMA SPERANZA PER MEDIOBANCA E GENERALI DI NON FINIRE NELLE FAUCI DI CALTARICCONE…