1- QUANDO SABATO PROSSIMO ARRIVERÀ SUL CAPOCCIONE ASFALTATO DI BERLUSCONI LA SENTENZA DI CONDANNA NEL PROCESSO MILLS, IL DISEGNO SUGGERITO DAL DESAPARECIDO GIANNI LETTA PER TIRARSI FUORI DALLA MISCHIA E PUNTARE AL QUIRINALE SARÀ DEFINITIVAMENTE ARCHIVIATO. IN PISTA ALLO STATO ATTUALE CI SONO SOLO DUE CANDIDATI, I DUE PROFESSORI TIMIDI, PRESUNTUOSI E PIUTTOSTO AVARI: MONTI E PRODI 2- I BRILLANTI INSUCCESSI DI ALITALIA RAGNETTI EPOCA TELECOM ITALIA: 500 MILIONI AL VENTO 3- DUELLO BOMBASSEI-SQUINZI: FORSE DIETRO LA BAGARRE PER L’ART. 18, DOVE LA FORNERO STA FACENDO LA FIGURA DELLA PASSACARTE, SI NASCONDE UN BARATTO COL GOVERNO CHE IN CAMBIO DI ULTERIORE CREDITO PER LE GRANDI IMPRESE POTREBBE DISINNESCARE LA MINA DELL’ARTICOLO SUL QUALE È STATA MONTATA UN’ENORME POLEMICA 4- MONTEZEMOLO INFOGLIATO DA FERRARA. TRE CORSE GIORNALIERE SULLA TRATTA ROMA-MILANO SONO A RISCHIO DI SUICIDIO: PER ESSERE COMPETITIVI ALMENO 15 TRENI 5- AIRONE PASSERA SUL LETTINO DELLO PSICANALISTA PER OTTENERE UNA “WEB REPUTATION”

1- SABATO, CON LA CONDANNA MILLS, IL BANANA DICE ADDIO AL QUIRINALE. IN PISTA CI SONO SOLO DUE CANDIDATI, AVARI: MONTI E PRODI
Nel coro dei cardinali della politica e dei chierichetti dei giornali che inneggiano a Mario Monti oltre a qualche voce bianca leggermente stonata, c'è qualcuno che non spreca il fiato.

È Romano Prodi, il Professore di Bologna che finora ha rilasciato dichiarazioni di consenso formale più che sostanziale nei confronti dell'altro Professore di Varese. Piuttosto che scendere nella mischia dell'articolo 18, l'ex-presidente del Consiglio preferisce rimanere dietro le quinte per difendere il suo profilo di uomo super partes e parlare di politica estera. È quanto fa ogni settimana con degli articoli sul "Messaggero" dove l'unico segno rilevante è la profonda ostilità nei confronti della massaia di Berlino, Angela Merkel.

Lo sforzo di Prodi è di travalicare il teatrino italiano per rendere più forte il suo profilo di statista che ha voluto l'euro e si dedica alla collaborazione tra i popoli. Per averne conferma si può andare oggi pomeriggio alle 17 all'università di Bologna dove Romano dialogherà con l'ambasciatore cinese in Italia nel quadro di una serie di conferenze organizzate tra l'ateneo italiano e la Nankai University.

Un'altra prova arriva dall'intervista che appare sul giornale spagnolo "ABC" dove Prodi in vista dell'arrivo a Roma del presidente Mariano Rajoy propone un accordo tra la Spagna e l'Italia che riesca a bilanciare lo strapotere dell'asse franco-tedesco.

Dietro questi esercizi sugli scenari europei si nasconde il desiderio di Prodi di capire che cosa succederà nel 2013 quando sarà scaduto il mandato di Giorgio Napolitano e si dovrà procedere alla nomina del dodicesimo Presidente della Repubblica. E qui tutto fa pensare che il Professore abbia intenzione di ritornare ad occuparsi anima e corpo delle vicende italiane, ma dovrà vedersela con quello che appare oggi il candidato più forte, l'uomo che attraversando la Bocconi e le pagine del "Corriere della Sera" è diventato senatore a vita e poi inquilino di Palazzo Chigi.

Stiamo parlando di due personaggi, Prodi e Monti, che non solo hanno vissuto per molti anni nel mondo accademico, ma hanno molti tratti in comune. Entrambi appaiono timidi e riservati anche se dietro la severità del costume e una buona dose di avarizia celano una presunzione infinita che si appoggia sull'idea di essere in cima alla classifica dell'intelligenza.

Nella vita privata praticano sport diversi, Prodi predilige la bicicletta, Monti le passeggiate in montagna, ma li unisce la caratteristica di essere due passisti dall'andatura meditata che arrivano al traguardo ancora con una buona dose di fiato.

Il 2013 è ormai dietro l'angolo e non si sbaglia pensando che Prodi stia guardando con una certa preoccupazione al plebiscito di consensi che sta montando intorno al collega bocconiano. Quest'ultimo ieri ha passato più di due ore con Berlusconi preoccupato di avere garanzie per il suo futuro imprenditoriale e giudiziario. Al termine dell'incontro Monti ha dichiarato per l'ennesima volta che la sua esperienza a Palazzo Chigi finirà nel 2013 e questo convincimento suona veritiero perché, anche se non lo dice, i partiti gli fanno senso e la loro camicia di forza è un abbigliamento che non vuole indossare.

Se poi i consensi saranno così larghi e trasversali da indicargli l'indirizzo del Quirinale, allora dovrà scegliere tra un incarico europeo e la poltrona più alta del Palazzo. Più si avvicina la scadenza e più si allontanano le speranze di Berlusconi di correre contro i due passisti. Quando sabato prossimo arriverà la sentenza di condanna nel processo Mills, il disegno suggerito dal desaparecido Gianni Letta per tirarsi fuori dalla mischia e puntare al Quirinale sarà definitivamente archiviato.

In pista allo stato attuale ci sono solo due candidati, i due professori timidi, presuntuosi e piuttosto avari. Forse per Prodi è arrivato il momento di ripetere la seduta spiritica dell'aprile di 34 anni fa quando interrogando i defunti saltarono fuori le lettere del nascondiglio di Aldo Moro. Al tavolo dovrebbe invitare non soltanto gli amici della sinistra, ma anche quelli che al centro e nella destra credono di aver trovato in Monti il buon Samaritano.

2- I BRILLANTI INSUCCESSI DI ALITALIA RAGNETTI ERA TELECOM ITALIA: 500 MILIONE AL VENTO
Per un manager che sta per salire sulla poltrona di amministratore delegato non c'è niente di più fastidioso delle punzecchiature provocate da chi va a rovistare nel suo passato professionale.
È quanto sta succedendo in queste ore ad Andrea Ragnetti, il giovane ex-giocatore di basket che Roberto Colaninno ha imposto sulla poltrona dell'Alitalia. La curiosità è diventata inevitabile perché di quest'uomo che ha lavorato in Procter&Gamble poi alla Benckiser fino al '96 per passare in Tim e Telecom e poi finire alla Philips di Amsterdam, si cerca di saperne di più e di capire se sarà in grado di affrontare la grande sfida della sua carriera.

Nemmeno il suo sponsor Colaninno finora si è esposto a spiegare le ragioni che lo hanno indotto a imporre Ragnetti ai patrioti di Cai. Oggi ad esempio in un'intervista ai tre giornali "Nazione-Carlino-Giorno" il presidente di Alitalia e della Piaggio non dice una parola sulla sua scelta e sulla capacità di Ragnetti di far volare la Compagnia. Furbescamente Colaninno risponde: "abbiamo risultati che ci danno qualche soddisfazione, stiamo gestendo al meglio la situazione".

Troppo poco davvero per il povero Ragnetti che è atteso al varco come manager esperto di marketing in grado di pilotare la Compagnia nella guerra della velocità che si sta scatenando con le Ferrovie dello Stato e l'imminente partenza dei treni di Ntv.
Qualcuno dubita che l'ex-giocatore di basket, al quale piace ostentare su un blog le sue qualità e la bellezza della sua famiglia, sia in grado di rispondere alle attese. Non a caso in questi giorni nel palazzo dell'Alitalia alla Magliana e in quello con gli specchi che si trova nell'area tecnica di Fiumicino, circolano voci poco benevole per la sua esperienza in TelecomItalia.

Nell'azienda allora guidata da Colaninno e Sabelli il buon Ragnetti promosse sul mercato un prodotto che aveva il nome BBB (Brond Brand Bronx), un servizio con abbonamento mensile di 42,8 euro che consentiva un accesso adsl con velocità fino a 256 kpbs per la ricezione dei dati.

Nei palazzi dell'Alitalia si dice che per il lancio di quella formula Telecom spese oltre 500 milioni di euro, ma la risposta del mercato fu di poche migliaia generando un buco enorme. Oltre al danno economico nacque un movimento di protesta con centinaia di lamentele da parte di clienti inferociti che si sentirono abbandonati al loro destino. Di questi maliziosi precedenti si trova traccia sui siti www.puntoinformatico.it e www.forum.telefonino.net.

Ragnetti terrà certamente conto di queste miserabili insinuazioni e appena insediato potrà mandare un'email a tutti i dipendenti come fece il 13 gennaio 2009 il suo predecessore Rocco Sabelli che con parole meditate invito gli uomini e le donne dell'Alitalia "ad operare per convincere i contrari e conquistare gli scettici".

3 - PER L'ARTICOLO 18, BARATTO CON IL GOVERNO IN CAMBIO DI ULTERIORE CREDITO PER LE GRANDI IMPRESE?
I veri amici si vedono nei momenti difficili ed è questa la ragione che ha spinto Franchino Bernabè a spalancare gli studi televisivi de "La7" ad Alberto Bombassei, il candidato insieme a Giorgio Squinzi per la presidenza di Confindustria.
Ieri sera il compito di tirare la volata al "fornitore" della Fiat e della Ferrari è toccato a Lilli Gruber che per mezzora ha cercato insieme al giornalista Massimo Giannini di fare indossare al patron di Brembo i panni del falco oltranzista.

L'operazione è fallita perché il candidato di Luchino di Montezemolo e Franchino Bernabè ha respinto con forza l'immagine che si è portato addosso negli ultimi anni e con voce vibrante ha scandito: "non sono un falco, anzi sono l'uomo che con l'ultimo accordo ha riportato la Cgil dentro Confindustria".

Poi di fronte alla conduttrice e al vicedirettore di "Repubblica" si è permesso il lusso di bacchettare la Marcegaglia per le sue ultime dichiarazioni anti-sindacali che Bombassei ha definito "esagerate nella forma anche se nella sostanza...".

Lo spettacolo è andato avanti parlando del Sud, dei giovani e del ritardo dei pagamenti alle imprese da parte dello Stato. Solo verso la fine della trasmissione il buon Bombassei è stato incalzato dal giornalista di "Repubblica" che gli chiedeva quali sacrifici la lobby di Confindustria sarebbe pronta a dare in un momento così critico per l'economia. La risposta del "fornitore" di Marpionne e di Montezemolo è stata netta: "abbiamo già dato!".

A questo punto è rispuntato il falco, ma nessuno nello studio de "La7" ha avuto il coraggio di dire che forse dietro la bagarre per l'articolo 18, dove la Fornero sta facendo la figura della passacarte, si nasconde un baratto con il Governo che in cambio di ulteriore credito per le grandi imprese potrebbe disinnescare la mina dell'articolo sul quale è stata montata un'enorme polemica.

4 - PASSERA WEB SUL LETTINO DELLO PSCOANALISTA
È davvero curiosa la notizia pubblicata oggi sul "Corriere della Sera" che Corradino Passera sta preparando un sito internet per evitare che qualche disgraziato attraverso Twitter gli attribuisca (come avvenuto negli giorni scorsi) un profilo e parole impropri.
A costruire il nuovo sito pare che sia stata mobilitata anche la moglie Giovanna Salza, che oltre a curare i due figlioletti può mettere a frutto l'esperienza acquisita nell'agenzia internazionale Burson & Marsteller e in AirOne, di cui ha curato la comunicazione.

Tuttavia non è questo coinvolgimento familiare l'aspetto più curioso dell'operazione che Passera vuole chiudere rapidamente. Sembra infatti che il regista che dovrà curare l'architettura e i contenuti del nuovo sito sia uno psicanalista romano di nome Enrico Pozzi, che oltre a spiegare i segreti di Freud e di Jung è amministratore della società Eikon Strategic Consulting.

Nella sua infinita miseria Dagospia ha appurato che l'indirizzo di questa società, specializzata in web reputation, coincide con lo studio del docente psicoanalista e che l'amicizia con Passera risale ai tempi di Omnitel, Poste Italiane e BancaIntesa.
Questo Pozzi dichiara sul suo sito di avere due grandi categorie di nemici: il gigione e l'impiegato weberiano, di odiare il connubio amore-morte, di amare i linguaggi chiari e di essere ateo. Questo dettaglio è meglio nasconderlo per non irritare le simpatie che il Vaticano sta nutrendo nei confronti di Corradino, mentre per quanto riguarda il gigione la ricerca è facile.

5 - MONTEZEMOLO INFOGLIATO
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che oggi il quotidiano "Il Foglio" di Giuliano Ferrara ha fatto irritare i manager di Ntv, la società dei treni di Montezemolo & Company.
In un articolo dedicato ai misteri che rischiano di ritardare la partenza dei nuovi convogli si legge verso la fine che per i treni di Ntv mancano ancora l'omologazione e il certificato di sicurezza.

È un errore grossolano perché la certificazione esiste e non costituisce motivo di preoccupazione. Nel quartier generale di Ntv i problemi sono altri e riguardano il raggiungimento del breakeven e la scarsa disponibilità di materiale rotabile. Inoltre si fa sempre più strada la convinzione che solo tre corse giornaliere sulla tratta Roma-Milano sono a rischio di suicidio poiché per cominciare ad essere competitivi ci vogliono almeno 15 treni funzionanti".

 

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