LO SAI O NON LO SAIPEM? ENI VUOLE LIBERARSI DEL DEBITO DELLA SOCIETÀ CONTROLLATA (4 MILIARDI) CHE PESA SUI SUOI CONTI. MA È SOLO UN RIASSETTO FINANZIARIO O DESCALZI PUNTA A VENDERLA?

Carlo Festa per il “Sole 24 Ore

Logo \"Eni\"Logo \"Eni\"

 

L'operazione sarebbe allo studio ormai da qualche settimana. Prevederebbe, secondo indiscrezioni, di arrivare a una nuova struttura per il debito da 4,2 miliardi di Saipem, che per il 90% è infragruppo verso la casa madre Eni.

 

Proprio per arrivare a questo obiettivo, secondo i rumors di mercato, il colosso dell'energia guidato da Claudio Descalzi starebbe per dare incarico ad alcune banche d'affari per individuare la migliore soluzione di rifinanziamento. A queste indiscrezioni Eni, contattata, ha risposto al Sole 24 Ore con un «no comment».

 

Nel dettaglio le passività, secondo l'ultimo bilancio di Saipem, hanno raggiunto alla fine dello scorso anno quota 4,2 miliardi di euro, di cui oltre il 90% finanziato infragruppo da Eni: dei 4,2 miliardi di euro, 1,35 miliardi sono finanziamenti a breve termine e 2,85 miliardi prestiti a lungo termine.

 

SAIPEM SAIPEM

I 4,106 miliardi concessi dalla casa madre Eni sono in particolare concentrati su tre grandi tranche di prestito: una di 1,083 miliardi concessa da Eni Spa (con scadenza 2018 e tasso compreso tra il 2,2% e il 4,95%), un'altra concessa da Eni Finance International da 2,273 miliardi di euro (con scadenza 2024 e tasso compreso tra 1,35% e il 5,9%) e, infine, un'altra concessa dalla stessa società estera del Cane a sei zampe da 660 milioni (questa volta in dollari Usa) con scadenza 2016 e tasso compreso tra lo 0,91% e il 5,1 per cento.

 

Paolo Scaroni Paolo Scaroni

A fine dicembre, inoltre, Saipem disponeva di linee di credito non utilizzate per 1,858 miliardi di euro. Infine l'indebitamento finanziario netto di Saipem, con l'inclusione della liquidità dell'azienda, corrispondeva a 4,7 miliardi di euro a fine 2013. Da notare che nel resoconto intermedio di gestione al 31 marzo il debito netto era in crescita a 5,563 miliardi di euro, con un incremento di 856 milioni di euro rispetto al 31 dicembre: aumento attribuibile unicamente a movimenti del capitale circolante.

 

Di sicuro, lo studio del riassetto del debito pare operazione complessa: le alternative alle fonti di finanziamento attuali potrebbero infatti essere più care per Saipem. L'Ad Descalzi starebbe quindi mettendo le basi per una separazione, quanto meno dal punto di vista finanziario, con la controllata attiva nelle esplorazioni petrolifere. Più volte, nell'ultimo anno, gli analisti hanno infatti sottolineato come il peso del debito di Saipem nel bilancio di Eni era un nodo da sciogliere.

 

Resta da capire quale potrebbe essere il passo successivo dopo il riassetto del debito. Il mercato guarda al prossimo 31 luglio, quando la controllante Eni, con l'amministratore delegato Claudio Descalzi, presenterà i risultati del semestre con un aggiornamento del piano strategico. In quell'occasione tra i temi di discussione ci sarà anche il futuro di Saipem.

 

claudio descalzi claudio descalzi

Descalzi sull'argomento, fino ad oggi, non ha mai fatto dichiarazioni ufficiali anche se molti si attendono che il prossimo 31 luglio possa annunciare di ritenere non più strategica la partecipazione del cane a sei zampe in Saipem della quale è il socio di riferimento con il 42,93%.

 

Restano da capire i tempi e le modalità di un'operazione di questo tipo. Secondo alcuni addetti ai lavori una possibile cessione di Saipem potrebbe essere matura già dopo l'estate, mentre per altri osservatori richiederà tempi decisamente più lunghi.

 

In ogni caso disponibili a prendere in considerazione un'acquisizione di Saipem potrebbero essere alcuni player esteri, il cui interesse era stato esplorato già l'anno scorso, quando Paolo Scaroni era ammininistratore delegato del gruppo petrolifero italiano: fra questi ci potrebbero essere i russi di Rosneft, i gruppi norvegesi Subsea7 e Seadrill e la società di Dubai Arabtec. Proprio Scaroni, lo scorso anno, aveva affidato un incarico esplorativo per la valorizzazione di Saipem a Goldman Sachs.

 

L'ex Ad, in particolare, era convinto, secondo quanto appreso da ambienti finanziari, che la soluzione migliore per la controllata era una fusione: tanto che sembrava quasi finalizzata una possibile unione con i norvegesi di Subsea7. Al momento, con il nuovo corso, non sarebbe stato affidato alcun nuovo incarico per la cessione di Saipem, mentre i mandati sarebbero sul punto di essere firmati per il riassetto del debito della società.

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...