SALVATO LIGRESTI, CHI SALVA LE COOP DALLA FUSIONE FONSAI-UNIPOL? - E’ STATO UN GRANDE AFFARE SOLO PER MEDIOBANCA DI NAGEL CHE LO HA IMPOSTO AI SUOI DEBITORI - L’ISTITUTO CHE FU DI ENRICO CUCCIA È IL PRINCIPALE CREDITORE SIA DI FONSAI (UN MILIARDO) SIA DI UNIPOL (400 MILIONI) - SECONDO LA MAGGIOR PARTE DEGLI ANALISTI SAREBBE MOLTO DIFFICILE GESTIRE IN MODO EFFICIENTE LE SOVRAPPOSIZIONI DELLA RETE DI AGENZIE, A MENO DI NON VARARE PESANTI TAGLI DI PERSONALE…

Vittorio Malagutti per "Il Fatto Quotidiano"

Il presidente della Lega delle cooperative Giuliano Poletti si sente in una botte di ferro. L'Unipol controllata dalle Coop salverà quel che resta della Fonsai di Salvatore Ligresti? "Non c'è da preoccuparsi - sostiene Poletti - perché dobbiamo fidarci della capacità di valutazione dei manager". La dichiarazione è una sfida alla buona sorte. Anche ai tempi di Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti il movimento cooperativo si fidò ciecamente dei suoi manager. Si sa come è andata a finire, con i processi e tutto il resto.

D'altra parte se Poletti si dichiara tranquillo, non si può dire altrettanto dei piccoli azionisti di Unipol. Da quando a fine dicembre la compagnia delle Coop è entrata nella complicata partita del salvataggio Fonsai, il titolo della società bolognese ha perso il 20 per cento circa, mentre la Borsa ha recuperato il 2 per cento.

Il crollo non è una sorpresa. Secondo le indiscrezioni che circolano ormai da giorni sarà Unipol a mettere sul piatto buona parte della somma necessaria a evitare il crac di Fonsai. Si parla di un miliardo di euro o anche di più, che in gran parte verrebbero rastrellati in Borsa con un aumento di capitale. Logico, allora, che i piccoli azionisti della compagnia bolognese, spaventati dalla prospettiva di dover metter mano al portafoglio, scappino a gambe levate. Da qui il ribasso del titolo, già in forte difficoltà anche nei mesi scorsi (meno 60 per cento in un anno).

Il gruppo che nascerebbe da un'eventuale fusione tra Unipol e Fonsai raggiungerebbe di sicuro una massa critica importante, con oltre 22 miliardi di premi raccolti l'anno nei rami vita e danni (comunque ben distante dal leader generali che in Italia viaggia sui 30 miliardi), ma secondo la maggior parte degli analisti sarebbe molto difficile gestire in modo efficiente le sovrapposizioni della rete di agenzie, a meno di non varare pesanti tagli di personale.

In questi giorni però la partita si sta giocando nell'alto dei cieli della finanza e qui è Mediobanca guidare le danze. L'istituto che fu di Enrico Cuccia è il principale creditore sia di Fonsai (un miliardo) sia di Unipol (400 milioni). Mettere i crediti sotto lo stesso ombrello, di sicuro aiuta la banca. Diverso il discorso per quanto riguarda i soci delle due compagnie.

A Bologna, per dire, nel mondo coop molti si chiedono: chi ce lo fa fare? Tanto più che di questi tempi nessuna delle grandi cooperative naviga nell'oro. E allora, forse, sarebbe meglio risparmiare risorse preziose invece di avventurarsi nel salvataggio di Fonsai. Ragiona così chi in questi giorni tenta di opporsi al salvataggio di Ligresti.

A quanto sembra, però, non è facile dire di no a Mediobanca , da anni consulente principale di Unipol per tutte le operazioni più importanti. E così il negoziato che ha preso il via ormai da un paio di settimane è ormai arrivato all'ultimo round. Tutto potrebbe chiudersi entro questo fine settimana.

Se davvero venisse varata la fusione tra Unipol e la dissestata Fonsai, le coop dovrebbero rassegnarsi a finanziarie la loro controllata per l'ennesima volta. Finsoe, la holding delle cooperative a cui fa capo il 50,2 per cento della compagnia, ha sborsato oltre 150 milioni di euro per sottoscrivere la propria quota dell'aumento di capitale varato da Unipol ad aprile del 2010.

L'anno prima la stessa Finsoe e la controllante Holmo avevano sottoscritto obbligazioni Unipol per circa 140 milioni. I conti però ancora non tornano per la holding. Basti pensare che il 50 per cento del capitale ordinario di Unipol è iscritto nel bilancio di Finsoe per 1,8 miliardi. Ebbene, in questi giorni il valore di Borsa del 100 per cento della compagnia non supera i 600 milioni.

Regole contabili piuttosto generose hanno fin qui consentito alle coop di non prendere atto nei bilanci di questa enorme potenziale minusvalenza nei bilanci di Finsoe. Va detto che Unipol, nel 2009 in perdita per 769 milioni a causa della disastrosa gestione della banca del gruppo, nei mesi scorsi ha recuperato terreno. La strada da fare, però, sarebbe ancora lunga, dicono gli analisti. Ma Fonsai incombe. Lo vuole Mediobanca. E allora il risanamento può aspettare. Con buona pace dei piccoli soci e delle coop.

 

Salvatore LigrestiALBERTO NAGEL Salvatore e Jonella LigrestiI VERTICI DI FONDIARIA - LA FAMIGLIA LIGRESTIGiulia, Salvatore e Jonella LigrestiCARLO CIMBRIunipolI SOCI DI PIAZZETTA CUCCIAstefano stefaniniGIULIA LIGRESTI E MARITO JONELLA LIGRESTI resize

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - HA RAGIONE VANNACCI: È DAVVERO UN MONDO AL CONTRARIO – IL VERTICE DELLA CASA BIANCA, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA, È STATO IL PIÙ SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE – LA REGIA TRUMPIANA HA MESSO GIORGIA MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E LA POVERA URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO SI È RAGGIUNTO QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEGLIO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO TIMIDAMENTE A INSISTERE SULLA NECESSITÀ DELLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI...

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

C’È FRANCO E FRANCO(FORTE) - SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI IN ITALIA PESA COME UN MACIGNO L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - GIÀ OGGI, PUR AVENDO IL 30 PER CENTO DI MEDIOBANCA, I DUE RICCONI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE DELLA BANCA PERCHÉ NON SONO “HOLDING BANCARIE” REGOLATE DALLA BCE (E CE MANCHEREBBE CHE PER FARE OCCHIALI O CEMENTO UNO SI METTE IN CASA GLI ISPETTORI DI FRANCOFORTE) - DOMANI AVRANNO IL CONTROLLO DI MPS E SI TROVERANNO NELLE STESSE CONDIZIONI, CIOÈ SENZA POTER TOCCARE PALLA. COSA SUCCEDERÀ ALLORA IN MEDIOBANCA E GENERALI DOPO L’8 SETTEMBRE? SI PROCEDERÀ PER ACCORDI SOTTOBANCO TRA AZIONISTI E MANAGER CON LA BENEDIZIONE DEL GOVERNO, O SI PROCEDERÀ ALLA LUCE DEL SOLE SEGUENDO LE REGOLE EUROPEE? AH, SAPERLO…

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?