draghi merkel

SCATTA IL FLIRT FRA DRAGHI E MERKEL – PRIMA DI TUONARE “L’EURO E’ IRREVERSIBILE”, SUPERMARIO SI SAREBBE SENTITO CON ANGELONA - LA CANCELLIERA METTE A CUCCIA I FALCHI DI SCHAUBLE CHE MIRANO A CACCIARE DALL'EURO L'EUROPA DEL SUD - SCHULZ, IL DEMAGOGO DI SINISTRA, IN TESTA NEI SONDAGGI

 

Dagonota

 

DRAGHI MERKELDRAGHI MERKEL

Oggi Angela Merkel riceve Mario Draghi a Berlino. La scintilla fra i due, però, è già scattata nei giorni scorsi, al punto che circola la voce che la formula usata dal presidente della Bce (“l’euro è irreversibile”) sia il frutto di una lunga telefonata fra i due durante il fine settimana passato.

 

L’intenzione tutta tedesca di introdurre nel Nuovo Trattato di Roma il principio di un’Europa a due velocità è in attesa di declinazione. Ed al momento sotto la porta di Brandemburgo esisterebbero almeno due versioni. Quella di Schauble che vorrebbe un ruolo guida per i Paesi del Nord. E quella della Cancelliera che non ha ancora tradotto il principio espresso a Malta, all’ultimo consiglio europeo.

TRATTATO DI ROMATRATTATO DI ROMA

 

Di certo, al di là degli slogan, l’Europa a due velocità è una costante del processo europeo. Basta vedere come è stata introdotta la Moneta unica e come è stato applicato l’abbattimento delle frontiere con Schengen. Il problema è come procedere verso queste due velocità. E sul tema la Merkel tiene le carte coperte.

schulz martin official portrait schulz martin official portrait

 

Non perché sia particolarmente preoccupata dell’evoluzione delle prossime elezioni. Martin Schulz è realmente avanti nei sondaggi, ma nessuno a Berlino scommette sulla sua vittoria. Viene definito un demagogo “à la carte”. Oggi recupera posizioni al motto: più socialdemocrazia e niente grosse coalition. Ma tutti immaginano che le larghe intese saranno inevitabili all’indomani del voto. Senza contare che Angelona è un campione nelle rimonte delle campagne elettorali.

 

1. NASCE L’ASSE EUROPEO ANTI TRUMP E LE PEN

Rodolfo Parietti per il Giornale

 

A forza di rovesciar tavoli, Donald Trump ha creato un effetto imprevisto, e forse neppure tanto desiderato: ricementare l'intesa tra la Germania e Mario Draghi.

Fino a quando la furia iconoclasta del tycoon sembrava solo uno slogan elettorale, tra Berlino e il capo della Bce era ancora tutto uno sguainar di spade sulla liceità del quantitative easing, con tanto di dibattito sull'inflazione più aspro di una rissa da bar sull'efficacia difensiva del 4-3-3. All'inizio dello scorso dicembre, Jens Weidmann, il potente presidente della Bundesbak, ancora timbrava con il suo bel nein il documento che ha prorogato fino alla fine dell'anno il piano di aiuti dell'Eurotower.

MARIO DRAGHI MERKEL MARIO DRAGHI MERKEL

 

Ma dopo due mesi scarsi, ecco il banchiere tedesco prodursi in un'inversione a U francamente impensabile: «Non è ancora venuto il momento di frenare sulla politica espansiva della Bce», svela in un'intervista alla rete editoriale Redaktionsnetzwek. Il tapering, cioè la ritirata dagli stimoli così come ripetutamente chiesto dalla Germania, può dunque attendere: «Quando la ripresa si consolida e l'aumento dell'inflazione non è più di natura temporanea, dobbiamo discutere attentamente di questo tema». Un Weidmann così perfettamente allineato a Draghi non s'era mai visto. C'è perfino convergenza sull'aumento dei prezzi, attribuito ora anche dalla Buba a fattori non strutturali.

 

Weidmann è la perfetta cartina di tornasole del mutato clima fra l'ex governatore di Bankitalia e Berlino. La seconda prova è il fatto che da qualche giorno un altro falco come il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, si è auto-silenziato. I tedeschi sembrano aver deposto le armi nei confronti di Draghi, che però non può cantar vittoria. La posta in gioco non è più infatti la gestione della crisi greca o del debito sovrano, nè i compiti da fare a casa e neppure il futuro del Qe, ma la sopravvivenza dell'euro.

Draghi e SchaeubleDraghi e Schaeuble

 

Negli ultimi 10 giorni Draghi è intervenuto più volte per ribadire fino alla nausea la centralità della moneta unica e la necessità di una maggiore integrazione tra i Paesi europei. In caso contrario, il pericolo di disgregazione è alto. Meglio stare uniti per essere più forti, è il pensiero del numero uno della Bce, che oggi incontrerà nella capitale tedesca la Cancelliera Angela Merkel. Un rendez-vous che nasce sotto la stella di un'unità d'intenti destinata a produrre un'alleanza forte e salda. Contro un nemico in comune: Trump.

 

Il protezionismo non più solo minacciato da Washington inquieta Draghi e terrorizza - in chiave export - la Germania, direttamente chiamata in causa dal neo-presidente Usa con l'accusa di aver fatto dell'euro un marco mascherato e super-svalutato («Non manipoliamo la moneta», la replica del leader dell'Eurotower). C'è poi l'aspetto della deregulation dei mercati finanziari, con l'affossamento delle misure varate da Obama, «l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno», ha detto il leader dell'Eurotower qualche giorno fa.

jens weidmann  3jens weidmann 3

 

Un quadro reso oltremodo complicato dai prossimi appuntamenti elettorali, a cominciare dal voto francese già fonte di nervosismo sui mercati. La possibilità che Marine Le Pen possa varcare la soglia dell'Eliseo ha concorso a riportare nei giorni scorsi lo spread Btp-Bund sopra i 200 punti (194 ieri). Poi toccherà alla Germania andare alle urne, nel test che sarà la vera prova di resistenza dell'asse Draghi-Merkel.

 

 

2. E WEIDMANN S’ADEGUA

 

Danilo Taino per il Corriere della Sera

 

jens weidmann  2jens weidmann 2

Un asse Berlino-Francoforte? Nel senso di un impegno comune di Angela Merkel e Mario Draghi per affrontare il momento più difficile dell' Europa da sessant' anni? Con il sostegno del presidente della Bundesbank Jens Weidmann? Sì: l' incontro di oggi, a Berlino, tra la cancelliera tedesca e il presidente della Bce fa presagire qualcosa del genere. Tra loro ci sono differenze di opinione: ma al cospetto delle sfide che la Ue e l' eurozona hanno di fronte - Brexit, politiche di Donald Trump, Grecia, spread che si ampliano - non saranno le divergenze sui tassi d' interesse a distrarli dalla necessità di fissare un' àncora nel mare tempestoso dell' Europa.

Jens Weidmann e Angela MerkelJens Weidmann e Angela Merkel

 

Un po' tutti - politici, banchieri, diplomatici, economisti, politologi, giornalisti - oggi vorrebbero essere una mosca sui muri della cancelleria berlinese per sentire cosa si diranno Merkel e Draghi. La leader tedesca ha indossato, per quanto in modo riluttante, il mantello di difensore dei valori occidentali di libertà di mercato e di rispetto delle leggi internazionali. Il banchiere centrale ha assunto, forse con meno riluttanza, una dimensione sempre più politica nei suoi interventi pubblici. Sanno che il momento è cruciale. Altre volte si sono incontrati, altre volte hanno gettato le basi per superare crisi, quella del debito europeo e quella della Grecia.

 

EUROTOWER BCEEUROTOWER BCE

Ma mai come questa volta la posta è alta. E politica. L' obbligo di entrambi è coordinare l' azione. Detto con un po' di enfasi, per salvare l' Europa in un mondo nel disordine. Nell' intervento al Parlamento europeo di tre giorni fa, Draghi ha sottolineato il ruolo della Germania nel tenere unita l' Europa nelle crisi multiple che affronta, soprattutto grazie alla sua stabilità.

 

Merkel ha posto all' ordine del giorno il futuro della Ue, ha parlato di diverse velocità d' integrazione europea come strada per non perdere altri partner dopo il Regno Unito. È che la cancelliera e il banchiere centrale sono, volenti o meno, i due leader che devono condurre l' Europa nei prossimi mesi. Non possono dividersi. Devono convergere sul ruolo che in questo momento è chiesto alla Germania: cercare di dare una prospettiva a tutta la Ue.

 

In questa scia, ieri si è indirizzato il presidente della Bundesbank Weidmann, uomo vicinissimo a Merkel. In un intervento pubblico, ha difeso la politica monetaria voluta da Draghi come non aveva mai fatto, riecheggiando molte delle cose dette in questi mesi dal presidente della Bce. Weidmann ha sostenuto che i tassi d' interesse molto bassi - criticatissimi in Germania - sono un problema per i risparmiatori tedeschi ma hanno anche effetti positivi per creare posti di lavoro e «per le entrate dello Stato».

MERKEL  MURALES DI FRONTE ALLA BCE FRANCOFORTEMERKEL MURALES DI FRONTE ALLA BCE FRANCOFORTE

 

Quando l' economia dell' eurozona crescerà in maniera stabile, «anche i tassi cresceranno», ha aggiunto. E sulla fine della politica monetaria espansiva della Bce, chiesta da molti in Germania, ha spiegato che non è ancora arrivato il momento di «frenare», meglio limitarsi a ridurre la velocità. Anche la Bundesbank, cuore dell' establishment tedesco, si è insomma posizionata nell' asse Merkel-Draghi. Berlino e Francoforte scendono in campo.

 

 

 

Ultimi Dagoreport

beppe sala manfredi catella giancarlo tancredi stefano boeri

DAGOREPORT - L’ANSIA ATTANAGLIA LA ‘’MILANO DEL BALLO DEL MATTONE’’. ‘’QUI SALTA TUTTO!’’, BALBETTANO PIÙ SPAVENTATI DI UN CONIGLIO - SE IL GIP DELLA PROCURA DECIDESSE DI ACCOGLIERE LE PROPOSTE DEI PM, A QUEL PUNTO, ESPLODEREBBE UNA SANTA BARBARA A MISURA DUOMO. E POTREBBE RIPETERSI CIÒ CHE SUCCESSO ALL’EPOCA DI TANGENTOPOLI: A TANTI DEI 74 INDAGATI, LA PAURA DI FINIRE IN GABBIA A SAN VITTORE APRIREBBE DI COLPO LE VALVOLE DELLA MEMORIA - DA PARTE SUA, IL SINDACO BEPPE SALA, INDAGATO, INTASCATA LA SOLIDARIETÀ DA DESTRA E SINISTRA, HA RIPRESO A MACINARE ARROGANZA, E HA SPARATO TESTARDO E SPAVALDO: “LE DIMISSIONI NON AVREBBERO FATTO COMODO A NESSUNO…” – QUALCHE ANIMA PIA GLI RICORDI CHE L’USO SBARAZZINO DELL’URBANISTICA MENEGHINA È AVVENUTO SOTTO IL SUO NASONE... 

urbano cairo sigfrido ranucci la7 fiorenza sarzanini

DAGOREPORT - SIETE PRONTI? VIA! È PARTITA LA GRANDE CAMPAGNA ACQUISTI (A SINISTRA!) DI URBANO CAIRO - IL COLPACCIO SU CUI LAVORA URBANETTO: PORTARE A LA7 SIGFRIDO RANUCCI E L’INTERA SQUADRA DI “REPORT”, A CUI TELE-MELONI STA RENDENDO LA VITA IMPOSSIBILE - IL PROGETTO È GIÀ PRONTO: PRIMA SERATA DI LUNEDI', SECONDE SERATE CON "REPORT-LAB", COINVOLGENDO SITO, SOCIAL E L'EDITRICE SOLFERINO - MA NON FINISCE QUI: CAIRO VUOLE RIPOSIZIONARE IL “CORRIERE DELLA SERA”: ESSERE LA GAZZETTA DI FAZZOLARI NON PORTA ALL'EDICOLA NUOVI LETTORI, CHE PREFERISCONO L'ORIGINALE: "IL GIORNALE", "LIBERO", "LA VERITA'": MEGLIO RITORNARE AL CENTRO-SINISTRA. IN ARRIVO GIOVANI GIORNALISTI BEN DISTANTI DAL MELONISMO...

mara venier gabriele corsi

PERCHÉ GABRIELE CORSI HA MOLLATO “DOMENICA IN”? LA SUA PRESENZA AL FIANCO DI MARA VENIER ERA STATA FRETTOLOSAMENTE ANNUNCIATA DA ANGELO MELLONE, DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI RAI. E INVECE, SOLO DUE GIORNI FA, CORSI HA ANNUNCIATO DI ESSERSI TIRATO INDIETRO - COSA È SUCCESSO? LA RAI AVEVA TENTATO DI COMMISSARIARE LA "ZIA MARA", PIAZZANDOLE ACCANTO I "BADANTI" NEK E CORSI. MA L'ARZILLA 74ENNE, FORTE DI BUONI ASCOLTI, HA FATTO TERRA BRUCIATA AI SUOI DUE "VALLETTI", USANDO L’ARMA DA FINE DEL MONDO: “SE IO MOLLO AD AGOSTO CHI CI METTETE?". E COSÌ, UNA VOLTA VISTO IL SUO SPAZIO RIDOTTO A QUALCHE MINUTO DI UN QUIZ, IL CONDUTTORE SI È CHIAMATO FUORI (NEK ERA GIÀ SCAPPATO A "THE VOICE") - LA VENIER HA TENTATO DI DISSIPARE I DUBBI SULLE SUE “COLPE” POSTANDO UNA STORIA IN CUI SI INSINUAVA CHE CORSI AVESSE MOLLATO PER I SOLDI (POCHI). MA A SMENTIRE LA SUA VERSIONE È STATO IL MANAGEMENT DEL CONDUTTORE…

antonio spadaro papa leone xiv robert prevost

FLASH! – SPADARO DI FUOCO! IL GESUITA, ORFANO DI BERGOGLIO, , OGGI SU ''LA STAMPA”, SPACCIA COME SUA ''INTERVISTA INEDITA'' UNA VECCHIA CONVERSAZIONE PUBBLICA CHE L'ALLORA CARDINALE ROBERT FRANCIS PREVOST TENNE A NEW LENOX, IN ILLINOIS, IL 7 AGOSTO 2024 - IL GESUITA HA PRESO IL TESTO SBOBINATO E L’HA INFRAMEZZATO CON DOMANDE SUE: UN CAPOLAVORO DI AUTO-PROMOZIONE DEGNO DI UN VERO INFLUENCER... - LA PRECISAZIONE DELLA CASA EDITRICE EDB: "SOLLEVIAMO DA OGNI RESPONSABILITA' PADRE SPADARO CIRCA OGNI FRAINTENDIMENTO TRA LA STAMPA E LA CASA EDITRICE" - VIDEO

tommaso labate mario giordano

DAGOREPORT - VA AVANTI IL PROGETTO DI PIER SILVIO BERLUSCONI DI “RIEQUILIBRARE” POLITICAMENTE LE RETI MEDIASET (TROPPO SOVRANISMO FA MALE ALL'AUDIENCE): L'ULTIMO ARRIVATO E' L’ACERBO TOMMASO LABATE, IN ODORE DI SINISTRA DEM, A CUI È STATO AFFIDATA LA PRIMA SERATA DEL MERCOLEDÌ - LA SUA SCELTA HA FATTO INVIPERIRE MARIO GIORDANO, SBATTUTO ALLA DOMENICA SERA CON IL SUO “FUORI DAL CORO”. E, GUARDA CASO, GIORDANO È DIVENTATO IMPROVVISAMENTE OSTILE AL GOVERNO MELONI: “NON STA DANDO LE RISPOSTE CHE SI ASPETTAVANO GLI ITALIANI, SEMBRA UN GOVERNO MELONI-FORLANI”

antonio tajani pier silvio marina berlusconi forza italia

DAGOREPORT: CHE CE FAMO CON FORZA ITALIA? È IL DUBBIO CHE ASSILLA I FRATELLI BERLUSCONI: MOLLARE AL SUO DESTINO IL PARTITO FONDATO DA "PAPI" O NE CAMBIAMO I CONNOTATI, A PARTIRE DAL "MAGGIORDOMO" DI CASA MELONI, ANTONIO TAJANI? -CON PIER SILVIO CHE SCALPITA PER SCENDERE IN POLITICA ALLE POLITICHE 2027, I DUE FRATELLI HANNO COMMISSIONATO UN SONDAGGIO SUL BRAND BERLUSCONI IN CHIAVE ELETTORALE. RISULTATO: L’8% DEI CONSENSI DI CUI È ACCREDITATO IL PARTITO, LA METÀ, CIOÈ IL 4%, È RICONDUCIBILE AL RICORDO DI SILVIO BERLUSCONI - ALTRO DATO: SE SCENDESSE IN CAMPO “UN” BERLUSCONI, I CONSENSI DI FORZA ITALIA CRESCEREBBERO FINO QUASI A RADDOPPIARSI - QUEL CHE COLPISCE È CHE IL PARTITO RACCOGLIEREBBE PIÙ VOTI CON PIER SILVIO LEADER DI QUANTI NE CONQUISTEREBBE CON MARINA - (SE SCENDE IN CAMPO, O PIER SILVIO PRENDERA' PIU' VOTI DI MELONI, STRAPPANDOLI A FDI E LEGA, E FARA' IL PREMIER OPPURE LO VEDREMO CHE PRENDERA' ORDINI DALLA DUCETTA...)