CARNIVAL ANIMAL - IL PATRON DELLA COSTA CROCIERE, L’AMERICANO MICKY ARISON NON SI CONCEDE AI MICROFONI E MANDA A DIRE CHE LO STILE DEL GRUPPO È DI LASCIARE “AMPIA AUTONOMIA AI MANAGEMENT NAZIONALI” (COME DIRE, PRENDETEVELA CON L´AD DI COSTA PIER LUIGI FOSCHI) - ARISON HA SGUINZAGLIATO I SUOI ESPERTI DI IMMAGINE PER CERCARE DI METTERE AL SICURO LA CARNIVAL DAL RISCHIO NAUFRAGIO - DEL DOSSIER SI OCCUPERÀ LO STESSO LEGALE CHE DIFESE COSTA CROCIERE NEL 2006 DOPO L’INCIDENTE SULLA MAGICA…

1- LO STRANO SILENZIO DI MISTER ARISON "IL PADRONE DELLA CARNIVAL SI NASCONDE"...
Federico Rampini per "La Repubblica"

Chi è il vero, misterioso padrone della Costa Crociere, e com´è riuscito a rimanere un "fantasma" dall´inizio della tragedia? Finalmente se lo chiede anche la grande stampa americana. È il Wall Street Journal il primo a rompere il cerchio magico della discrezione che ha protetto l´azionista americano. Un vero miracolo, a pensarci bene: il naufragio ha avuto una visibilità altissima qui negli Stati Uniti, ancora a 10 giorni dal disastro le immagini dall´Isola del Giglio continuano ad apparire in tutti i notiziari televisivi.

All´appello manca solo il padrone, che è riuscito a mantenere un profilo non basso ma addirittura invisibile. Eppure in questa vicenda autorevoli esperti americani di diritto marittimo fin dalle prime ore si sono chiesti se i naufraghi di cittadinanza Usa e i familiari delle vittime americane non abbiano la possibilità di rivolgersi a un tribunale di Miami per andare a pescare risarcimenti nelle casse ben fornite della casa madre.

«Dov´è Micky Arison?» con questo interrogativo il Wall Street Journal ha tentato di "stanare" il potentissimo padre-padrone della Carnival: che cumula tre ruoli, quello di presidente, amministratore delegato, e azionista di maggioranza con un terzo del capitale. A 62 anni, Arison è il 75esimo uomo più ricco degli Stati Uniti con un patrimonio stimato a 4,2 miliardi nel settembre scorso dalla rivista Forbes.

Il suo impero, con sede a Miami in Florida, ha 101 navi, occupa 70.000 dipendenti, e in media ogni giorno 200.000 passeggeri viaggiano su una nave da crociere che appartiene al gruppo. Solo 15 navi hanno il marchio Costa. La compagnia genovese fu acquistata da Carnival nel 1997. Il gruppo di Arison ha 10 filiali tra cui alcune sono ben più grosse della Costa: Holland America, Princess Cruises, Cunard, Carnival Cruise Lines.

Il suo dominio nel business mondiale delle crociere è incontrastato: il numero due di questo settore, la Royal Caribbean, non arriva neppure alla metà del fatturato annuo di Carnival che è di 16 miliardi di dollari. Ma neppure il Wall Street Journal è riuscito a "bucare" l´impenetrabile cortina di silenzio dietro cui si è trincerato Arison. Il capo di Carnival ha rifiutato interviste e incontri con la stampa.

L´unica sua reazione: nelle prime ore dopo il naufragio il 13 gennaio ha espresso le sue condoglianze, usando Twitter: «Stasera i nostri pensieri e le nostre preghiere vanno ai passeggeri e all´equipaggio». Poi, mercoledì scorso Arison ha affidato a un comunicato dell´azienda la sua "promessa personale" che il gruppo Carnival "si prenderà cura" delle vittime. Nella stessa occasione il quartier generale di Miami ha annunciato un´inchiesta interna sulle procedure di sicurezza adottate in tutte le navi del gruppo. Arison però è stato molto attento a non apparire in pubblico.

Dal 13 gennaio ha perfino evitato di andare alle partite dei Miami Heat, la squadra di basket di cui è padrone. Dalla Carnival fanno sapere che lui è rimasto "in contatto costante" con i dirigenti della Costa, e sottolineano che lo stile del gruppo ha sempre lasciato ampia autonomia ai management nazionali delle filiali controllate.

Perciò, insistono, è normale che in prima linea nella risposta aziendale al disastro ci sia stato l´amministratore delegato di Costa Crociere Pier Luigi Foschi. Altri però non trovano giustificata questa "invisibilità" del padrone. «Un chief executive non può sparire così, nel momento in cui i riflettori sono accesi sull´azienda», ha dichiarato al Wall Street Journal un esperto di comunicazione di crisi, Richard Torrenzano.

Un amico personale di Arison, chiedendo l´anonimato, ha confidato che «lui vuole prendere le distanze dal disastro, evitare di associarlo al nome Carnival». Uno dei timori è proprio legato alla questione dei risarcimenti. Se hanno ragione gli esperti legali americani secondo cui i passeggeri di cittadinanza Usa possono ricusare il tribunale di Genova (competente per la Costa), a Miami i risarcimenti danni imposti dalla giustizia Usa sarebbero molto più elevati.

Non a caso la Carnival ha già subito un pesante scivolone in Borsa perdendo il 14% nel primo giorno del naufragio, e "cancellando" centinaia di milioni del patrimonio personale di Arison. Per quanto assicurata, la Carnival ha delle franchigie a suo carico che possono arrivare a 40 milioni di dollari, è il "deducibile" che non viene coperto dalle compagnie di assicurazione bensì rimane a carico di Carnival.


2- LA COSTA CAMBIA STRATEGIA. CON L'AIUTO DEGLI AMERICANI
ViPri per "il Giornale"

La Costa passa al contrattacco. O meglio, è la Carnival, il colosso americano delle crociere, che prende in mano il delicato dossier Concordia, con l'invio a Genova del suo numero due: Howard S. Frank, braccio destro dell'armatore Micky Arison nonché secondo maggior azionista e primo artefice dell'acquisizione, 15 anni fa, del marchio italiano. Una specie di commissario straordinario.

Ma anche con l'ingaggio del superesperto in emergenze (finanziarie, industriali e di immagine) Luigi Norsa; e con l'invio al Giglio della sua unità di crisi e del suo uomo di punta, quel Roberto Ferrarini che nella serata del 13 gennaio avrebbe parlato più volte con il comandante Francesco Schettino per cercare in fretta e furia, date le circostanze, la soluzione migliore per limitare i danni.

Ma anche affrontando di petto la questione del risarcimento ai naufraghi (dopodomani è previsto il primo incontro con le associazioni di consumatori) e smentendo quanto riportato dal quotidiano britannico Telegraph, secondo il quale un portavoce della compagnia avrebbe detto: «La compagnia non solo rimborserà tutti, ma offrirà a chi vorrà restarci fedele uno sconto del 30% sulle future crociere». Uno sconto che i passeggeri britannici hanno subito definito «offensivo».

Contattata dal Giornale, la Costa ha spiegato che lo sconto è riservato ai clienti che avevano già prenotato una vacanza, ormai impossibile, sulla Concordia. Insomma, un'iniziativa del tutto estranea al capitolo risarcimenti.

Si diceva di Mister Frank. Il supermanager americano Usa è arrivato a Genova per prendere il timone della Costa e cercare di mettere al sicuro la Carnival dal rischio naufragio. La sua strategia dovrebbe basarsi su: i rapporti con le famiglie delle vittime e con i passeggeri della nave comandata da Schettino; la gestione delle questioni legali, in primo luogo con le assicurazioni (Moody's parla di richieste di rimborso per un miliardo di dollari); la politica di comunicazione globale (relazioni con i media, promozione dell'immagine, azioni di marketing...).

Le azioni della Carnival hanno già subito un tracollo alle Borse di New York e Londra e probabilmente il mandato di Frank comprende anche un deciso cambio di rotta nelle politiche di formazione del personale e la revisione delle cinque navi uguali alla Concordia, per aumentarne la sicurezza. Insomma, la sfida è salvare un'industria turistica, che può continuare a produrre ricchezza e dare lavoro solo se può promettere vacanze tranquille al duecento per cento.

E per gestire l'emergenza Concordia, la compagnia si è rivolta allo studio Luigi Norsa & Associati, i consulenti di «issue and crisis management» (risolvono problemi, in particolare gravi e urgenti) che per la Costa si erano occupati dell'incidente che avvenne sulla nave Magica nel 2006, quando durante una crociera caraibica una ragazza irlandese di 15 anni morì per essere caduta in mare.

 

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