SPOSTANDO LA BOLLA PIÙ IN LÀ - IL NASDAQ TOCCA I 4000 PUNTI, NON SUCCEDEVA DAL BOTTO DEL 2000

Federico Rampini per "La Repubblica"

L'indice Nasdaq sopra i 4.000 punti: non accadeva da 13 anni, dalla bolla speculativa della New Economy, la prima ondata di innovazioni legate a Internet al passaggio del millennio. La soglia simbolica superata dall'indice tecnologico scatena interpretazioni opposte: è la conferma che l'America è fuori dal tunnel della crisi, oppure un'ennesima bolla destinata a scoppiare facendo nuovi danni? Anche gli altri indici di Borsa sono in forte rialzo, e una spiegazione sta nella "droga" monetaria fornita dalla Federal Reserve stampando moneta a gogò. Ma la performance del Nasdaq quest'anno (+33%) supera quelle del Dow Jones (+23%) e dello Standard& Poor's 500 (+26%).

E' inevitabile il paragone con l'Età dell'Oro che la Silicon Valley californiana
conobbe a fine anni 90, e che sembra rifiorire oggi. Con protagonisti sempre nuovi e sempre giovanissimi. Come allora, si moltiplicano i collocamenti in Borsa di aziende nate solo da qualche anno, come il micro-blogging Twitter venduto al pubblico per una capitalizzazione superiore ai 2 miliardi. Twitter ancora non ha realizzato profitti, quella valutazione è appesa ad aspettative future: un'esagerazione? E c'è di peggio. Sulla scia di Twitter c'è "il caso Snapchat", sconcertante.

Snapchat è un'app per smartphone che consente di inviare foto agli amici con una caratteristica particolare: dopo averle guardate si dissolvono. Un successo tra adolescenti, stufi di disseminare immagini di cui potrebbero pentirsi fra qualche anno, magari quando affronteranno un colloquio di assunzione. Snapchat non solo non ha un centesimo di profitto, ma neppure un fatturato. I suoi fondatori si sono visti offrire miliardi da Facebook e Google. Hanno detto di no, sicuri che ben presto la loro start-up varrà ancora di più. Perfino l'investitore di venture capital che ha contribuito alla fondazione di Snapchat, Bill Gurley della Benchmark, ha confessato i suoi dubbi al New York Times:
«Ogni giorno che passa mi sembra sempre più simile al 1999».

Quella resta una data speciale nella memoria storica della Silicon Valley, "miracolata" dalla paura del Baco del Millennio, che spinse le aziende di tutto il mondo a rinnovare il loro software per proteggersi dal rischio di un blackout il 31 dicembre. Gli investimenti in programmi informatici si moltiplicarono, a vantaggio dei colossi di allora: Microsoft, Cisco, Oracle, Adobe, Qualcomm.

Le quotazioni volarono alle stelle nel ‘99 e fu il gran botto finale: nel marzo 2000 il Nasdaq cominciava la discesa agli inferi. La soglia dei 4.000 punti superata di recente, è importante ma non è record assoluto. All'apice della bolla nella prima New Economy questo indice aveva raggiunto 5.048 punti. Per arrivare fin là e recuperare anche l'inflazione, dovrebbe fare ancora molta strada. Questo rassicura gli ottimisti, i tanti investitori che rovesciano ordini di acquisto in Borsa, convinti che siamo lontani dai rischi speculativi di 13 anni fa.

Nel frattempo è anche cambiata la Silicon Valley e tutto ciò che fa innovazione. Un'analisi del Wall Street Journal mette a fuoco la metamorfosi del Nasdaq. I titoli di pura tecnologia che ne costituivano la maggioranza (66% della capitalizzazione nel ‘99) oggi pesano meno del 45%. E' aumentato il peso di aziende specializzate nei servizi come Amazon, colosso della vendita online.

Oppure Netflix, che affitta Dvd per posta o sempre più spesso li noleggia in streaming. Più della tecnologia pura, come i server informatici o le fibre ottiche, a trainare la rimonta del Nasdaq oggi sono aziende che usano metodi hi-tech al servizio del consumatore. Sono le applicazioni, più dei prodotti hi-tech, la locomotiva dei rialzi. E' anche un mondo molto "leggero", dove creare start-up costa una frazione degli investimenti che erano necessari negli anni Novanta. Anche per questo il volume del venture capital mobilitato nella Silicon Valley è lontano dai record. Per la California tutta la storia economica è un susseguirsi di cicli "boom-and-bust".

Di recente è riapparso sui parafanghi delle auto (ibride) guidate dai giovani creativi di Palo Alto lo slogan «Dio per favore mandaci un'altra bolla». La speranza dei più, è che questo non sia ancora un ‘99 bensì un ‘96. In quell'anno l'economista Robert Shiller coniò l'espressione «esuberanza irrazionale», poi ripresa dal presidente della Federal Reserve Alan Greenspan. Chi avesse lasciato il Nasdaq nel ‘96 si sarebbe privato di tre anni di guadagni stratosferici, e avrebbe maledetto le Cassandre premature.

 

FACEBOOK NASDAQ NASDAQ MICROSOFT-NOKIASteve Ballmer di Microsoft e Risto Siilasmaa, presidente CdA di NokiaCisco Systemsoracle ALAN GREENSPAN AMAZON APPSHOP

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