CHE ROTTURA DI BUNDESBANK! - LA GERMANIA SPEZZA GLI ARTIGLI DI DRAGO DRAGHI: “NO ALL’ACQUISTO DI BOND DA PARTE DELLA BCE, MEGLIO IL FONDO SALVA STATI” - LE BORSE SI PARALIZZANO E LO SPREAD RICOMINCIA A CORRERE - IERI LA POSIZIONE DI DRAGHI AVEVA FATTO GODERE I MERCATI E PENSARE CHE LA GERMANIA STESSE CEDENDO - MONTI IERI SI È DETTO “RASSICURATO”, MA SAPEVA CHE L’EUFORIA NON SAREBBE DURATA E HA CHIESTO INTERVENTI SULLO SPREAD…

1 - CRISI: BUNDESBANK, NO ACQUISTI BOND DA BCE, SENZA PROBLEMI PER EFSF

Radiocor - La Bundesbank tedesca non cambia idea e ritiene che l'acquisto di bond governativi da parte della Bce non sia il modo migliore per con battere la crisi. L'operazione e' problematica e creera' falsi incentivi, ha dichiarato una portavoce della Banca tedesca. L'acquisto dei titoli di Stato da parte del Fondo Salvastati e' invece senza problemi.


2 - BORSA: BUNDESBANK GELA I LISTINI E FA DI NUOVO CORRERE LO SPREAD
Radiocor - La Bundesbank ha spuntato le armi della Bce e subito le Borse sono peggiorate, mentre gli spread italiano e spagnolo hanno ripreso a salire. Poc o fa la banca centrale tedesca ha detto no agli acquisti di titoli di stato da parte dell'Eurotower e ha ammesso solamente quelli da parte del fondo salva stati Efsf. La posizione dell'istituto e' una doccia fredda sull'entusiasmo innescato ieri dalle parole con le quali il presidente della Bce, Mario Draghi, ha dichiarato che l'istituto centrale e' pronto a tutto per salvaguardare l'euro. Milano sta perdendo mezzo punto percentuale, Madrid scivola di oltre l'1%. Vanno male anche Francoforte (-0,67%) e Parigi (-0,11%). Lo spread italiano si sta di nuovo impennando a 484 punti, mentre quello spagnolo e' salito a 561 punti.

3 - QUEL VIA LIBERA STRAPPATO A BERLINO
Andrea Bonanni per "la Repubblica"

Il nuovo leader dell'Europa, Mario Draghi, ha detto ieri una cosa tanto ovvia da suonare rivoluzionaria. Andando al nocciolo del dramma di quest'ultimo mese, e cioè l'attacco alla sopravvivenza stessa della moneta unica, ha detto che l'euro non crollerà. Che la Banca centrale considera una propria priorità essenziale la difesa della moneta per cui è stata creata. E che per farlo è pronta ad usare "tutti i mezzi necessari".

Il fatto che queste evidenze abbiano d'un tratto cambiato radicalmente il quadro europeo e dato una salutare frustata ai mercati la dice lunga su quanto miserevole fosse stata la comunicazione da parte dei leader politici nazionali e comunitari, paralizzati nella morsa tra i veti reciproci e la paura delle opinioni pubbliche nazionali.

Non è la prima volta che il presidente della Bce dice queste cose. Recentemente si era espresso in termini pressoché identici anche nell'intervista a Le Monde, pubblicata su questo giornale. E tuttavia i mercati non avevano reagito, continuando imperterriti il loro tentativo di dilaniare l'euro, convinti che la Bce avesse le mani legate. Questa volta, invece, il messaggio sembra essere andato a segno. Il motivo è semplice: oltre a ripetere il suo credo fondamentale, ieri Draghi ha fornito anche la base giuridica che a suo giudizio gli consente di intervenire.

«Se i premi di rischio sul debito sovrano impediscono la trasmissione della politica monetaria, rientrano nel quadro del nostro mandato», ha spiegato il presidente della Bce. In altre parole: se di fronte ad un abbassamento dei tassi da parte della Banca centrale, come quello che è appena stato varato, i tassi reali continuano a crescere in misura sproporzionata, la Bce si vede privata del suo principale strumento di politica monetaria. E quindi ha pieno diritto di intervenire.

Quello che Draghi non ha detto, ma che si desume agevolmente dalle sue parole, è che la pretesa dei mercati di prendere in ostaggio la moneta unica stava esautorando anche la Bce privandola della possibilità di gestire la stabilità dell'euro. In una fase in cui l'Europa sfiora la recessione e la deflazione, Francoforte non è in grado di ridurre i tassi come dovrebbe, perché la speculazione ha privato la Banca della sovranità sulla moneta. E così facendo ha superato un limite che la Bce considera invalicabile.

Perché Draghi ha potuto dire ieri pubblicamente cose che, evidentemente, fino ad ora si era limitato a pensare? E perché lo fa a pochi giorni da una cruciale riunione del board della Bce che, in teoria, potrebbe sconfessarlo? Le spiegazioni possibili sono due. La prima è che il suo ragionamento sia talmente ineccepibile da aver ottenuto l'avallo anche dei falchi tedeschi, Weidmann e Asmussen, che siedono nel Consiglio dell'istituto di Francoforte.

In questo senso l'uscita di un altro rigorista, il presidente della Banca centrale austriaca Nowotny, che l'altro ieri ha addirittura sostenuto l'opportunità di conferire una licenza bancaria al fondo salva-Stati, sembra confermare che la preoccupazione per l'assalto all'euro sia diffusa a tutti i livelli tra i responsabili della moneta comune.

La spiegazione più probabile, però, è che Draghi abbia ottenuto il tacito assenso ad intervenire da parte della leadership politica tedesca, la cancelliera Merkel e il Finanzminister Schauble, e che, grazie a questo, sappia di poter comunque piegare le resistenze dei falchi e strappare il sostegno della maggioranza del Consiglio. In fondo, se la Bce si muove autonomamente per disinnescare una crisi che nessun dirigente responsabile, neppure in Germania, si auspica davvero, consente alla Merkel di restare formalmente fedele ai propri principi. In questo modo la Cancelliera può evitare che la battaglia per salvare la moneta unica si trasformi in uno scontro politico frontale tra governi, di cui all'ultimo vertice si sono avute alcune timide avvisaglie, in cui rischierebbe di perdere la faccia.

Ma, paradossalmente, l'assist più importante Draghi lo ha ricevuto proprio dai campioni della logica speculativa di mercato: l'agenzia Moody's. Il downgrading delle prospettive per Germania, Olanda e Austria, e perfino per il fondo salva-Stati, anticipato nei giorni scorsi dall'agenzia di rating, è suonato come la conferma che la guerra contro l'euro non farà prigionieri. La logica del contagio non si fermerà al di qua delle Alpi, ma finirà per travolgere anche quei Paesi che finora, proprio grazie al vantaggio degli spread, si consideravano virtuosi. E che forse, a questo punto, si lasceranno convincere a seguire Draghi in quella che è ormai una guerra senza quartiere.

4 - MONTI,RASSICURATO DA DRAGHI MA UE AVANTI CONTRO SPREAD
(ANSA) - ''L'importante intervento'' di Mario Draghi mi ha rassicurato e se l'Europa proseguira' nel progetto di dare maggiore stabilita' all'Eurozona ''questo determinera' una ragionevole discesa dello spread''. Cosi' Mario Monti a Tgcom24.

Le parole di Draghi hanno rassicurato i mercati, hanno rassicurato anche lei?, gli chiede l'intervistatrice. ''Si' - ha risposto Monti -, soprattutto mi ha rassicurato questo importante intervento verbale per ora, ma vediamo anche quanto contano gli interventi verbali quando vengono da personalita' cosi' autorevoli e credibili, sul fatto che la nostra diagnosi fosse corretta'' e cioe' che lo spread ''rimane troppo alto perche' dipende da dubbi e incertezze dei mercati circa il sistema dell'euro in generale''.

Il premier ha sottolineato che l'intervento del governatore della Bce ha avuto ''immediati effetti sui mercati'' e questo ''a conferma del fatto che i singoli Paesi devono continuare, e sicuramente l'italia continuera' a farlo, a mettere in ordine i conti pubblici e fare le riforme strutturali per la crescita''. ''E, se finalmente a livello europeo si fara' tutto cio' che necessario per accrescere la fiducia nell'euro'' e per migliorare la ''governance'' dell'Eurozona ''questo determinera' una ragionevole discesa degli spread'' e dara' ai cittadini, alla politica e al Paese la dimostrazione ''che si sta andando nel senso giusto e che quelle medicine un po amare'' servono.

 

 

MARIO DRAGHI MERKEL MARIO DRAGHI E ANGELA MERKEL BUNDESBANKL EURO CHE AFFONDA SpreadWolfgang SchaubleMONTI MERKEL

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO