LA SUPPOSTA “RENZONOMICS” - PER LO CHOC ALL’ECONOMIA, SI PENSA A 200 MILA NUOVI CONTRATTI, CREDITO DI IMPOSTA SULL’IRAP E DETASSAZIONE TOTALE DELLE ASSUNZIONI PER GLI UNDER 30

Carlo Bertini per "la Stampa"

Le aspettative sono tante, l'asticella è stata fissata dallo stesso premier in pectore ai livelli più alti. E «loro», gli uomini di Renzi che hanno in mano i dossier più delicati, lo sanno bene. Basta vedere come ha reagito la Borsa, per non dire di quel piccolo 0,1% di crescita del Pil che segna un'inversione di rotta sulla crescita del Pil dopo anni di recessione, che se non altro suona come un segnale portafortuna.

E quindi nella massima riservatezza, già circolano dossier e tabelle, corredati di analisi e proiezioni realizzate da università straniere con specifici focus sul «belpaese», per mettere in moto la «Cura choc». Una cura che nelle intenzioni servirà a far ripartire la macchina Italia. Con un obiettivo che ambizioso è dir poco, sul crinale più delicato, quello del lavoro giovanile, di 200 mila nuovi contratti per innovazione e ricerca.

Stando a uno studio di un'università bostoniana, se fatti con criterio, possono sviluppare un effetto domino di cinque nuovi posti di lavoro per ogni cervello qualificato all'opera. Ma senza sparare numeri da lotteria elettorale, non vogliono essere effetti speciali quelli su cui poggiare la cura, che si snoderà su un doppio versante di spese ed entrate.

Sul fronte del lavoro, esistono due opzioni che devono essere ancora radiografate nei dettagli prima di scartarne una. La prima consiste in uno sconto o credito d'imposta generalizzato sui nuovi occupati, che avrebbe un costo stimato in 2,5 miliardi di euro, per permettere alle aziende una sforbiciata del 10% sull'Irap.

La seconda opzione è di maggiore impatto: una detassazione totale ai fini Irap e Irpef per i nuovi assunti sotto i 30 anni: il loro stipendio netto resterebbe il solo costo aziendale, insieme ai contributi previdenziali. Una misura che partirebbe dal basso, cioè dalla platea di piccole imprese, in base ai fondi disponibili ogni anno, lasciando fuori le grandi industrie. Costo stimato, un miliardo.

Sul fronte delle entrate invece si riparte dalla base fornita dal lavoro del governo Letta sulla spending review, le cui entrate sono sempre tutte da quantificare e sub judice. E dalla lotta all'evasione, che poggerà soprattutto su una gigantesca battaglia per far emergere il lavoro sommerso.

Un obiettivo titanico, con cui si sono cimentati negli anni molti governi senza produrre grandi risultati, visto che la stima del sommerso in Italia viaggia sempre su cifre astronomiche, oltre 300 miliardi di euro per questa giungla di attività.

Anche qui i dossier sono diversi e mirano ad aggredire i due corni più sensibili, quello dei doppi lavori di molti dipendenti che a vari livelli occupano le amministrazioni dello Stato e quello degli autonomi e degli artigiani restii a rilasciare fatture e ricevute: l'obiettivo è accompagnare l'emersione di «nero» con sconti fiscali, magari diminuire l'Iva agli artigiani, o permettere detrazioni ai privati nella dichiarazione dei redditi.

Poi si batterà ancora la strada dell'accordo con la Svizzera per il rientro dei capitali, che potrebbe portare dai 5 ai 7 miliardi di euro, una tantum, nelle casse dello Stato. E si proverà a riaprire la trattativa con Bruxelles per non conteggiare nel rapporto deficit-Pil i 4-5 miliardi di spese per investimenti destinati a infrastrutture. Una posta che Renzi indirizzerà al piano che più gli sta a cuore, la riqualificazione dell'edilizia scolastica, di cui ha più volte parlato.

Ma è per prima cosa il nodo dell'occupazione giovanile quello che il nuovo governo vorrà aggredire e l'obiettivo più generale è quello di portare al 25%, come primo effetto visibile, la disoccupazione giovanile che ha raggiunto il 40%. E non sarà affatto secondario lo sforzo, anche quello titanico, per dotare la nazione tutta e non solo i grandi centri urbani, di una vera banda larga.

È il grande capitolo dell'agenda digitale, sul quale si proverà a supportare gli investimenti dei grandi operatori con incentivi per facilitare l'accesso dei privati. Perché se ad oggi sotto la voce «digitale» si crea una ricchezza equivalente al 2,6% del Pil, le proiezioni fino al 2017 mostrano che si potrebbe far lievitare questa spinta fino al 3,5%, che tradotto significherebbe 50 miliardi di euro.

Come si vede, la macchina lavora già a pieni giri, i guidatori non hanno ancora i galloni ministeriali o istituzionali e la fretta è d'obbligo. Tanto che anche la minoranza del Pd l'ha capito ed oggi presenterà al segretario un documento articolato messo a punto da Epifani, Fassina e Damiano su lavoro, crescita, occupazione, scuola. Per dare un contributo a quella mitragliata di provvedimenti che vedrà la luce prima di quanto si possa pensare. E che ben si sposerà appunto anche con le richieste contenute nel documento predisposto dalla sinistra interna, volto a marcare un cambio di passo nelle politiche per far ripartire il paese.

 

Yoram GutgeldEVASIONE FISCALE paradisi-fiscaliDISOCCUPAZIONE GIOVANILE DISOCCUPATIDISOCCUPAZIONE

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ACCIDENTALE: È STATO POSSIBILE SOLO GRAZIE ALL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, MA LA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE MELONI NELLA CHIAMATA CON I "VOLENTEROSI" MACRON, STARMER E MERZ  – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DAI GIORNALI DI DESTRA E DAL “CORRIERE”: ALL’ORIZZONTE NON C’È ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE IN UCRAINA, NÉ LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO PRO-KIEV. È LA MELONI A ESSERSI CHIAMATA FUORI PER EVITARE GUAI CON SALVINI...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…