1- TARAK BEN AMMAR: “DOMANI ANNUNCERÒ IL PARTNER PER LE ACQUISIZIONI NELLE TV ITALIANE”. SARÀ ABU DHABI O IL QATAR. MA GLI ARABI VOGLIONO LA7 O ALTRI NETWORK? 2- IL TUNISINO È CONSIGLIERE DI TELECOM (PROPRIETARIO) E MEDIOBANCA (VENDITORE), CARISSIMO AMICO DEL BANANA E DI MURDOCH (PRINCIPALI CONCORRENTI): IL SOGGETTO IDEALE PER CAMBIARE TUTTO AFFINCHÉ NULLA CAMBI! 3- SENZA GLI ARABI, LA VENDITA DE LA7 RISCHIA DI SALTARE: LE OFFERTE DI DISCOVERY E H3G SAREBBERO POCO INTERESSANTI. E SPOSITO E CAIRO HANNO MESSO SUL PIATTO MOLTO MENO DEL VALORE DI BORSA, PONENDO NUMEROSE CONDIZIONI 4- IL CDA TELECOM DOVRÀ DECIDERE SE ACCETTARE LE PROPOSTE, ANDARE AI SUPPLEMENTARI CONCEDENDO UN’ESCLUSIVA AI DUE GRUPPI, OPPURE AZZERARE LA GARA E RIMANDARLA A TEMPI MIGLIORI. FACENDOSI ANCORA CARICO DELLE PERDITE (100 MLN)

1- BEN AMMAR PORTA GLI ARABI NELLE TV ITALIANE
Andrea Montanari per Milano Finanza

Qatar o Abu Dhabi: resta solo questo come elemento di mistero nel futuro prossimo venturo di Tarak Ben Ammar. Ma il finanziere franco-tunisino, proprietario almeno di Prima Tv (multiplex digitali), di Eagle Pictures (distribuzione cinematografica), azionista forte di Luxvide (produzione tv-cinema, Nessma Tv (emittente nordafricana) e Quinta Communication (produzione) ha trovato il nuovo partner strategico per crescere sul mercato italiano dei media e della tv.

Alla consolidata alleanza con la francese Tf1 se ne affiancherà un'altra, molto più importante e significativa con il fondo sovrano di un paese mediorientale, il Qatar appunto o Abu Dhabi. Il nodo lo scioglierà lo stesso Ben Ammar mercoledì pomeriggio in una conferenza stampa nella quale illustrerà il progetto di crescita sul mercato nazionale attraverso la capogruppo Prima Tv. Investimento che come si legge nell'invito recapitato via mail "rappresenterà l'inizio di una serie di acquisizione strategiche in Italia".

Nelle settimane scorse, infatti, il finanziere consigliere di Mediobanca e Telecom e consigliori di Rupert Murdoch e Silvio Berlusconi era stato ad Abu Dhabi per sondare il terreno relativo all'accordo con gli esponenti del fondo sovrano. L'alternativa è rappresentata dall'emiro del Qatar interessato al mercato italiano, in particolare quello dei diritti televisivi sportivi tanto da aver lanciato nel 2010 la versione locale di Al Jazeera Sport, il canale tematico internazionale presente anche in Francia e Inghilterra nato come costola del big dell'informazione mediorientale Al Jazeera.

Tutti da decifrare i target d'investimento: sul mercato c'è La7 (giovedì è in calendario il cda di Telecom per la valutazione delle offerte) e non è da escludere che arrivi la nuova offerta targata Qatar. Altrimenti ci sono le frequenze digitali di Tivuitalia (gruppo Screen Service) e in prospettiva c'è l'asta pubblica dei multiplex autorizzata dall'Agcom.


2- CHI SI PRENDE LA7? FORSE BEN AMMAR - OGGI L'AMICO DI B. ANNUNCIA IL SUO INTERESSE. MA LA VENDITA PER TELECOM È SEMPRE PIÙ DIFFICILE
Giorgio Meletti per "il Fatto Quotidiano"

Quella di ieri doveva essere una giornata di svolta per la vendita di La7, invece si è conclusa con una nuova impennata di caos, i cui effetti si potranno vedere questa mattina in Borsa.

Ieri Mediobanca - contemporaneamente primo azionista di Telecom Italia e consulente per la vendita - doveva consegnare al gruppo telefonico le offerte definitive, quelle vincolanti, da parte dei quattro contendenti che finora hanno manifestato interesse per la ex Telemontecarlo: il fondo Clessidra di Claudio Sposito; Cairo Communication (concessionaria di pubblicità di La7); H3G, la holding che controlla 3 Italia; infine gli americani di Discovery Channel.

Ebbene, ieri sera le uniche notizie sulla vendita di La7 erano affidate a queste indiscrezioni dell'agenzia Ansa: "Non tutti sarebbero disposti ad andare avanti. Discovery, secondo indiscrezioni, si sarebbe ritirata, Clessidra era al lavoro per consegnare l'offerta ma, per quanto sorprendente, potrebbe aver fatto un passo indietro all'ultimo minuto. Cairo e H3G restano anche loro nell'ombra". Il piatto piange, come dice l'Ansa.

Poi, fortunata coincidenza, si fa per dire, cominciano a circolare le voci più birichine. La più colorita nasce dalla curioso invito per una conferenza stampa che sarà tenuta oggi a Milano dal finanziere e produttore cinematografico e televisivo tunisino Tarek Ben Ammar. Nell'invito c'è scritto che "annuncerà di aver trovato un partner internazionale, oltre al socio TF1, pronto ad investire nei media in Italia", proposito non generico, visto che, secondo l'Ansa, "rappresenterà l'inizio di una serie di acquisizioni strategiche in Italia". Nientemeno. E subito comincia a circolare la voce che Ben Ammar potrebbe aver messo in piedi tutto questo per puntare proprio a La7. Ciò che utilmente potrebbe sostenere le precarie sorti borsistiche del titolo Telecom Italia Media, la subholding che contiene La7.

Riassumendo, questo è lo schema di gioco: Mediobanca, azionista forte di Telecom Italia , ha da tempo ingiunto al presidente Franco Bernabè di liberarsi del suo giocattolo televisivo, per mettere in cassa 500 preziosi milioni di euro; Bernabè ha affidato a Mediobanca la vendita di La7; Mediobanca sembra aver portato a casa offerte deludenti; al disamore degli aspiranti acquirenti sembra aver contribuito il peggioramento della performance televisiva (La7 chiuderà il 2012 con perdite nuovamente in crescita dopo anni di miglioramento);

Bernabè fa fuori il vecchio sodale Gianni Stella, detto "er canaro", che doveva portare La7 in gran spolvero all'appuntamento con la vendita e invece è accusato di aver fatto crescere solo i costi (lui che ha fama di grande tagliatore); i potenziali acquirenti notano che il contratto per la pubblicità con Urbano Cairo è fatto in modo tale che ogni aumento della raccolta premia più la concessionaria che la tv che si sta svenando per alzare gli ascolti; Bernabè fa sapere che non venderà a qualsiasi prezzo, e affida la vendita al nuovo direttore finanziario di Telecom Italia, Piergiorgio Peluso, appena arrivato e quindi messo in condizione di doversi studiare da zero un dossier che Stella conosceva fin nelle virgole.

In tutto questo Ben Ammar, nella sua doppia veste di consigliere d'amministrazione di Mediobanca e consigliere d'amministrazione di Telecom Italia, è la persona giusta attorno alla quale cucire su misura (magari a sua insaputa, e fingendo di non vedere il gigantesco conflitto d'interessi) un abitino di voci adatte per coprire con un polverone le difficoltà della vendita di La7. E magari per dare tono all'andamento in Borsa del titolo Telecom ItaliaMedia.


3- TELECOM, LA VENDITA DI LA7 RESTA IN ALTO MARE
Sara Bennewitz per "la Repubblica"

La telenovela per la vendita delle tv di Telecom Italia potrebbe non essere arrivata al suo epilogo e rischia di non avere un lieto fine. Ieri, la società avrebbe ricevuto quattro diverse manifestazioni d'interesse, ma stando a fonti finanziarie, due delle proposte sarebbero poco interessanti - Discovery e H3g - e le altre due - Clessidra e Cairo Communication - oltre a essere articolate e subordinate al verificarsi di alcune condizioni, sarebbero molto inferiori rispetto al valore di Borsa di TiMedia. Anche se, ieri, il titolo ha guadagnato il 2,3% sfiorando una capitalizzazione di 240 milioni, che sommata ai debiti attesi per fine anno, fa di Ti-Media una società tre volte più cara rispetto alle attività italiane di Mediaset.

Un paradosso perché mentre La7 ha sempre e solo collezionato bilanci in rosso, per la prima tv commerciale tricolore il 2012 dovrebbe essere l'unica eccezione. Come se non bastasse, Clessidra e Cairo sanno che i numeri esaminati in questi mesi di due diligence sono destinati nel breve termine a peggiorare, perché lo scenario economico e competitivo si fa più difficile sotto tutti i fronti, compreso quello dell'infrastruttura digitale dei multiplex.

Inoltre, mentre il fondo guidato da Claudio Sposito avrebbe fatto un'offerta per tutto il gruppo condizionata alla revisione del contratto con la Cairo Communication, Urbano Cairo avrebbe fatto un'offerta solo per le televisioni. Con queste opzioni sul tavolo, il consiglio di Telecom dovrà decidere se accettare o meno le proposte, se andare ai supplementari concedendo un'esclusiva ai due gruppi per provare a trattare e a sciogliere alcune delle condizioni a cui sono subordinate le offerte, oppure se azzerare la gara e rimandarla a tempi migliori.

Quest'ultima opzione potrebbe però rivelarsi un boomerang, perché Telecom dovrà farsi ancora carico delle perdite di TiMedia e in vista di un peggioramento dei conti, il management della società non potrà fornire adeguate garanzie sul fatto che a medio termine sarà possibile reperire offerte migliori. (...)

 

 

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