1. TELECOM ITALIA ON SALE! BERNABÈ VORREBBE CAPIRE UNA VOLTA PER TUTTE SE ALLE SUE SPALLE SI È STRETTA UN’INTESA TRA QUEI DUE MARPIONI CHE SI CHIAMANO SAWIRIS E CESAR ALIERTA, IL 67ENNE MANAGER SPAGNOLO CHE DAL 2000 GUIDA TELEFONICA 2. AL FORMIGONI RIMASTO SOLO E’ RIMASTO L’INCARICO (“AD PERSONAM”) DI COMMISSARIO GENERALE PER EXPO 2015 E FIORENZO TAGLIABUE, DELL’AGENZIA DI COMUNICAZIONE SEC 3. ORSI CONTINUA A FARSI DEL MALE: DOPO L’IMBARAZZANTE LETTERA AL “SECOLO XIX”, ANCHE QUESTA ESTERNAZIONE AL “MESSAGGERO” ACCORCIA I TEMPI DI UN SUICIDIO DIFFERITO 4. AVVISATE LUIGI ABETE CHE PERDE TEMPO A FARSI INVITARE DAL FLORIS RIDENS A “BALLARÒ”: LE CANDIDATURE “DE SINISTRA” A SINDACO DI ROMA CORRONO LONTANO DAL SUO NOME. IN POLE CI SONO IL GANZO ALFIO MARCHINI E IL DEBOLE ENRICO GASBARRA

1. TELECOM ITALIA ON SALE!
Franchino Bernabè è piuttosto impaziente.
Giovedì scorso ha presentato al board di Telecom i conti dei primi nove mesi che dimostrano la buona tenuta dell'azienda nonostante il mercato in Italia sia quasi saturo per la concorrenza sempre più frenetica delle altre società di telecomunicazioni.

I risultati comunque registrano un utile netto di 1,9 miliardi di euro, ma quello che più conta è il calo dell'indebitamento, il macigno da oltre 30 miliardi che è diminuito di 929 milioni. Durante la conference call con gli analisti, l'altro uomo forte di Telecom, Marco Patuano, ha preannunciato per il 2013 un piano di tagli "aggressivi" che dovrebbero abbattersi soprattutto sul personale, una voce che incide per un terzo sui bilanci della società.

I sindacati hanno subito reagito ricordando che in dieci anni Telecom è passata da 120mila dipendenti a 48mila e temono che la scure vada a colpire la forza lavoro in un anno drammatico per l'occupazione.

Da parte sua Franchino ha sicuramente messo sul tavolo dei consiglieri il dossier urgente dello scorporo della Rete che nelle sue intenzioni dovrebbe portare nelle casse qualcosa come 15 miliardi,ma la discussione non è stata approfondita perché il manager di Vipiteno ha preferito rinviare l'argomento a un consiglio di amministrazione che si terrà prima di Natale.

Questo vuol dire che nella trattativa con la Cassa Depositi e Prestiti per la cessione della Rete ci sono ancora dei problemi irrisolti sul valore dell'infrastruttura che secondo gli esperti del settore non vale tanto. Allo stesso modo sembra impantanata la vendita di Telecom Italia Media, proprietaria de "La7", che nei primi nove mesi dell'anno ha accumulato un debito di 224 milioni nettamente superiore a quello del periodo precedente.

La vera sorpresa è arrivata verso la fine della riunione quando i consiglieri hanno saputo per la prima volta che il magnate egiziano Sawiris avrebbe intenzione di mettere una montagna di milioni per entrare dentro Telecom rilevando una partecipazione di notevoli dimensioni. Da quel momento si sono scatenate le illazioni e qualcuno ha scritto addirittura che l'uomo d'affari egiziano, che a giugno 2010 ha fuso Wind con i russi di Wimpelcom), sarebbe pronto a mettere sul tavolo un'offerta di 4, 5 miliardi per rilevare la quota nelle mani degli spagnoli di Telefonica.

La Borsa sembra credere a questa ipotesi e anche oggi con un'apertura in rialzo del 4% si aggrappa a voci sulle quali peraltro Bernabè e Telecom finora non hanno fatto smentite. Anche il "Wall Street Journal" di oggi avvalla le intenzioni di Sawiris con dichiarazioni raccolte alla Bocconi di Milano dove Francesco Sacco, un professore esperto di strategie aziendali, dichiara che "Telecom Italia è attualmente sottovalutata quindi potrebbe essere un buon investimento per Sawiris".

Secondo il giornale americano questo sarebbe un capitolo della marcia straniera in Europa nel mondo delle telecomunicazioni dove i cinesi hanno battuto i rivali nella privatizzazione della EDP Energias de Portugal e Carlos Slim (il messicano gonfio di miliardi) ha acquistato una grossa quota di una compagnia telefonica olandese e di Telekom Austria.

Franchino Bernabè sa benissimo che il pianeta della telefonia è in gran movimento, ma vorrebbe capire una volta per tutte se alle sue spalle si è stretta un'intesa tra quei due marpioni che si chiamano Sawiris e Cesar Alierta, il 67enne manager spagnolo che dal 2000 guida la Compagnia di Madrid. L'unica cosa certa è che Telefonica nei primi nove mesi di quest'anno ha svalutato la quota in Telecom Italia per circa 542 milioni, un bagno di sangue dopo i 505 di svalutazioni già effettuate nel 2011.

È chiaro che di questo passo gli spagnoli ,ormai leader in America Latina, non vedono l'ora di alleggerire la loro presenza dentro Telecom, e hanno definitivamente archiviato quel progetto di sinergie sulle quali negli ultimi anni è stata fatta una grancassa quando poi le due aziende, italiana e spagnola, si sono fronteggiate senza tanti complimenti sul mercato latino americano.

Ad aggiungere impazienza c'è poi la voce riportata domenica dal "Sole 24 Ore" secondo la quale il piccolo egiziano si sarebbe incontrato segretamente a Londra con il manager spagnolo desideroso di cedergli il 45% che Telefonica detiene in Telco. L'incontro sarebbe andato a vuoto perché Sawiris avrebbe messo sul piatto soltanto 1 miliardo di euro e Alierta ,che al suo ingresso in Italia aveva pagato 4,1 miliardi, ne avrebbe chiesti almeno altrettanti.

Secondo le ultime voci - riportate in questo caso dal "Corriere" - il 58enne Sawiris non avrebbe scartato l'ipotesi di rialzare la posta offrendo fino a 4-5 miliardi.
A questo punto è chiaro che per Bernabè, già alle prese con le grande dello scorporo e de "La7", è indispensabile un chiarimento anche a costo di volare a Madrid e di guardare negli occhi quel capo di Telefonica sul quale aveva riposto molte speranze.


2- AL FORMIGONI RIMASTO SOLO E' RIMASTO TAGLIABUE E L'INCARICO DI COMMISSARIO GENERALE PER EXPO 2015
Anche se continua ad ostentare sorrisi e abbigliamenti raccapriccianti, Roberto Formigoni sente salire l'onda della solitudine.

Il "Celeste" intravede ormai l'aldilà della sua carriera politica compromessa dagli scandali della Regione e dalla totale indifferenza del Cavaliere peccaminoso e degli amici della Lega che puntano le carte per occupare le poltrone del grattacielo.

Il grattacielo del potere sta crollando e il povero Formigoni rischia di rimanere tagliato fuori da tutti i giochi. L'unica eccezione è l'incarico di Commissario generale per Expo 2015, una poltrona assegnatagli per decreto di Berlusconi a maggio di due anni fa ,che il Governatore in uscita tiene a indicare come una carica "ad personam", slegata cioè dal suo ruolo istituzionale.

In questo scenario di tristezza e sconforto gli sono rimasti vicino soltanto alcuni tra gli amici della prima ora, quelli che nel 1973, quando il "Celeste" era ancora vergine, si misero al suo fianco per aiutare e sostenere l'intervento politico di "Comunione & Fatturazione". Non sono numerosi perché come sempre accade quando il potere va in frantumi la fedeltà si incrina e la fuga diventa irrefrenabile. Tra i più affezionati al "Celeste" c'è sicuramente Fiorenzo Tagliabue, un giornalista laureato in filosofia che è stato tra i fondatori del settimanale "Il Sabato" e amministratore delegato del quotidiano cattolico "Avvenire".

Oggi Tagliabue è titolare dell'agenzia di comunicazione SEC, fondata nel 1989 e specializzata in relazioni pubbliche e istituzionali. I suoi servizi sono stati utilizzati in passato anche da Letizia Moratti di Rivombrosa con la quale poi ha rotto i rapporti per la gaffe clamorosa della sindachessa sul passato giudiziario del candidato Pisapia.
Anche quest'ultimo ha usato la SEC di Tagliabue che ci tiene a ricordare comunque di avere nel pacchetto dei suoi clienti poche realtà pubbliche "connesse alla Regione Lombardia".

Resta il fatto che il giornalista non ha mai interrotto il feeling con il "Celeste" che adesso dovrà dedicare i prossimi anni a recuperare la verginità con l'Expo 2015. E potrà farlo perché il buon Tagliabue dal pizzetto gagliardo nei giorni scorsi ha vinto due gare per un totale di circa 2 milioni di euro che riguardano le attività legate al grande evento milanese.

La prima, del valore di 1,6 milioni ,è stata assegnata alla SEC e alla Hill & Knowlton per organizzare le attività di media relations internazionali nel mondo, mentre la seconda di circa 400mila euro riguarderà la "comunicazione di cantiere" per informare i cittadini sulle opere di costruzione dell'Expo'.


3- ORSI CONTINUA A FARSI DEL MALE

Gli uscieri di Finmeccanica sono persone colte che appena possono dimenticano le vicende dell'azienda e si inebriano di cultura.

Non vedono l'ora di correre a visitare la mostra del grande pittore olandese Vermeer, allestita alle Scuderie del Quirinale, dove sperano di vedere il capolavoro "La merlettaia".
Per adesso si devono accontentare del merletto su misura che è stato disegnato non più tardi di ieri sulle pagine del "Messaggero" nella lunga intervista a Giuseppe Orsi del vicedirettore Osvaldo De Paolini.

Da giorni si sapeva che il manager piacentino avrebbe voluto esternare la sua difesa su un importante organo di informazione, ma dopo le rivelazioni sulla cena con Gotti Tedeschi in cui l'ex-capo dello Ior dice: "De Bortoli ti protegge", i centurioni di Orsi hanno cercato un altro giornale scartando anche "Il Sole 24 Ore" dove Gianni Dragoni non risparmia frecce avvelenate.

Alla fine il merletto su misura è stato confezionato sul quotidiano di Caltariccone che dopo il restyling grafico indossa un abito più composto ed elegante, molto vicino al quotidiano tedesco "Frankfurter Allgemeine". La scelta è stata felice perché nell'intervista pubblicata ieri a piena pagina Orsi ha rotto il silenzio raccontando ,senza essere turbato o disturbato, la sua verità sulle inchieste e sulle bugie che si sono scatenate "in un processo mediatico montato su di me".

A suo merito non esibisce i risultati di Finmeccanica che sono stati presentati la settimana scorsa alla comunità finanziaria, ma tiene piuttosto a sottolineare che ha segato 54 manager in posizioni apicali e ha ridotto il numero delle società da 51 a 40 con un'opera di pulizia che ha raddoppiato il numero delle donne nei consigli di amministrazione. Poi, dopo aver annunciato che il budget per le consulenze e le sponsorizzazioni nel 2013 sarà di 1,5 milioni contro 5,5 milioni del 2010, non dice nulla sul budget che i suoi centurioni hanno sparpagliato l'anno scorso, e annuncia -con una certa prudenza- che contro la gola profonda Lorenzo Borgogni i suoi avvocati stanno finalizzando le denunce con un'adeguata richiesta di danni.

Il giornalista De Paolini affonda la penna nella vicenda del ministro Grilli e della ex-moglie americana, ma qui Orsi si ritira con pudore e prega di non parlare più di questa "penosa vicenda di equivoci e gossip velenosi, perché di questo si tratta". E a proposito della possibilità, ventilata da quel sito disgraziato di Dagospia, che in primavera possa arrivare a piazza Monte Grappa un presidente di garanzia (come lo scalpitante ministro Di Paola), il manager piacentino non disdegna questa soluzione e con una serenità che sfiora l'assurdo dice: "trovo molto corretto l'atteggiamento di vigile distacco che il Governo ha assunto nei confronti di un'azienda certo strategica, ma pur sempre quotata e caratterizzata da un azionariato diffuso".

Di fronte a un merletto confezionato con tanta cura a quattro mani, gli uscieri sono profondamente ammirati, ma continuano a pensare che anche questa esternazione accorci i tempi di un suicidio differito. Che poi questa tragedia avvenga davanti alla statua di Mitoraj che si trova di fronte al palazzo di piazza Monte Grappa, oppure sulla via Tiburtina dove si è svolta l'intervista e nella quale si trovano concentrate alcune attività di Alenia Spazio, questo è un dettaglio che non alleggerisce la sensazione provocata da un manager che con le sue parole nelle trattorie e sui giornali si sta facendo soltanto del male.


4- ABETE, ADDIO AI SOGNI DI GLORIA ROMANA
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Luigino Abete ha ripreso a sudare.

Le voci che si rincorrono sulle candidature a sindaco di Roma corrono lontano dal suo nome. Se il consenso tra l'Udc di Caltagirone e il Pd di Bersani convergerà su quel gran bell'uomo di Alfio Marchini oppure sul debole Enrico Gasbarra, allora gli spazi per Luigino diventeranno sempre più stretti.

Negli ultimi giorni è stata notata la sua partecipazione a numerose trasmissioni nelle quali tuttavia ha sempre dovuto indossare i panni del banchiere invece del politico. E questo avverrà anche nelle prossime ore quando come presidente della BNL, main sponsor del Festival del Cinema, dovrà accogliere sul red carpet il vecchio Sylvester Stallone che ha la mascella grande come la sua".

 

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