IL TEMPIO DI TALAMONE: IN UN MAGAZZINO QUEL CHE RESTA DI ARREDI E BAGAGLI DELLA CONCORDIA; SCARPE, LIBRI E VALIGIE ASPETTANO CHE QUALCUNO VADA A RIPRENDERSELI - IL RELITTO PIU’ FOTOGRAFATO DELLA STORIA E’ ORMAI L’UNICA ATTRAZIONE DEL GIGLIO: TURISTI IN CALO DEL 50%, TEMONO L’INQUINAMENTO CHE NON C’E’ - SUB, ALLA LARGA! MULTE DA 2.500 EURO PER CHI SI AVVICINA ALLA PARTE SOMMERSA DELLA NAVE…

Grazia Longo per "la Stampa"


Comodini, sedie, coperte, ma anche valigie, stivali, scarpe, qualche libro miracolosamente asciutto. Arredi della Concordia e scampoli di vita dei passeggeri abbandonati durante la fuga di quella maledetta notte del 13 gennaio. Il cimitero delle cose perdute è a Talamone, poco distante da Porto Santo Stefano. In un enorme magazzino, sotto sequestro della procura di Grosseto. Quando gli oggetti sono riconoscibili li restituiamo ai proprietari» dice il procuratore Francesco Verusio. Il resto, è custodito in attesa che qualcuno lo rivendichi.

Ma sarà difficile. Perché durante il naufragio che nella memoria collettiva si è ormai imposto come quello del Titanic, si sono salvati solo gli oggetti della parte non immersa della nave e alcuni bagagli, sì bagnati ma con i dati personali dei proprietari scritti con il pennarello indelebile.

Tutto riaffiorato sulle onde, in superficie, durante il prezioso lavoro dei sub impegnati nel recupero di 30 corpi. Altri due, quelli della cinquantenne siciliana Maria Grazia Trecarichi e del cameriere indiano Russel Rabello, sono ancora lì sotto, inghiottiti dalla Concordia.

Quella che da lontano sembra una pennellata di vernice bianca sulla costa dell'isola, man mano che il traghetto si avvicina si rivela per quello che è. La nave naufragata più fotografata al mondo. L'ammiraglia della Costa crociere ha finito la sua corsa su uno scoglio, quasi di fronte al porto, giusto sei mesi fa. Anche allora era venerdì. Ma le abitudini, prima dell'impatto alle 21,42, erano diverse: i flash scattavano al contrario. Dal ponte e dagli oblò verso l'esterno.

Oggi no. Oggi è lei al centro assoluto dell'attenzione di un turismo che non può essere liquidato come turismo dell'orrore. Ossessionato certamente sì, ma in qualche misura consapevole di quello che è stata la notte di sei mesi fa. Curiosità a tratti morbosa -, desiderio di far parte di un'esperienza collettiva, bisogno più o meno inconscio - di esorcizzare la morte. L'importante è poter documentare con un'immagine: «Guarda, io l'ho vista, io c'ero».

La gente - dai bambini con il telefonino ai più adulti con sofisticate macchine giapponesi - inizia a scatenarsi con le foto dal traghetto, per poi proseguire in ogni momento della gita.

Non delle vacanze, perché queste sono crollate in modo verticale. «Rispetto all'anno scorso c'è il 50 per cento di turisti in meno - esordisce il sindaco, Sergio Ortelli, mentre si prepara a partire per l'ambasciata francese, a Palazzo Farnese a Roma, dove ieri pomeriggio ha ricevuto l'ennesimo grazie per la solidarietà ai naufraghi - E non si può certo dar la colpa di tutto questo allo spread: all'Argentario, in località come Porto Santo Stefano e Porto Ercole, l'effetto crisi si è materializzato con un calo del 20-30 per cento. Da noi vengono prevalentemente in giornata, per farsi una foto davanti alla Concordia, e poi via, tanti saluti».

In tanti hanno disdetto perché preoccupati di un rischio inquinamento. Che in realtà non esiste. Ma le raccomandazioni di albergatori e proprietari di case non sono bastate. La cosa più assurda, poi, è che a patire di più è la zona di Campese, dall'altra parte dell'isola rispetto al porto. Il mare è di un azzurro cristallino, eppure le spiagge sono semideserte.

Tutto l'opposto di quella vicino al porto e dell'Arenella. Sono praticamente davanti al relitto eppure fai fatica a camminare tra un ombrellone e l'altro. E si incrocia sempre qualcuno che vuole imprigionare in un'istantanea lo spettro della nave. Icona di morte e di scampato pericolo allo stesso tempo. Simbolo del paradosso: «Possibile che il comandante Schettino abbia abbandonato tutti dopo il guaio che ha combinato?» è la domanda più ricorrente tra chi è catalizzato dal relitto. Ma anche simbolo del mistero: «È vero che sotto c'è un tesoro inestimabile?» chiedono i ragazzini.

Un tesoro, in realtà c'è. Le cassaforti sono ancora tutte inabissate, il relitto però è controllato a vista giorno e notte. Sopra e sotto l'acqua del mare. La settimana scorsa tre sub si sono beccati una multa di 2500 euro ciascuno: sono stati sorpresi a 20 metri dallo scafo. «Abbiamo sbagliato rotta» si sono giustificati. Chissà. Intanto l'isola continua a fare i conti con le defezioni dei turisti, «Speriamo che ad agosto vada un po' meglio - si augura il vicesindaco Mario Pellegrini - anche se per ora non abbiamo buoni segnali».

I riconoscimenti arrivano, ma sono targati con altri significati. «Ricevo continuamente lettere e piccoli doni», racconta don Lorenzo Pasquotti, che quella notte aprì la sua chiesa e consentì ai superstiti infreddoliti di indossare i paramenti sacri. Stasera sull'isola del Giglio messa e concerto in memoria di quelle 32 vite spezzate. Nel frattempo c'è spazio ancora per qualche fotografia, di Laura e Alfio Frezza, arrivati dall'Umbria.

 

IN SPIAGGIA DAVANTI AL RELITTO DELLA CONCORDIARADAR DELLA CONCORDIA AL GIGLIO DAL CORRIERE jpegCosta Concordia SCHETTINO A QUINTA COLONNA DA SALVO SOTTILE jpegTURISTI SI FANNO FOTOGRAFARE CON LA COSTA CONCORDIA SULLO SFONDOSCHETTINO COSTA CONCORDIAEVACUAZIONE DELLA COSTA CONCORDIA PH MASSIMO SESTINI PER L ESPRESSOEVACUAZIONE DELLA COSTA CONCORDIA PH MASSIMO SESTINI PER L ESPRESSO I PRIMI SOCCORSI ALLA CONCORDIA PH MODESTI DA REPUBBLICA jpeg

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