LA TERZA VITA DELLO SQUALO: DIVORZIA DA WENDI, SEPARA NEWS E INTRATTENIMENTO, E PUNTA SULLA SPAGNA INSIDIANDO IL BANANA

1. I FATTI SEPARATI DALL'ENTERTAINMENT LA RICETTA DI MURDOCH PER DIVIDERE L'IMPERO
Arturo Zampaglione per "Affari & Finanza - la Repubblica"

Il mondo autocratico di Rupert Murdoch sta per frammentarsi. Da venerdì 28 giugno la News Corp, la holding del magnate dei media finita al centro di uno scandalo di intercettazioni, sarà ufficialmente divisa in due società distinte, una per le attività editoriali classiche, l'altra per cinema e televisione. E la settimana scorsa l'imprenditore di origine australiana ha annunciato anche il divorzio dalla terza moglie Wendi Deng.

Di fronte a simili tempeste personali e imprenditoriali, altri miliardari come lui sarebbero stati tentati di lanciare la spugna e passare il resto del tempo tra ville, feste e yacht. Ma Murdoch, che ha compiuto 82 anni lo scorso marzo, non smentisce né la sua fama, né il soprannome che gli è stato dato (lo Squalo). Resta così sulla tolda di comando, promettendo ai collaboratori nuove imprese e altre conquiste.

«Vivrà più a lungo della madre, che aveva 103 anni quando è morta a Melbourne lo scorso dicembre», ironizza un giornalista britannico che lo conosceva bene prima di essere licenziato in tronco. Di sicuro Murdoch ama le sfide più che i soldi: di cui ne ha tanti (il suo patrimonio ammonta a 8,3 miliardi di dollari) ma che gli sono serviti soprattutto per accrescere il potere personale e le dimensioni dell'impero. La nuova sfida sarà comunque impegnativa anche per un personaggio come lui: specie perché in pochi anni è cambiato l'habitat in cui lo Squalo prosperava.

Gli amici repubblicani di Murdoch non hanno più il controllo né della Casa Bianca né del Senato americano degli Stati Uniti. Penalizzati dall'onnipresenza del web, i giornali sono in crisi in tutto il mondo e la pubblicità sulla carta stampata continua a calare. Nata in Cina 44 anni fa, figlia ambiziosa di un direttore di fabbrica di Guangzhou, Wendi non aiuterà più l'ex-marito, come aveva fatto finora, ad espandersi sul mercato cinese.

E l'impero dei media continua a risentire pesantamente del "Murdochgate", come è stato chiamato lo scandalo delle intercettazioni telefoniche. Ricordate? Due anni fa gli inquirenti scoprirono che i reporter di News of the World, uno dei tabloid britannici più famosi controllato dalla News Corp, erano riusciti distribuendo bustarelle a poliziotti complici a intercettare illegalmente le telefonate di star come Hugh Grant, di uomini politici e persino di membri della famiglia reale.

Una decina di dirigenti del giornale furono arrestati a cominciare da Rebekah Brooks, celebre per il suo approccio senza scrupoli (oltre che per i capelli rossi). Ma anche Murdoch e il figlio James, che allora guidava le operazioni inglesi del gruppo ed era considerato il delfino del padre, finirono nell'occhio del ciclone. Mentre le quotazioni della holding precipitavano, i due furono convocati dalla Camera dei comuni e messi alla gogna.

E in quella occasione il vecchio Rupert si salvò da una torta in faccia lanciata per protesta, solo perché l'allora moglie Wendi se ne accorse in tempo, gli fece scudo e la ricevette al posto suo. Il "Murdochgate" ha avuto profondi contraccolpi giuridici ed economici. Dopo 168 anni e a dispetto di una tiratura che nel 2010 raggiungeva 2,8 milioni di copie, News of the Worldha cessato le pubblicazioni. News Corp si è trovata costretta a rinunciare a una operazione che gli avrebbe consentito di assumere il pieno controllo del gruppo televisivo BSkyB, a cui fa capo anche la Sky italiana. Da una parte e dall'altra dell'Atlantico il "metodo Murdoch" è finito sotto tiro.

E ancora adesso ci sono strascichi legali: proprio la settimana scorsa Eunice Huthart, controfigura dell'attrice Angelina Jolie e una delle tante vittime delle intercettazione, ha citato in giudizio la holding chiedendo un maxi-risarcimento dei danni. Per uscire dal pantano creato dallo scandalo e al tempo stesso ridare slancio alle quotazioni di Borsa, Rupert Murdoch ha varato nel giugno 2012 un riassetto societario, che diverrà operativo alla fine di questa settimana.

In pratica la holding è stata divisa in due: alla nuova News Corp faranno capo il Wall Street Journal, il tabloid New York Post, il Times e il Sun britannici, la casa editrice HarperCollins, metà della Foxtel australiana e Amplify, una società per il business dell'istruzione digitale affidata all'ex-capo dell'antitrust Joel Klein. Pur avendo circa il 12 per cento del capitale delle due aziende, Murdoch e i suoi familiari (il grosso del pacchetto è in un trust creato per i sei figli) continueranno a determinare le sorti del gruppo grazie ad un pacchetto di azioni speciali in loro possesso che hanno un maggior peso in termini di voto.

Una conferma, questa, che lo Squalo ottantaduenne non ha alcuna intenzione di mollare a dispetto del divorzio e delle intercettazioni. Nei grafici, le dimensioni dell'impero News Corp: Rupert Murdoch con i suoi figli manterrà uno stretto controllo sulle due nuove sub-holding Rupert Murdoch, Ceo di News Corp: resterà alla guida anche di entrambe le sub-holding che nasceranno dallo scorporo.


3. MURDOCH LA SFIDA EUROPEA È APPENA INIZIATA - DOPO GERMANIA, GRAN BRETAGNA E ITALIA LO «SQUALO» PUNTA ALLE PARABOLE SPAGNOLE. INIZIANDO DA MESSI E NEYMAR L'OBIETTIVO È CANAL+
Andrea Nicastro per "CorrierEconomia - Corriere della Sera"

Ottantadue anni e non sentirli. Rupert Murdoch sta preparando l'assegno per il divorzio dalla terza moglie (si vocifera possa arrivare a 140 milioni di dollari, dieci ogni anno di convivenza più 10 di bonus), ma nel frattempo chiama a raccolta le banche amiche perché lo aiutino nella scalata al mercato tv spagnolo. Solo una perla in più per la sua collezione europea fatta già da tv a pagamento in Germania, Gran Bretagna e Italia?

Niente affatto. Conquistare l'accesso alle parabole spagnole significherebbe aprire una finestra con vista sui diritti della Liga (Real Madrid e Barcellona) e sugli spettatori calciofili sudamericani. Negoziare direttamente con le regine del futbol permetterebbe di rivendere le prodezze di Ronaldo, Messi e Neymar in tutto il mondo e presentarsi nel Cono Sur in posizione di forza proprio quando stanno per arrivare in Brasile i campionati del Mondo e le Olimpiadi.

IL PIANO DELLO SQUALO
Nei piani di Murdoch, il grimaldello dovrebbe essere Canal + (solo omonima della satellitare francese). Il terreno politico è stato arato da tempo. Accanto a Murdoch in consiglio d'amministrazione siede l'ex presidente spagnolo, il conservatore José Maria Aznar capace di garantire il semaforo verde da parte governativa. Ora si tratta «solo» di soldi. Proprietarie di Canal + sono oggi Telefonica, il gigante ex monopolista guidato da César Alierta con il 22% delle azioni, la berlusconiana Mediaset (altro 22%) che con la sua filiale iberica è sempre in grande attivo, ma che in Italia è ai ferri corti con Sky di Murdoch, e Prisa, l'editore di El Pais, proprietaria del 56% delle azioni di Canal +, in grave crisi finanziaria.

Le ragioni dell'eventuale acquisto da parte di Murdoch ci sono tutte. Oltre all'aumento del portafoglio clienti punta a economie di scala nell'acquisto di format tv, diritti sportivi o cinematografici.

LA CARTA E I FILM
Il suo gruppo, la News Corp, sta cercando di uscire dalla crisi della carta stampata dividendosi in due. Da una parte le tv a pagamento e la produzione di film, cioè quei pezzi pregiati che continuano a far fluire cassa. Dall'altra le vecchie gioie, come l'inglese The Times e il Wall Street Journal, sulle quali pende una multa record per lo scandalo intercettazioni del 2011. Il business sano verrà riunito sotto il brand 21st Century Fox, le attività zoppicanti rimarranno invece a News Corp.

Secondo le previsioni (pubbliche) dello «squalo» il futuro è roseo per tutti, il crollo di questi anni della pubblicità sui giornali è solo un inconveniente momentaneo nel glorioso cammino dell'informazione. «Sono i contenuti che fanno la differenza» è il suo credo. Ma, con il solito spietato pragmatismo, Murdoch ha comunque deciso che è meglio scorporare e dare le ali (cioè credito) alla parte in cui confidano anche azionisti e banche creditrici.

La 21st Century Fox si presenterà sul mercato il 1 luglio con utili lordi di un miliardo di euro. Quanto basta per partire all'attacco nella campagna d'Europa. Premier League, Bundesliga, Serie A e Liga, se l'editore australiano dovesse riuscire ad aggiudicarsi i diritti televisivi per tutti e quattro i campionati la sua posizione sul mercato dello sport satellitare diventerebbe imbattibile.

La carta stampata, invece, è costretta a rimanere un punto di domanda almeno sino alla sentenza sulle intercettazioni in calendario per settembre. Però anche lì Murdoch è attivo. Ha cercato opportunità d'acquisto in Germania e in Italia. Ma è chiaro che il vero colpo arriverebbe dalla Spagna con Canal +. La tv a pagamento ha sì il record degli abbonamenti, ma non ha in cassaforte né i diritti della Liga all'estero né quelli dei prossimi Campionati del Mondo brasiliani (Mediaset).

INTRECCI SPAGNOLI
Le speranze di Murdoch vengono dalla debolezza di Prisa, passata nel 2010 sotto controllo del fondo di investimento americano Liberty e oppressa da 3 miliardi di debito, due dei quali originati proprio dall'acquisto nel 2008 di Canal +. Murdoch sarebbe disposto a pagare cash 900 milioni per il controllo di Digital +. Non dovrebbero bastare perché è la stessa offerta fatta mesi fa da Telefonica e respinta dalle banche creditrici. Tra Prisa e Telefonica, in questo caso, la famiglia Berlusconi fa la parte del vaso di coccio senza poter fare credibili controfferte anche perché Mediaset España è a sua volta partecipata da Prisa al 17%.

I Berlusconi e Murdoch, concorrenti in Italia, rischiano così di ritrovarsi seduti nello stesso Cda e contemporaneamente farsi concorrenza. Una soluzione probabilmente gradita a tutti gli attuali proprietari prevede da parte della 21st Century Fox un'offerta per il cento per cento di Canal +. Così però la spesa aumenterebbe anche perché Mediaset e Telefonica comprarono le loro partecipazione valutando l'azienda 2,2 miliardi mentre Murdoch la considera da 1,8. Compratori alternativi per Prisa potrebbero essere gli attuali soci in Canal +. Ma anche qui ci sono controindicazioni.

Mediaset tra multe e recessione italiana non appare in grado di aumentare l'esposizione debitoria. Telefonica ha interesse ad ampliare ai media le sue tradizionali competenze nelle telecomunicazioni e con Murdoch potrebbe ripetere lo schema che funziona in Germania: alla tv dell'australiano i diritti sport per il video a Deutsche Telekom i diritti per le trasmissioni online.

 

 

RUPERT MURDOCH CON L ULTIMO NUMERO DI NEWS OF THE WORLD RUPERT MURDOCH E WENDI DENG RUPERT MURDOCH RUPERT MURDOCH JAMES MURDOCH berlusconi e murdoch Berlusconi e MurdochSUPERCOPPA BARCELONA REAL MADRIDcanal plus incorporaciones ESPANA MEDIASET ESPANA SUPERCOPPA BARCELONA REAL MADRIDMONDIALI IN BRASILE MONDIALI IN BRASILE

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO