senza soldi poverta

I CONTI (CORRENTI) NON TORNANO - NUOVA STANGATA DALLE BANCHE: I DEPOSITI CI COSTANO 7,5 EURO IN PIÙ - SECONDO BANKITALIA LA CAUSA È L'INCREMENTO DEL CANONE DI BASE E DELLE CARTE DI DEBITO (IL BANCOMAT) - GLI ISTITUTI HANNO MODIFICATO LE CONDIZIONI CONTRATTUALI RIALZANDO LE COMMISSIONI PER ESEGUIRE UN BONIFICO, LE SPESE PER PRELEVARE O PER EFFETTUARE UN PAGAMENTO POS...

Patrizia De Rubertis per il “Fatto quotidiano”

 

Mentre gli italiani ancora non si sono ripresi dall'addio dei dispositivi fisici di sicurezza (le chiavette e i token fisici) per dare l'avvio alla nuova era dei pagamenti digitali, per i correntisti arriva un' altra brutta notizia che, quando si ha a che fare con le banche, equivale a una stangata.

BANKITALIA 3

 

Non si ferma, infatti, la corsa delle spese per la gestione dei conti correnti: nel 2018 sono cresciute per il terzo anno di fila con un aumento medio di 7,5 euro, in netta accelerazione rispetto al 2017 (1,8 euro) e al 2016 (1,1 euro) portando la spesa media a 86,9 euro. I tre aumenti annui consecutivi fanno seguito ai cali registrati nel 2015 (-5,8 euro) e nel 2013 (-6,9 euro). Il report di via Nazionale evidenzia come anche per i conti correnti postali la spesa di gestione è sensibilmente aumentata (+4,9 euro dopo i +2,1 euro nel 2017). Si conferma, invece, l' economicità dei conti online con una spesa rimasta sostanzialmente invariata a 15,5 euro.

 

Bankitalia spiega che "le spese sono aumentate principalmente per effetto dell' incremento dei canoni di base e dei canoni delle carte di debito", cioè il bancomat. Inoltre un contributo pesante è arrivato anche "dalla crescita congiunta del numero di operazioni e delle corrispondenti commissioni applicate sui pagamenti automatici e sulle spese di scritturazione e sui bonifici online". Cosa significa? Che le banche spessissimo hanno modificato le condizioni contrattuali del conto corrente modificando all' insù le singoli voci come le commissioni per eseguire un bonifico, le spese per prelevare con il bancomat o la carta di credito o per effettuare un pagamento Pos.

attenzione al bancomat

 

Voci che non vengono conteggiate dall' Indicatore sintetico di costo (Isc), vale a dire l'indice voluto dalla Banca d' Italia nel nome della trasparenza che consente di confrontare il costo dei conti per 6 diversi profili di operatività (giovani; famiglie con operatività bassa, media, elevata; pensionati con operatività bassa e media) e per i conti correnti a consumo con un unico profilo (operatività particolarmente bassa). L'Isc, infatti, ha anche un evidente limite: somma solo i costi annuali, fissi e variabili, escludendo le altre voci che non sono standard ma che poi vanno a incidere sull' esborso finale. È, per esempio, il caso dell' imposta di bollo (34,20 euro).

 

Una media del pollo di Trilussa che alla fine rilascia un quadro poco veritiero visto che l' Isc conferma solo che la spesa di gestione dei conti correnti tende ad aumentare man mano che si richiedono più servizi, diminuendo invece per quei profili caratterizzati da un' operatività relativamente semplificata ("giovani", "famiglie", "pensionati" a bassa operatività).

bancomat i11 images

 

Così, secondo il monitoraggio effettuato da Bankitalia, emerge che le spese fisse ammontano a 55,5 euro (2,7 euro in più del 2017) e rappresentano circa i due terzi della spesa complessiva. La crescita maggiore è quella per i canoni di base (3,9 euro, 3,0 nel 2017), per effetto dell' aumento del costo del canone (da 42,2 a 52,7 euro).

Meno significativo è stato l' aumento della spesa per le carte di debito (1,1 euro).

 

Pressoché invariato, poi, l'esborso per le carte di credito: il calo dei clienti detentori di almeno una carta (scesa dal 38 al 36 per cento) è stato perlopiù compensato dall' aumento del costo di una singola carta. Sono, invece, diminuite le spese legate all' invio dell' estratto conto, quelle per le comunicazioni di trasparenza e, infine, quelle connesse a servizi residuali quali, ad esempio, la tenuta dei dossier titoli o la liquidazione periodica degli interessi. Le spese variabili sono cresciute di 4,8 euro, raggiungendo l' importo di 31,4 euro.

 

Eppure quando i clienti si accorgono che un conto è arrivato a costare decisamente troppo hanno un' arma importante: la portabilità che ne consente la chiusura a costo zero e il trasferimento, da parte della banca vecchia a quella nuova, nel giro di 12 giorni lavorativi.

 

SPORTELLO BANCARIO

E, dopo anni di affossamento della legge, le banche non possono più rallentare la procedura a coloro che le vogliono abbandonare, con la scusa di lungaggini burocratiche e informazioni fuorvianti date agli sportelli, con l' unico scopo di tenersi il cliente per decenni. Se il trasferimento non viene completato nel termine previsto, per il solo fatto del ritardo si ha diritto a un indennizzo fisso e automatico di 40 euro, più una maggiorazione per ogni giorno di ritardo, commisurata alle somme presenti sul vecchio conto.

 

Bastone e carote. Muoversi fra le commissioni, confrontare i tassi, scegliere il conto migliore per le proprie tasche resta un dilemma. Anche se tutti questi calcoli dovrebbero essere facilmente confrontabili su ComparaConti.it (l' ex Pattichiari), il sito dell' Associazione bancaria italiana, dal 15 marzo 2017 il motore di ricerca è sospeso, perché manca l' adeguamento alla nuova direttiva europea sui pagamenti (Payment accounts directive).

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”