giovanni tria roberto gualtieri

TRIA SI CUCINA GUALTIERI IN MODO INESORABILE: ANZICHÉ METTERE 50 MILIARDI SUGLI AIUTI A FONDO PERDUTO, NE HA MESSI SOLO 6. DISPERDENDO IL RESTO IN MILLE RIVOLI DI SPESA - I BENEFICI PER LA SALUTE DI TUTTI I CITTADINI, ATTESI DALLE MISURE RESTRITTIVE DELLA LIBERTÀ, VENGONO FATTI PAGARE SOLO A UNA SFORTUNATA CERCHIA DI AUTONOMI E IMPRESE COSTRETTA A CHIUDERE - IL COLPO DI GRAZIA: ''DOBBIAMO CONCENTRARCI SULLA SOLUZIONE DEL PROBLEMA E NON CERCARE IL COLPEVOLE. A MENO CHE IL PROBLEMA SIA PROPRIO IL COLPEVOLE…''

 

Giuseppe Liturri per www.startmag.it

 

Oggi, sul Sole 24 Ore, un lucido e ficcante editoriale del professore Giovanni Tria, già ministro dell’Economia nel governo Conte 1, coglie in modo magistrale il punto debole di tutta l’azione che il governo ha fin qui condotto per mitigare gli effetti della crisi economica da Covid 19. C’era, e c’è tuttora, una misura che è stata adottata dal governo in modo insufficiente e tardivo, che avrebbe potuto costituire lo strumento più efficace ed immediato per attutire il colpo: il contributo a fondo perduto. Ma – Tria non la manda a dire – è mancata la capacità di comprendere il problema ed attuarne la soluzione.

Commentiamo di seguito gli stralci più significativi dell’analisi di Tria.

 

Proponevamo di intervenire immediatamente con una misura di compensazione a fondo perduto per tutte le attività economiche che erano state bloccate d’imperio per salvaguardare la salute pubblica. La compensazione doveva essere commisurata alla perdita oggettiva subita rispetto al valore aggiunto nello stesso periodo dell’anno precedente e in misura tale da permettere all’impresa di sopravvivere affrontando i costi fissi e il pagamento dei dipendenti. L’Agenzia delle Entrate è in grado di misurare queste perdite. Si trattava di una misura efficiente perché non avrebbe messo in moto mille rivoli di spesa e mille procedure burocratiche connesse.

giovanni tria foto di bacco (2)

 

Sarebbe stata una misura equa perché oggettiva e perché rispondente al principio che se le misure di chiusura erano a beneficio di tutti anche i costi dovevano essere a carico di tutta la collettività. Stimavamo che almeno 50 miliardi dovessero essere destinati a questo intervento e l’effetto di freno alla caduta dell’economia sarebbe stato immediato. A un intervento ancorato a questo principio di misurazione del danno furono destinati invece solo circa 6 miliardi, su oltre 100 miliardi di maggiore spesa prevista dagli scostamenti di bilancio approvati, sufficienti per compensare in misura minima, quasi simbolica, una ristretta platea di imprese e attività economiche.

 

Si parla del contributo a fondo perduto, commisurato ad una percentuale (dal 10% al 20%, a seconda della dimensione dell’impresa) della perdita di fatturato, purché superiore al 33%, registrata ad aprile 2020 rispetto ad aprile 2019. Grazie ai dati della fatturazione elettronica, il Mef ci avrebbe messo un attimo a calcolare l’impatto della misura e pagare immediatamente i beneficiari. Ma qui Tria sottolinea proprio l’errore del governo: anziché mettere 50 miliardi solo su questa misura ne ha messi solo 6, diluendone in modo decisivo l’impatto. E disperdendo il resto in mille rivoli di spesa.

 

Non è un caso che oggi, con i “decreti ristoro”, si ricorra a quello stesso principio di compensazione a fondo perduto a favore di chi è nuovamente danneggiato, riconoscendo implicitamente che è, come lo era, il metodo più efficace e oggettivo. Ma lo si fa ancora una volta con imperizia, quasi senza consapevolezza dei problemi, perché le risorse stanziate sono ancora abissalmente insufficienti e ancorate a cifre e stime di aprile e non attuali. Ancora una volta i settori più colpiti riceveranno compensazioni per percentuali minime del danno, mentre è necessario coprirne la grande parte.

giuseppe conte roberto gualtieri

 

Col decreto legge 137 (“ristoro”), il governo compie lo stesso errore. E qui Tria alza il tiro e passa ad usare parole al vetriolo. Si passa da “imperizia” ad “assenza di consapevolezza” dei problemi. Ed il risultato è drammaticamente sotto gli occhi di tutti: somme irrilevanti a fronte del danno enorme subito da molte attività. L’ultimo decreto stanzia 2,4 miliardi, peraltro frutto di risorse non spese pescate all’interno dei 100 miliardi, per una platea di circa 460.000 beneficiari. Meno di €5.000 medi per impresa.

 

In sintesi, non vi è la consapevolezza né economica né politica che a fronte dei benefici attesi per tutti i cittadini derivanti dalle misure di chiusura non ci sarà una ripartizione conseguente dei costi che al contrario graveranno principalmente su alcune categorie di cittadini. E saranno costi rilevanti, perché le chiusure a macchia di leopardo, e per periodi differenti e imprevedibili, porteranno alla paralisi economica di interi settori, perché le filiere produttive e di consumo non sono circoscritte all’interno dei territori delimitati, per altri scopi, dal Cts.

 

 

Qui il j’accuse di Tria si fa pesante ed evidenzia l’asimmetria più vistosa e dirompente: i benefici per la salute di tutti i cittadini, sperabilmente attesi dalle misure restrittive della libertà personale e di impresa varate dal governo, comportano costi che vengono fatti pagare solo a una sfortunata cerchia di lavoratori autonomi ed imprese costretti a chiudere, anziché essere gravare, per un elementare principio di equità, nei confronti di tutta la collettività, attingendo al bilancio pubblico.

 

Ma è possibile fare diversamente. Si è ancora in tempo e non si dica che non vi sono le risorse. Si inizi dal prendere in esame la destinazione decisa dei 100 miliardi di cui si è parlato e si tagli ciò che non è essenziale per l’emergenza a cominciare dalle risorse destinate a operazioni che rispondono più all’ideologia, o all’ambizione, di uno Stato che si vuol fare imprenditore mentre mostra difficoltà a fare semplicemente lo Stato. O si ricorra al debito necessario.

RISTORANTI CHIUSI DOPO LE 18

 

Il crescendo accusatorio di Tria è impressionante. Egli crede che ci sia ancora spazio nei 100 miliardi stanziati per il 2020 e, soprattutto, punta il dito verso le somme stanziate nel 2021 per effetto delle medesime misure che potrebbero essere utilmente dirottate verso il provvedimento proposto dal Professore. Non manca la frecciata verso l’”ideologia” e l’”ambizione” che hanno motivato la destinazione di risorse nei tre decreti di primavera/estate.

 

Ma, soprattutto, “si ricorra al debito”. È quanto qui chiediamo da fine settembre. L’espansione di bilancio pubblico necessaria per il 2021 deve essere molto più ampia di quella programmata con la Nadef ed il Documento Programmatico di Bilancio deficit/Pil 7%). L’Italia ha accesso ai mercati a tassi negativi fino alla scadenza di 5 anni e la Bce compra a piene mani sul mercato secondario, assorbendo quasi per intero le emissioni nette del Tesoro. Cosa spetta Gualtieri? Che il Paese cada stremato e non si rialzi più?

 

Un giapponese diceva a un americano (vado a memoria): quando c’è un problema, voi occidentali cercate il colpevole, noi orientali cerchiamo di risolvere il problema. La frase mi colpì vivendo in un Paese in cui, se c’è un terremoto, prima che i soccorsi dei vigili del fuoco escano dalle caserme ci sarà già un magistrato che apre un “fascicolo”. Non so se questa differenza culturale esista veramente, ma mi piace richiamarla per dire che si deve risolvere il problema non cercare il colpevole, a meno che non sia il colpevole a essere il problema.

 

La chiusura è al fulmicotone. Dobbiamo concentrarci sulla soluzione del problema e non cercare il colpevole. A meno che il problema sia proprio il colpevole.

E qui pare proprio che l’accusa a Gualtieri sia esplicita: il problema è lui perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

 

 

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIA SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...