donald trump zuckerberg

TRUMP METTE LE GANASCE A INTERNET PER SPENNARE I GIGANTI DEL WEB - SENZA LA NEUTRALITÀ DELLA RETE (CHE ESISTE NELLA VELOCITÀ DI CONNESSIONE, MA NON È MAI ESISTITA NEI CONTENUTI), I COLOSSI FACEBOOK E GOOGLE DOVRANNO PAGARE I PROVIDER PER GARANTIRE I LORO SERVIZI CHE SONO GRATIS PER FINTA, VISTO CHE LI RICOMPENSIAMO CON TUTTI I NOSTRI DATI E LA NOSTRA PRIVACY

1. TRUMP LANCIA INTERNET A DUE VELOCITÀ - PRESTAZIONI MIGLIORI PER CHI PAGA DI PIÙ, CADE IL PRINCIPIO DELLA PARITÀ DI TRATTAMENTO VOLUTA DA OBAMA

Paolo Mastrolilli per ‘La Stampa

 

Entrambi presentano la propria posizione come una grande battaglia per la libertà, e quindi necessariamente uno dei due deve avere torto.

JEFF BEZOS LARRY PAGE SHERYL SANDBERG MIKE PENCE DONALD TRUMP PETER THIEL

 

Il problema è che quando scopriremo chi sbaglia, forse sarà già troppo tardi per rimediare ai danni combinati contro consumatori e clienti. Stiamo parlando della guerra tra repubblicani e democratici sulla «net neutrality» (neutralità della Rete), scoppiata ufficialmente martedì, con la presentazione del piano dell' amministrazione Trump per cancellarla.

 

La neutralità della Rete è un principio affermato dal governo Obama nel 2015, secondo cui tutto il traffico su internet va gestito alla stessa maniera, e quindi nessun frammento di informazione trasmesso può avere un trattamento speciale rispetto agli altri.

Per capirsi, quando facciamo l' abbonamento al telefono, tutti riceviamo la stessa capacità di fare chiamate e avere conversazioni, e poi ognuno paga in base al consumo. Nella stessa maniera la net neutrality impone ai provider (Isp) di garantire a ogni cliente lo stesso tipo di accesso. Infatti i provider sono stati assimilati alle aziende di pubblica utilità, come appunto le compagnie telefoniche.

 

DONALD TRUMP PETER THIEL TIM COOK

Ajit Pai, il nuovo presidente della Federal Communications Commission nominato da Trump, ha annunciato che tutto ciò finirà, a partire dal voto che il board della Fcc ha in programma il 14 dicembre. Secondo lui eliminare queste regole è una battaglia di libertà, perché consentirà agli Isp di fare come vogliono, offrendo accessi privilegiati e canali di trasmissione più veloci a chi paga di più.

 

L' unica condizione che resterà in piedi è quella della trasparenza, ossia chiarezza sui diversi servizi offerti. Ciò li spingerà ad investire di più nell' innovazione, a vantaggio di tutti.

 

I democratici rispondono che la posizione di Trump è sbagliata, e bisogna sconfiggerla per garantire la libertà degli utenti della rete. Il primo effetto, secondo loro, sarà una grave discriminazione nei confronti di chi ha meno mezzi, e quindi non può pagare per avere un accesso privilegiato.

 

Questo danneggerà tanto il business, in particolare quello delle start-up che non hanno molti soldi, quanto la libertà di espressione, perché ad esempio il sito di un' organizzazione politica, o anche di un media che ha più risorse, potrà promuovere i propri contenuti meglio della concorrenza.

DONALD TRUMP INCONTRA I BIG DELLA SILICON VALLEY

 

Il secondo effetto sarà un aiuto ai grandi provider, tipo AT&T o Comcast, che da una parte potranno far pagare di più i loro clienti per l' accesso, e dall' altra avranno l' opportunità di favorire i propri prodotti. Per intendersi, Comcast potrebbe mettere i contenuti acquisiti attraverso Nbc Universal su un canale preferenziale, e rallentare invece quelli di Google, Amazon o Netflix.

 

I consumatori quindi rischieranno di dover pagare di più, o di non avere proprio accesso ad alcuni siti che saranno ristretti, rallentati, o esclusi dai pacchetti offerti, come avviene oggi con i canali delle televisioni via cavo.

 

Il voto del 14 dicembre è scontato, perché i repubblicani hanno la maggioranza nella Fcc. Poi probabilmente cominceranno le cause dei democratici e dei loro alleati, per chiedere ai giudici di bloccare il provvedimento.

AJIT PAI

 

Quindi forse entrerà in campo il Congresso, per approvare una legge che non sia soggetta a mutare con ogni cambio di amministrazione.

Nel frattempo, chi dei due aveva torto avrà avuto modo di fare danni irreparabili per molti.

 

 

2. TRUMP METTE LE GANASCE A INTERNET PER SPENNARE I GIGANTI DELL' ON LINE

Ugo Bertone per Libero Quotidiano

 

Internet, si cambia. In America, per ora. La Fcc, la commissione federale Usa che si occupa delle comunicazioni, ha deciso di proporre a maggioranza (tre a due) l' abolizione della "net neutrality", ovvero del principio che obbliga gli internet provider, cioè chi mette a disposizione i binari su cui viaggia il sistema, a trattare allo stesso modo tutti i contenuti ricevuti dall' utente, impedendo di rallentare o velocizzare determinate fonti per seguire logiche aziendali o commerciali.

 

Sean Parker e Zuckerberg

Al contrario, se tra qualche settimana (probabilmente non più di un paio), cadrà l' obbligo di trattare tutti allo stesso modo, gli utenti dovranno scegliere se accontentarsi di un Internet lento (un regionale, per proseguire nella metafora ferroviaria) o se accedere, a pagamento, ad un Frecciarossa, che consentirà di scaricare dati, film o altri contenuti ad alta velocità.

 

La novità, ad opera del neo presidente della Fcc, Ajit Pai, il repubblicano poco più che quarantenne, che Donald Trump ha voluto promuovere per cancellare le norme volute da Barack Obama avevano sancito il primato della net neutrality, riguarda naturalmente solo gli Stati Uniti. Ma non è difficile prevedere che la svolta Usa, il mercato leader dell' era digitale, finirà con il dettare le sue soluzioni un po' ovunque.

 

ZUCKERBERG

Del resto, anche in Europa, dove solo l' Olanda ha disposto per legge l' osservanza della net neutality, non mancano esempi di promozione commerciale in cui il provider si allea con il fornitore di contenuti. In Spagna, ad esempio, chi compra il pacchetto video può guardare tutti i contenuti di Netflix, HBO, YouTube e Dailymotion sul proprio smartphone senza consumare dati e pagando 17 o 8 euro al mese, dipende se li vuole in HD oppure no.

 

In America, se passerà il provvedimento, verranno avvantaggiate le vaie telecom (At&t, Verizon, Comcast per citare alcuni Big) che potranno decidere se creare corsie veloci (tipo i fast track in aeroporto per saltare la coda) oppure privilegiare i servizi creati in caso o offerti in esclusiva ai propri abbonati. Basterà disporre di una chiave o password per entrare nel mondo degli eletti. Anche in questo caso il precedente Usa è meno distante dalla realtà di casa nostra di quel che non si creda.

 

Proprio in questi giorni, nell' ambito della possibile pace tra Vivendi e Mediaset, si sta trattando la cessione di alcuni contenuti del Biscione alla joint venture tra Tim e Vivendi. Tra questi, potrebbero, ad esempio, figurare anche le partite della serie A.

SERGEY BRIN E LARRY PAGE

E chi non intende pagare per fruire dei servizi del web? I provider permetteranno un accesso limitato ad alcuni servizi, naturalmente a velocità ridotta. Un vincolo che sta già suscitando fiere proteste per l' accesso alla Rete ormai considerato, specie negli States, alla strenua di un diritto. Ma non tutti sono d' accordo con questa linea. Secondo la Fcc, che fa notare come, in media, le famiglie americane utilizzino almeno due provider, è arrivato il momento di mettere ordine nella gestione degli accessi.

 

A rendere indispensabile una distinzione tra il traffico di prima classe e gli altri vagoni è non solo la crescita esponenziale del traffico, ma le nuove esigenze dell' economia digitale. La linea dedicata superveloce, ad esempio, si rende necessaria per la gestione del traffico automobilistico. Già oggi, ancor prima dell' avvento delle vetture a guida autonoma, molti servizi legati all' auto "intelligente" richiedono connessioni veloci e sicure che non possono essere messe a rischio da un improvviso affollamento di richieste (per giunta a gratis) a YouTube.

 

netflix

Ovviamente, dietro il dibattito si agitano interessi multimiliardari: la fine della net neutrality danneggia, almeno sulla carta, Facebook e Google, comunque abbastanza potenti per farsi carico di costi aggiuntivi (da caricare altrove). Sotto tiro è senz' altro Netflix. Anche se il colosso dello streaming ha già avviato una politica di alleanze e promozioni (anche in Italia) che lo mettono al riparo da brutte sorprese e, in compenso, alza una barriera nei confronti dei concorrenti più deboli.

 

Dal punto di vista politico la decisione segna senz' altro un punto a favore dei provider a danno dei giganti del web, da Amazon o Google, ostili al president. Ma non va dimenticato che mister Pai aveva promesso di abrogare la net neutrality fin dal suo insediamento alla Fcc nello scorso aprile: prima o poi, la squadra di Trump, rispetta gli impegni presi. Un vizio che nel Bel Paese si stenta a capire.

 

 

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