CAIRO NON E’ UN RIFIUTO SOLIDO URBANO - ALTRO CHE “BERLUSCHINO”: IL NUOVO SIGNOR LA7 SI E’ FATTO TUTTO DA SOLO - ASSISTENTE DEL PATONZA PER 15 ANNI, NE HA SEGUITO LE ORME TRA PUBBLICITA’, CALCIO E ORA UNA TV: “A BERLUSCONI FACCIO CONCORRENZA” - E’ FAMOSO PER LA CAPACITA’ DI RISOLLEVARE LE AZIENDE IN CRISI: ORA, CON UN REGALINO DI BERNABE’, HA A DISPOSIZIONE 90 MILIONI DI “PRESTITO DEL VENDITORE” PER STACCARE LA7 DAL FONDO DELL’AUDITEL…

Francesco Manacorda per "la Stampa"

E se alla fine l'uomo destinato a smuovere almeno un poco la foresta pietrificata della tv italiana fosse proprio questo Urbano Cairo da Masio, provincia di Alessandria, che molti chiamano - non certo per fargli un complimento «Berluschino»?

Ieri, mentre i toni della politica si alzavano, come accade in Italia ogni volta che si parla di toccare le reti televisive, e Silvio Berlusconi già si esercitava nel grido preventivo allo scippo della sua Mediaset, il mercato faceva i conti in tasca a Cairo - che i più conoscono perché è il proprietario del Toro e non per le sue attività nell'editoria e nella pubblicità - e promuoveva l'operazione con un rialzo in Borsa della sua società.

Sì, perché il primo dato è che Cairo si porterà - se tutto va come previsto a casa La7 e la sorellina digitale La7D, non solo gratis - visto che la società che controlla le due reti verrà ripulita da ogni debito - ma anche con una dote: un «prestito del venditore», così si chiama, al compratore di circa 90 milioni che dovrebbe consentirgli di far partire senza troppe angustie la sua avventura televisiva.

Ma allora Telecom Italia, che vende in perdita la sua tv, che ci guadagna? Nulla, è la risposta immediata. Però, visto che da tempo La7 brucia circa cento milioni l'anno su poco più di duecento milioni di fatturato, cedere le chiavi significa non doversi più accollare in futuro le possibili perdite. Inoltre Cairo lascia a Telecom un pezzo pregiato del pacchetto potenzialmente in vendita, ossia quelle tre frequenze televisive che assieme valgono circa 450 milioni e che potranno essere valorizzate in altro modo.

Dunque, a patto di riuscire a eliminare o almeno a ridurre quei cento milioni di «rosso» ogni anno - Cairo potrebbe fare un ottimo affare con La7. L'uomo ha già dimostrato di essere un amante dell'«usato sicuro». Compra società che sono decotte o quasi e poi, senza colpi d'ala ma con grande costanza, le rimette in sesto, scegliendo manager, direttori e allenatori non esattamente di primo pelo, ma di provata capacità ed esperienza.

E' successo con il Torino, che ha preso nel 2005 per un pugno di euro dopo il fallimento e dal quale però non è ancora riuscito a tirare fuori soldi; è accaduto con l'acquisto di attività editoriali, a partire dalla Giorgio Mondadori, che ha rilevato nel 1999. Nella pubblicità, invece, si è fatto da solo o quasi.

Complice un quindicennio a fianco proprio di Berlusconi - prima suo assistente quando ancora frequentava la Bocconi, poi una rapida carriera tra i venditori di spot di Publitalia e infine capo della raccolta della Mondadori in formato Cavaliere - nel '95 ha fondato la sua concessionaria pubblicitaria (che tra l'altro raccoglie anche gli spot per La7) e cinque anni dopo ha quotato in Borsa la sua Cairo Communication.

Ma sarà Cairo l'uomo che potrà realizzare quel «terzo polo» televisivo già sognato nel 2000 da Roberto Colaninno e Lorenzo Pellicioli e però sempre restato allo stato embrionale, cristallizzato in una rete di alto profilo e di bassi in media poco sopra il 3,5% di share ascolti? La risposta dipende solo in parte dalle scelte dell'acquirente, mentre una grande influenza potrebbero averla anche le scelte del prossimo governo.

Partiamo dunque dal rischio che il «Berluschino» finisca in un modo o nell'altro per favorire l'originale. Qui l'etichetta che Cairo si è ritrovato cucita addosso rischia di ingannare: un po' perché quel giovane manager è diventato grande da tempo, cammina con le sue gambe e anzi - rivendica spesso - «a Berlusconi faccio concorrenza»; un po' perchè di diminutivo, nella considerazione che Cairo ha di se stesso c'è davvero poco.

Per capirlo basta ricordare il regalo che fece proprio a Silvio e Veronica per le loro nozze: un ritratto - il suo - opera della pittrice Lila De Nobili. E poi se il Cavaliere, in affari come in politica, opera sempre nel segno di una certa «grandeur» di stampo brianzolo, il suo ex allievo ha imparato la lezione ma l'ha sempre condita con una robustissima dose di prudenza e concretezza che non prevede - calcio a parte - operazioni in perdita.

Insomma, chi lo conosce, scommette che l'editore che ha lanciato i magazine a basso costo, non esitando ad andare in edicola a 50 centesimi, tenterà di allargare il pubblico della sua rete senza fare sconti alla concorrenza, affiancando alla programmazione «alta» de La7 anche contenuti più popolari, in modo da aumentare gli introiti pubblicitari.

L'altro aspetto, che per ora è difficile definire con esattezza, è per l'appunto quella che sarà la politica di un nuovo governo in campo televisivo. Con una maggioranza di centrosinistra potrebbero arrivare in tempi rapidi sia una legge sul conflitto d'interessi, sia una revisione della legge Gasparri che ha finora sancito il duopolio Rai-Mediaset. Comprensibile che Berlusconi, che la prossima settimana potrebbe svegliarsi alla guida solo del terzo partito italiano nutra già qualche timore.

 

URBANO CAIRO Urbano Cairo - Copyright PizziIl padrone di casa Urbano Cairo - Copyright Pizzimil01 urbano cairoFRANCO BERNABE AD TELECOM la7 SILVIO BERLUSCONI SIlvio Berlusconi e Veronica Lario

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?