
ALLA FINE LA VALLONIA DICE SI - LA REGIONE BELGA, DOPO GIORNI DI TIRA E MOLLA, HA AUTORIZZATO ALL’ACCORDO COMMERCIALE DELLA UE CON IL CANADA (CETA) - OBBIETTIVO DEL TRATTATO E’ ELIMINARE AL 99% I DAZI DOGANALI - I 3 MILIONI DI VALLONI ERANO RIUSCITI A BLOCCARE UN TRATTATO CHE COINVOLGE 500 MILIONI DI EUROPEI
1. IL PREMIER BELGA: C’È L’OK PER LA RATIFICA DELL’INTESA UE-CANADA
di Beda Romano per Il Sole 24 Ore
Dopo giorni di tira-e-molla la regione belga della Vallonia ha dato finalmente stamani il suo benestare all'accordo commerciale con il Canada (noto con l'acronimo Ceta). Troppo tardi però perché si possa svolgere già oggi il previsto vertice a Bruxelles che doveva permettere la firma dell'intesa e la sua entrata in vigore provvisoria. Corre voce che un nuovo summit potrebbe essere organizzato a breve, possibilmente già nei prossimi giorni.
Abbiamo “trovato un accordo” ha detto il premier belga Michel, al termine di una riunione con le regioni del paese. L'intesa sarà ora inviata all'Unione europea e ai diversi Parlamenti del Belgio, i quali si esprimeranno “entro venerdì a mezzanotte”. La costituzione belga prevede infatti che tutte le regioni debbano dare il loro benestare a un accordo internazionale perché il governo possa firmare. Ecco perché in questi giorni la Vallonia ha impedito nei fatti la ratifica belga e di conseguenza europea.
L'intesa tra il governo belga e la regione vallona è giunta dopo che ieri i negoziati si erano protratti inutilmente fino a tardi nella notte. Il primo ministro canadese Justin Trudeau si era arreso all'idea di cancellare la sua venuta a Bruxelles. “Il Canada rimane pronto a firmare questo importante accordo quando l'Europa è pronta”, ha affermato nella notte europea Alex Lawrence, un portavoce del ministero del commercio canadese, annunciando la decisione di Trudeau di cancellare il suo viaggio.
La partita non è terminata. Ora, la dichiarazione su cui si sono messi d'accordo il governo belga e la regione vallona deve essere approvata dai ventisette partner del Belgio prima che il trattato possa essere finalmente firmato. Alle trattative belghe ha partecipato un rappresentante della Commissione europea che passo passo ha valutato se non ci fossero incongruenze con l'accordo commerciale. Tuttavia, sorprese da parte dei partner del Belgio non possono essere escluse.
Esponenti di primo piano dell'establishment belga sono stati riuniti tutta la giornata di ieri con l'obiettivo di trovare un accordo da associare all'intesa commerciale in modo da rassicurare l'opinione pubblica nella parte francofona del paese sull'impatto economico del Ceta. “Abbiamo fatto molti progressi, ma non ci siamo ancora”, aveva detto alla fine dei colloqui in tarda serata Oliver Paasch, il ministro-presidente della comunità germanofona del paese.
Tra i nodi da sciogliere rimaneva in particolare la questione della corte di arbitrato, chiamata a risolvere le controversie tra Stato e imprese. La Vallonia vuole che i giudici siano pienamente indipendenti. Non basta ai suoi occhi che siano nominati dai governi. La paura della regione belga, ma anche di altri in Europa, è che questi organismi extra-giudiziari siano dominati dalle ricche multinazionali, mettendo in evidente difficoltà le piccole e medie imprese meno fortunate.
Molti osservatori imputano la posizione della Vallonia a un semplice rigetto del libero scambio e della globalizzazione, tanto che la regione belga ha ricevuto l'appoggio indiretto del gruppo ecologista al Parlamento europeo. E' vero solo in parte. Vi è dietro all'opposizione anche il timore che il trattato riduca nei fatti la sovranità nazionale, o la capacità delle autorità locali di difendere i propri interessi. Inevitabilmente, è così: un trattato internazionale comporta una cessione di poteri.
Dietro alla scelta vallona di dare battaglia sull'accordo di libero scambio vi sono anche ragioni di politica interna belga. La regione francofona del Sud del paese è governata dal Partito socialista (PS) che ha approfittato dell'occasione per mettere in imbarazzo il governo di centro-destra, cavalcare un tema sentito dall'opinione pubblica in una regione economicamente fragile, indebolire il Parti du Travail de Belgique (PTB) che sta minacciando il ruolo dominante del PS nella sinistra belga.
Al netto dell'eventuale firma del Ceta, la vicenda lascerà sconcertati molti partner dell'Europa che a questo punto rifletteranno per bene prima di lanciarsi in negoziati commerciali il cui esito rischia di essere bloccato all'ultimo secondo da una regione abitata da 3,5 milioni di abitanti, meno dell'1% della popolazione totale dell'Unione. Sul futuro della politica commerciale europea domina una pericolosa incertezza, che rischia di indebolire lo stesso ruolo internazionale dell'Unione.
2. COS’È IL CETA E PERCHÉ LA VALLONIA DICEVA NO
Il Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement), sul cui varo è impegnato il Consiglio europeo, è l'Accordo economico e commerciale globale tra la Ue e il Canada. I negoziati sono cominciati nel 2009 e si sono conclusi nel 2014. Obiettivo del trattato è eliminare al 99% i dazi doganali e altri ostacoli alle reciproche esportazioni e all'accesso agli appalti pubblici, aprire il mercato dei servizi, offrire agli investitori condizioni prevedibili e «prevenire le copie illecite di innovazioni e prodotti tradizionali dell'Ue». Il Ceta «una volta applicato - sostiene la Commissione europea - offrirà alle imprese europee nuove e migliori opportunità commerciali in Canada e sosterrà la creazione di posti di lavoro in Europa».
La firma è prevista per il 27 ottobre prossimo durante il vertice Ue-Canada. Ma per l'approvazione definitiva occorre la ratifica dei governi degli Stati membri Ue e del parlamento europeo. La sigla del Ceta è pertanto bloccata, al momento, dalla opposizione del parlamento della Vallonia, che ha assunto una posizione radicale contro il trattato da cui teme effetti negativi sulle proprie imprese e sull'occupazione.
ESPORTATORI UE RISPARMIERANNO 500 MILIONI
Secondo la Commissione europea, i vantaggi del Ceta sono quantificabili: dall'abolizione dei dazi gli esportatori Ue risparmieranno circa 500 milioni di euro l'anno. Le imprese parteciperanno agli appalti in Canada, accederanno ai servizi e agli investimenti, potranno trasferire il proprio personale oltreoceano in via temporanea. Architetti, ingegneri ed esperti contabili potranno fornire i loro servizi in Canada. Saranno piu' tutelati i prodotti Ue, dalle opere d'arte ai formaggi, alle innovazioni, da copie illegali.
NIENTE PIÙ “COPIE” DI PROSCIUTTTI E FORMAGGI
Basta quindi alle contraffazioni canadesi del prosciutto di Parma, del prosciutto della Foresta Nera, del Parmigiano, del formaggio Roquefort. Difatti, l'ampia gamma dei prodotti Ue di indicazione geografica beneficera' con il Ceta di una “tutela supplementare”.
La Ue prevede benefici specialmente nel settore agricolo, perché, scrive la Commissione, «l'apertura dei mercati può contribuire a mantenere bassi i prezzi, offrendo ai consumatori una scelta piu' ampia”.
UNA BARRIERA ALLE BISTECCHE ALL'ESTROGENO
L'accordo non inciderà sulle norme ambientali Ue in materia di sicurezza alimentare. Questo significa che i prodotti canadesi potranno essere importati e commercializzati nei paesi europei solo se ne rispettano le normative. Non c'e' dunque alcun rischio, per esempio, sull'import di carni bovine: se i produttori canadesi vorranno distribuirle a Roma o Parigi, dovranno rispettare i vincoli Ue su ogm e ormoni della crescita.
L'accordo prevede inoltre un sistema di risoluzione delle controversie sugli investimenti per proteggere «gli investitori stranieri dalle discriminazioni o dal trattamento iniquo da parte dei governi».
Si tratta di un'azione a livello amministrativo, che non comporta interventi sulle leggi dei vari paesi ma offre agli investitori possibilita' di ricorso nei casi di licenze, permessi o promesse incagliate nella burocrazia di un singolo Stato. È sulla falsariga di quanto avviene normalmente negli accordi già vigenti tra Ue e paesi di tutto il mondo o del Nafta, l'accordo di libero scambio Canada-Usa vigente dal 1994.
CETA E TTIP, DUE NEGOZIATI “DIVERSI”
Il Ceta, sottolinea la Commissione europea, non ha nulla a che vedere con il Ttip (l'accordo commerciale negoziato con gli Usa): “Sono due negoziati distinti con due partner diversi. Negoziamo ciascun accordo separatamente e con condizioni differenti”. Se il testo del Ceta sarà approvato, potrà entrare in vigore all'inizio del 2017.
PERCHE’ LA VALLONIA S’ERA IMPUNTATA
justin trudeau fa yoga all incontro con putin
La Vallonia ha un Parlamento autonomo di 75 membri, che lo scorso 10 ottobre ha votato contro il Ceta, il trattato di libero scambio tra l'Unione europea e il Canada. In pratica la Vallonia ha posto il veto alla firma da parte del Belgio al trattato tra Ue e Canada. Con 44 voti favorevoli e 22 contrari i valloni hanno approvato una risoluzione in cui il Parlamento chiede al governo vallone di non accordare pieni poteri al governo federale per siglare il Ceta. «Non darò mai pieni poteri al governo federale» ha dichiarato il capo del governo vallone, il socialista, Paul Magnette.
Il parlamento vallone, in quanto organo legislativo federale, ha competenza sui trattati internazionali e dunque ha il potere di bloccare l'eventuale ratifica del Ceta da parte del governo e del Parlamento nazionale. Agli occhi dei socialisti valloni il Ceta rischia di scardinare il modello agricolo della regione edi far saltare i diritti dei lavoratori, il sistema sanitario e le norme a protezione dei consumatori e dell'ambiente. L'altro grosso ostacolo sono le norme sugli arbitraggi, previste dal Ceta in caso di controversie commerciali che, secondo i valloni, metterebbero in dubbio la capacità legislativa degli stati nazionali.