leonardo del vecchio

DEL VECCHIO, CHE MONTATURA! – FARO DEL GOVERNO SU MR LUXOTTICA, IMPEGNATO NEL TENTATIVO DI RADDOPPIARE DAL 10 AL 20% LA QUOTA IN MEDIOBANCA, MAGGIOR SOCIO DELLE GENERALI - IL TIMORE ESPRESSO DA DIVERSE FORZE POLITICHE È CHE LA SCALATA MENEGHINA AVVIENE NEL MEZZO DELLA COMPLESSA FUSIONE DI LUXOTTICA CON LA FRANCESE ESSILOR. BENCHÉ SI IMMAGINI IMMORTALE, DEL VECCHIO HA 85 ANNI ED NON È STATO CAPACE DI TROVARE UN MANAGER A CUI LASCIARE LA GUIDA DEL GRUPPO. NON CERTO UN ESEMPIO DI BUONA GOVERNANCE DA PORTARE IN MEDIOBANCA

1 – FARO DI CONTE SULLE MOSSE DELFIN

Luisa Leone per “MF”

 

leonardo del vecchio

Troppo fragorosa la mossa di Leonardo Del Vecchio su Mediobanca per passare inosservata a Palazzo Chigi. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il governo monitora il dossier che vede il patron di EssilorLuxottica, tramite la holding Delfin, impegnato nel tentativo di raddoppiare dal 10 al 20% la quota nella merchant bank che è anche il maggior socio delle Generali.

 

HUBERT SAGNIERES E LEONARDO DEL VECCHIO

A seguire la partita per la Presidenza del Consiglio è il sottosegretario Riccardo Fraccaro, che ha già gestito il lavoro che ha portato al rafforzamento del golden power, esteso di recente a banche e assicurazioni. Peraltro, con un tempismo imprevedibile, il decreto che individua più nello specifico (rispetto alla norma quadro inserita nel decreto Liquidità) gli attivi protetti dallo scudo antiscalata è stato illustrato al Consiglio dei ministri solo venerdì scorso, a poche ore dall' anticipazione di Repubblica sulla mossa di Del Vecchio.

LEONARDO DEL VECCHIO

 

Lo schema dovrà ora passare alle Camere per i pareri di rito e poi essere approvato definitivamente, ma nel frattempo gli istituti di credito e i gruppi assicurativi sono comunque protetti da eventuali mire straniere, anche europee.

 

Il timore espresso da diverse forze politiche è infatti che dietro l' imprenditore italiano con una radicata presenza in Francia (EssilorLuxottica, l' immobiliare Covivio) possano appunto esserci ombre transalpine. E sebbene al momento non ci siano segnali concreti di un simile scenario, ieri il Copasir ha suonato un campanello l' allarme.

RAFFAELE VOLPI

 

«Recenti notizie, in parte in qualche modo prevedibili, accentuano le preoccupazioni già espresse dal Comitato in merito al possibile controllo fuori dai confini nazionali di primari istituti bancari e assicurativi», ha sottolineato in una nota il presidente Raffaele Volpi. D' altronde che le antenne francesi fossero rivolte verso il sistema finanziario italiano era già stato rilevato nelle ultime relazioni del Copasir sul sistema economico.

 

Sul tema è tornata anche Forza Italia, che ha depositato un' interrogazione al ministro dell' Economia per porre l' accento, tra le altre cose, sul fatto che Delfin è una holding lussemburghese. Fatto che, qualora la sarl arrivasse davvero a controllare Mediobanca, porterebbe alla necessità di notifica al governo per l' eventuale esercizio del golden power, che fino al 31 dicembre è utilizzabile anche nei confronti di operatori europei.

 

LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL

Peraltro proprio le normative anti-scalata prevedono che sopra la soglia del 10% si debbano comunicare a Consob le intenzioni di acquisto su un titolo quotato, anche se ciò accadrebbe, in questo caso, solo a valle dell' autorizzazione Bankitalia e Bce. Ad ogni modo l' autorità guidata da Paolo Savona segue la partita ed è possibile che, come accaduto per l' acquisto del primo pacchetto di azioni Mediobanca, convochi Del Vecchio a colloquio

 

2 – IL DECLINO DEL PAESE DIETRO UNO SCONTRO DA TRONO DI SPADE

Alessandro Penati per “la Repubblica”

REPUBBLICA - ARTICOLO SU MEDIOBANCA

 

Tutto ciò che riguarda Mediobanca finisce sotto i riflettori. A maggior ragione oggi, con la contesa che oppone il suo management a Leonardo Del Vecchio. E proprio nel momento in cui Intesa ha lanciato un' offerta su Ubi, per la prima volta non concordata, che ha finito per coinvolgere Unicredit e Unipol su fronti opposti, e chiamato in causa Tribunali, Antitrust, Golden Power, Bce, e Consob.

 

Uno scontro che sembra da Trono di Spade, ma che in realtà rivela tutta la debolezza del nostro sistema finanziario, e il declino del Paese. Oggi Mediobanca vale 5,6 miliardi; poco meno di 3, tolta la partecipazione in Generali: ovvero la dimensione di una media banca regionale, come Oberbank, Bank Polska, AIB o Bankia.

mediobanca nagel

 

La vera questione dunque è se la dimensione, che relega Mediobanca in secondo piano nel panorama europeo, sia prova di una gestione inadeguata. La risposta non è univoca. Dal 2008, alla vigilia della grande crisi, il titolo Mediobanca è cresciuto il 220% più dell' indice dei bancari dell' Eurozona, meglio anche di Intesa (115%); e molto meglio di tutte le altre banche italiane, a cominciare da Unicredit e Ubi, che hanno perso rispettivamente il 64% e il 28% (senza il premio dell' Ops), o Bpm, incidentalmente l' unica fusione bancaria "concordata" (con il Banco Popolare), che nel periodo ha perso più di tutte (86%).

 

LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL

La buona performance è il risultato della trasformazione di Mediobanca in un conglomerato finanziario, con partecipazioni e attività diversificate in assicurazioni, banca tradizionale (CheBanca!), credito al consumo, capital markets, advisory, investment banking e asset management; una strategia con cui ha evitato l' esposizione al settore immobiliare, i titoli di Stato, e i prestiti a imprenditori su base spesso clientelare, alla radice della crisi del nostro sistema bancario.

 

leonardo del vecchio

Ma la strategia che finora ha salvato Mediobanca, la condanna in futuro sempre più all' irrilevanza e alla dimensione nazionale: dispersa in tanti segmenti, non può raggiungere le dimensione e le economie di scala necessarie per essere leader in nessuno, né disporre del capitale necessario per competere nell' investment banking e nel capital markets.

 

Generali Assicurazione

Alla fine, il suo conto economico dipende dalle partecipazioni nel credito al consumo e in Generali, che ne costituiscono gran parte del valore; e non essendo strumentali, o integrate col resto delle sue attività, diventano la principale ragione dell' interesse per Mediobanca.

 

Mediobanca deve quindi cambiare con decisione passo e strategia, perché la diversificazione da conglomerato, che pure ha funzionato bene finora, non è più sostenibile, come dimostra il tentativo di scalata di Del Vecchio. Se non lui oggi, sarà qualcun altro domani. L' arroccamento del management può solo rinviare il problema.

Ma è Del Vecchio l' azionista giusto in grado di dare la svolta strategica a Mediobanca? Ne dubito.

GENERALI

 

Non per il dato anagrafico: investitori leggendari come Carl Icahn e Warren Buffett hanno 85 e 90 anni, e sono ancora attivissimi. Ma hanno sempre e solo fatto gli investitori. Del Vecchio è un imprenditore di enorme successo, ma fare l' investitore attivista è un altro mestiere. Finora, della sua strategia non si sa nulla, contrariamente a quanto farebbe un investitore "attivo", per raccogliere consensi sul mercato e creare valore.

 

leonardo del vecchio con il figlio leonardo maria

Del Vecchio è Presidente esecutivo di EssilorLuxottica, nel mezzo di una fusione a dir poco complessa e incompleta: segno che non è stato capace di trovare, o allevare, un manager a cui lasciare la guida e la crescita del gruppo.

 

Non certo un esempio di buona governance da portare in Mediobanca. Non esiste un modello ideale di governance; e quello attuale, che permette di fatto al management in carica di autoperpetuarsi, non deve essere difeso a priori. Ma per valutare bisognerebbe conoscere l' alternativa.

 

Non sapendo cosa Del Vecchio abbia in mente, diventa naturale pensare che voglia arrivare al controllo di fatto di Generali minimizzando il costo: il 20% di Mediobanca costa meno della metà del 13% di Generali che ha in portafoglio; che aggiunto al suo 5% darebbe a Del Vecchio la maggioranza relativa. Non scevra di conflitti però, visto i suoi interessi, e degli altri soci italiani, nel settore immobiliare. Sarebbe un' operazione dal sapore stantio del capitalismo italiano d' antan.

Ultimi Dagoreport

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – OH, NO: VUOI VEDERE CHE ABBIAMO DI NUOVO SOPRAVVALUTATO TAJANI? PENSAVAMO CHE IL SUSSULTO SULLO IUS SCHOLAE FOSSE LO SLANCIO DI UN LEADER, PER QUANTO AL SEMOLINO, PRONTO A METTERCI LA FACCIA PER UNA BATTAGLIA DEL SUO PARTITO. E INVECE NO: NEI PALAZZI ROMANI SI MORMORA CHE DIETRO LE SUE DICHIARAZIONI (OSTILI ALLA LEGA) CI FOSSE LA ZAMPETTA DI GIORGIA MELONI, IMPEGNATA A SEMINARE ZIZZANIA NELLA LEGA DI SALVINI, ORMAI VANNACCIZZATA, CHE VEDE LO IUS SCHOLAE COME LA KRYPTONITE – UN "PIZZINO" PER GLI SCOMODI ALLEATI DEL CARROCCIO: NON TIRATE TROPPO LA CORDA - E IL "MAGO OTELMA" DI FROSINONE, TRAVESTITO DA MINISTRO, HA LANCIATO IL SASSO E POI NASCOSTO LA MANO...

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...