IL VERO PROBLEMA È L’IVA-SIONE: SE L’IMPOSTA AUMENTERÀ SARÀ PERCHÉ IL 27% DI CIÒ CHE È DOVUTO ALL’ERARIO SPARISCE NEL NULLA

Mario Sensini per "Il Corriere della Sera"

«Batteremo ogni strada per evitare l'aumento dell'Iva. Lavoriamo in questa direzione». Il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, garantisce che il governo «sta facendo tutto quanto il possibile per trovare una copertura alternativa» all'aumento dell'imposta sui consumi, il cui incasso è già previsto in bilancio, dal prossimo primo luglio. Scontata la reazione positiva del Pdl, finora molto critico sul pessimismo manifestato fin qui dal ministro. Anche se, a dieci giorni dalla scadenza, una soluzione ancora non c'è.

L'ipotesi più accreditata, anche perché è la meno onerosa da sostenere per i conti pubblici, è quella di un mini-rinvio di tre mesi, che potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri, insieme alle misure per favorire l'occupazione giovanile, martedì o mercoledì prossimi, all'immediata vigilia del Consiglio Europeo.

Lo slittamento di tre mesi dell'aumento dell'Iva costerebbe poco più di un miliardo di euro, ma eviterebbe almeno di appesantire l'economia legata al turismo nei mesi estivi, e lascerebbe al governo un certo margine di tempo per impostare un piano di intervento fiscale che includa anche la revisione dell'Imu e l'aggancio con la delega per la riforma delle imposte che proprio oggi ricomincia il cammino parlamentare.

Anche perché sulla struttura dell'Iva, la sua gestione e soprattutto i controlli, c'è tantissimo lavoro da fare. L'evasione dell'imposta, ad esempio, resta a livelli a dir poco inquietanti. Solo per il 2011 la Corte dei conti ha stimato un evasione Iva di ben 46 miliardi di euro, con una sottrazione di base imponibile di 250 miliardi, pari al 27% di quello che sarebbe l'imponibile potenziale. Un euro ogni quattro dell'Iva dovuta all'erario, insomma, sparisce grazie alla mancata emissione delle fatture, alle compensazioni fraudolente, al mancato pagamento dell'imposta dichiarata.

Tutti fenomeni favoriti dall'estrema complessità dei meccanismi di funzionamento dell'imposta, che fa lunghissimi giri dal momento della sua maturazione fino a quello dell'incasso da parte dell'erario. Un percorso che spesso s'interrompe, con la sparizione del dovuto.

Tanto che la Corte dei conti, ha proposto ieri in Parlamento una misura assolutamente drastica: fare in modo che la pubblica amministrazione riversi all'erario l'Iva che deve pagare sulle fatture per l'acquisto di beni e servizi. Direttamente all'erario, senza pagarla al fornitore. Proprio per evitare che quell'Iva finisca per perdersi nei meandri dell'evasione, che ha spinto la pressione fiscale effettiva in Italia, secondo la magistratura contabile, al 53%.

Qualche mese di tempo in più permetterebbe poi al governo di rivedere tutti i regimi di esenzione dell'Iva, che sono innumerevoli, ma anche di rimodulare le aliquote per alcuni beni e servizi. I tassi di prelievo sono tre, 4, 10 e 21%, ed in alcuni casi per lo stesso bene differiscono in funzione degli ingredienti, dell'impacchettamento o della distribuzione (basterebbe solo parlare del pane, che dal fornaio costa il 4%, ma se c'è più del 2% di zucchero o si prende al supermercato costa il 10%, ma torna al 4% se invece dello zucchero c'è il saccarosio, che è la stessa cosa).

Sarebbe un'operazione di riordino e razionalizzazione, non esplicitamente mirata a fare cassa. Per tirar fuori risorse vere bisognerebbe operare variazioni delle aliquote non immaginabili, come l'aumento dell'Iva su bar, ristoranti ed alberghi, che oggi è al 10%.

Intanto il consiglio dei ministri ieri ha reso disponibili i primi 280 milioni per il pagamento dei debiti sanitari cumulati al 31 dicembre 2012. Le Regioni dovranno farne richiesta entro il 15 luglio.

 

 

iva iva FLAVIO ZANONATOevasione-fiscaleEVASIONE FISCALE

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…