1- C'ERA UNA VOLTA L'ESTATE PICCHIATELLA. UNA "SVACCANZA" CHE SQUADERNAVA SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, ESAGERAZIONI PENICHE, VOLGARITÀ FUMETTONA, DEMENZE DI TESTE CORONATE, SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA, BERLUSCONI DA VESPASIANO. CHAMPAGNE PASSATO. ESTATE ANTICA. LA "CAFONAL CULTURE" È ORMAI BOCCHEGGIANTE SUL LITORALE, QUASI IN FIN DI VITA SULLE TOFANE. ORA, GODETEVI "O SOLE SOBRIO" 2- IN MEMORIA DI QUELLE ESTATE SCEME E FOLLI UN CAFONALISSIMO DI FERRAGOSTO IN COMPAGNIA DI GIANNI AGNELLI COL PISTOLINO AL VENTO, PIERFURBY CHE SFOGGIA IL VERO MEMBRO DEL CENTRO, MONTEPREZZEMOLO CHE ASCIUGA LA TERZA GAMBA, MASTELLA A CEPPALONI CHE PRENDE IN BRACCIO BENIGNI, IL MAGO DALEMIX LEADER-SKIPPER, VELTRONI SPIAGGIATO A SABAUDIA, ECO CHE RITROVA IL PENDOLO DI FOUCAULT ALL’ULTIMA SPIAGGIA DI CAPALBIO, GIOVANNONA MELANDRI CHE SALTELLA CON BRIATORE A MALINDI, IL BANANA IMBANDANATO CHE LANCIA IL BUNGA BUNGA DI VILLA CERTOSA 3- NUOVE, BOMBASTICHE IMMAGINI DI ESTATE DESNUDE: FINI, MADONNA, BOVA, DI PIETRO, ETC

1- DAGOREPORT
C'era una volta l'estate picchiatella. Una "svaccanza" che squadernava una girandola di personaggi megalomani, divi sciamannati, vip incurabili, politici barcollanti sull'orlo del burino. Stessa spiaggia, stessa canzone: sfoghi di tette, scarichi di sederoni, esagerazioni peniche, volgarità fumettona, demenze di teste coronate, sciocchezze da discoteca, sconcezze da vespasiano.

Dagli anni Ottanta in poi, l'estate era diventata la stagione più incontinente dell'anno, il parafulmine di tutti gli eccessi, il pensatoio di tutte le scemenze, la zona-cult di tutti i picchiatelli. Colpiti da priapismo mediatico, la Società dei Morti di Fama sputava l'anima (e la decenza) per farci vivere un solleone indimenticabile, un ferragosto fremebondo di ciance, roba da "dimmi tutto, sarò una tromba!".

Acqua passata. Vacanza antica. Basta un pigro sguardo di mezza estate per capire che la cosiddetta "Cafonal Culture" è ormai boccheggiante sul litorale, quasi in fin di vita sulle Tofane. Sulle Grandi Vacanza di Massa irresponsabili, offensive, d'attacco, carnevalizzate frou-frou e can-can ("rompete le righe e fate quel cavolo che vi pare"), è sceso come un sipario il "comune senso del Cadore".

Quindi, va in onda un nuovo ritornello: Estate fermi, tranquilli, godetevi "O sole sobrio" e a letto presto per svegliarsi tardi. Perché negarlo? Dal banana in bandana a Monti intabarrato, sarà anche un ritorno ai valori morali, ma è come vedere l'ombrellone capovolto: un'odissea nello strazio. Basta uno sguardo ai famosi giornali rosa per capire che il 2012 è un'estate con il lutto sullo slip. Allora è cosa buona e giusta riannodare i fili della memoria e scodellare un amarcord delle nostri estati calde, sceme e divertenti.

Gianni Agnelli che si tuffa col pistolino al vento, Pierfurby che sfoggia il vero membro del centro, Monteprezzemolo che asciuga la terza gamba, Mastella a Ceppaloni che dopo lauto ingaggio di Benigni si permette di prenderlo in braccio e mostrarlo al popolo plaudente, il Mago Dalemix che segnala al mondo la sua ascesa sociale a bordo dell'Ikarus, il compare Veltroni che si spiaggia a Sabaudia con un ombrellone chiamato Van Straten,

Umberto Eco che ritrova il pendolo di Foucault all'Ultima Spiaggia di Capalbio, Giovannona Melandri che saltella in compagnia di Myrta Merlino in casa di Briatore a Malindi (a sua insaputa), Berlusconi inaugura la stagione della bandana bissata dal bunga bunga di Villa Certosa con le papigirls e Topolanek che fa brillare la scimitarra balcanica, Bossi in versione social proletaria in canotta,

Merkel a Ischia che mostra per la prima volta il suo culone, Lilli Gruber pre-botox sorpresa nella sua villa sardo-maso a tetta desnuda, il topless che apriva la stagione estiva della Rosanna Cancellieri, Lele Mora con i suoi schierani che gli massaggiano il piedino, la Mona Ventura in condizioni "provate" post-post-Billionaire con Myke Tyson, Carletto De Benedetti che discute con Gad Lerner i destini della classe operaia nella sua sardo-villona di Romazzino,

lo Scarparo Della Valle in barca con il maggiordomo Carlito Rossella e il suo mozzo Mastella, Marina Berlusconi sorpresa in condizioni extra-privè con tetta accavallata in una disco di Saint-Tropez, Grillo che fa il bagnetto a Porto Cervo, Benigni in barchetta a Morto Rotondo, Di Pietro sulle orme del Duce sul trattore a Ferragosto, Tremonti in montagna con la maglietta del suo maestro (Dracula), Calderoli in bermuda, Paolino Mieli sotto la doccia a Ischia senza reggiseno,

Flebuccio De Bortoli che dopo aver fatto per tutto l'anno il pesce in barile fa il morto a galla in piscina, Ricucci che si sposa Anna Falchi nella villa Feltrinelli dell'Argentario, Alemanno che taglia la porchetta a Cortina, Geronzi in mutande da bagno, Fassino in mini-slip modello "ritorno a Dachau" all'Ultima Spiaggia, Fabiano Fabiani in mutandoni ascellari, Napolitano a Capalbio, Urbani baciante Ida Di Benedetto, Vespa con i nei preferiti al sole di Ponza, il ministro Gianni De Michelis che danza e spanza sulla pista del Paradisi di Rimini, Berlusconi con Veronica sul veliero di Previti con l'Ariosto tutti immagliettati con la divisa di bordo, Ferrara sdraiato nudo in barca, Santadechè vestita come Calamity Jane al Twiga...


2- IRRAZIONAL-BALNEARE, LA POLITICA E LA TRAPPOLA FERRAGOSTO
Jacopo Iacoboni per La Stampa

Successe tutto in un istante, e chi c'era racconta ancora basito quel 15 agosto che segnò l'estate del nostro scontento. Ma prima e dopo quell'incredibile 2006, il ferragosto della politica è sempre stato uno specchio, rotto, per guardare come siamo messi oppure ridotti, e comunque in che mare stiamo nuotando.

Oggi che fissiamo Mario Monti e il suo brevissimo weekend a Lesa, sul Lago Maggiore, con la moglie Elsa, vestito con certi jeans un po' larghi e con le pince, che solo gli sprezzanti del pericolo, e una camicia bianca a quadrettoni con tutte le maniche chiuse, ci sembra fantascienza poter pensare che anche solo una stagione fa eruttavano vulcani, a ferragosto in Sardegna.

E la scena che restava negli occhi non era Silvaplana, Engadina, una casetta rossa tra i boschi dove il Professore (bocconiano) si ritira in queste ore, a fare passeggiate tra il passo del Maloja e Sankt Moritz, a leggere dodici giornali al mattino, e sentir messa nella chiesetta del paese non lontano da Sils Maria, dove Friedrich Nietzsche scrisse gli appunti di Umano, troppo umano .

Sono immagini di agio e vacanza da milieu internazional-borghese rilassato, certo, molto distante anche dalla sobrietà paesana dell'altro Professore (emiliano), ma senza squilli frizzi e lazzi, ché l'Italia uscita da un anno dalla terza riedizione berlusconiana non sembra averne più voglia o, se ne ha voglia, non ha più il fisico, per reggerli.

Era tutto diverso, alla fine del quinquennio 2001-2006. E magari gli storici azzarderanno che è stata quella l'ultima appendice, il colpo di coda vero e vibrante del Cavaliere. Erano passati, d'accordo, gli anni della bandana e degli imbarazzi di Tony Blair, che racconterà da Fabio Fazio di aver spedito sua moglie Cherie vicino al premier per non restare immortalato lui, in quella foto idolatrica.

E Signorini doveva ancora scrivere - come farà nell'estate del 2012 - il coccodrillo della Costa Smeralda su «Chi». Ma ci aspettava molto di più, senza che lo sapessimo, quanto a ferragosti. Berlusconi, uscito, sì, da Palazzo Chigi, estromesso proprio quell'anno da un voto contestato, sconfitto un'altra volta da Romano Prodi, aveva inteso vivere quell'estate, e l'aveva detto, come «il rilancio e la cura di sé», formulazione che gli suggerì il suo Michel Foucault, Lele Mora.

Voleva divertirsi, «fare tardi la sera», come rivelò l'allora suocera, la madre di donna Veronica. E paradossalmente esser fuori da responsabilità di governo gliene offriva ampio destro. La sera del 15 diede festa a casa. Chiamò la seguente Italia: Elisabetta Gregoraci, il suo fidanzato Flavio Briatore, Lele Mora, che venne con alcune sue simpatiche amiche, non ancora chiamate «veline» (o peggio) sui giornali.

C'erano Valeria Marini e la modella Adriana (quella della pubblicità della Tim), ma anche donne non appartenenti alla scuderia Fede, come Alba Parietti, o Daniela Santanché, in quel momento finiana - ma che importano i cambiamenti politici a ferragosto! e poi lei ha sempre coltivato un berlusconismo dell'anima.

Dopo cena, dopo il concerto -, Patti Pravo, invitata a cantare personalmente per il Capo, nell'anfiteatro di Villa Certosa - dopo le galanterie del padrone di casa, che tra l'altro s'avvicinò a Patti alla fine di una canzone e le disse «sei tu la vera bambola» -, ecco, dopo tutto questo si scorsero... lapilli a punta Lada. Il centralino dei pompieri e della Guardia di Finanza di Olbia furono inondati di chiamate d'allarme in piena notte. Si temette un vasto fenomeno di megalomane piromania, che metteva a repentaglio quello spicchio di costa subito sopra Porto Rotondo. Andava a fuoco l'Italia.

Che poi in quelle stesse ore - accanto a quella che col senno di poi è la notte di Valpurga dei nostri ferragosti - c'era, sì, l'altro ferragosto e un'altra Italia, cui Romano Prodi cercava di dare voce e una qualche dignità mettendosi lui stesso al volante della sua Fiat Croma familiare, in partenza per Bebbio, Appennino emiliano, con la moglie Flavia che caricava il portabagagli di due vassoi di tortellini, e la numerosa famiglia ad attenderlo. Ma il limite di questa agiografia incrociata era proprio quello, la rappresentazione binaria alla quale restavamo inchiodati guardando quei due: o il lelemorismo, o la sacrestia e i tortellini. Lo spread era questo.

Come si capirà - e per la verità s'era capito anche prima -, l'Italia è tantissimo altro, non necessariamente edificante, ma altro; persino quella sua deformata idrovora che è la politica. L'icona di Monti da questo punto di vista offre un ferragosto anomalo, che è sì sottotono e brevissimo - come quello dell'altro Professore -, ma nient'affatto paesano, anche se del tutto familiare e ritirato anche lui.

Vi si legge il retropensiero di un Paese che ha bisogno di serietà, ma anche di uscire dal cerchio un po' periferico, internazionalizzarsi, parlare inglese e tedesco, rinunciare al culto di quel gran pezzo dell'Emilia. Un'impresa difficile, se consideriamo la vanagloria, la rozzezza, talora il privilegio, persino l'imbarazzante eccentricità di altri ferragosti a modo loro iconici della politica. In questi anni abbiamo visto D'Alema veleggiare su celebre barca a vela, o cadere da un gommone (ma poi vantarsi, «l'ho fatto apposta»);

Bossi giocare a carte su una tovaglia a quadrettini a Ponte di Legno, o sfoggiare canottiere, ma pure in spiaggia, seduto umilmente sulla sabbia, accerchiato dai turisti e dalle madame di Porto Cervo: «gli ho spiegato la Lega»; Veltroni lanciare la «nuova stagione» 2008 facendosi fotografare a Sabaudia con certi bermuda verdi, la pancetta e l'ombrellone a righe bianche e azzurre portato da casa («Il Paese vuole essere normale»);

Di Pietro a Montenero di Bisaccia sul trattore, in posa sfortunatamente ducesca, come ogni retorica da fuga nell'Agro Pontino; un presidente della Camera costretto a scusarsi per esser stato fotografato a fare immersioni subacquee in acque protette e parco naturale, a Giannutri; un comico (non ancora diventato politico) fare incidente con lo yacht a Porto Cervo. Dicono che siamo tutto questo; ma continuiamo anche, con ostinazione e forse qualche ragione, a professarci diversi.

 

 

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