1- NON SOLO PASSERA, TRA I POLITICI CAMUFFATI DA TECNICI SBUCA IL BEATO ANDREA RICCARDI 2- IL FONDATORE E CAPO ASSOLUTO DELLA POTENTE COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO PUÒ CONTARE SULLA BENEDIZIONE E SULLA PROTEZIONE DEI POTERI PIÙ ALTI DI ROMA, L'UNICO A POTER PASSARE DAL PAPA CATTOLICO AL MONARCA LAICO, DAL VATICANO AL QUIRINALE 3- IN QUESTE SETTIMANE È CANDIDATO A TUTTO. LEADER DI UNA NUOVA DC? SINDACO DI ROMA? 4- CON IL PAPA NERO CORRADINO PASSERA, IL PANZER DI CRISTO SI GIOCA LA LEADERSHIP DI UN FUTURIBILE PARTITO DI CENTRO CONCEPITO IN OTTOBRE AL CONVEGNO DI TODI, VOLUTO DA BAGNASCO, CHE HA CONSACRATO IL BANCHIERE E IL CAPO DI SANT'EGIDIO COME I DUE UNTI CON L'ARDUA MISSIONE DI RADUNARE LA DIASPORA DEL GREGGE

Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo

1- CHI HA UCCISO LA CARA VECCHIA BORGHESIA?...
Vittorio Macioce per "il Giornale"

La galleria Colonna sembra perfetta per la soluzione del giallo: che fine ha fatto la borghesia italiana? È un tempio dello shopping mondano, attraversi via del Corso e sbatti in faccia a Palazzo Chigi. È un pezzo di Nord sabaudo messo lì per santificare la conquista della capitale naturale, con i funzionari del nuovo Stato unitario che la guardano e quasi si sentono a casa.

Nel 1930, quando il '29 passa in Italia, è qui che inaugurano il museo di Roma. L'ultima firma è il nuovo nome della galleria: Alberto Sordi, arciromano e maschera di vizi e virtù dell'italiano medio. È qui che Giuseppe De Rita e Antonio Galdo stanno presentando L'eclissi della borghesia (Laterza). Con loro c'è un pezzo di mondo politico che parla di crisi e classe dirigente: Angelino Alfano, il ministro Andrea Riccardi e Enrico Rossi.


2- PIÙ POTERE NEL GOVERNO. E LA GUIDA DEL CENTRO. I PROGETTI DEL CAPO DI SANT'EGIDIO CARO AL PAPA E AL COLLE. MA PASSERA.

Marco Damilano e Denise Pardo per "l'Espresso"

Nel governo più algido della Repubblica, c'è un rompighiaccio. Anzi, peggio, un rompicapo. "L'unico vero problema della struttura di governo", si disperano a Palazzo Chigi. Il centro di una furibonda battaglia per le deleghe ministeriali, una crociata che turba e destabilizza la sacralità dell'amministrazione di almeno tre, quattro dicasteri. Tra l'altro, Andrea Riccardi è il ministro più attaccato dai partiti, visto come un potenziale e pericoloso candidato dormiente. E per una volta, non hanno torto.

Soprattutto perché può contare sulla benedizione e sulla protezione dei poteri più alti di Roma, l'unico a poter passare dal papa cattolico al monarca laico, dal Vaticano al Quirinale. Era a fianco di Benedetto XVI sul primo vagone del treno verso Assisi alla vigilia della nascita del governo Monti, suscitando un vespaio di pie irritazioni (quanto ha sgomitato per questo, si assicura). Due settimane dopo, era al fianco di Giorgio Napolitano nella foto della nuova amnistrazione: e con buona pace delle ulcere degli altri ministri, è stato il presidente a scegliere per lo storico scatto di essere immortalato tra lui e il premier.

Ethos. Pathos. Rifondazione. Visione. Ardore. Parole che suonano sataniche dopo la presa di Palazzo Chigi da parte dei professori a loro agio tra spread, rating, liberalizzazioni, spending review, beauty contest. Ma che per Riccardi, 62 anni, storico, in arte ministro della Cooperazione e dell'Integrazione ma al secolo fondatore e capo assoluto della Comunità di Sant'Egidio - una sorta di setta per alcuni, una manna dal cielo per altri - sono il pane quotidiano, il Pater noster della sua ascesa.

Anzi della sua ascensione politica. Il governo Monti è sul pezzo in economia e in Europa, concentrato a salvare i quattrini e il futuro della patria? Riccardi fulmineo si affretta a riempire il vuoto di presenza al fianco di: immigrati, meridionali, rom, senegalesi, famiglie in disgrazia. Esordio a Villa Literno nel casertano, cuore di Gomorra. Dopo a Torino e a Firenze. Apertura d'anno a Rosarno, Calabria profonda dove due anni fa ci fu la rivolta dei lavoratori extra comunitari. Il ministro porta la carezza del governo. Ma certo non si dimentica delle telecamere.

Peccato che tanta compassione non venga apprezzata appieno dai suoi colleghi. La messe invece è sempre foriera di un bel po' di polemiche e malumori. Uno scontro con il ministro Giulio Terzi Sant'Agata per il vero e proprio tesoro della cooperazione controllato dal ministero degli Esteri. Un cortese braccio di ferro con Rosanna Cancellieri, ministro dell'Interno, per la gestione dei fondi destinati all'immigrazione (lei per non saper né leggere né scrivere intanto ha già messo da parte 2 milioni di euro che potevano finire nelle mani di Riccardi). Al Welfare di Elsa Fornero ha strappato la preziosa delega sulla famiglia, strategica per il mondo cattolico.

E non finisce qua. Con il super ministro Corrado Passera nessun conflitto di competenze, è vero. Ma qualcosa di potenzialmente molto più dirompente. La leadership di un futuribile partito di centro concepito in ottobre al convegno di Todi, più leggendario di Camelot, che ha consacrato il banchiere e il capo di Sant'Egidio come i due unti con l'ardua missione di radunare la diaspora del gregge.

Se Passera sussurra nell'orecchio, Riccardi urla dai tetti, mediatici s'intende. Un vero maestro, in questo. Ha saputo trasformare la vigilia, il pranzo di Natale e il Capodanno con i poveri a Sant'Egidio in un appuntamento fisso per tg orfani di notizie, per sindaci di Roma e leader aspiranti e ansiosi.

Sulle colonne del "Corriere della Sera" dove la sua è una firma di spicco, ha pubblicato il manifesto di Todi, celebrato all'apertura con un editoriale di Ferruccio de Bortoli. In un'estatica overdose comunicativa è diventato il protagonista di una raffica di interviste (Lucia Annunziata, Lilli Gruber e via così). Anche quando è su un palco (e non sia mai dargli un microfono in mano!) e il format tende al televisivo, precisa"non entro nel vecchio ciclo dei talk show". Come Monti, Napolitano e il papa: questo è il metro di paragone, parlare ex cathedra.

Lo chiamano il ministro errante. Non solo per la trasversalità del suo compito, ma anche perché il dicastero è stato tagliato su misura per lui. Al Quirinale, al momento della presentazione della lista, il suo nome non c'era. Gli era stata proposta l'Istruzione, ma aveva opposto un secco rifiuto. "Ho cominciato la mia vita pubblica con un'occupazione al liceo Virgilio, non voglio finire sui muri come "Riccardi boia"" è stata la spiegazione ufficiale (in realtà, troppe rogne e poco potere).

Non avrebbe disdegnato i Beni culturali. Ma la casella era stata già prenotata dalla Cei per Lorenzo Ornaghi, il prediletto del cardinale Angelo Bagnasco. A quel punto, ci ha pensato la Provvidenza del Colle a fare in modo che lo spirito di Riccardi si potesse librare in un ministero cucito a sua immagine e somiglianza. Il premio per una lunga marcia benemerita, cantano a Sant'Egidio. Anche il frutto di un rapporto strettissimo con il presidente, coltivato in anni di corteggiamento tenace e abile. Napolitano parla? Lui rimbomba. Si propone come il suo esegeta e intona il salmo:"Il presidente è una nuova grammatica della politica". Per farsi largo alla corte di San Pietro è stato più terreno.

E dire che con Ratzinger gli ecumenici di Sant'Egidio non riuscivano a trovare il bandolo. Finché non sono stati folgorati da don Georg, segretario del papa. E così un anno fa, l'alto prelato ha ricevuto la laurea honoris causa dell'Università per stranieri di Perugia. A consegnare l'ambito papiro, Marco Impagliazzo, pro rettore e, che coincidenza, presidente della nota comunità. Poi, ecco che le porte dell'appartamento papale si sono spalancate per Riccardi, onorato da due udienze private in pochi mesi, un privilegio per eletti.

Il ministero, due stanze e cucina, al secondo piano di Largo Chigi, nella sua stanza le chiavi dei regni, il crocifisso e la foto con Napolitano, per un Ignazio La Russa sarebbe stato roba da sucidio, una posizione sfigata, una scatola vuota. Non per lui, alla ricerca da tempo di un cartellino da ministro. Un lasciapassare per arrivare alfine alla foto di gruppo ai vertici dello Stato. Tanto al resto, ci sa pensare lui, ed è nulla in confronto all'opera già compiuta. La trasformazione di un gruppo di barbudos sessantottini della buona borghesia romana (suo padre presidente di una banca, persino uno zio beato), in una super potenza benefica mondiale nata dall'occupazione di un convento di suore e soprannominata l'Onu di Trastevere.

Legata a doppio filo all'America, George Bush e il segretario di Stato Madeleine Albright in visita alla Comunità, i rapporti affettuosi svelati da WikiLeaks, gli aiuti, i finanziamenti. Capace di riunire religioni di tutto il mondo (una processione di patriarchi, pope, monaci buddisti, imam al meeting itinerante foraggiato dai cospicui contributi delle città che ospitano gli incontri) e molto vicina al mondo ebraico romano. Una comunità amata, detestata, temuta, molto discussa: un potere forte dall'apparenza di San Francesco, dalla spregiudicatezza di Wall Street.

Contributi milionari (Banca Intesa e anche Finmeccanica tra le ire dei pacifisti), sfavillanti eventi mondani, premi (il Balzan, l'Unesco e il Carlo Magno quello da statisti europei, ma Riccardi, umile com'è, sogna il Nobel), cattedre universitarie, un solo vescovo, ahiloro, a Terni monsignor Vincenzo Paglia e soprattutto operazioni diplomatiche il più possibile spettacolari. La più riuscita in Mozambico, la più fallimentare in Algeria. L'Africa, ancora l'Africa: per i politici come Veltroni era l'arma di distrazione per nascondere l'ambizione. Per Riccardi semplicemente il trampolino. Dopo aver tanto seminato.

In queste settimane è diventato candidato a tutto. Lui nega, smentisce, alimenta: "Non c'è bisogno di un'apparizione messianica" come a dire sono già qui. Leader di una nuova Dc? Diventa nebuloso, un clima che conosce bene: "Nasceranno condensazioni" e vai a sapere quello che vuole dire. Intanto, è controllato a vista. Pier Ferdinando Casini che secondo il manuale Cencelli del governo Monti se l'è preso in carica come ministro in quota Udc, comincia a prendere le distanze dal suo protagonismo.

Infatti l'incontro di Napoli per la Rinascita dell'Italia così sbandierato è sfumato. Nel Pdl i teo-con alla Quagliariello, alla Gasparri lo attaccano quotidianamente considerandolo una pappamolla per le posizioni etiche su cui sono fissati. Per la Lega, Riccardi al rogo! Nel Pd, nonostante le storiche amicizie veltronian-bettiniane, si teme la discesa in campo per il Campidoglio contro il candidato in pectore Nicola Zingaretti. Ma, al di là dei partiti, c'è qualcuno a cui può dare davvero fastidio.

È Passera, l'altro gemello di Todi che ha cumulato ministeri su ministeri ma che nella costruzione di una rete politica da federatore del Centro è ancora parecchio indietro. Riccardi, invece, maneggia la materia da professionista. Quando nelle interviste parla del ritorno dei cattolici sceglie la strada apocalittica: "È la revenche de Dieu". Quando atterra nella bolgia infernale della politica diventa prudente. E si compiace perfino con chi ha parlato di lui in termini ambigui: "Ti ringrazio perché sei lo specchio della mia ambiguità". Una vera mina vagante. A quanto pare ne sanno qualcosa a Palazzo Chigi.

L'OSSERVATRICE ROMANA...
Barbara Palombelli per "Il Foglio"

Quarantaquattro anni dopo, non siamo in tanti a ricordarci di quei ragazzini borghesi del liceo Virgilio che scelsero di vivere a modo loro il vento della contestazione arrivato dagli Stati Uniti e da Carnaby Street. Niente Piper, niente Bandiera Gialla, poca piazza. Andavano a stare insieme ai baraccati - italiani e rom - che dormivano lungo il Tevere.

Strani tipi, normalissimi eppure diversi dagli altri, noi, che ci vestivamo da barboni per sembrare molto impegnati e ce l'avevamo col mondo lontanissimo degli imperialisti, battendoci in nome dei diseredati sconosciuti e volendo stare al fianco di categorie precise. Gli operai della Fatme erano il nostro laboratorio, gli affamati senza tessere erano il loro mondo. Quando ci s'incontrava, c'era affetto vero.

Migliaia di filmati e fotografie celebrano oggi le imprese di valle Giulia, le facce dei movimenti che Paese sera pubblicava, neppure un minuto di quegli anni a sinistra è stato trascurato. A ricordare quegli studenti cattolici e solidali è invece - ogni anno - una solenne celebrazione religiosa. Si prega insieme ai primi e agli ultimi: è questa la formula vincente della comunità di Sant'Egidio, fondata dai liceali del Virgilio e oggi celebrata in tutto il mondo come esempio di impegno autentico, trasversale, tangibile.

L'Onu di Trastevere, come la chiamava Igor Man, cura in Italia e nel mondo chi non ha niente e nessuno, intrecciando fili che uniscono capi di stato esiliati e vittime delle tragedie contemporanee, dall'Aids alle ferite di guerra, dalla fame alle discriminazioni razziali. Mercoledì primo febbraio ci si ritroverà, come sempre, in San Giovanni. Eppure, questa volta il compleanno sarà diverso da tutti i precedenti. Dopo quasi mezzo secolo di lavoro sganciato da schieramenti politici e da scese in campo sempre negate e sempre rifiutate, Andrea Riccardi è ministro.

Governa un pezzo di questo paese, in nome degli stessi ideali di allora (cercando di conquistare spazi molto ben protetti dai diplomatici). Andrea è un uomo retto, colto, profondo e ironico. Il suo sguardo non è distante, ti guarda come chi ha vissuto e sa quasi tutto del mondo. Tanti anni, tanti incontri, una cattedra di storia, una missione e una "visione" di come dovrebbero andare le cose.

Quanti possono vantare le sue credenziali? Pensate cosa possa significare essere stato il cocco di Giovanni Paolo II e dell'attuale pontefice, il migliore amico di due personalità straordinarie come questi due papi. Sarebbe davvero un segno quasi miracoloso se Andrea, il prossimo anno, accettasse quella candidatura che qualcuno gli ha già proposto per diventare sindaco di Roma. Sarebbe un riscatto dovuto a una città che - in modo invisibile e sotterraneo, quotidiano ed efficace - tesse una rete vera di solidarietà che una certa politica sempre vuole insieme cavalcare e spezzare, utilizzare e poi nascondere.

Sarebbe un sogno vedere improvvisamente emergere e vincere l'altra Roma: quella della cultura e della solidarietà, troppo spesso snobbata da chi vuole essere cinico e malfidato a tutti i costi. Nella profonda tristezza e nel profondo malcostume in cui l'attuale amministrazione capitolina ci ha fatto piano piano sprofondare - fra le mille inutili e inconcludenti polemiche quotidiane per i posti da spartire in giro - mi piace immaginare che Andrea Riccardi continui a fare politica e non solo in un governo tecnico.

RICCARDI, FACCIO MINISTRO E NON MI CANDIDO A NULLA...
(AGI)
- "Io non mi sento rappresentante di nessuna area, anche se il dibattito politico e' cosi' intristito che ogni riflessione e' difficile. Se faccio una riflessione di carattere generale, mi si dice che voglio fare il sindaco di Roma o fare un nuovo partito cattolico. Io sono lontano da queste preoccupazioni, mi occupo dell'azione di governo e rifletto sui problemi della societa' italiana". Lo ha detto il ministro per la Cooperazione e l'integrazione Andrea Riccardi, durante la presentazione del libro 'L'eclissi della borghesia' di Giuseppe De Rita e Antonio Galdo.

Poi, aggiunge: "Debbo notare che i miei interventi in proposito vengono presi come autocandidatura o a inesistenti leadership politiche o addirittura al Comune di Roma, ma sia io che De Rita abbiamo rifiutato tale candidatura in anni passati". "Questo paese ha bisogno di idee, perché la crisi non e' solo economica, ma anche umana, antropologica e spirituale e c'è bisogno di una risposta forte. Abbiamo bisogno di discutere e questo libro ci fa discutere. Non ci si possono turare le orecchie e non possiamo lasciarci andare all'invettiva. Per gli autori l'aggressivita' e' espressione della crisi. Aggiungo che siamo in un tempo di inevitabili tensioni sociali come stiamo vedendo da vari giorni".

Quindi il ministro Riccardi ha auspicato che si possa aprire "un dibattito fuori dal clima gladiatorio che tutti ci prende, non solo politici, ma anche giornalisti, uomini e donne di cultura". Riccardi ha concluso spiegando che "le argomentazioni possono avere poco valore, ma hanno il diritto di essere considerate come tali, non come espressione di chissa' quale disegno inespresso. Perche' tutti abbiamo la responsabilita' di lavorare a una stagione più solida di dibattito politico, ora che siamo sotto tiro delle tormente della globalizzazione".

 

SPETTATRICE VARIOPINTA MAURIZIO LUPI GIUSEPPE DE RITA ENRICO ROSSI ANDREA RICCARDI ENRICO ROSSI ANDREA RICCARDI ANTONIO GALDO ENRICO ROSSI ANTONIO GALDO ANTONIO GALDO ANDREA ZAGAMI ANDREA RICCARDI ANDREA RICCARDI GIUSEPPE DE RITA ANDREA RICCARDI ANTONIO GALDO ANDREA RICCARDI ANDREA RICCARDI ANTONIO GALDO ENRICO ROSSI BRUNO MANFELLOTTO BRUNO MANFELLOTTO GIUSEPPE ROMA ANTONIO GALDO E BRUNO MANFELLOTTO GIANLUCA COMIN ANDREA ZAGAMI CARLO FORNARO GIANLUCA COMIN ANDREA RICCARDI ANDREA RICCARDI GIUSEPPE DE RITA

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