CAFONALINO GIALLO-ROTTO - QUATTRO PARTITE ANCORA, POI SI CAMBIA. LUIS ENRIQUE È ARRIVATO AL CAPOLINEA - I TIFOSI HANNO ASSEDIATO I GIOCATORI, COSTRINGENDO IL PULLMAN A PRENDERE UN’USCITA SECONDARIA E SONO COMPATTI NEL CHIEDERE LA TESTA DELL’ALLENATORE, BOCCIANDO SENZA APPELLO IL PROGETTO AMERICANO - AL TECNICO SPAGNOLO NON PUÒ BASTARE LA SCARAMANZIA UN PO’ SCUGNIZZA: LE CORNA QUANDO ATTACCA L’AVVERSARIO….

Foto di Mezzelani - GMT

1- ROMA, LA RABBIA DEI TIFOSI «SIETE DEI MERCENARI»
Da http://www.corrieredellosport.it/
- Il pullman della Roma con i giocatori sta lasciando lo stadio Olimpico, dopo esser stato a lungo bloccato nel garage dell'impianto romano da circa 200 tifosi che contestavano la squadra fuori dalla Montemario. Il bus si è diretto per precauzione verso l'uscita opposta, in Curva Nord, quando però l'assembramento dei contestatori - a lungo tenuti sotto controllo dalle forze dell'ordine - si era già dissolto. Anche il bus della Fiorentina, una ventina di minuti prima, aveva lasciato lo stadio dalla Curva Nord. "Mercenari" e "tifiamo solo la maglia": sono alcuni degli slogan urlati da circa 200 tifosi della Roma subito dopo la sconfitta dei giallorossi all'Olimpico.

2- LUIS ENRIQUE È ARRIVATO AL CAPOLINEA
Vincenzo Cerracchio per "il Messaggero"

Quattro partite ancora, poi si cambia. Luis Enrique e Reja sono arrivati al capolinea delle rispettive avventure romane: lo dicono i fatti, lo chiedono i tifosi. Quelli della Roma, eloquenti nella contestazione alla squadra dopo l'ennesimo tonfo, stavolta all'Olimpico, con la Fiorentina. Quelli della Lazio attraverso un disincantato tam-tam che vira al pessimismo: se perdi anche contro la penultima in classifica, il sogno Champions è destinato a sgretolarsi proprio sul traguardo.

A Novara, in effetti, gli alibi non hanno retto. E la sesta sconfitta consecutiva lontano dall'Olimpico, unita al pareggio casalingo di domenica scorsa con il Lecce (ieri ridimensionato in casa dal ritrovato Napoli), ha le caratteristiche di un tracollo annunciato.

Si dirà: la Lazio è ancora terza. Ma ha cinque punti in meno della scorsa stagione, il Napoli è risalito a un punto, l'Inter a tre e all'ultima giornata verrà all'Olimpico a giocarsi il tutto per tutto. E domenica i biancocelesti andranno a Udine con una formazione da inventare, anche per colpa della folle campagna d'indebolimento di gennaio.

Il problema è che una squadra che punta al top non può arrendersi al Novara già semi-retrocesso quasi senza combattere, per quanto zeppa di seconde linee: e pure stavolta i cambi dell'allenatore (Alfaro per Rocchi, Matuzalem per Cana) non sono sembrati all'altezza, sintomo di una confusione che va ben al di là delle assenze.

I giallorossi hanno perso in casa con la quint'ultima, ancorché blasonata. Hanno fatto forse anche peggio, avendo avuto il vantaggio di conoscere prima di cominciare lo scivolone dei laziali. I tifosi hanno assediato i giocatori, costringendo il pullman a prendere un'uscita secondaria e sono compatti nel chiedere la testa dell'allenatore, bocciando senza appello il progetto americano. E il tecnico spagnolo sibila eloquente: «Manca un giorno in meno all'addio». Troppe le occasioni mancate per agganciare il treno Champions, e restare addirittura senza Europa è proprio una prospettiva inaccettabile: più che altro per la ripetitività degli errori, gli sfilacciamenti difensivi che vanificano il possesso palla e che gli avversari sfruttano ormai con pieno agio. Al tecnico spagnolo non può bastare la scaramanzia un po' scugnizza (le corna quando attacca l'avversario), l'unica debolezza che in fondo gli si può perdonare.

 

 

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