almasri giorgia meloni carlo nordio

SUL CASO ALMASRI IL MINISTRO NORDIO, CHE HA MENTITO AL PARLAMENTO, RISCHIA IL PROCESSO PER OMISSIONI DI ATTI D’ UFFICIO. GIORGIA MELONI E’ FURIBONDA: TEME CHE LA VICENDA SI TRASFORMI IN UN CETRIOLONE VAGANTE PER IL GOVERNO - LE VERSIONI DISCORDANTI SUL MANCATO ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO POTREBBERO COSTARE L’IMPUTAZIONE ANCHE ALLA “ZARINA DI VIA ARENULA” GIUSI BARTOLOZZI (CHE PERÒ NON È INDAGATA E SU CUI DOVREBBE PROCEDERE LA PROCURA ORDINARIA) DI CUI SPUNTA UN’ALTRA MAIL: “DITEMI QUALI CARTE AVETE MANDATO AI PM” – L’INCHIESTA PREOCCUPA LA DUCETTA CHE SERRA LE FILA: “NON ANDREMO IN AULA” – L’AUTOGOL DEL GOVERNO CHE NON HA MESSO IL SEGRETO DI STATO SU ATTI CHE POTREBBERO CREARE IMBARAZZI PERCHÉ DOCUMENTANO I RAPPORTI TRA ITALIA E LIBIA, L’ESPOSTO PER RIVELAZIONE DI SEGRETO DELL’AVVOCATO GIULIA BUONGIORNO E LA VERA QUESTIONE POLITICA: COME GIUSTIFICARE IL FATTO CHE CARLO NORDIO ABBIA MENTITO AL PARLAMENTO?

 

Giuliano Foschini per repubblica.it - Estratti

 

giorgia meloni carlo nordio

Un possibile reato: l’omissione di atti d’ufficio, non avendo volutamente dato seguito alla richiesta della Corte penale internazionale di arrestare l’assassino e torturatore libico, il generale Najeem Osama Almasri. Una bugia politica: non è vero che il ministero, o meglio «un dirigente del dipartimento degli affari di giustizia del nostro ministero», come Carlo Nordio ha detto in Parlamento, veniva avvisato con una mail di un funzionario dell’Interpol domenica 19 gennaio 2025, alle 12.37, dell’arresto di Almasri. Qualcuno aveva contemporaneamente informato la capa di gabinetto, Giusi Bartolozzi, dell’arresto.

 

giorgia meloni carlo nordio

Non a caso la dirigente del ministero in una mail interna – inviata a tre persone, e con nessuna classificazione di riservatezza – invitava già nel pomeriggio di domenica alla «massima riservatezza», chiedendo di comunicare soltanto con mezzi sicuri, come l’applicazione di messaggistica Signal.

 

Si gioca su questi due piani la partita giudiziaria e politica del governo sulla vicenda Almasri. Nei prossimi giorni il tribunale dei ministri ufficializzerà le conclusioni di un’inchiesta ormai terminata. E che ha proceduto in questi mesi in due step. Al momento sono indagati nel fascicolo la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano, e i ministri degli Interni e della Giustizia, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio. Se i primi tre sono indagati per favoreggiamento e peculato (un atto dovuto dopo l’esposto dell’avvocato Luigi Li Gotti) e quel filone dell’inchiesta sembra andare verso l’archiviazione, a Nordio la procura di Roma, prima di passare il fascicolo come impone la legge al tribunale dei ministri, contesta l’omissione di atti di ufficio.

carlo nordio e il caso almasri

 

Il ministro non avrebbe compiuto – questa l’ipotesi – gli atti necessari a tenere in carcere Almasri, così come la Cpi aveva chiesto.

mantovano meloni nordio piantedosi

 

 

Nelle migliaia di documenti che il tribunale ha acquisito ci sono diverse tracce di queste possibili “omissioni”. C’è la mail, appunto, che la potente capa di gabinetto, Giusi Bartolozzi, invia agli uffici la domenica 19 nella quale dice di «essere già informata» dell’affaire Almasri. E c’è la bozza di un nuovo mandato di cattura che gli uffici avevano preparato, proprio per evitare la scarcerazione del criminale libico. Pronto per essere inviato ai giudici della corte di Appello di Roma. E che, invece, è rimasto lettera morta sulla scrivania della capa di gabinetto. Bartolozzi che, proprio per questo motivo, rischia anche lei di finire nel registro degli indagati. Senza però le guarentigie del suo ministro: è praticamente impossibile che si proceda nei confronti di Nordio visto che la maggioranza mai concederà l’autorizzazione a procedere. Mentre, eventualmente, su Bartolozzi (che però non è indagata ed è stata sentita come testimone) dovrebbe procedere la procura ordinaria.

LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA

 

Si vedrà. Così come si capirà se sia possibile ipotizzare l’omissione di atti di ufficio anche ad altri esponenti dell’esecutivo: anche dalle deposizioni è emerso che tutti i passaggi sul caso sono stati concordati da via Arenula con Palazzo Chigi.

 

In questo senso l’atto di accusa della Cpi all’Italia non lascia spazio alle interpretazioni. «Anche se la Corte d’Appello avesse avuto ragione nella sua conclusione secondo cui l’arresto di Almasri è stato viziato da errori procedurali - ha scritto la corte il 26 giugno scorso - il ministero avrebbe potuto (e dovuto) porvi rimedio trasmettendo la documentazione al procuratore generale». È il punto su cui nelle prossime ore si giocherà la partita giudiziaria del ministro Nordio e della sua più fidata collaboratrice.

ALFREDO MANTOVANO. - GIORGIA MELONI - CARLO NORDIO - MATTEO PIANTEDOSI - FOTO LAPRESSE

 

CASO ALMASRI, L’INCHIESTA PREOCCUPA MELONI

Giuliano Foschini per la Repubblica - Estratti

 

Quando si è presentato in Parlamento, Carlo Nordio non sapeva della mail inviata dal suo capo di gabinetto, Giusi Bartolozzi agli uffici quando già era stata messa a conoscenza dell’arresto di Almasri. Così come non era stato informato che gli uffici avevano preparato una bozza per “sanare” la situazione e permettere l’arresto del torturatore libico.

LEGA NORDIO - MEME BY EMANUELE CARLI

 

Ma questo non cambia la sua posizione sulla vicenda: è convinto che il ministro aveva la facoltà di non procedere all’arresto se non convinto, come non lo era, della bontà degli atti arrivati dall’Aia: «La Cpi aveva commesso degli errori grossolani negli atti che ci hanno inviato. Non potevamo forzare e tenere agli arresti Almasri. Ci siamo comportati correttamente. Per questo io non scarico nessuno. Figuriamoci Giusi».

 

Non è stata una giornata facile quella di ieri tra via Arenula e Palazzo Chigi. Da settimane attendono la chiusura dell’indagine del tribunale dei ministri con ansia. Ma non si aspettavano un’accelerazione improvvisa, con la pubblicazione degli ennesimi carteggi interni.

 

GIORGIA MELONI CARLO NORDIO

A preoccupare non sono tanto le conclusioni dell’indagine – perché sanno che qualsiasi esse siano, mai verrà concessa l’autorizzazione a procedere, dunque il processo non andrà mai da nessuna parte – quanto per la mole di documenti raccolta dal tribunale dei ministri in questi mesi e che verrà messa a disposizione dei parlamentari (se dovesse essere chiesta l’autorizzazione a procedere) o delle parti, se si andrà verso l’archiviazione. In molti ieri sottolineavano quello che definivano «un autogol»: non aver messo il segreto di Stato su atti che ora inevitabilmente saranno resi pubblici e che potrebbero creare imbarazzi perché documentano i rapporti tra Italia e Libia.

 

GIUSI BARTOLOZZI

In quei documenti ci sarà anche la mail di Bartolozzi, per la quale ieri Chigi ha fatto sapere che l’avvocato Giulia Buongiorno sta valutando un esposto per rivelazione di segreto: quella mail però non è un atto di indagine ma di una corrispondenza tra più persone, non classificata come riservata. Non è inoltre il solo documento di cui la Bartolozzi, anche soltanto politicamente, dovrà dare conto: come capo di gabinetto aveva chiesto per esempio agli uffici informazioni sulle indagini dopo che Repubblica e altri quotidiani avevano raccontato di un’acquisizione di documenti al ministero di cui lei non era stata messa a conoscenza.

 

Prima infatti provò a smentire la notizia, poi scrisse una mail protocollata chiedendo al dirigente dell’ufficio, Luigi Birritteri, quali atti erano stati consegnati al tribunale dei ministri. Sostenendo che la richiesta arrivasse direttamente da Nordio. Una sgrammaticatura che è stata fatta notare anche durante le audizioni.

 

 

nordio meloni

Proprio questo iper attivismo della “ministra”, come in via Arenula chiamano la Bartolozzi, ha rinverdito in queste ore i mal di pancia di pezzi della maggioranza. Anche interni a Fratelli d’Italia. È un fatto che nei mesi scorsi, proprio per evitare nuovi pasticci come quello di Almasri, Palazzo Chigi, e Mantovano in particolare, ha deciso di avocare a sé un certo tipo di fascicoli.

 

In mattinata c’era chi ipotizzava un passo indietro della “ministra” ma è un ipotesi al momento praticamente irrealizzabile. Ha la massima fiducia del ministro e Palazzo Chigi, seppur seccato da tutta la vicenda, non vuole alzare ulteriore polvere. La premier Giorgia Meloni sta seguendo direttamente il dossier. E ieri ha dettato la linea: non rispondere alle provocazioni delle opposizioni e nessuna informativa in Aula. Se i magistrati, nel pieno dello scontro sulla separazione delle carriere, decideranno di procedere contro qualche membro del Parlamento, ci sarà un motivo in più per soffiare sul fuoco dello scontro tra istituzioni.

CARLO NORDIO GIORGIA MELONI - FOTOMONTAGGIO IL FATTO QUOTIDIANOOsama Njeem AlmasriLA DIFESA DI ALMASRI BY CARLO NORDIO - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA IL CASO ALMASRI - ILLUSTRAZIONE DI POLITICOMIGRANTI IN UN LAGER LIBICO GESTITO DAL ALMASRIgiusi bartolozziMIGRANTI IN UN LAGER LIBICO GESTITO DAL ALMASRIGIORGIA MELONI CARLO NORDIO

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)