1. FORCONI? FATE CASINO, TANTO IL MINISTRO NON C’È! UN BLOCCO ANNUNCIATO DA ALMENO QUINDICI GIORNI, MA ALFANO NON SOLO ERA TROPPO PRESO COL SIMBOLO DEL SUO PARTITINO, MA ANCHE SPAVENTATO ALL’IDEA DI REGALARE QUEL CHE GLI RESTA DELLA SICILIA FORCONUTA AL SUO RIVALE GIANFRANCUZZO MICCICHÈ, E SOLO IERI ANGELINO JOLIE SI È DEGNATO DI “PRESIEDERE UN VERTICE” AL VIMINALE MENTRE DA GIA’ DA LUNEDÌ, PICCOLI GRUPPI DI MANIFESTANTI NEANCHE PARTICOLARMENTE BELLICOSI FANNO QUELLO CHE VOGLIONO A TORINO, MILANO, SAVONA, NAPOLI, CATANIA E CAGLIARI 2. A CASA SUA, IN KAZAKISTAN, UN PRESIDENTE COME NAZARBAYEV L’AVREBBE GIÀ MANDATO A COLTIVARE LE BARBABIETOLE. E IL POVERO LETTANIPOTE SI RITROVA COSI’ A GOVERNICCHIARE CON UN MINISTRO DELLA GIUSTIZIA AZZOPPATO, UN MINISTRO DEGLI INTERNI PERENNEMENTE DISTRATTO, UNA MINISTRA DEGLI ESTERI BERSAGLIATA DALLE SFIGHE E UN MINISTRO DELL’ECONOMIA CHE HA SBAGLIATO I CONTI DELLA MANOVRA. GLI VA BENE CHE C’È LA KYENGE, CHE IN QUANTO DONNA E DI COLORE È PRATICAMENTE INATTACCABILE

a cura di colinward@autistici.org (Special Guest: Pippo il Patriota)

1 - FATE CASINO, TANTO IL MINISTRO NON C'E'
Un blocco annunciato da almeno quindici giorni sul web. Sulle strade, uno sparuto drappello di camioncini di traverso che comunque bastano ampiamente a incasinare un paese già strozzato. In piazza, alcune centinaia di persone tra ambulanti, padroncini, agricoltori e ultras da stadio. Bandiere tricolori, qualche saluto romano e poliziotti che si tolgono il casco come fossero tra amici. Estremisti di destra e della sinistra antagonista che studiano la situazione e cercano di capire se e come approfittarne.

Ma essendo per natura diffidenti, vengono bruciati sul tempo da Grillomao e Bananoni, che invece sono di bocca buona e tentano subito di mettere il cappello sui questi benedetti Forconi. Da lunedì, piccoli gruppi di manifestanti neanche particolarmente bellicosi fanno quello che vogliono a Torino, Milano, Savona, Napoli, Catania e Cagliari. Promettono di non fermarsi più e sperano nella gran cassa mediatica per aggregare un "popolo" che al momento non c'è.

Non c'è, soprattutto, neppure il ministro di Polizia. Dopo essersi degnamente occupato di dotare il suo nuovo partitino di un simbolo, ma anche spaventato all'idea di regalare quel che gli resta della Sicilia forconuta a Gianfrancuzzo Miccichè, ieri Angelino Jolie si è pigramente degnato di "presiedere un vertice" al Viminale. Se avesse frequentato in minimo il ministero anche nei giorni precedenti, magari avrebbe saputo come gestire un po' meglio questa protesta che sembra tutto meno che irresistibile. E la prova che è arrivato tardi, e non ci ha capito un cappero, è nelle parole scontate e roboanti che ha usato ieri pomeriggio: "Non consentiremo di mettere a fuoco le città!".

La verità è un'altra. A casa sua, in Kazakistan, un presidente come Nazarbayev l'avrebbe già mandato a coltivare le barbabietole. E il povero Lettanipote si ritrova a governicchiare con un ministro della Giustizia azzoppato, un ministro degli Interni perennemente distratto, una ministra degli Esteri bersagliata dalle sfighe e un ministro dell'Economia che ha sbagliato i conti della manovra. Gli va bene che c'è la Kyenge, che in quanto donna e di colore è praticamente inattaccabile.

2- TRE FORCONI, ME COJONI!
Veramente imperdonabile il titolo di Repubblica a pagina due: "Tra i forconi di piazzale Loreto. ‘Anche questo regime finirà qui'". Ma per fortuna il ridicolo è sempre in agguato grazie alla pubblicità, perché nella stessa pagina campeggia a caratteri cubitali anche la scritta

3 - "L'ATTESA E' FINITA".

E' arrivato Geova? No, "parte l'operazione Mediobanca Buyback". Insomma, la vita continua. Vale comunque la pena di leggere l'esimio reportaggio di Gad Lerner dalla piazza, che ha la lucidità di definire i Forconi "un opaco movimento che ha avuto per epicentro la patria dell'economia illegale, la Sicilia, e che ora ha raggiunto il Nord Italia viaggiando sui Tir alla volta dei mercati generali ortofrutticoli dove regna il lavoro nero".

Scelto molto bene anche il manifestante intervistato da Repubblica, Simone Paccagnella, 24 anni, ambulante che la prossima settimana andrà a cercare lavoro in Australia. Ci racconta una Torino che una stampa impastoiata con la Fiat, il Sanpaolo, Eataly e il Piddimenoelle non hanno saputo vedere: "Oggi lavoro al mercato. I miei vendono formaggi e salumi in piazza Foroni, quella dei pugliesi di Torino. La chiamano piazza Cerignola, alla periferia Nord. Fino a qualche anno fa il sabato si stava in quattro dietro il bancone. Adesso al sabato basta uno solo". "Perché a Torino la vostra protesta è più forte?", chiede Paolo Griseri. "Perché Torino sta peggio delle altre città. Qui sono tutti in cassa integrazione. Ci sono i clienti che vengono al banco del mercato e dicono: ‘Dammi del formaggio, ho solo dieci euro per tutta la famiglia'" (p. 4).

Poco astute, invece, le interviste del Corriere ai poliziotti "senza casco, costretti a comprarci le divise", che si lamentano di "stipendi da 1.300 euro per una vita in trincea" (p. 6). Intanto, negli ultimi vent'anni, hanno votato in massa per Fini e Berlusconi sperando in un trattamento migliore sull'onda di quella gran cazzata dell'"emergenza sicurezza". Adesso sono stati traditi dai loro politici di riferimento, ma resta loro la garanzia del posto fisso, oggi invidiata da milioni di italiani, e una serie di piccoli privilegi. Uno per tutti, la possibilità di accedere alla legge 104 (assistenza dei parenti malati) stando a casa mesi e mesi senza perdere un euro di stipendio.

4 - LA POLITICA DEGLI STRACCIONI
Ed eccoli qua, in diretta dal carrello dei bolliti e dei miliardari piagnens, il Nano brianzolo e il Sobillatore di Sant'Ilario: "Grillo e Berlusconi cavalcano la piazza. L'invito del leader M5S alle divise: ‘State dalla parte dei disperati'. E il Cavaliere oggi incontra i camionisti" (Stampa, p. 4). Sul perché i camionisti siano interessati ad andare ad Hardcore da Mister Bunga Bunga c'è poco da dire. Il Messaggero spiega: "In piazza e in aula, il Cav pronto a tutto per arrivare al voto. L'asse con i Cinque Stelle agita i colonnelli azzurri ma il leader è deciso a minare in ogni modo l'esecutivo" (p. 2). Il Giornale regala una prima pagina un po' patetica: "Più forconi per tutti. La rivolta pacifica. Si allarga la protesta dell'Italia disperata. Ma il Palazzo è sordo. Berlusconi a Letta: ricevili subito. E i poliziotti: è vero, stiamo con loro".

Poi passa Re Giorgio, per lignaggio e per età nemico dei trambusti, ed è costretto a monitare anche oggi: "Basta dannate polemiche. Il voto non è dietro l'angolo" (Corriere, p. 10). In serata pare abbia aggiunto: "Silenzio, c'è gente che dorme".

5- OCCUPY PIDDI' E NON SOLO
La calata di Renzie sulla capitale cambierà molte cose. La Stampa parla già di "fiducia condizionata a Letta. Il segretario: ok al patto con Enrico, ma tempi certi per le riforme" (p. 8). Per il Corriere, "Renzi dà la linea agli eletti pd e stoppa D'Alema alle Europee. L'ex premier: correnti? Io fuori. Per il sindaco l'elogio di Blair" (p. 12). Davvero fondamentale la benedizione del vispo Blair, ormai conferenziere a gettone (d'oro). Nell'entourage di Renzie l'hanno presa come una garanzia che alla prossima cena non gli insidierà la moglie. Le ultime del Mago Dalemix sul Messaggero: "Lo strappo di Massimo: resto fuori, avanti i giovani. Braccio di ferro per la presidenza: spunta Bettini dopo il no di Cuperlo" (p. 7). Capito? Resta fuori lui, non è che l'hanno giubilato.

Con il sindachino non saranno rose e fiori neppure sui temi economici e a sinistra presto se ne accorgeranno. "Mercato del lavoro , precari e articolo 18. Dietro al fair play è già sfida tra Renzi e Cgil. Gutgeld rilancia il contratto senza reintegro. L'asse sindaco-Landini" (Repubblica, p. 13).

6 - LA BAVA SEPARATA DALLE NOTIZIE
"Senza scorta e con il motorino, lo stil novo di Matteo a Roma. ‘Al Nazareno dalla porta di servizio'. Segreteria alle 7,30. Una cartella marrone scuro, la testa incassata nelle spalle per mimetizzarsi, il bavero del piumino blu alzato. Solo. Senza accompagnatori, senza scorta, senza fedelissimi al seguito (...) Chi lo incrocia lo chiama ‘Matteo'. Lui sorride e procede". Repubblica degli Illuminati in estasi per il primo giorno da segretario del Pd del Rottam'attore (p. 9)

7- MA FACCE RIDE!
Ancora umorismo involontario sulle colonne del giornale diretto da Ezio Mauro: "Letta prepara un discorso all'attacco. ‘Recessione finita, pronti alla svolta'. Alle Camere per la fiducia, addio al Comitato dei 40" (p. 11). Poi arrivi in economia e capisci tutto: "E' finita la recessione, ora è crescita zero" (p. 22). Ma intanto non è crescita zero per la disoccupazione. Vorrà dire qualcosa? Il minestrone Paccomanni sbarella anche il Corriere delle banche creditrici: "Recessione finita, spiragli per la ripresa. L'Istat: il Pil ha fermato la caduta. Saccomanni: ‘Nel quarto trimestre sarà positivo'" (p. 17). E se non sarà positivo, daremo la colpa ai Forconi. Per fortuna c'è Save The Children, che ci ricorda la realtà: "Povertà assoluta in Italia per un milione di bambini, in un anno aumentati del 30%. Sono figli di disoccupati o di famiglie monoreddito. Vivono in case fatiscenti e sovraffollate" (Stampa, p. 12).

8 - I MILIONI CHIAMANO I MILIONI
Scoop di Luigi Ferrarella sul Corriere: "Lodo Mondadori, nuova causa in arrivo. De Benedetti chiede altri 30 milioni. Il nodo dei ‘danni non patrimoniali' riconosciuti nella sentenza della Cassazione" (p. 14). Gli altri gli sono andati tutti via per sanare il buco di Sorgenia. Questi gli serviranno per l'Espresso?
E sul Giornale del Cavaliere pagatore, a proposito di Sorgenia, ecco un utile racconto: "Per il buco dei De Benedetti in arrivo l'aiutino di Letta. Sorgenia in crisi, la famiglia bussa alla politica. Nella legge di Stabilità le proposte di Sc e Pd per evitare un pagamento da 22 milioni e per 100 milioni di sovvenzioni" (p. 7).

9 - NON AVRAI ALTRA LEGGE CHE IL CODICE IBAN
Splendido titolo sulla Stampa: "Unione bancaria, l'intesa è solo politica" (p. 29). In altre parole non c'è accordo, per fortuna. Già meglio sul Messaggero: "Unione bancaria, Ecofin diviso. Draghi: no a nazionalismi. Riunione aggiornata al 18 dicembre. La Germania frena sul fondo unico con i soldi Ue per i salvataggi" (p. 10). A ognuno piacerebbe salvare le banche proprie con i soldi dei cittadini altrui.

 

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