ADDIO A RICHARD GOTT, L'UNICO GIORNALISTA CHE IDENTIFICÒ IL CORPO DI CHE GUEVARA (E CHE VENNE ACCUSATO DI ESSERE UNA SPIA DEL KGB). AVEVA 87 ANNI, FU UNO DEI REPORTER DI PUNTA DEL “GUARDIAN”, CHE LASCIÒ NEL 1994 DOPO ESSERE STATO ACCUSATO DI ESSERE UN INFORMATORE DEI SERVIZI SEGRETI SOVIETICI. L'ACCUSA SI BASAVA SU INFORMAZIONI FORNITE DAL DISERTORE OLEG GORDIEVSKY. GOTT, DA PARTE SUA, NEGÒ TUTTO, CONSIDERANDO L'ACCADUTO UNA “UN BIZZARRO RITORNO AL MACCARTISMO DEGLI ANNI CINQUANTA”
Estratti da corriere.it
La vita di Richard Gott ricorda la trama di un romanzo di John le Carré. Il giornalista, saggista e storico britannico, grande esperto di America Latina (tra i suoi libri ricordiamo Cuba: A New History, del 2004), è morto a 87 anni lo scorso 2 novembre. È stato reporter di punta ed editor per il Guardian, che ha dato ieri la notizia della sua scomparsa.
Gott verrà ricordato per essere stato l'unico giornalista ad avere identificato il corpo di Che Guevara dopo la sua esecuzione, in Bolivia, il 9 ottobre 1967, da parte dell'esercito boliviano con il supporto della Cia e di truppe irregolari statunitensi.
Gott conobbe il leader rivoluzionario nel novembre 1963, mentre lavorava come giornalista freelance proprio per il Guardian, a Cuba. Il reporter venne invitato a un incontro all'ambasciata dell'Unione sovietica all'Avana, dove ebbe la possibilità di porre alcune domande al Che. Di lui, anni dopo, scrisse: «Guevara rimane una figura di tale luminosità, quasi religiosa, che non c’è alcuna possibilità che il suo esempio venga dimenticato».
Così Richard Gott raccontò il giorno in cui vide e identificò il cadavere di Che Guevara. «Alle cinque del pomeriggio di lunedì 9 ottobre 1967, a las cinco de la tarde, il corpo di Guevara, su una barella legata a un elicottero, arrivò nella cittadina boliviana di Vallegrande. Era stato fucilato circa quattro ore prima, per ordine – avremmo scoperto molto più tardi – dell'Alto comando dell'Esercito boliviano».
Continuò così: «Per circa mezz'ora fissammo gli occhi aperti del cadavere, che due medici cercavano di preservare con il liquido per l'imbalsamazione. Una folla si riversò nel cortile della lavanderia per dare un'occhiata all'ennesimo guerrigliero morto. Brian Moser scattò diverse fotografie mentre la luce calava. Poi facemmo il viaggio di ritorno di otto ore a Santa Cruz, per cercare di trovare un modo per comunicare con il mondo esterno».
«Il giorno seguente, il governo boliviano inviò dei giornalisti da La Paz per visionare il corpo. Furono scattate fotografie poi diventate famosissime, paragonate da John Berger al Cristo morto del Mantegna e alla Lezione di anatomia di Rembrandt. Quella sera, dopo che i giornalisti se ne furono andati, i due medici locali eseguirono un'autopsia, che dimostrò senza ombra di dubbio che Guevara fosse stato fucilato molto tempo dopo la cattura».
La vita di Gott prese la piega di una spy story dopo che venne accusato di essere un informatore del Kgb. Gott si dimise dal Guardian nel 1994 dopo che la rivista Spectator lo definì una spia al soldo dei servizi segreti sovietici. L'accusa si basava su informazioni fornite dal disertore Oleg Gordievsky. Gott, da parte sua, negò tutto, considerando l'accaduto una «un bizzarro ritorno al maccartismo degli anni Cinquanta», come riporta il quotidiano britannico.
Nella sua lettera di dimissioni, tuttavia, il reporter ammise di aver accettato viaggi pagati dai sovietici a Vienna e ad Atene, tra le altre città. Riconobbe di aver ricevuto «oro rosso, anche se solo sotto forma di rimborso spese». I rapporti con il Kgb cominciarono nel 1964, avrebbe poi aggiunto.
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