luca palamara luca lotti sergio mattarella

CSM DELLE MIE TRAME - BONINI, LO "SCAMBIO" LOTTI–PALAMARA PER CHIUDERE IL CASO CONSIP E QUELLE NOTTI DA CARBONARI TRA MANOVRE E MILLANTERIE  - "UN IMMENSO SUK, DAL LESSICO PECULIARE ("QUELLO ME LO METTO A PECORA", "A QUELLO BISOGNA DIRE CHE HA ROTTO IL CA**O), IN CUI LA SENSAZIONE DESOLANTE E' CHE NON ESISTA UN MAGISTRATO CHE NON ABBIA UN CONTO DA SALDARE, UN FAVORE DA RESTITUIRE, UN POTENZIALE RICATTO DA SCONTARE..." - IL CALZINO BUCATO DI ERMINI

Carlo Bonini per la Repubblica

 

LUCA LOTTI

L’argine si è rotto. Ed eccole dunque, nella loro interezza, le voci dal fondo del pozzo in cui è precipitata la magistratura italiana. Eccone la melma fissata e raschiata dal "Trojan", il software spia, dell' inchiesta di Perugia.

 

L' abbraccio tra politica e funzione giurisdizionale, in uno scambio che baratta l' impunità della prima con le carriere di chi è chiamato a giudicarla. Ecco come l' ex ministro e sottosegretario Pd Luca Lotti (da ieri autosospeso dal partito) sarebbe uscito dal processo Consip in cambio della benedizione che doveva portare Luca Palamara, l' ex presidente dell' Anm ora indagato per corruzione, sulla poltrona di procuratore aggiunto a Roma. Ed ecco come il vicepresidente del Csm, il Pd David Ermini, dileggiato per la sua debolezza con il capo dello Stato, sarebbe stato ricondotto all' ordine.

 

Palamara

Di più: ecco come Lotti contrabbandava ai consiglieri di Palazzo dei Marescialli benedizioni del Quirinale che non aveva. O come il suo gran ciambellano per gli affari di giustizia, il deputato Pd e magistrato Cosimo Ferri, indicava come alleato della «squadra» che doveva ridisegnare la geografia giudiziaria del Paese un calibro del peso di Piercamillo Davigo, un pezzo di storia di Mani Pulite.

luca palamara

 

Un immenso suk, dal lessico peculiare - «quello me lo metto a pecora», «a quello bisogna dire che ha rotto il cazzo», «io mi impalo » - in cui la sensazione desolante è che non esista magistrato della Repubblica che non abbia un conto da saldare, un favore da restituire, un potenziale ricatto da scontare. Dove non solo nessuno può dirsi innocente ma anche provare a essere o ad apparire tale.

 

"L' ho spiegato a Mattarella" Bisogna tornare alla notte tra l' 8 e il 9 maggio, quella dei carbonari in hotel - Luca Palamara, Cosimo Ferri, e i consiglieri Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini, Luigi Spina - riuniti per decidere il destino delle Procure di Roma e - a catena - di Firenze, Torino, Brescia, Salerno, alla presenza di "Luca", Luca Lotti. Che ascolta, interloquisce, benedice. Anche perché lascia scivolare sul tavolo l' autorità di chi "parla con il Quirinale".

 

lotti renzi

«Sono andato da Mattarella - dice - e ho detto: "Presidente, la situazione è questa" e gli ho rappresentato quello che voi mi avete detto» . E per essere ancora più convincente, in quel giorno che è l' ultimo da Procuratore di Roma di Giuseppe Pignatone, spegne una voce che gira in quelle ore e che vorrebbe il magistrato non destinato alla pensione, ma a lavorare con Mattarella: «Altra cosa che non vi ho detto: Pignatone al Quirinale non ci andrà».

 

È una millanteria che Lotti tradisce spiegando che Pignatone «sarebbe dovuto andare al posto di Lupo (Ernesto Lupo, ex consigliere giuridico di Mattarella)». Peccato che Lupo se ne fosse andato da due anni e al suo posto fosse arrivato Stefano Erbani. Ma sono dettagli. Chi ascolta, del resto, è lì per bersi le parole di Lotti.

Palamara Lotti Ferri

 

Il calzino bucato di Ermini

lotti mattarella

Lui, Lotti, non è mica come il vicepresidente del Csm David Ermini (quello «a cui va mandato un segnale forte»), cui non perdona la timida deferenza verso il Capo dello Stato. Dice ai cinque che lo ascoltano: «Al Quirinale, io vado su, mentre David (Ermini, ndr ) si ferma alla porta dei bagni». Palamara appare incantato e ricorda un precedente: «Eh si, perché Legnini (Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm nella passata consiliatura) ci andava sempre. Stava sempre da Mattarella. Che poi lo ha inculato». Lotti chiosa: «Io mi sono rotto i coglioni e ho detto: "Ascolta, Giovanni, se deve venire qui (Ermini, ndr ) e ogni volta mi deve dire come fare, vaffanculo. Hanno rotto». Anche Cosimo Ferri ha da dire la sua: «Perché poi Mattarella e Legnini hanno rotto». Palamara lo interrompe: «Si, perché Legnini gli cacava il cazzo. Nell' ultimo periodo (la fine del mandato al Consiglio, ndr ) cercava di farsi mandare dappertutto » . Già, David Ermini è un debole. E perché sia chiaro è ancora Palamara a raccontare una storiella: «Ma quella volta che gli hanno fatto togliere le scarpe all' aeroporto in Polonia? No, dai, è vera? È vera o no la storia che il calzino era bucato?» .

palamara ferri

 

Cosimo Ferri tira la conclusione. Se è su qualcuno che devono contare per portare a casa il Grande Gioco delle Procure non è il vicepresidente del Csm: «Il nostro alleato più che Ermini è Davigo (Piercamillo Davigo, consigliere e leader della corrente "Autonomia e Indipendenza", nata come una costola di Magistratura Indipendente, ndr ) »

 

 

"Un millantatore" Le fonti del Quirinale, esattamente come due giorni fa, smentiscono che «il Presidente abbia mai incontrato l' onorevole Luca Lotti in una data successiva al 6 agosto 2018, quando si accomiatò da ministro e affrontò questioni politiche legate all' insediamento del governo Conte». Ribadiscono che «il Presidente non ha mai parlato con chicchessia di nomine negli uffici giudiziari». Ma, questa volta, aggiungono una considerazione: «È molto frequente, in molti ambienti, e in molte occasioni, narrare di contatti con il Presidente attribuendogli opinioni o interventi inesistenti. È capitato che qualcuno se ne vanti per rafforzare le proprie posizioni o giustificare i propri dinieghi». Un millantatore, insomma, questo Lotti.

LUCA LOTTI MATTEO RENZI

Consip, il Pd, e "Matteo" È un fatto, che in quella notte, gli interlocutori dell' ex sottosegretario e ministro Pd pendano dalle sue labbra. Uno soprattutto: Luca Palamara. All' una e un quarto del mattino, si apparta con Luca Lotti. È in vena di sfoghi. L' ex presidente dell' Anm si ritiene, esattamente come Lotti, una vittima dell' inchiesta Consip condotta a Roma dal Procuratore Giuseppe Pignatone, dall' aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi. E, a suo dire, il motivo è che, dopo averlo utilizzato come canale per accreditarsi con i vertici del Pd, con un "Matteo" di cui non fa il cognome ma che è ragionevole riconoscere con Renzi, a sua insaputa, anziché archiviare l' inchiesta, Pignatone aveva tirato dritto chiedendo il rinvio a giudizio per Lotti. «Vedi Luca - dice Palamara a Lotti - io, come ti ho già detto una volta, mi acquieterò solo quando Pignatone mi chiamerà e mi dirà cosa è successo con Consip. Perché lui si è voluto sedere a tavola con te, ha voluto parlare con Matteo, ha creato l' affidamento e poi mi lascia con il cerino in mano. Io mi brucio e loro si divertono». «Certo», chiosa Lotti.

David Ermini

 

Palamara è una furia: «Non te pensa', io, come dice Matteo, sono stato il più titolato e giovane presidente dell' Anm e quindi a me non me puoi prende per culo.

Punto. A me devi dire la verità. Io ho fatto come dici tu (il riferimento è a Pignatone, che lo avrebbe tradito, ndr): me so' spaccato i coglioni alle cene a casa della Balducci (consigliera del Csm nella passata consiliatura). Quante sere? E vai là a mangia' e vai là e stai seduto Come dici tu: du palle, no? Me so' rotto i coglioni». Lotti concorda: «E gli hai sempre protetto il culo (a Pignatone ndr) » . Palamara rincara la dose e riferendosi alla sua inchiesta pendente a Perugia che ritiene un ricatto ordito da Pignatone e Ielo per costringerlo al silenzio, dice: «E alla fine? Che fai? Mi tieni sotto ricatto? » .

 

SERGIO MATTARELLA DAVID ERMINI

Dunque? Così si aggiusta Consip Dunque, una soluzione c' è. E vendicherà entrambi i Luca: il Csm voterà Marcello Viola nuovo Procuratore di Roma e lui, Luca Palamara, uno dei suoi nuovi aggiunti. E a quel punto il gioco sarà fatto. Dice Palamara a Lotti: «Supponiamo che c' è Viola e c' è Palamara. Io che cosa dico Crediamo a Scafarto (Gianpaolo Scafarto, l' investigatore chiave del Noe dei carabinieri che ha condotto l' inchiesta Consip a Napoli, cucinandone alcuni falsi, ndr) o non gli crediamo? Basta. Se io vado a fare l' aggiunto, questo gli dico al mio procuratore Viola che si consulta con me. Dico: "Gli vogliamo credere? Allora rompiamogli il culo (si sottintende a Lotti, ndr). Non gli vogliamo credere? Si chiude. Fine. Basta» .

giuseppe pignatone

Già, "fine", "basta".

 

Bisognava solo togliere di mezzo Paolo Ielo.

L' erede di Pignatone e il titolare del processo Consip. Ma a quello, come sappiamo, avrebbe pensato il pm Stefano Fava. Si doveva solo caricarlo a molla. Un esposto al Csm, una denuncia a Perugia. E buonanotte Ielo, buonanotte Pignatone, buonanotte Consip.

Davigocarlo bonini foto di baccoPAOLO IELO

 

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