consip renzi woodcock lotti romeo scafarto saltalamacchia del sette

CHE BOOMERANG L’INCHIESTA CONSIP: JOHN WOODCOCK INDAGATO INSIEME A SCAFARTO! -  I PM DI ROMA IELO E PALAZZI ACCUSANO IL MAGISTRATO NAPOLETANO DI AVER ORGANIZZATO LA FUGA DI NOTIZIE DI DICEMBRE, INSIEME A FEDERICA SCIARELLI, E DI FALSO (AVREBBE MANIPOLATO L’INFORMATIVA CHIAVE DELL’INDAGINE) INSIEME ALL’EX CAPITANO DEL NOE

1 - CONSIP, WOODCOCK INDAGATO INSIEME A SCAFARTO: «PROVE COSTRUITE»

HENRY JOHN WOODCOCKHENRY JOHN WOODCOCK

Valentina Errante per www.ilmessaggero.it

 

L’ultimo colpo di scena nell’inchiesta dei veleni e dei depistaggi, ha per protagonista, di nuovo, il pm di Napoli, Henry John Woodcock, primo titolare del fascicolo sul caso Consip. Perché il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi non accusano Woodcock soltanto di rivelazione del segreto istruttorio in concorso con la giornalista Federica Sciarelli, sostenendo che sia stato il regista della fuga di notizie di dicembre, ma anche di falso in concorso con l’ex capitano del Noe, da pochi giorni maggiore, Gianpaolo Scafarto.

 

FEDERICA SCIARELLIFEDERICA SCIARELLI

LE DICHIARAZIONI

L’ipotesi è che la manipolazione dell’informativa chiave dell’indagine, quella che aggravava la posizione di Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, e nella quale un’intera sezione era dedicata al coinvolgimento dei servizi segreti (risultata del tutto falsa), sia stata anche opera del magistrato. Alla base dell’accusa, però, ci sono le dichiarazioni del militare che, davanti ai pm di Roma, cercava di difendersi.

scafartoscafarto

 

«La necessità di compilare un capitolo specifico - ha detto Scafaro il giorno dell’interrogatorio - fu a me rappresentata come utile direttamente dal dottor Woodcock che mi disse testualmente: “Al posto vostro farei un capitolo autonomo su queste vicende, che io condivisi”», ha raccontato l’11 maggio Scafarto, interrogato dai pm Paolo Ielo e Mario Palazzi, scaricando parte della responsabilità sul magistrato. Erano stati i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma a dimostrare che proprio in quel capitolo, il numero 17, si susseguivano le imprecisioni più gravi.

MATTEO E TIZIANO RENZIMATTEO E TIZIANO RENZI

 

Alcune incongruenze contenute nell’informativa, secondo i pm capitolini, sarebbero state messe nero su bianco intenzionalmente. Gli errori nel documento sono tanti. Il più grave è l’attribuzione all’imprenditore Alfredo Romeo - già imputato per corruzione - di un’intercettazione in cui si ricorda un incontro con Tiziano Renzi. A parlarne sarebbe stato, invece, il consulente ed ex parlamentare Italo Bocchino.

 

TIZIANO RENZI ALLA FESTA DELL UNITA DI RIGNANO -3TIZIANO RENZI ALLA FESTA DELL UNITA DI RIGNANO -3

GLI ERRORI

E poi il passaggio più delicato, contenuto appunto nel capitolo 17, dove si parla di presunte protezioni di cui Romeo avrebbe goduto nell’ambiente dei servizi segreti, che gli avrebbero assicurato agevolazioni e che sarebbero anche servite per confermare i legami diretti tra l’indagato e palazzo Chigi. Proprio per supportare questa ricostruzione, nell’informativa contestata si menzionava un presunto appuntamento tra l’imprenditore e un agente dei servizi segreti, un ufficiale «in forza all’Aisi con incarico dirigenziale operativo», si legge nel documento.

 

L’incontro era considerato fondamentale: «Sebbene poi il Colonnello non sia più emerso dalle attività investigative (probabilmente per il suo diniego a fornire informazioni di tale natura ad un imprenditore spregiudicato come il Romeo), fa comunque riflettere la facilità con cui il duo Romeo-Bocchino riesca ad incontrare appartenenti alle Istituzioni dello Stato di così alto livello», annotava Scafarto.

INCHIESTA CONSIP - I PIZZINI DI ALFREDO ROMEOINCHIESTA CONSIP - I PIZZINI DI ALFREDO ROMEO

 

Le verifiche dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, però, hanno smentito tutta la ricostruzione: l’incontro in questione, segnato nell’agenda di Romeo, non sarebbe stato con un ufficiale dell’Aisi, ma con un collaboratore dell’imprenditore. Un altro soggetto descritto come uno 007 intento a seguire e spiare gli investigatori, in realtà, era un semplice passante. Non è tutto.

 

L’intero impianto del capitolo 17 è considerato inverosimile. Stando alla ricostruzione fatta dal comando provinciale di Roma, sarebbero state omesse diverse intercettazioni che avrebbero potuto mettere in discussione il quadro complessivo. Viene riportato anche un appuntamento a Fiumicino tra Tiziano Renzi e un fantomatico «Mister x», rivelatosi poi un imprenditore in affari con il padre dell’ex premier. La presenza di un uomo senza volto e senza nome era stata invece menzionata come indizio del fatto che Renzi sapesse di essere indagato.

Alfredo Romeo esce dal carcereAlfredo Romeo esce dal carcere

 

2 - RENZI S' INVENTA IL COLPETTO DI STATO

Maurizio Belpietro per “la Verità”

 

Preannunciata da Matteo Renzi durante uno dei suoi più recenti comizi, la tesi del presunto golpetto ai suoi danni rispunta per bocca dei pretoriani del Pd. Tra i primi a incaricarsi di dare corpo a «scenari inquietanti al limite del colpo di Stato» è Michele Anzaldi, deputato specializzato in dichiarazioni bomba, le più gradite dai giornalisti perché consentono di farci un titolo. L' onorevole interpella il ministro della Difesa Roberta Pinotti per conoscere la sua opinione e le sue intenzioni in merito alle «allarmanti notizie» che vedono coinvolti esponenti di apparati dello Stato.

INCHIESTA CONSIP - IL PIZZINO STRAPPATO INCHIESTA CONSIP - IL PIZZINO STRAPPATO

 

Non meno preoccupato si mostra il presidente dei senatori Pd, l' inossidabile Luigi Zanda, il quale non esita a usare l'artiglieria pesante, parlando di «un vero e proprio complotto volto a rovesciare istituzioni democraticamente indicate dal Parlamento». Un'operazione, aggiunge l' ex consigliere di amministrazione dell' Espresso, «che in altri tempi ci avrebbe fatto parlare di eversione, se non peggio». Insomma siamo al rumor di sciabole, che proprio L' Espresso mezzo secolo fa denunciò senza esito. Non da meno il ministro della cultura Dario Franceschini, il quale sfodera gli aggettivi delle grandi occasioni, sostenendo che «la vicenda giudiziaria Scafarto assume ogni giorno dei caratteri di gravità inaudita.

 

lotti durante la mozione di sfiducialotti durante la mozione di sfiducia

Stiamo imparando dai giornali che c'è stato un tentativo, con ogni mezzo, di coinvolgere il premier». Dove vogliano andare a parare questi signori lo si capisce in serata, quando lo stesso Renzi aggiunge la ciliegina alla torta confezionata dai suoi pasticceri: «Penso che qualcuno che voleva utilizzare Consip per gettare fango su di me vedrà il fango ritorcersigli contro. Le intercettazioni sono state falsificate per montare un presunto scandalo contro un esponente delle istituzioni». Cioè lui. Siamo insomma alla consueta macchina del fango, ma questa volta 2.0, perché in questo caso c'entrano poco i giornali e molto carabinieri e pm.

 

SALTALAMACCHIA RENZISALTALAMACCHIA RENZI

A scatenare la tempesta di dichiarazioni della maggioranza e far lievitare la crostata del golpetto sono state le parole del procuratore capo di Modena, Lucia Musti, la quale convocata il 17 luglio dal Csm avrebbe messo a verbale che nel mese di settembre dello scorso anno il capitano Gianpaolo Scafarto, responsabile delle indagini sul caso Consip, le avrebbe confidato di avere per le mani una bomba e si sarebbe lasciato sfuggire che l'inchiesta sarebbe arrivata a Renzi.

 

Durante l'audizione la pm non avrebbe lesinato le critiche nei confronti dell' ufficiale, definendolo poco serio, anzi «un esaltato», giudizio ribadito anche nei confronti del superiore di Scafarto, il famoso capitano Ultimo, colui che arrestò Totò Riina. Non è tutto: Lucia Musti, che con gli uomini del Noe ha avuto a che fare per l'inchiesta Cpl Concordia, una faccenda di coop e appalti, davanti al Csm ha liquidato il loro lavoro come «fatto con i piedi», spiegando che l'informativa redatta da Scafarto e soci è un esempio di come non si debbano fare le indagini, piena com'era di chiacchiere da bar invece che di fatti accertati. In pratica, la procuratrice ha demolito Scafarto, i pm di Napoli e anche l' inchiesta Consip che vede indagato il babbo dell'ex presidente del Consiglio, oltre che un ministro, un paio di generali dei carabinieri etc etc.

luigi marroniluigi marroni

 

Ma bastano un carabiniere chiacchierone e alcuni errori per gridare al complotto, anzi no, al colpo di Stato con tintinnar di sciabole come vorrebbero far credere il Pd e il suo capo? No. Però sono sufficienti per porsi alcuni interrogativi. Il primo è il seguente. Lucia Musti è un pubblico ministero serio, che è stata impegnata in indagini importanti come quelle sui bambini di Satana e i killer della Uno bianca. Fu lei a condurre l'inchiesta sul rapimento del piccolo Tommy d' Onofrio, a Parma. Dunque non si può dire che manchi d' esperienza.

 

Perché allora nel settembre di un anno fa, quando Scafarto le rivelò dettagli di un'inchiesta che non la riguardava, violando il segreto istruttorio, lei, che è una donna di legge, non corse a denunciarlo ma attese di essere convocata dal Csm? Quando capì che uomini dello Stato volevano «arrivare» al presidente del consiglio, perché non fermò il golpetto?

DEL SETTEDEL SETTE

 

Forse, a differenza del capitano, lei era riservata? E dire che nella sua deposizione afferma che nel marzo di quest'anno, quando Scafarto fu indagato per gli errori di trascrizione nel caso Consip, pensò: «Finalmente l'hanno preso». Come a dire: hanno beccato il falsario. E, convinta che il capitano fosse un imbroglione che giocava a incastrare il premier, che ha fatto? È stata zitta.

 

Altro interrogativo: la dottoressa Musti dice che le informative di Scafarto e soci erano fatte con i piedi, piene di cose inutili, e si riferisce ovviamente alle indagini Cpl Concordia. Ma visto che erano così inconsistenti, come mai appena ricevuto il fascicolo della Procura di Napoli, redatto proprio dai carabinieri «esaltati», reiterò senza pensarci un secondo le richieste di arresto già presentate dai colleghi campani?

MATTEO RENZI E TULLIO DEL SETTEMATTEO RENZI E TULLIO DEL SETTE

 

E come mai poi lasciò che contro gli arrestati il suo ufficio richiedesse il rinvio a giudizio? Non si era ancora accorta di quanto fossero chiacchiere gli elementi raccolti dal Noe? Ps. Mentre infuria la bufera e nessuno si domanda chi abbia violato il segreto istruttorio sulle carte del procuratore di Modena preferendo occuparsi di altre fughe di notizie, l'ex dirigente Consip da cui è partita l' inchiesta ha patteggiato un anno e otto mesi, restituendo le tangenti incassate. Che si tratti anche questo di un falso di Scafarto? E le accuse nei confronti del ministro Luca Lotti e dei generali dei carabinieri che sono? Un complotto anche quello? Davvero l' unico chiacchierone è un capitano dei carabinieri mentre tutti gli altri sono usi obbedir tacendo, come il pm che tiene la bocca chiusa per mesi sul complotto? Chi sa rispondere ci dia un colpo. Possibilmente non di Stato.

sergio de caprio  ULTIMOsergio de caprio ULTIMOLUCIA MUSTI LUCIA MUSTI

 

Ultimi Dagoreport

orazio schillaci gemmato meloni ministero salute

DAGOREPORT – ALLA SALUTE DI GIORGIA! IL FEDELISSIMO DELLA MELONI, IL SOTTOSEGRETARIO MARCELLO GEMMATO, È DESTINATO A ESSERE PROMOSSO A VICEMINISTRO DELLA SALUTE – MA A FRENARE LA SUA NOMINA È IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI, CHE NUTRE DUBBI SUL POSSIBILE CONFLITTO D’INTERESSI DEL SOTTOSEGRETARIO, TITOLARE DI UNA FARMACIA IN PUGLIA – BASTA VEDERE IL PROVVEDIMENTO CHE HA FATTO FELICI I FARMACISTI: ORA POSSONO VENDERE CON RICCHI MARGINI DI GUADAGNO UNA SERIE DI FARMACI CHE PRIMA ERANO NELLA CATEGORIA “ASSISTENZA DIRETTA” ED ERANO DISTRIBUITI DAGLI OSPEDALI – LA DUCETTA HA CAPITO CHE ANCHE MATTARELLA POTREBBE STORCERE IL NASO DAVANTI ALLA NOMINA DI GEMMATO, E PER ORA PRENDE TEMPO…

antonio tajani pier silvio marina berlusconi forza italia

DAGOREPORT: CHE CE FAMO CON FORZA ITALIA? È IL DUBBIO CHE ASSILLA I FRATELLI BERLUSCONI: MOLLARE AL SUO DESTINO IL PARTITO FONDATO DA "PAPI" O NE CAMBIAMO I CONNOTATI, A PARTIRE DAL "MAGGIORDOMO" DI CASA MELONI, ANTONIO TAJANI? -CON PIER SILVIO CHE SCALPITA PER SCENDERE IN POLITICA ALLE POLITICHE 2027, I DUE FRATELLI HANNO COMMISSIONATO UN SONDAGGIO SUL BRAND BERLUSCONI IN CHIAVE ELETTORALE. RISULTATO: L’8% DEI CONSENSI DI CUI È ACCREDITATO IL PARTITO, LA METÀ, CIOÈ IL 4%, È RICONDUCIBILE AL RICORDO DI SILVIO BERLUSCONI - ALTRO DATO: SE SCENDESSE IN CAMPO “UN” BERLUSCONI, I CONSENSI DI FORZA ITALIA CRESCEREBBERO FINO QUASI A RADDOPPIARSI - QUEL CHE COLPISCE È CHE IL PARTITO RACCOGLIEREBBE PIÙ VOTI CON PIER SILVIO LEADER DI QUANTI NE CONQUISTEREBBE CON MARINA - (SE SCENDE IN CAMPO, O PIER SILVIO PRENDERA' PIU' VOTI DI MELONI, STRAPPANDOLI A FDI E LEGA, E FARA' IL PREMIER OPPURE LO VEDREMO CHE PRENDERA' ORDINI DALLA DUCETTA...)

tommaso labate mario giordano

DAGOREPORT - VA AVANTI IL PROGETTO DI PIER SILVIO BERLUSCONI DI “RIEQUILIBRARE” POLITICAMENTE LE RETI MEDIASET (TROPPO SOVRANISMO FA MALE ALL'AUDIENCE): L'ULTIMO ARRIVATO E' L’ACERBO TOMMASO LABATE, IN ODORE DI SINISTRA DEM, A CUI È STATO AFFIDATA LA PRIMA SERATA DEL MERCOLEDÌ - LA SUA SCELTA HA FATTO INVIPERIRE MARIO GIORDANO, SBATTUTO ALLA DOMENICA SERA CON IL SUO “FUORI DAL CORO”. E, GUARDA CASO, GIORDANO È DIVENTATO IMPROVVISAMENTE OSTILE AL GOVERNO MELONI: “NON STA DANDO LE RISPOSTE CHE SI ASPETTAVANO GLI ITALIANI, SEMBRA UN GOVERNO MELONI-FORLANI”

beppe sala manfredi catella giancarlo tancredi stefano boeri

MILANO TREMA: L’INCHIESTA SU “PALAZZOPOLI” POTREBBE INGROSSARSI – NELLA CAPITALE A-MORALE DEL PAESE, IMPRENDITORI, POLITICI E BUSINESSMAN SONO AMMUTOLITI E TERRORIZZATI DALLE POSSIBILI INDAGINI – SE IL GIP, DOPO GLI INTERROGATORI DI OGGI, DOVESSE CONFERMARE LE MISURE CAUTELARI RICHIESTE DALLA PROCURA, L’INCHIESTA TROVEREBBE NUOVO VIGORE, E LO SCANDALO ESPLODEREBBE IN MODO ANCORA PIÙ DECISO. A QUEL PUNTO IN TANTI, DI FRONTE AL RISCHIO DI FINIRE INDAGATI E INGUAIATI, POTREBBERO INIZIARE A PARLARE…

luigi lovaglio giorgia meloni giancarlo giorgetti alberto nagel milleri caltagirone

FLASH! – ENTRO LA FINE DI LUGLIO, AL MASSIMO ENTRO L’8 SETTEMBRE, ARRIVERÀ IL VERDETTO DELLA PROCURA DI MILANO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO BPM, ANIMA SGR, LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO E CALTAGIRONE AD ACQUISTARE IL 15% DI AZIONI MPS ATTRAVERSO BANCA AKROS, MERCHANT BANK DEL BPM SU SPECIFICO MANDATO DEL MINISTERO DEL TESORO DI GIORGETTI – UN VERDETTO CONTRO L’OPERAZIONE MPS È RIMASTO L’ULTIMA SPERANZA PER MEDIOBANCA E GENERALI DI NON FINIRE NELLE FAUCI DI CALTARICCONE…