
IL GIALLO DELLA FONDERIA – IL RITROVAMENTO DEL CADAVERE DELL’OPERAIO CONVINCE GLI INVESTIGATORI CHE IL TITOLARE SCOMPARSO SIA STATO UCCISO – SUL CADAVERE NON CI SONO SEGNI EVIDENTI DI FERITE DA ARMA DA FUOCO O DA TAGLIO
1.TROVATO IL CORPO DELL’OPERAIO SCOMPARSO
Mara Rodella per il “Corriere della Sera”
Quando qualcuno ha gridato «Hey, c’è qualcosa lì sotto...» è come se un barlume di speranza si fosse acceso. I cani hanno abbaiato e decine di soccorritori sono corsi giù dal crinale. Ma la scintilla si è spenta non appena si sono trovati faccia a faccia con quel corpo senza vita, riverso a pancia in giù. Vestito, gli stivali comprati solo qualche settimana fa calzati ai piedi. Giuseppe Ghirardini non respirava più.
Quali siano le cause della morte lo potrà stabilire con certezza soltanto l’autopsia. A nulla sono valsi gli appelli disperati della famiglia: «Torna a casa, ti prego». Ghirardini, 50 anni, operaio addetto ai forni della Bozzoli srl di Marcheno, in provincia di Brescia, è stato trovato morto nel primo pomeriggio di ieri sulla strada che porta a Case di Viso, un pugno di abitazioni di pietra sopra Ponte di Legno.
I tecnici del soccorso alpino l’hanno avvistato in fondo a una scarpata, sulle sponde di un torrente di montagna, sotto gli alberi, a quota 1.800 metri. Al di là del ruscello, risalendo la costa, c’è la strada sterrata che circa tre chilometri verso valle porta al punto in cui venerdì sera gli investigatori hanno trovato il Suzuki Gran Vitara di Ghirardini.
Sul corpo, dicono i carabinieri guidati dal comandante Giuseppe Spina, non ci sarebbero segni evidenti di ferite da arma da fuoco o da taglio. Nessuna pistola, o fucile, nelle immediate vicinanze. Ghirardini potrebbe essere morto per assideramento, per un malore, addirittura qualcuno potrebbe averlo spinto dopo averlo portato fino a qui. Al momento non si esclude alcuna ipotesi. E «si continua a lavorare a tutto campo» anche se sembra ancora più improbabile che la morte di Ghirardini non sia legata a doppio filo alla scomparsa del suo datore di lavoro, Mario Bozzoli, svanito nel nulla sei giorni prima di lui, giovedì 8 ottobre.
Un mistero nel mistero. Proprio mercoledì avrebbe dovuto essere risentito dagli inquirenti sulla scomparsa di Bozzoli, ma alle nove del mattino è uscito di casa, a Marcheno, e ha salutato la sorella dicendole che sarebbe andato a caccia con gli amici. Nulla di strano, se non fosse che i suoi adorati cani, così come i fucili, non erano in auto. E che qualche ora prima l’uscita era stata sospesa per il maltempo.
Ghirardini ha percorso un centinaio di chilometri, superato il passo Crocedomini (lì è arrivato l’ultimo segnale dal suo telefonino) e raggiunto la Valcamonica. Un posto che conosceva, dicono gli amici, ma che non frequentava spesso. Prima del ritrovamento del corpo i cani molecolari avevano portato i soccorritori a duemila metri, in un bivacco, dove sarebbe stato acceso di recente un fuoco, ma non è detto che le tracce siano quelle di Ghirardini.
2. MESSAGGI WEB E PAURE PER L’AZIENDA GLI INTRECCI NEL GIALLO DELLA FONDERIA
Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”
C’è un morto, c’è la certezza di una tragedia, di un lutto familiare che fa disperare i parenti dell’operaio Giuseppe Ghirardini, fino a ieri mossi dalla speranza di una fuga: «Beppe torna, ti preghiamo». Ma il ritrovamento del suo corpo senza vita — a distanza di quattro giorni dalla scomparsa — non risolve il giallo di Marcheno. «Potrebbe però renderlo meno complesso e incomprensibile», prevede Luigi Maria Dell’Osso, il procuratore generale di Brescia che sta seguendo personalmente la vicenda dallo scranno di massima autorità inquirente bresciana.
La morte di Ghirardini potrebbe cioè indicare una pista investigativa che dissolva il mistero sul suo datore di lavoro, Mario Bozzoli, il titolare della fonderia di Marcheno sparito sei giorni prima dell’addetto ai forni.
Era la sera dell’8 ottobre, l’imprenditore aveva salutato lo stesso Ghirardini e altri due dipendenti. «Io vado ragazzi, ci vediamo domani». Poi più nulla.
Gli investigatori hanno pochi dubbi: la morte dell’operaio è quasi certamente legata alla scomparsa di Bozzoli. Resta da capire come. Non c’è un solo elemento che collochi l’imprenditore fuori dell’azienda dopo la telefonata delle 19.15 fatta alla moglie: «Mi cambio e arrivo». L’avvocato che difende la famiglia Bozzoli, Patrizia Scalvi, è convinta «che tutto nasca dalla fonderia e che qualcuno ha certamente visto o sentito o fatto qualcosa».
Aveva, dunque, qualcosa da nascondere Ghirardini? Cosa poteva aver visto, sentito o fatto? «Con Bozzoli c’era un buon rapporto, Mario non aveva mai alzato la voce con lui, lo considerava solo un po’ pasticcione», dice il legale. «Se qualcuno pensa che abbia fatto sparire Bozzoli gettandolo nel forno si sbaglia, lui era una brava persona e un gran lavoratore», aggiunge il cugino. «Beppe viveva di fonderia, caccia e di qualche telefonata al suo bambino che è da tempo in Brasile con l’ex», dice un altro parente.
Un uomo semplice, solitario, cattolico praticante, talvolta depresso e sfortunato: ha perso per incidente il padre Tino, per malattia una sorella, per suicidio una nipote. La mattina in cui è andato a Ponte di Legno, prima di partire ha rilanciato due post su Facebook: «Guardati bene le spalle sempre... Pugnalate arrivano da chi meno te lo aspetti». «Madonnina proteggici, aiutaci nelle difficoltà». Poi si è messo al volante e non è più tornato. Quel giorno dovevano sentirlo i carabinieri. Quale peso non ha retto?
Con Ghirardini, la sera in cui è scomparso Bozzoli, c’erano altri due operai e i nipoti dell’imprenditore, Giacomo e Alex, figli del fratello maggiore Adelio che con lui ha ereditato l’azienda di lingotti d’ottone, quindici dipendenti.
Gli investigatori fanno qualche considerazione: le macchine di Ghirardini e di Bozzoli non sono mai uscite dalla fonderia; le telecamere riprendono l’andirivieni di un Suv, quello del nipote Giacomo; mentre fuori dei cancelli pare ci fosse il camion di un fornitore spagnolo che è stato invitato a tornare dopo due ore. In quel lasso di tempo c’è la chiave del giallo.
Un mistero che gli inquirenti traducono sempre meno in un sequestro di persona: «Ora più di prima prende corpo l’idea dell’omicidio». Passando al setaccio la storia di Mario Bozzoli, hanno trovato una grande vitalità lavorativa. Progetti, acquisizioni, vendite. Premessa: la fonderia è stata ereditata in parti uguali dai due fratelli, Mario e Adelio (di dieci anni più vecchio).
Le famiglie sono andate d’amore e d’accordo per molti anni, poi qualcosa è cambiato e i fratelli avevano deciso di separare i loro destini. Adelio pensava di avviare entro la fine dell’anno una fonderia autonoma con i figli a Bedizzole, un paese poco distante. Lì voleva trasferire tutti i suoi affari, dividendosi da Mario. Il problema era la società di Marcheno. Scioglierla? Venderla? Oppure Mario avrebbe potuto rilanciarla acquisendo il 50% in mano al fratello?
Il momento era delicato, un po’ per tutti: per i titolari, per i figli e per i 15 dipendenti. Tanto più che Mario non faceva mistero della volontà di diversificare l’attività. Aveva acquisito un immobile per farci una clinica dentistica a Montichiari, dove far lavorare suo figlio Claudio, dentista. E anche questa era una novità per la famiglia Bozzoli, da sempre legata ai lingotti d’ottone. «Attenzione però, questo da solo non spiega nulla, non la scomparsa di Mario, altrimenti le famiglie italiane di industriali sarebbero decimate», avverte chi indaga.
A spiegare di più un mistero degno di Agatha Christie potrebbe essere la morte dell’operaio semplice Ghirardini.
apasqualetto@corriere.it