C’È UN POSSIBILE MOVENTE DEL “VIOLENTISSIMO PESTAGGIO” SUBITO DA STEFANO CUCCHI, NELLE CARTE DELL’INCHIESTA BIS CHE HA PORTATO ALL’ACCUSA CONTRO TRE CARABINIERI - AI MILITARI CHE CERCAVANO INFORMAZIONI SUI TRAFFICI DI DROGA, IL RAGAZZO OPPOSE IL SILENZIO - SCONTRO SULLE PERIZIE, RINUNCIA ALL’INCARICO IL CONSULENTE DEI CUCCHI

1 - CASO CUCCHI, SCONTRO SUI PERITI TRA FAMIGLIA E GIUDICE

Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”

 

STEFANO CUCCHISTEFANO CUCCHI

La ritrovata fiducia nella magistratura e i nuovi sospetti. Il consulente della famiglia di Stefano Cucchi, Vittorio Fineschi, rinuncia all’incarico e i parenti del 31enne romano morto sei anni fa non saranno presenti, in conseguenza di questa scelta, all’udienza del 29 gennaio in cui sarà affidata la nuova perizia sulle cause del decesso.

 

STEFANO CUCCHI E LA SORELLA ILARIA STEFANO CUCCHI E LA SORELLA ILARIA

La rinuncia di Fineschi — «che per noi è il caso Cucchi», dice la sorella di Stefano, Ilaria — nasce dalla nomina di Francesco Introna nel collegio di periti del gip Elvira Tamburelli. Il professore dell’istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari non sarebbe figura super partes per i suoi consolidati legami professionali con il team di Cristina Cattaneo, del Labanof di Milano, che ha redatto la precedente perizia.

 

Su quello studio si fonda l’assoluzione di agenti penitenziari, medici e infermieri indagati per le lesioni e le mancate cure nella prima inchiesta (una settimana fa la Cassazione ha disposto un nuovo processo per omicidio colposo contro cinque dei sei medici).

 

Stefano CucchiStefano Cucchi

Gli accertamenti da svolgere ora sono pressoché identici ai vecchi controlli, ma indagati nell’inchiesta bis sono cinque carabinieri della stazione Roma Appia: Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco (lesioni personali aggravate e abuso d’autorità), Roberto Mandolini e Vincenzo Nicolardi (per falsa testimonianza e false informazioni al pm).

 

«Abbiamo massima fiducia nei magistrati — commenta Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi — ma vista la decisione del professor Fineschi, al quale ci legano stima e amicizia, riteniamo opportuno stare a casa». Scelta che, senza la presentazione di un’istanza di ricusazione, non ha effetti pratici: «Ci sono gli elementi — aggiunge — per contestare l’omicidio preterintenzionale».

 

Il corpo di Stefano Cucchi Il corpo di Stefano Cucchi

Nuovi spunti arrivano intanto dalle intercettazioni contenute nell’ultima informativa della Squadra mobile: «Non c’aveva niente, solo che non si drogava, non mangiava e non beveva e il cuore si è fermato», dice nell’ottobre scorso il carabiniere Mandolini al collega D’Alessandro. Il quale risponde sprezzante: «’Sto ragazzo valeva un milione trecentoquaranta mila euro che era un tossico... (il riferimento è al risarcimento ottenuto dalla famiglia Cucchi dai medici ndr ) negli incidenti stradali muoiono bambini che possono diventa’ scienziati».

Stefano CucchiStefano Cucchi

 

E nel timore di essere intercettati, i militari studiavano contromisure. «Ora prendo 4 telefoni e 4 schede intestate a gente amica — dice D’Alessandro — ti chiamo solo con quello lì... sono telefoni di 15 euro intestati a estranei». Per cancellare i messaggi in memoria pensavano invece di scaricare un programma apposito.

 

2 - IL NUOVO TESTIMONE «STEFANO PICCHIATO PERCHÉ SI RIFIUTÒ DI FARE LA SPIA»

Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

C’è un possibile movente del «violentissimo pestaggio» subito da Stefano Cucchi, nelle carte dell’inchiesta bis che ha portato all’accusa contro tre carabinieri per le lesioni e altri due per falsa testimonianza. Ai militari-investigatori che cercavano informazioni sulla droga venduta (provenienza, fornitori, nascondigli), il trentunenne morto dopo una settimana di reclusione oppose un silenzio che potrebbe essere la causa delle percosse.

Stefano CucchiStefano Cucchi

 

Lo ha rivelato un nuovo testimone, ascoltato per la prima volta dalla Procura di Roma nel novembre 2014: Luigi L. ha 46 anni, è un ex detenuto che incontrò il geometra (tossicodipendente-spacciatore) nel centro clinico di Regina Coeli all’indomani dell’arresto; a confidargli la ragione delle botte, dice, fu proprio Stefano.

 

«Io ero detenuto nella cella numero 3 al reparto Medicina — ha raccontato al pubblico ministero Giovanni Musarò —. Quando arrivò Cucchi lo vidi passare con la “zampogna” (cioè con gli effetti forniti dall’amministrazione penitenziaria: una bacinella, una coperta, lo spazzolino, eccetera). Ricordo che si fermò davanti alla guardiola e io, quando lo vidi, immediatamente gli chiesi: “Chi ti ha ridotto così?”.

 

Stefano CucchiStefano Cucchi

Cucchi alzò gli occhi al cielo e non mi rispose; forse ebbe paura a rispondere davanti all’agente della polizia penitenziaria, ma ritengo che fosse una paura infondata. Aveva il viso tumefatto... era evidente che era stato picchiato. Aveva tutto il viso gonfio, anche all’altezza del naso. In passato ho visto tante persone picchiate, ma non avevo mai visto nulla del genere».

 

Il giorno successivo i due si incontrarono di nuovo, e Luigi L. tornò a fare domande: «Ricordo che non riusciva quasi a parlare, né a prendere il caffè, per come era ridotto. Aveva un forte dolore all’altezza della guancia destra... Aveva dolori dappertutto. Io in passato ho avuto diversi problemi con la polizia penitenziaria, per cui dissi a Cucchi che se era stata la Penitenziaria a ridurlo in quelle condizioni noi avremmo fatto un casino...

 

Cucchi mi rispose che era stato picchiato dai carabinieri all’interno della prima caserma da cui era transitato nella notte dell’arresto. Aggiunse che era stato picchiato da due carabinieri in borghese, mentre un terzo, in divisa, diceva agli altri due di smetterla».

 

Stefano CucchiStefano Cucchi

TESTIMONE ATTENDIBILE

Ed eccoci al motivo del pestaggio: «Quando mi disse di essere già comparso davanti a un giudice, io gli chiesi la ragione per la quale non avesse denunciato in aula quanto accaduto, ma lui rispose che non l’aveva fatto perché dopo l’udienza sarebbe stato preso in carico nuovamente dai carabinieri che lo avevano arrestato, i quali, se avesse denunciato, lo avrebbero picchiato di nuovo. Chiesi a Cucchi quale fosse stata la ragione di un pestaggio così violento e lui rispose: “Perché, non lo sai? E che dovevo fare, tu l’avresti fatto?”.

 

A quel punto compresi cosa intendeva dire e gli chiesi se gli avessero proposto di fare la fonte confidenziale (la “spia”) e lui aveva rifiutato; il Cucchi mi fece intendere che le cose erano andate così e rispose: “Più o meno è andata come dici tu”. A quel punto gli feci i complimenti e gli dissi: “Per me sei stato un grande”».

Stefano CucchiStefano Cucchi

 

Aggiunge il testimone che quando gli chiese di mostrargli i segni del pestaggio, Stefano «si tolse la maglietta; restai impressionato, sembrava una melanzana. In particolare faceva impressione la colonna vertebrale, che era di tanti colori (giallo, rosso, verde); aveva ecchimosi dappertutto».

 

stefano cucchistefano cucchi

Per gli inquirenti Luigi L. è attendibile: altre persone hanno confermato i particolari riferiti, ma soprattutto il testimone — si nota nell’informativa firmata dal capo della Squadra mobile Luigi Silipo, allegata alla richiesta di incidente probatorio — «faceva riferimento a una circostanza che, nel momento in cui rendeva la dichiarazione, era ignota: il fatto che Cucchi avrebbe avuto un contatto diretto con due carabinieri in borghese».

 

Un dettaglio svelato solo dalle nuove indagini; i due in borghese non comparivano nemmeno nei verbali d’arresto, non erano stati interrogati durante la prima inchiesta né al processo, e ora sono fra i nuovi indagati.

Stefano CucchiStefano Cucchi

 

L’INTERCETTAZIONE

L’ipotesi che da Cucchi i carabinieri volessero informazioni non deriva soltanto dal successivo ritrovamento, nella casa dove abitava da solo (sconosciuta agli investigatori), di un etto di cocaina e un chilo di hashish. In un’intercettazione telefonica del luglio scorso il maresciallo Roberto Mandolini — all’epoca dei fatti comandante della stazione dei carabinieri Roma Appia, ora indagato per falsa testimonianza — rivela a una sua interlocutrice che Cucchi in altre occasioni era stato collaborativo con i carabinieri: «Perché qualche nome gliel’ha fatto, e gli ha fatto fare altri arresti».

 

ilaria cucchiilaria cucchi

Un particolare che Mandolini non riferì al processo, come tacque su altri dettagli che gli avrebbe riferito Cucchi; per esempio i presunti cattivi rapporti tra Stefano, i genitori e la sorella «che da due anni non gli faceva vedere i nipotini».

 

Se le parole del maresciallo rispondessero a verità, e quindi se in passato Cucchi abbia fatto il confidente, rafforzerebbero l’ipotesi che i carabinieri pretendevano da lui nuove informazioni; soprattutto dopo l’inutile perquisizione a casa dei genitori. Altrimenti Mandolini (che poteva immaginare di essere intercettato) può aver tentato di screditare la figura del detenuto morto. Certamente il padre e la madre di Stefano, scoprendo che era ricaduto nel giro della droga, poterono apparigli adirati e ostili.

 

Con la conseguenza di provocare qualche atteggiamento violento da parte di Cucchi nei confronti dei carabinieri, come raccontano i nuovi indagati in qualche recente intercettazione. Con successiva reazione. Ma all’epoca nulla di tutto questo fu scritto nei verbali, né resistenze né altro. Perché? Solo Mandolini e i suoi colleghi possono sciogliere questi retroscena, ma quando sono stati convocati da inquisiti in Procura hanno preferito non rispondere alle domande del pm. Com’è loro diritto.

 

 

Ultimi Dagoreport

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...

donald trump mondo terra brucia guerra iran nucleare

DAGOREPORT – BENVENUTI AL CAOS MONDIALE! AL DI LA' DEL DELIRIO DI PAROLE, ANNUNCI E BOMBARDAMENTI DI TRUMP, C’È LA DURISSIMA REALTÀ DEI FATTI. L’ATTACCO ALL’IRAN AVRÀ CONSEGUENZE POTENZIALMENTE DEVASTANTI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO – UN'EVENTUALE CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ FAREBBE SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, CON CONTRACCOLPI ENORMI SULLA CINA (PRIMO CLIENTE DEL GREGGIO IRANIANO) E DANNI PESANTI SULL'EUROPA – I TRE POSSIBILI SUCCESSORI DI KHAMENEI SONO TUTTI PASDARAN: SE MUORE LA GUIDA SUPREMA, IL REGIME DIVENTERÀ ANCORA PIÙ OLTRANZISTA – UN'ALTRA FACCIA DEL BUM-BUM TRUMPIANO E' LA FRATTURA NEL PARTITO REPUBBLICANO USA: L'ALA “MAGA” CAPITANATA DA JD VANCE SI SENTE TRADITA DAL TRUMP BOMBAROLO (L’HA VOTATO PERCHÉ SI OCCUPASSE DI FAR TORNARE "L'ETA' DELL'ORO" IN AMERICA, NON PER BUTTARE MILIARDI DI DOLLARI PER ARMI E INTELLIGENCE IN UCRAINA E ISRAELE)

giorgia meloni francesco acquaroli antonio tajani matteo salvini donald trump

DAGOREPORT: A CHE PUNTO È L'ARMATA BRANCA-MELONI? TORNATA SCORNATA DAL G7 MENO UNO (TRUMP SE NE FOTTE DI LEI E DELL'EUROPA), I PROBLEMI REALI BUSSANO ALLA PORTA DI PALAZZO CHIGI. A PARTIRE DALL'ECONOMIA: LA GUERRA IN MEDIORIENTE POTREBBE FAR SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, E CONSEGUENTE AUMENTO DI OGNI PRODOTTO - AGGIUNGERE LA LOTTA CONTINUA CON SALVINI, LA PIEGA AMARA DEI SONDAGGI NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE – SULLE ALTRE QUATTRO REGIONI, LA FIAMMA E' INDECISA SUL TERZO MANDATO CHE FAREBBE FELICE ZAIA IN VENETO, DESTABILIZZANDO IL PD IN CAMPANIA. MA IERI, PRESSATO DA VANNACCI, SALVINI HA PRESO A PRETESTO IL "NO" DI TAJANI, PER SFANCULARE VELOCEMENTE (E SENZA VASELINA) I SUOI GOVERNATORI, ZAIA E FEDRIGA - IL ''NO'' DI TAJANI ERA TRATTABILE: L'OBIETTIVO E' LA FUTURA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA (IL CANDIDATO ''COPERTO'' DI FORZA ITALIA È..)

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...