piero amara piercamillo davigo

DA AMARA A PALAMARA LO SPUTTANAMENTO DELLE TOGHE E' COMPLETO – BELPIETRO: "SE AMARA CON LE SUE ACCUSE DICE IL VERO, IL VERBALE NON PUÒ FINIRE IN FONDO AL CASSETTO, MAGARI PER ESSERE TIRATO FUORI A TEMPO DEBITO, QUANDO SERVE. SE DICE IL FALSO, AL CONTRARIO, VA INDAGATO E ARRESTATO E IL SUO PATRIMONIO SEQUESTRATO. AMARA È UN MENTITORE SERIALE OPPURE NO? SE LO È C'È DA CHIEDERSI PERCHÉ SIA ANCORA A PIEDE LIBERO. MA SE NON LO È, SERVE INTERROGARSI SUL PERCHÉ LE SUE ACCUSE NON ABBIANO ANCORA AVUTO SEGUITO..."

Maurizio Belpietro per la Verità

 

PIERO AMARA

Una bomba pronta a esplodere si aggira per i Palazzi di Giustizia. Si chiama Piero Amara, è un legale siciliano che per qualche anno ha collaborato con l' Eni, nel collegio di difesa del colosso pubblico in alcuni procedimenti legati ai petrolchimici di Siracusa e Gela. Tuttavia, più che come avvocato, è noto come pentito, perché da qualche anno spunta in ogni inchiesta, citato come testimone dell' accusa in diversi processi.

 

piercamillo davigo al tg2 3

È stato lui il teste principale usato dalla Procura di Milano per trascinare sul banco degli imputati Claudio Descalzi, amministratore delegato del cane a sei zampe, nell' inchiesta flop per una presunta tangente miliardaria in Nigeria. Sempre lui a insinuare che il giudice Marco Tremolada, presidente della Corte che ha assolto Descalzi e demolito l'inchiesta per corruzione internazionale, fosse stato «avvicinato» (tesi che la Procura di Brescia, competente per giurisdizione, ha ritenuto infondata).

 

piercamillo davigo al tg2 2

Amara rispunta in altre vicende che riguardano l'Eni per nuovi e al momento mai dimostrati reati. Ma l' avvocato di Augusta è anche colui che ha chiamato in causa il presidente del Consiglio di Stato, Filippo Patroni Griffi, per una presunta induzione indebita,  accusandolo - proprio mentre all'organo della giustizia amministrativa spetta decidere sul ricorso per il posto di procuratore capo - di avergli «raccomandato» un'amica e per questo Patroni Griffi è finito indagato dalla stessa Procura di cui avrebbe dovuto decidere il numero uno.

 

PIERO AMARA

Tuttavia, oltre ad aver tirato in ballo il presidente del Consiglio di Stato, ed ex ministro della Funzione pubblica ai tempi di Mario Monti, Amara se l'è presa pure con l'ex Guardasigilli, Paola Severino, che guarda caso era l' avvocato difensore di Descalzi nel processo di Milano.

 

Infine, oltre a ministri e amministratori delegati, giudici e procuratori generali (quello di Messina che si era opposto al patteggiamento di Giuseppe Calafiore, sodale di Amara), poteva mancare il padre e la madre di tutti gli intrighi giudiziari, ovvero Luca Palamara?

 

Ovvio che no e infatti Amara ne ha avuto anche per lui.

PAOLO STORARI

Un pm di Roma, Stefano Fava, a un certo punto del disinvolto avvocato siciliano chiese l'arresto, convinto che l'ex legale dell'Eni fosse un inquinatore di pozzi e spargesse notizie a suo uso e consumo. Ma i vertici della Procura della Capitale, in particolare Paolo Ielo, si opposero, ritenendo che Amara fosse fondamentale per l' accusa.

 

Così il pentito itinerante è finito in una quantità di procedimenti, che quasi sempre si reggono solo sulle sue testimonianze. Da Roma a Milano, da Brescia a Perugia: una infinità di rivelazioni in gran parte già smentite da sentenze, alcune anche definitive. Tuttavia, invece di essere indagato per calunnia, il superteste passa da un tribunale all' altro, con sempre nuove «notizie».

 

piercamillo davigo al tg2 1

Ora la bomba a orologeria rischia di esplodere dentro la Procura di Milano, che l'ha usata anche nel processo per la presunta corruzione dell' Eni, ma anche dentro il Csm, dove alcune delle sue rivelazioni sono state portate da un procuratore. Così come è accaduto a Roma, dove un pm richiese l' arresto di Amara, un pubblico ministero di nome Paolo Storari, in servizio nel capoluogo lombardo, ha voluto andare fino in fondo alle accuse di Amara.

 

paolo storari

Come Fava, che a Roma si scontrò con i vertici e finì indagato e trasferito a fare il giudice in periferia, Storari si è scontrato con i suoi capi. Forse voleva capire che cosa ci fosse di vero in accuse che coinvolgono perfino l'ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, forse pensava che Amara continuasse a inquinare i pozzi, sta di fatto che a quanto pare non ha voluto lasciare che i verbali finissero in fondo a un cassetto e quella bomba forse radiocomandata scoppiasse fra le sue mani o tra quelle di qualcun altro. Risultato, il dossier con i ricordi a rate del pentito con la toga è stato consegnato nelle mani di Piercamillo Davigo, ex pm di Mani pulite, ma soprattutto capo di una corrente dei giudici ed esponente del Consiglio superiore della magistratura.

 

francesco greco

Ovviamente, Davigo non aveva nessun titolo per ricevere quei verbali e Storari non aveva né obblighi né diritti di consegnarli al collega, ma semmai l' obbligo di garantire il segreto istruttorio. Ma così è andata e quel dossier ha cominciato a girare, perché, pare, una segretaria che lavorava con Piercavillo (era questo il suo nome ai tempi del pool di Tangentopoli), avrebbe cominciato a spedirlo alle redazioni.

 

Non alla nostra, che ovviamente avrebbe pubblicato ciò che sta scritto in quelle carte, facendo emergere il falso o il marcio, ma a quelle di Repubblica e del Fatto Quotidiano. E qui alcuni colleghi, invece di verificare le notizie e scriverne, si sono incaricati di portare il malloppo in Procura.

Così adesso, un altro ordigno sta per esplodere e per travolgere i vertici della magistratura.

 

luca palamara al csm

Perché, ancora una volta, si dimostra che l' obbligatorietà dell' azione penale è una presa in giro. Se Amara con le sue accuse dice il vero, il verbale non può finire in fondo al cassetto, magari per essere tirato fuori a tempo debito, quando serve. Se dice il falso, al contrario, va indagato e arrestato e il suo patrimonio sequestrato.

 

Invece, in tutto questo tempo, nonostante il collaboratore di giustizia sia stato smentito dalle sentenze, non è accaduto nulla di ciò e qualcuno dovrà spiegare perché. Amara è un mentitore seriale oppure no? Se lo è c' è da chiedersi perché sia ancora a piede libero, pronto a infangare altre persone. Ma se non lo è, se non è un bugiardo conclamato, serve interrogarsi sul perché le sue accuse non abbiano ancora avuto seguito.

 

mattarella

A chi conviene un pentito a orologeria?

Per inciso, Davigo si dice che abbia portato il dossier segreto al Quirinale, oppure che lo abbia consegnato ai vertici del Csm. Nell' uno o nell' altro caso, anche questo passaggio riservato di carte scottanti ha un che di poco chiaro. Perché il Colle (che smentisce)? Perché il Consiglio superiore della magistratura (senza che vi fosse una denuncia contro un giudice)? No, comunque la si guardi, con l' aggiunta poi della partecipazione di Amara a una misteriosa struttura segreta, denominata Ungheria, cioè a una sorta di loggia massonica, la faccenda si rivela losca, anzi loschissima.

 

Una sola cosa ci è chiara ed è che il Consiglio superiore della magistratura, travolto dal caso Palamara, avrebbe dovuto essere mandato a casa, per nominarne uno che non avesse legami con le correnti e gli intrighi del passato.

 

Invece, si è preferito far finta di niente, far dimettere qualche magistrato, nella speranza di mettere a tacere le troppe relazioni pericolose fiorite all' interno dei tribunali. Il risultato è un nuovo scandalo, che rischia di compromettere ancora di più l' autorevolezza della magistratura e di minare alla base il principio di terzietà di chi è chiamato a indagare e giudicare. C' è stato un tempo in cui i pm indagarono sulla classe politica. Ora chi indagherà su quella in toga? Pensate davvero che lo possano fare altre toghe?

 

maurizio belpietro sulla terrazza dell atlante star hotel (2)

 

 

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....