piccolo comune

IL CAMPANILISMO E' DIVENTATO TRIBALISMO - NEL 2024 NON È STATO APPROVATO NEANCHE UN REFERENDUM PER L'AGGREGAZIONE TRA MUNICIPI - IL MOTIVO? I CITTADINI HANNO PAURA DI PERDERE LA PROPRIA "IDENTITÀ" - NEL NOSTRO PAESE SI SONO TENUTE 274 CONSULTAZIONI PER UNIRE I COMUNI: 150 SONO STATE APPROVATE (IL 55%) - NEGLI ANNI C'E' STATO UN MINOR INTERESSE, EPPURE LA SCELTA CONVERREBBE AI PICCOLI COMUNI PERCHE'...

borgo italiano

(ANSA) - I percorsi di fusione tra Comuni in Italia hanno subito un forte rallentamento negli ultimi anni e nel 2024 hanno subìto uno stop: nessun referendum per l'aggregazione tra Municipi è stato infatti approvato lo scorso anno. Lo sottolinea uno studio della Fondazione Think Tank Nord Est. Ad eccezione del 2021, quando la pandemia aveva comportato il rinvio di alcune consultazioni, l'ultimo anno senza fusioni era stato il 2012.

 

Complessivamente nel nostro Paese si sono tenuti 274 referendum per la fusione tra Comuni, dei quali 150 sono stati approvati, pari al 55% del totale. Il numero maggiore di consultazioni si è tenuto in Lombardia (64), con una percentuale di successo del 53%. In Trentino Alto Adige ci sono stati 47 referendum, approvati nel 62%. In Toscana il successo è del 41% su 34 consultazioni, mentre in Veneto ha avuto esito positivo il 52% dei 33 referendum indetti.

 

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In Piemonte è stato approvato l'85% delle 27 consultazioni, in Emilia-Romagna, su 27 referendum la percentuale di successo è del 48%. Il maggior numero di fusioni si è registrato nel 2018, quando le consultazioni approvate furono 30. Ma anche gli anni precedenti furono proficui: 27 aggregazioni tra Comuni certificate nel 2015, 26 nel 2013, 20 nel 2016 e 19 nel 2017.

 

In seguito l'interesse per le aggregazioni si è affievolito, con solo 9 fusioni dal 2019 in poi. Eppure, il quadro regolativo statale è ancora particolarmente favorevole ai Municipi che decidono di mettersi insieme, cui spetta l'erogazione per 15 anni di un contributo pari al 60% dei trasferimenti statali 2010, fino a un massimo di 2 milioni di euro.

 

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A queste risorse si aggiungono ulteriori incentivi di livello regionale. In Italia ci sono 7.896 Comuni, il 70% dei quali ha meno di 5.000 abitanti: in questi 5.519 Municipi vivono complessivamente 9,7 milioni di abitanti, pari al 16,4% del totale nazionale. Sono invece 2.018 i Comuni con meno di 1.000 abitanti (il 25,6%) in cui risiede poco più di un milione di persone, meno del 2% della popolazione italiana.

 

"La ritrosia al cambiamento - sostiene Antonio Ferrarelli, presidente della fondazione - e la paura di perdere la propria identità stanno bloccando il percorso di razionalizzazione amministrativa del nostro Paese, che rimane però necessario per garantire i servizi a tutti i territori. Si tratta quindi di creare un consenso diffuso, da parte degli amministratori locali e dei cittadini.

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La fusione si costruisce rafforzando proposte come l'istituzione di Municipi presso le ex sedi comunali, l'introduzione dei prosindaci o delle consulte municipali per i Comuni soppressi, sedi decentrate per l'erogazione dei servizi. In questo modo - conclude - si possono rassicurare i cittadini e tutelare le comunità attraverso specifici strumenti di rappresentanza".

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