cardinali san pietro vaticano

FATTO UN PAPA, BISOGNERA’ RICALIBRARE IL GOVERNO DELLA CHIESA - TRA MOLTI CARDINALI SERPEGGIA IL DESIDERIO DI RIDARE CENTRALITA’ ALLA SEGRETERIA DI STATO VATICANA, RIDIMENSIONATA DA BERGOGLIO – MASSIMO FRANCO: “SI TRATTA DI RIPORTARE DIVISIONI MARCATE VERSO UN SIMULACRO DI UNITÀ. LA BUROCRAZIA DEL POTERE DELEGITTIMATA DA ANNI DI SCANDALI MA ANCHE DA UNA VISIONE DEMONIZZANTE DELLA CURIA RIAFFIORA COME UN MODELLO NON DA RESTAURARE MA DA RICOSTRUIRE, FACENDO TESORO DELLE ROTTURE POSITIVE DI FRANCESCO. C'È L’ESIGENZA DI RESTITUIRE ALLA SANTA SEDE UN PESO GEOPOLITICO CHE HA IN PARTE DISPERSO CON L’EMARGINAZIONE DELLA SUA DIPLOMAZIA”

Estratto dell’articolo di Massimo Franco per il “Corriere della Sera”

 

pietro parolin bergoglio

«Non credo che le riforme di Francesco siano irreversibili. Soprattutto, spero che torni a essere strategica la Segreteria di Stato. Averla tenuta ai margini in questi dodici anni si è dimostrato un errore. La Chiesa ha bisogno di un governo. E il Papa va aiutato e deve farsi aiutare».

 

L’inizio di questo strano Conclave coincide con posizioni agli antipodi sul futuro della Chiesa. E la voce di questo potente cardinale riflette un’opinione diffusa negli episcopati europei, e forse non solo. Anche se i fautori di una continuità col pontificato di Jorge Mario Bergoglio, soprattutto in America latina, sognano l’elezione di un «Francesco II». E tendono a vedere ogni critica come una sorta di tradimento della sua eredità.

parolin e bergoglio

 

Eppure, c’è da chiedersi come mai la figura del Segretario di Stato vaticano, una sorta di «primo ministro» della Santa Sede, figuri tra le candidature più forti alla successione. Non accadeva da decenni, forse dai tempi di Eugenio Pacelli, poi diventato Pio XII. Stavolta, invece, Pietro Parolin è indicato tra i cosiddetti «papabili». […] Eppure, in questi dodici anni Francesco ha di fatto sminuito la Segreteria di Stato.

il giuramento dei cardinali conclave

 

È stato lui a scegliere Parolin nel 2013, prima ancora di nominarlo cardinale. Ma l’atteggiamento verso il suo «primo collaboratore» si è rivelato altalenante: al punto che dopo cinque anni, sapendo che Bergoglio amava le cariche a rotazione, il segretario di Stato disse che era pronto a lasciare il suo posto per andare in una diocesi, magari a Venezia. La richiesta gli fu rifiutata, perché il Papa lo voleva vicino a sé; o, a dare retta ai maligni, anche perché il Patriarcato della città lo avrebbe candidato automaticamente al papato futuro.

 

pietro parolin bergoglio

Parolin ha continuato a lavorare con lealtà e ubbidienza, pur vedendo che il potere emigrava verso l’Apsa, la «cassaforte» vaticana; verso la Prefettura per l’Economia; e verso la «diplomazia parallela» di comunità in competizione con le Nunziature. Dunque, in teoria la Segreteria di Stato doveva riemergere ridimensionata in modo «irreversibile» […]

 

E invece dilata il problema di un difetto di governo aggravatosi negli ultimi anni. […] è in primo luogo il riflesso di una voglia di certezze e di ordine di una Chiesa disorientata. Non prelude a […] una rivincita della Curia e delle strutture intermedie oscurate dal rapporto diretto tra Francesco e il «popolo cattolico». Il tema è quello di governare le conseguenze dell’onda d’urto papale, per molti versi benefica, che ha investito il Vaticano.

 

la processione dei cardinali conclave

[…] Nel maggio 2015 il teologo di fiducia di Bergoglio, monsignor Víctor Manuel Fernández, oggi cardinale e Prefetto per la Dottrina della Fede, spiegava […]: «Il Papa potrebbe pure andare ad abitare fuori Roma, e avere un dicastero a Roma e uno a Bogotà […] «La Curia vaticana non è una struttura essenziale... Gli stessi cardinali possono sparire, nel senso che non sono essenziali. Essenziali sono il Papa e i vescovi...».

 

A dieci anni di distanza, queste parole risuonano come una profezia strategica, confermata da istituzioni vaticane disarticolate. Ma il tema del «ricentraggio» su Roma come capitale del cattolicesimo e della Segreteria di Stato come cuore propulsore della volontà papale, rimbalza in maniera prepotente.

i cardinali giurano prima del conclave alla cappella sistina 2

 

Si tratta di riportare divisioni marcate verso un simulacro di unità: obiettivo che manca alla Chiesa da prima di Francesco. La burocrazia del potere delegittimata da anni di scandali ma anche da una visione demonizzante della Curia riaffiora come un modello non da restaurare ma da ricostruire, facendo tesoro delle rotture positive decise da Francesco.

Ad attribuire alla Segreteria di Stato un ruolo ancora maggiore è l’esigenza di restituire alla Santa Sede un peso geopolitico che ha in parte disperso con l’emarginazione della sua diplomazia; e che invece va ricalibrato […]

 

i cardinali giurano prima del conclave alla cappella sistina 1

[…] La stessa idea, che sembra accomunare molti elettori della Cappella Sistina, di un «Consiglio dei cardinali» da affiancare al Papa pone di fatto il problema di come «aiutarlo» nelle sue decisioni, attenuandone l’immagine di onnipotenza. E rimanda allo squilibrio creato dal ridimensionamento del Segretario di Stato. Su questo sfondo, Parolin appare il massimo della continuità, come primo collaboratore di Francesco; e insieme della discontinuità, perché in alcuni passaggi lui e il suo dicastero sono stati messi ai margini. […]

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...