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CELLA PORCELLA: ANCHE IN CARCERE SI DEVE POTER SCOPARE – LA SENTENZA STORICA DELLA CORTE COSTITUZIONALE: VIETARE RAPPORTI INTIMI LEDE LA DIGNITÀ DELLE PERSONE DETENUTE – A SOLLEVARE IL CASO È STATO UN CARCERATO DI TERNI, CHE SI È LAMENTATO PER IL CONTROLLO A VISTA DURANTE I COLLOQUI CON LA MOGLIE. LA CORTE INVITA LO STATO A RIMEDIARE, MAGARI CON SPAZI APPOSITI, MENTRE I SINDACATI DEI POLIZIOTTI SI LAMENTANO: “LE CARCERI POTREBBERRO DIVENTARE POSTRIBOLI E GLI AGENTI GUARDONI DI STATO…”

Estratto dell’articolo di Eleonora Camilli per www.lastampa.it

 

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Vietare una vita affettiva e sessuale in carcere lede la dignità delle persone detenute. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con una sentenza da più parti definita storica. Nello specifico, la Consulta chiamata a pronunciarsi sul caso sollevato da un detenuto nel carcere di Terni, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 18 dell’ordinamento penitenziario, che prevede il controllo a vista sui detenuti durante i colloqui con il coniuge o con la persona con cui si ha una relazione stabile. Una norma, che vieta, nei fatti alle persone private della libertà di avere rapporti intimi con il proprio partner all’interno degli istituti di pena durante le visite.

 

Eppure, spiegano i giudici «l’ordinamento giuridico tutela le relazioni affettive» e riconosce «ai soggetti legati dalle relazioni medesime la libertà di vivere pienamente il sentimento di affetto che ne costituisce l’essenza». Lo stato di detenzione può quindi incidere sul modo in cui si esercita questa libertà «ma non può annullarla». […]

 

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Nella sentenza, la Corte fa riferimento a quanto accade in altri Stati europei, dove sono previsti spazi appositi per rendere possibili gli incontri intimi tra i detenuti e i loro compagni o compagne. È il caso dei «parloirs familiaux» e delle «unités de vie familiale» in Francia, vere e proprie stanze dell’amore, locali cioè appositamente concepiti per le visite di familiari adulti, di durata più o meno estesa, senza sorveglianza continua e diretta. Lo stesso è previsto in Spagna e in molti istituti penitenziari tedeschi, dove sono ammesse visite di lunga durata.

 

«Ora sarà compito dell’amministrazione penitenziaria e della magistratura di sorveglianza trasformare questa sentenza di portata storica in un diritto esigibile. È necessario, cioè, riorganizzare le carceri italiane e attivare spazi idonei per assicurare a pieno l’affettività e la sessualità delle persone detenute. Altrimenti il rischio è che questo diritto rimanga solo sulla carta», sottolinea Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone. [...]

 

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Il sindacato di polizia penitenziaria Uilpa, si dice invece preoccupato per «le problematiche logistiche» [...] Gli fa eco il Sappe, per cui le carceri potrebbero diventare dei «postriboli» e gli agenti dei «guardoni di Stato». Eppure per la maggior parte degli esperti questa decisione potrebbe portare un piccolo miglioramento nelle condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane, che appaiono sempre più allarmanti.

 

Lo dicono i dati: nei primi 25 giorni dell’anno ci sono stati 29 morti, di cui 11 per suicidio, con una media più o meno di uno ogni due giorni. [...] Nel 2023 sono stati 66 in totale i suicidi in carcere, per questo l’impennata di inizio anno preoccupa, «se gli eventi tragici dovessero susseguirsi allo questo ritmo alla fine dell'anno avremo un numero impressionante di morti e suicidi - sottolinea Antigone - una situazione che va assolutamente arginata al più presto».

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