palamara centofanti

“I TITOLARI DI DUE RISTORANTI DI ROMA SAPEVANO CHE OGNI QUALVOLTA SI PRESENTAVA PALAMARA, IL CONTO DOVEVA ESSERE A MIO CARICO CON CHIUNQUE EGLI FOSSE” – LE DICHIARAZIONI LAST MINUTE DEL LOBBISTA FABRIZIO CENTOFANTI IN CUI SVELA DI ESSERE STATO LO “SPONSOR” DI PALAMARA: “SALDAVO A FINE MESE CON UN'UNICA FATTURA ALLE MIE SOCIETÀ. LE SPESE ARRIVAVANO A 8.000 EURO L'ANNO” – IL CONTRATTACCO DI PALAMARA: "NON MI SPAVENTA..."

Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

FABRIZIO CENTOFANTI

PERUGIA «Io ho partecipato a cene finalizzate alla promozione delle nomine, si trattava di cene di "politica giudiziaria"», spiega l'imprenditore-lobbista Fabrizio Centofanti, amico di Luca Palamara e ora suo coimputato per corruzione, nelle dichiarazioni rese alla Procura di Perugia per «chiarire la mia posizione». Sono due verbali in cui Centofanti racconta come facendo coppia con Palamara prima presidente dell'Associazione magistrati e poi componente del Consiglio superiore della magistratura, coltivava relazioni utili al suo lavoro, fatto di «apparenza e credibilità».

 

Ma nel 2016 arriva il primo incidente: perquisizioni ordinate dalla Procura di Roma in un'inchiesta per corruzione (poi archiviata); «da quel momento - dice Centofanti - non ho più partecipato a tali cene. Tuttavia ho provveduto comunque a pagare il conto». Soprattutto in due ristoranti della capitale: «I titolari sapevano che ogni qualvolta si presentava il dottor Palamara il conto doveva essere posto a mio carico con chiunque egli fosse. Io ero sostanzialmente uno sponsor dell'attività politico-correntizia di Palamara. I titolari sapevano che avrei saldato a fine mese mediante l'emissione di un'unica fattura alle mie società». Le spese arrivavano a «7.000/8.000 euro annui dal 2014 fino al febbraio 2018».

palamara

 

Tra i magistrati frequentati da Centofanti in cerca di relazioni che gli fruttassero sponsorizzazioni, c'era anche l'ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone: «È stato sempre ospite a casa mia, solo una volta abbiamo mangiato in un ristorante e ha pagato lui», ma dopo le perquisizioni del 2016 i rapporti si interruppero. Con Palamara invece no: «Abbiamo continuato a vederci e a fare qualche viaggio, io ho adottato qualche cautela». Nel 2017 arriva una nuova perquisizione, e i rapporti diventano più «riservati».

 

Fino all'arresto di Centofanti, a febbraio del 2018, per ordine dei giudici di Messina e di Roma. Dopo sei mesi il lobbista è libero, e con Palamara (non più al Csm), torna a incontrarsi tre volte. La prima a fine settembre 2018, all'hotel Hilton: «Fece intendere di essere ancora molto potente, tanto che aveva propiziato o stava per propiziare la nomina dell'attuale vicepresidente del Csm (David Ermini, ndr ). Affermava che sarebbe diventato procuratore aggiunto di Roma». Per quell'obiettivo Palamara aveva promesso i voti di Unicost (la sua corrente) al candidato di Magistratura indipendente per la Procura della Capitale, Marcello Viola, in cambio dell'appoggio di MI a nominarlo aggiunto.

MICHELE PRESTIPINO

 

Poi le famose intercettazioni dell'hotel Champagne hanno fatto saltare il disegno, scoperchiando la battaglia per il vertice della Procura non ancora conclusa dopo oltre due anni: l'altro ieri l'attuale capo dell'ufficio, Michele Prestipino, ha presentato ricorso al Consiglio di Stato per due «errori revocatori» nella sentenza con cui lo stesso organismo ha annullato la sua nomina; nel frattempo Viola ha rinunciato alla domanda per la Procura generale di Palermo lasciando intendere di puntare tutte le sue carte su Roma.

 

giuseppe pignatone

Il secondo incontro avviene a casa di un comune amico, tra fine aprile e inizio maggio 2019: «Mi disse che Fava (ex pm romano, all'epoca titolare dell'indagine su Centofanti, entrato in conflitto con Pignatone e il procuratore aggiunto Paolo Ielo, ndr ), che mi aveva arrestato, ora voleva fare la guerra a Ielo». In precedenza, Palamara aveva spiegato a Centofanti che Fava l'aveva coinvolto nell'inchiesta per «colpire Pignatone», mentre «ora lo scenario era completamente cambiato... Mi disse che Fava stava preparando una "bomba atomica", e mi chiese di reperire presso Eni notizie sugli incarichi dati al fratello di Ielo. Rimasi sconcertato, pensai che Palamara volesse mettermi in mezzo ancora una volta a una guerra tra magistrati».

 

luca palamara al csm 1

Proprio ieri i pm di Perugia hanno ribadito davanti al giudice dell'udienza preliminare la richiesta di rinvio a giudizio di Palamara e Fava per il presunto complotto ordito ai danni di Ielo e Pignatone. Nel racconto di Centofanti c'è spazio anche per il terzo incontro casuale («solo qualche battuta cordiale») e il ricordo di alcune cene. Una con l'ex presidente del Tribunale di Roma, Francesco Monastero, in vista della nomina a febbraio 2016, presenti anche il deputato di Italia viva Cosimo Ferri (già leader di Magistratura indipendente), la presidente del Senato Elisabetta Casellati (all'epoca consigliera del Csm) e altri magistrati. Monastero ha confermato con qualche difficoltà nei ricordi, per esempio sulla presenza di Casellati, e nega successive richieste avanzate a Centofanti in favore del figlio avvocato.

 

LUIGI DE FICCHY

Altri pranzi o cene pagate e citate dal lobbista, coinvolgono l'ex procuratore di Perugia Luigi De Ficchy e l'ex procuratore di Taranto Carlo Capristo, coinvolto nell'indagine che ha appena riportato in carcere l'avvocato Piero Amara, che secondo Centofanti lo avvisò degli imminenti arresti nel febbraio 2018. Sui viaggi pagati a Palamara, l'imprenditore sembra confermare solo parzialmente la ricostruzione dei pm che li considerano il prezzo della corruzione del magistrato radiato dall'ordine giudiziario. Il quale commenta: « Non mi spaventa nessuna dichiarazione last minute , quasi ad orologeria per distrarre da fatti gravi perpetrati ai miei danni. Non mi lascio certo intimidire da manovre e operazioni "spintanee"».

 

2. LE ACCUSE DI CENTOFANTI NON SPAVENTANO PALAMARA

Massimo Malpica per “Il Giornale”

luca palamara

Le dichiarazioni last minute di Fabrizio Centofanti non spaventano Luca Palamara. Nel giorno in cui il gup perugino Angela Avila dice no alla richiesta di Piero Amara di essere ammesso come parte civile nel procedimento che vede l'ex numero uno dell'Anm indagato con il pm Stefano Rocco Fava per rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio (per orchestrare una campagna mediatica contro Paolo Ielo e l'ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone come «vendetta» per non avevano dato l'avallo alla richiesta di arresto di Amara da parte di Fava, nel 2018), agli atti dello stesso procedimento finiscono i due verbali di Centofanti, che ha rilasciato «spontanee dichiarazioni» ai pm perugini Gemma Miliani e Mario Formisano il primo e il nove giugno, relativamente al filone principale che lo vede imputato con Palamara per corruzione.

 

luca palamara

(..) E lo stesso Palamara replica sarcastico, ricordando la non ancora chiarita vicenda del trojan e delle intercettazioni a suo carico proseguite illegittimamente per tre mesi, proprio mentre la sezione disciplinare del Csm acquisisce gli atti sul server trojan nell'ambito del procedimento ai cinque consiglieri che presero parte alla famigerata cena dell'hotel Champagne.

 

palamara

E di avere, invece, già chiarito sui fatti riportati da Centofanti. «Non mi spaventa nessuna dichiarazione last minute quasi a orologeria per distrarre da fatti gravi perpetrati ai miei danni», spiega l'ex toga in una nota. «La battaglia per la verità anche sul trojan continua: mi difenderò sempre nel processo dimostrando di non aver mai compresso la mia funzione di magistrato e continuerò a battermi per affermare i principi di una giustizia giusta». «Non mi lascio certo intimidire conclude l'ex consigliere del Csm - da manovre e operazioni spintanee che provano a infangarmi al solo scopo di far calare il silenzio sulla mia vicenda. Non accadrà».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…