giuseppe busacca e santino napoli

LA MAFIA È RIUSCITA A METTERSI IN TASCA ANCHE I FONDI ANTI-CRISI PER IL COVID - QUESTURA E PROCURA DI MESSINA HANNO MESSO I SIGILLI A COOPERATIVE, LOCALI, HOTEL, VILLE E A SOLDI ALL’ESTERO PER UN TESORO TOTALE DI 100 MILIONI DI EURO: INDAGATI L’IMPRENDITORE GIUSEPPE BUSACCA E SANTINO NAPOLI, EX CONSIGLIERE COMUNALE - SOTTO LA LENTE SONO FINITI FONDI STATALI E APPALTI PURE IN SARDEGNA E LAZIO...

Alessio Ribaudo per www.corriere.it

 

sigilli dopo il blitz antimafia

Hotel, ville, locali, società, cooperative e aziende agricolo-faunistiche sono finite sotto sequestro, stamattina nel Messinese, nell’ambito di una complessa operazione antimafia.

 

Un vero e proprio «impero» da 100 milioni di euro è finito al centro del blitz antimafia condotto dalla Polizia e dalla procura di Messina. Il sequestro record è avvenuto grazie al lavoro certosino degli agenti dell’Anticrimine e del Servizio centrale anticrimine e si inserisce in una più ampia strategia di contrasto alla criminalità che è stata tracciata dalla Direzione centrale anticrimine, guidata dal prefetto Francesco Messina, che sfruttando un Regolamento europeo riesce a incidere contro le organizzazioni criminali in modo rapido ed efficace in tutta l’Unione.

 

santino napoli 2

La strategia

«Il provvedimento odierno è stato emesso — spiegano gli inquirenti — sulla base della normativa antimafia, su proposta congiunta del procuratore della Repubblica, Maurizio de Lucia, e del questore di Messina, Gennaro Capolungo».

 

Una sinergia fra questura e procura che sta dando risultati contro le mafie in tutta Italia. L’operazione di oggi è iniziata sviluppando il blitz contro il clan di Barcellona Pozzo di Gotto del dicembre 2017 anche dal punto di vista patrimoniale.

 

giuseppe busacca

Così gli inquirenti hanno messo sotto la lente gli arrestati fra cui Santino Napoli. Un infermiere, oggi in pensione, che era stato anche vicepresidente del consiglio comunale di Milazzo, nel Messinese, e oggi è ai domiciliari.

 

Lo scorso novembre è stato condannato in Appello a sei anni. Secondo le accuse grazie «al suo pregresso ruolo di pubblico amministratore ha consentito al sodalizio di ottenere l’aggiudicazione di appalti pubblici ad aziende di proprietà dei sodali, nonché individuare le aziende che, assegnatarie di altri lavori pubblici, venivano sistematicamente sottoposte ad estorsione».

 

giuseppe busacca e santino napoli

Il ruolo dei pentiti

Alcuni collaboratori di giustizia, spiegano gli investigatori, lo hanno indicato come «gestore di alcune attività imprenditoriali nel contesto ricreativo/ristorativo, in realtà riferibili ai “boss”».

 

Per questo motivo, sono state condotte indagini patrimoniali che sono sfociate nel provvedimento di sequestro, finalizzato alla confisca, formulato insieme dal procuratore e dal questore di Messina.

 

A inchiodarlo sono state le analisi condotte dalla Divisione anticrimine della Questura e dal Servizio centrale anticrimine, diretta da Giuseppe Linares, parallelamente a una complessa attività di intercettazioni telefoniche e ambientali, perquisizioni e riscontri bancari. Un’attività che ha anche sollevato il velo su raffinatissime strategie per ottenere decine di milioni di euro.

 

Le aziende sequestrate

questura di messina

Così, proseguono gli inquirenti, è stato possibile arrivare anche a Giuseppe Busacca. Un «noto imprenditore milazzese, attivo da moltissimi anni nel campo della pubblica assistenza e della formazione, titolare di numerose cooperative sociali, agricole e faunistiche nell’area nebroidea, il quale aveva, in realtà, partecipato sin dall’inizio agli investimenti del sodalizio mafioso nel settore del pubblico intrattenimento, giovandosi di erogazioni pubbliche conseguite in maniera fraudolenta».

 

blitz antimafia

Secondo le accuse, avrebbero costituito un ingente patrimonio grazie anche a un «imponente giro di false fatturazioni per operazioni inesistenti, anche in questo caso gravanti su pubblici contributi derivanti da appalti per lo svolgimento di servizi socio-assistenziali a Messina, Milazzo, Taormina e numerosi altri comuni messinesi, catanesi, sardi e romani».

 

Un'altra tecnica sarebbe stata quella di utilizzare prestanome a cui erano riconducibili «beni relativi a numerose attività ricreative come discoteche, sale per cerimonie, lounge bar, ristoranti, alberghi, strutture ricettive, cooperative sociali, agricole e faunistiche» ma anche ville e alcuni milioni di euro trasferiti all’estero.

 

Le sovvenzioni pubbliche

santino napoli 1

I due avrebbero partecipato anche a «super-società di fatto e strutture societarie piramidali destinate a dissimulare l’origine illecita dei capitali ed il loro reimpiego in attività economiche apparentemente lecite, oltre che a dissimulare il circuito illegale del danaro, tramite la creazione di società “cartiere”, ovvero utilizzando i fondi pubblici assegnati alle cooperative sociali nel contesto della formazione professionale e per la gestione di strutture residenziali per anziani alcune delle quali solo apparentemente tali, ma in realtà utilizzate per la gestione di un importante esercizio alberghiero nel comune mamertino collocato in una posizione strategica, e per la realizzazione, con fondi pubblici destinati a lavori di “ristrutturazione” degli edifici adibiti a residenze socio-assistenziali, di immobili di assoluto pregio destinati ad abitazioni familiari, trasporto disabili e studenti, servizi di assistenza domiciliare, case rifugio per minori stranieri, emarginati, disagiati, attività di sportello sociale per famiglie in condizioni disagiate, servizi di segreteria e pulizie per poliambulatori pubblici gestiti dalle Asl locali, oltre che elettricisti ed operai».

 

POLIZIA

Dalle carte dell’inchiesta emerge che, in 14 anni avrebbero introitato oltre 100 milioni di euro, poi riciclati nella casse societarie o distratti per finalità personali o per creare provviste di denaro occultate in fondi esteri. Così, in tutto oggi sono finite sotto sigilli 16 società.

 

I fondi per l’agricoltura e la defiscalizzazione

Fra i fondi publici ricevuti c’erano anche quelli riservati al settore agricolo «grazie ad una serie di truffe in danno dell’Agea e ad altre attività continuate di turbata libertà negli incanti per l’aggiudicazione dei terreni agricoli ove sono oggi allocate le cooperative agricolo/faunistiche, destinate alla produzione di suini ed alla macellazione dei prodotti, con marchio Doc sull’intero territorio nazionale».

 

«Voglio ringraziare il prefetto Messina e il dottor Linares per aver messo fine all’ennesimo accaparramento di fondi pubblici destinati agli agricoltori onesti dei Nebrodi — dice Giuseppe Antoci, già presidente del Parco regionale, vittima di un attentato mafioso —. Grazie alla minuziosa e innovativa tecnica d’indagine dei loro uomini, insieme ai magistrati della procura di Messina, hanno riaffermato la legalità in questo martoriato territorio che, grazie anche agli strumenti forniti dal mio protocollo sta iniziando a trionfare e dare fiducia a chi ogni giorno prova a vivere col sudore della propria fonte e dà lustro ai Nebrodi. Gli stessi, umiliati e impauriti per anni da coloro i quali oggi gli inquirenti hanno fatto accomodare sul banco degli imputati dei maxiprocessi dove sono stati già condannati. Attendo fiducioso anche di vedere come finirà quello che si sta celebrando a Messina».

 

POLIZIA

Tra le tecniche scoperte dagli investigatori c’era anche «una colossale opera di defiscalizzazione, anche attraverso la creazione di falsi crediti di imposta, utilizzati anche per occultare le imponenti rendite di gestione, e soprattutto la sistematica utilizzazione delle cooperative sociali ed agricole quali vere e proprie società di capitali, pur giovandosi dei regimi di semplificazione fiscale, tributaria e lavoristica alle stesse concesse, allo scopo precipuo di abbattere radicalmente i costi di gestione e la tassazione relativa».

 

Fallimenti e riciclaggio

Inoltre, la «confusione di capitali e beni che sono transitati tra le società di capitali che gestiscono i locali di pubblico intrattenimento e le cooperative, ha consentito di disvelare imponenti operazioni di riciclaggio, artatamente nascoste nei fallimenti di talune società di capitali rivelatisi operazioni di bancarotta fraudolenta» che poi finivano con lo spostamento di capitali all’estero.

 

Sarebbero stati ottenuti anche finanziamenti per mezzo milione di euro erogati dallo Stato nel quadro delle misure a sostegno dell’economia per la pandemia da COVID-19. Infine, le attività soggette ad accertamenti antimafia verranno segnalate alle prefetture per valutare anche provvedimenti interdittivi.

Ultimi Dagoreport

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)

benjamin netanyahu giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – CORRI A CASA IN TUTTA FRETTA, C’È UN CAMALEONTE CHE TI ASPETTA: QUELLA SIGNORINA ALLA FIAMMA CHE VUOLE MANTENERE UN RAPPORTO CON L’EUROPA MA NELLO STESSO TEMPO, TEMENDO DI ESSERE SCAVALCATA A DESTRA DA SALVINI, SBATTE GLI OCCHIONI A TRUMP. LA STESSA CHE IMPLORA LA FINE DELLA TRAGEDIA DI GAZA MA L’ITALIA CONTINUA A FORNIRE ARMI A ISRAELE (SECONDO PAESE DOPO GLI USA DOPO LA DECISIONE DI MERZ DI FERMARE L’INVIO DI ARMI A NETANYAHU) - A UNA DOMANDA SULL'EXPORT MILITARE ITALIANO VERSO ISRAELE, CROSETTO IN PARLAMENTO HA DETTO: "ABBIAMO ADOTTATO UN APPROCCIO CAUTO, EQUILIBRATO E PARTICOLARMENTE RESTRITTIVO". RISULTATO? NESSUNO È PIÙ IN GRADO DI SAPERE CON ESATTEZZA COSA L’ITALIA VENDE O ACQUISTA DA ISRAELE – TRA LA DISCORDANZA DELLE DICHIARAZIONI UFFICIALI E LA TRACCIABILITÀ REALE DELLE FORNITURE BELLICHE A NETANYAHU, C’È DI MEZZO LO SPORT PREFERITO DEL GOVERNO MELONI: IL SALTO TRIPLO DELLA VERITÀ… - VIDEO

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)