IL DISASTRO ROSSO DI RIMINI - L’AEROPORTO FELLINI CHIUDE, A CASA I DIPENDENTI - LA SOCIETÀ PUBBLICA CHE LO GESTIVA (AERADRIA) È FALLITA LASCIANDO UN BUCO DI 43 MLN - LE BANCHE BUSSANO ALLA PROVINCIA E AI COMUNI MA NESSUNO VUOLE RINUNCIARE AL PICCOLO HEATROW DELLA RIVIERA...

Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"

 

AEROPORTO RIMINI AEROPORTO RIMINI

 Il 31 ottobre 2014, il volo di linea AH2721 di Air Algerie decollava dal “Miramare” di Rimini con destinazione la capitale nordafricana. Quel giorno, l’aeroporto internazionale che porta il nome di Federico Fellini spense i riflettori, appose i sigilli e mandò in cassa integrazione 78 dipendenti. (Il regista riminese è scomparso il 31 ottobre 1993). Oggi il filo spinato circonda una pista di 3000 metri con l’asfalto in perfette condizioni, l’ingresso tirato a lucido, i tabelloni luminosi e gli scivoli per le valigie ancora intonsi. Perché mai pagati. Il “Miramare” è un ponte sbarrato verso i turisti russi, per il momento dirottati ad Ancona, ma la società a maggioranza pubblica che lo gestiva, la Aeradria, è fallita per sempre.

  

Andrea GnassiAndrea Gnassi

Il colore che fa da sfondo a questa vicenda, nutrita di sciatteria e di arroganza, è il rosso: il rosso emiliano-romagnolo di una politica che voleva trasformare il “Miramare” in un piccolo “Heathrow” all’inglese, il rosso dei bilanci scaricati in tribunale con (almeno) 43 milioni di debiti. La Provincia di Rimini possedeva una quota del 38% in Aeradria, capeggiava una serie di azionisti istituzionali, come i Comuni di Rimini (18%), Riccione (4,56), la Regione (5,26), la Camera di Commercio (8,9), e poi un mucchio trasversale e minoritario tra la Confindustria e San Marino.

 

Andrea GnassiAndrea Gnassi

Che bella, la Riviera. Che comodo, il Fellini. I turisti atterravano entusiasti e le navette li trasportavano in spiaggia. In zona, l’estate era traffico, agenzie, pubblicità e avventori. In inverno, la penuria. E allora la politica, senza valutare le conseguenze economiche, lo sforzo oltre i limiti, pensò bene di puntare a una concessione definitiva, non più a un mandato provvisorio che ogni anno l’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) rinnovava. L’ambizione ha un prezzo: 25 milioni di euro. E anche un sovrapprezzo, i 38 euro a sedile (occupato o libero non importa) che Aeradria pagava a Ryanair per aprire le rotte verso l’Olanda, la Francia e la Germania.

  

L’andata e ritorno per Amsterdam costava ad Aeradria decine di migliaia di euro. Per la Sicilia, c’era la Windjet di Antonino Pulvirenti che, due anni fa, ha parcheggiato i propri velivoli. Il traguardo di Aeradria era il milione di passeggeri, sfiorato nel 2010 con un transito di 920.000 utenti, poi il crollo verticale, le casse vuote, i creditori al campanello. I 25 milioni di investimento spesi, le banche coinvolte, la Provincia riminese e i Comuni rassicuranti: un attimo di gloria, prima di un concordato in bianco, di un secondo concordato saltato e l’arrivo del curatore fallimentare.

  

Un anno fa, la Procura di Rimini ha aperto un’inchiesta per i reati di abuso d’ufficio, che coinvolge il presidente della Provincia Stefano Vitali (Pd) e il sindaco Andrea Gnassi (Pd); per bancarotta fraudolenta contro gli amministratori di Aeradria e di un paio di società collegate; per ricorso abusivo al credito per un funzionario responsabile fidi di Cassa di Risparmio di Rimini.

aeroporto riminiaeroporto rimini

 

Per concorso in bancarotta fraudolenta, il fascicolo contiene i nomi dei vertici di Enac, il capo Vito Riggio e tre consiglieri. A Roberto Sorrentino di Enac, nonché ex sindaco effettivo del collegio sindacale di Aeradria, viene contestata anche la concussione per una consulenza da 70.000 euro, giustificata come un parere tecnico sul posizionamento del sito internet di Aeradria. Ma gli inquirenti hanno scoperto che Sorrentino copiò la perizia da una tesi di laurea di uno studente che neppure conosceva, e dunque l’ingaggio risulta sospetto. L’ultima udienza si è tenuta a inizio luglio con l’ammissione dei testimoni e le relative prove. Il buco di Aeradria potrebbe superare i 50 milioni di euro, una parte consistente (15) riguarda le banche.

  

LA Carige ha inoltrato una richiesta di restituzione immediata al Comune di Riccione che, nel frattempo, ha cambiato sindaco e orientamento politico: sempre a sinistra seguendo l’evoluzione dai comunisti ai democratici, adesso comanda il centrodestra berlusconiano. L’istituto ligure finanziò la ristrutturazione di “Miramare” con 1,2 milioni di euro, ma neanche una rata è stata liquidata.

 

aeroporto riminiaeroporto rimini

Il sindaco Renata Tosi (Forza Italia) ha fatto sapere che le garanzie offerte dal predecessore non furono mai discusse e approvate in Consiglio. Per ottenere prestiti facili, i politici utilizzavano i Comuni e la Provincia come assicurazioni sui mutui, convinti che le casse pubbliche fossero stracolme di denaro e che il “sistema rosso” e la protezione emiliano-romagnola fossero efficaci. Il Partito democratico ha cercato di ridimensionare lo scandalo, ma gli elettori non hanno rimosso. Il dem Gnassi, però, ha raddoppiato la carica: sindaco a Rimini e presidente della Provinciale non eletto, bensì nominato dai colleghi. Il caso è rimasto circoscritto all’Emilia-Romagna, se non fosse per le continue denunce di pochi oppositori, il Movimento Cinque Stelle e quel che resta di Sinistra Ecologia e Libertà.

  

Nonostante questa tremenda esperienza, i lavoratori a casa, i soldi sprecati, Rimini non vuole rinunciare all’aeroporto. Enac accontenta, perché ha disposto un bando per la riapertura, assegnato a una cordata di sette gruppi, Airiminum: assegnazione a tempo, soliti e vecchi problemi. Ma l’ultimo Cda di Aeradria ha già presentato ricorso in Cassazione. Tutto bloccato, tutti a terra. Almeno per un anno. Poi si vedrà. Prima di partire, qualcuno dovrà saldare il conto da 43 milioni.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…